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1. Il primo è l'unione immediata de' principì; e questo genere ha tre specie. Poichè o il principio a cui si unisce un altro è più comprensivo e dominante, come quando a un Principio intellettivo s'unisce un sensitivo: nel qual caso il principio dominato perde la ragione di principio, o almeno quella di subietto sostanziale, e diventa una attività appartenente al principio dominante, fino a che sta unito con lui. O il principio a cui si unisce un altro è inferiore di quantità ontologica, e però dall'altro vien dominato; e allora, solo quest'altro rimane il subietto sostanziale, e il primo è una sua attività. Così appunto accade, quando nel seno del principio dello spazio sorge il Principio sensitivo del corpo, che è più comprensivo di lui, onde quello dello spazio rimane in esso come un'attività generica; e molto più accade questo, quando il Principio intellettivo e razionale, sorgendo nel seno del principio sensitivo, rimane solo subietto sostanziale con esistenza propria, dalla quale si può anche separare il principio sensitivo. O finalmente si uniscono due o più principi d'egual grado ontologico, come accade quando i loro termini sono della stessa natura; e allora de' due principì si fa un principio solo che tiene in sè l'attività di tutti, come avviene al Principio sensitivo di continuità, quando più atomi sono posti al contatto.

2. Il secondo genere d'unione entitativa è quello che passa tra un principio, e un termine; e questo è di due specie. Poichè il termine può essere anch'egli inesteso, ovvero può trattarsi d'un termine esteso. Si possono poi distinguere due altre specie, prendendo un'altra base di specificazione, vogliamo dire, secondo che il termine sia proprio, o sia straniero, e per conseguenza ricevuto.

Vi ha dunque un'unione tra l'inesteso e l'inesteso, e questa è duplice, perchè o è tra principio e principio, ovvero tra principio e termine inesteso. Vi ha anche un'unione tra inesteso ed esteso, che è quella che passa tra principio e termine esteso. L'unione tra l'inesteso e l'esteso è pure di due maniere, perchè l'esteso può essere un termine proprio, quale è lo spazio al suo principio, e un termine straniero e ricevuto, quale è l'atomo al principio sensitivo che lo sente. In quest'ultimo caso, i due principi, cioè quello che ha il termine come proprio, e

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quello che ha il termine come straniero, non si uniscono propriamente come principi, ma possono anzi trovarsi anche in discordia e lottare tra essi; e questa è l'unica relazione d'attività e passività che può darsi tra i principî, la quale non è immediata, ma nasce per mezzo della medesimezza del termine, in cui operando entrambi, tendono a produrre in esso contrari effetti.

3. Il terzo tra i sommi generi d'unione entitativa è quello di più termini che variamente s'uniscono in un solo; la qual unione però non potrebbe accadere senza l'attività de' principì, che si spiega ne' termini stessi. E di questo terzo genere di unione una specie è quella in cui l'esteso si unisce coll'esteso. Vi ha dunque un'unione tra inestesi; e vi ha un' unione tra inestesi ed estesi; e vi ha un'unione tra estesi.

1500. Dimostrazione. - Il principio agisce nel termine in quanto egli è unito col termine. Ma il principio animatore è unito col termine corporeo unicamente per la sentimentazione. Dunque agisce nel termine corporeo solamente in quanto lo sente, il che è ciò che abbiamo affermato nel teorema precedente. Ora, al sentimento del principio animatore che sente il corpo è del tutto indifferente, che il corpo sentito si trovi piuttosto in una località dello spazio, che in un'altra; poichè il corpo, che è il suo termine, non muta di natura, nè di qualità, a cagione della località sua nello spazio, come abbiamo veduto. Il principio poi che lo anima e lo sente, essendo privo d'estensione, la quale tutta appartiene al termine, è fuori dello spazio, e però la località non gli appartiene, nè influisce sul suo sentire. Ma il moto di traslazione semplice, non consistendo che nella mutazione della località del corpo senza alcuna modificazione di questo, non ha per sè alcuna relazione di sensilità col principio. animatore, e però questo non può produrlo, perchè manca tra lui e la località quel nesso sentimentale pel quale solo il principio sensitivo può operare nel suo corpo. Non può produrre dunque il moto di traslazione semplice: che è ciò che si doveva dimostrare.

Lo stesso apparisce dal fatto, che il movimento assoluto è al tutto insensibile, come abbiamo dimostrato nell' Ideologia. Se dunque questo moto è insensibile, come mai potrà esser prodotto

dal principio animatore che opera solo per via di sentimento, sia con quell'atto con cui lo produce, come fa l'istinto vitale, sia con un atto che succede al senso già prodotto, come fa l'istinto sensuale?.......

FINEŠK

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CAPITOLO I. La Filosofia dee far conoscere le relazioni che pas-

sano tra i concetti astratti di cui ella fa uso.

H. Distinzione tra il Primo logico e il Primo teosofico.>

III. Dell'astrazione teosofica.

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IV. Della natura ontologica dell'essere ideale, e dell'ori-
gine ontologica dell'umano ragionamento. D

V. Della limitazione ontologica della scienza umana. >>

VI. Degli astratti.

ivi

D

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18

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VII. De' due sommi generi di astratti che si cavano dal-
l'ente senza scomporlo. .

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ARTICOLO

1. Come Aristotele non raggiungesse la vera classifica-
zione degli astratti.

ivi

(1) Tra i titoli posti nel corso dell'opera, e quelli posti nell'Indice havvi qualche

piccola differenza, che forse l'Autore avrebbe levata. V. sez. v, cap. IX-
sez. vi, cap. II, art. 1; cap. II, art. vi; cap. Iv, art. 1, v; cap. v, art. Ix*.

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43

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ivi

ivi

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CAPITOLO 1. Della moltiplicità in Dio.
ARTICOLO

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› 97

98

I. Doppia moltiplicità concepita da noi in Dio: una
dialettica, l'altra veramente in lui essente.. > ivi
II. Descrizione della trinità delle divine persone per
mezzo delle loro relazioni d'origine..

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