Obrazy na stronie
PDF
ePub

» de ceux qui président aux destinées de la patrie. >> Montrons-nous reconnaissants, vénérables Pères et » chers Coopérateurs, et en travaillant ici au bien de » l'Eglise travaillons du même coup au bien de la so» ciété ».

La citazione di un deputato Belga ci trasse a dire dell'opinione dell'attuale Arcivescovo di Parigi sull'argomento nostro. Ora ritornando al sistema che vige in Belgio conchiuderemo col conte Luigi Robiano Borsbeck: « L'état de la vraie liberté en Belgique peut » étre comparé à l'état d'un berger à qui l'on recon>> naitrait le droit de maintenir son troupeau dans des » pâturages infestés de loups ». (L'Ordre par le comte Louis Robiano Borsbeck, Paris, 1852, pag. 37.) Il Piemonte non invidia a nessuno codesta libertà.

[ocr errors][merged small]

Si danno tempi e luoghi ne'quali la Chiesa dee promuovere
la sua separazione dallo Stato.

Abbiamo di già avvertito che lo Stato può dimostrarsi o persecutore o indifferente, o amico della Chiesa. Questa lo vuole amico, e uno Stato Cattolico ha debito di esserle devotissimo. Ma se fallisce alla sua obbligazione, se toglie a perseguitarla, se la mette al bivio di eleggere tra due mali la persecuzione o l'indifferenza, allora la Chiesa si appiglia al minore e dice: se non mi volete essere amico, pazienza, ne patirete assai più di me; lasciatemi almeno in pace, e non vi date pensiero delle cose mie: io mi separo da voi. L'esempio dell'unione dei coniugi, quantunque possa parere volgarissimo, rischiara assai la materia, epperò ci insistiamo. La convivenza, il mutuo soccorso, la compartecipazione ai carichi della famiglia, sono la

legge ordinaria e stabile, a cui i coniugi vanno soggelli. Ma mettete una povera madre, una sposa sotto la schiavitù di un marito bisbetico e geloso, che l'incatena in casa, e mattina e sera le da, come suol dirsi, la lezione del querciuolo, una povera madre che non è libera nell'educazione de'suoi figliuoli, che li vede esposti ogni giorno agli scandali del consorte, il quale mette la mano sulla sua dote, e nabissa, sparnazza, perde il tempo in gozzoviglie ed in giuochi; questa infelice, dopo un lungo soffrire, dopo inutili tentativi, e replicate preghiere finalmente promuove la causa di separazione. Non già che la separazione sia buona in sè; ma perchè è buona relativamente alla persecuzione; ossia perchè è meglio esser soli, che in mala compagnia.

La Chiesa è una madre. Noi siamo ben lungi dal voler accordare allo Stato sulla Chiesa quell'autorità che compete al marito sulla moglie. Le similitudini, appunto perchè sono similitudini, in qualche parte sempre si differenziano dalla cosa a cui rassomigliano. Ma le due società sono nate per convivere e coesistere insieme, senza perdere bricciolo della loro indipendenza. La Chiesa ama questa compagnia e convivenza, vuole conservarla finchè può, e la benedice. Che se lo Stato se ne prevale affine di perseguitarla, malmenarla, usurpare i suoi diritti, allora chiede la separazione, non come buona in sè, ma come buona relativamente, ossia come condizione meno cattiva.

Iddio, che ha creato l'uomo socievole e vuole che il genere umano formi una sola famiglia, pure separava il suo popolo dagli altri popoli, affinchè non fosse avvolto nelle tenebre dell' idolatria, e non si pervertisse nei costumi. Ego dominus, diceva ai figli d'Israele, Deus

vester, qui separavi vos a caeteris populis. Separate ergo et vos iumentum mundum ab immundo et avem mundam ab immunda. Ed eccone la ragione: Ne polluatis animas vestras in pecore, et avibus, et cunctis quae moventur in terra. Le nazioni fecero d'ogni erba fascio. Il Signore recita una serie di delitti, e dice: Omnia enim haec fecerunt, et abominatus sum eas. Quindi inculca al popolo eletto di separarsene: Eritis mihi sancti, quia sanctus sum ego Dominus,et separavi vos a caeteris populis, ut essetis mei (1). Quando nel seno medesimo del popolo Ebreo si forma un'associazione di perversi capitanati da Core, Dathan ed Abiron, il Signore parla a Moisè e ad Aronne, dicendo loro: Separamini de medio congregationis huius, ut eos repente disperdam. E poi torna a dire al solo Moisè: Praecipe universo populo ut separetur a tabernaculis Core et Dathan et Abiron (2). Questo ammonimento è soventi volte ripetuto nelle Sacre Scritture, e S. Paolo lo predica pure a quei di Corinto: Nolite iugum ducere cum infidelibus. Quae enim participatio iustitiae cum iniquitate? Aut quae societas lucis ad tenebras? Quae autem conventio Christi ad Belial? Aut quae pars fideli cum infideli? Qui autem consensus templi Dei cum idolis? Vos enim estis templum Dei vivi, sicut dicit Deus... Propter quod exite de medio eorum et separamini, dicit Dominus, et immundum ne tetigeritis (3).

Qui è tutta la teoria della separazione. Bisogna se

(1) Leggi il capit. xx del LEVITICO, vers. 23, 24, 25, 26.

(2) Numerorum, cap. xvi, vers. 21.

(3) Ad Corinth. 2.a cap. vi, vers. 14, 15, 16, 17.

pararsi quando lo Stato è infedele, iniquo, fautore delle tenebre, cultore degli idoli, seguace di Belial, nemico di Cristo. Allora il Signore dice a' suoi: separamini; ma separatevi, non per regola generale, non perchè in massima la separazione sia la condizione ordinaria, stabile, sostanziale del vostro vivere; sibbene propter quod separamini; separatevi per non divenire anche voi idolatri, iniqui, avversi a Cristo e figli di Belial.

[ocr errors]

Questo sistema si è quello appunto che adotta la Chiesa nel suo governo interiore. Imperocchè essa universalmente comanda ai fedeli di stare fra loro uniti, di amarsi e rispettarsi e soccorrersi a vicenda; e impone mille e mille sacrifizii di amor proprio per conservare siffatta unione, che è quanto v'abbia di più caro, più nobile e più divino nella società de' fedeli. Ma quando taluno de'suoi figliuoli fuorvia, pecca, e ostinato e contumace s'indura nel peccato, allora la Chiesa ordina la separazione, perchè questa serve ad evitare mali maggiori. Quindi S. Paolo scriveva a que' di Corinto; Nunc scripsi vobis, ne commisceamini. Si quis, cum frater nominatur, sit scortator, aut alieni avidus, aut idolatra aut conviciator, aut ebrius aut rapaz; cum eiusmodi inquam,ne edatis quidem (1). Ed ai Romani: Precor vos fratres, ut observetis dissidiorum et offendiculorum auctores, contra doctrinam, quam vos didicistis, et declinetis ab eis (2). Ed a quei di Tessalonia: Si quis non auscultat nostro per epistolam sermoni, hunc notate, et ne commercium habete cum eo, ut

(1) I. ad Corinth. cap. v, v. 4.
(2) Ad Rom. cap. XVI vers. 27.

« PoprzedniaDalej »