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HARVARD COLLEGE LIBRARY

NASH FUND

56.24,1726

ROSA FERRUCCI.

« Audivi vocem de cælo dicentem mihi:
Beati mortui, qui in Domino moriuntur. »

1

O fede santa, o dolcissima religione di Gesù Cristo! Se non fossero le sicure vostre promesse e la virtù. vostra, io, povera madre, che insieme con la mia Rosa ho perduto più che la vita, sarei tratta per certo dal mio dolore a cieca disperazione. Ma voi mi date forza per vivere e per patire: voi agli occhi miei affaticati dal lungo pianto mostrate il Cielo: per voi ripeto con rassegnata fiducia « Beati quelli che muoiono nel Signore. »

E nel Signore morì la figliuola mia, perchè fino da bambinella visse ed amò nel Signore. O Tu, che vedi le mie lagrime e leggi ne' miei pensieri, sii benedetto! Ti ringrazio di avermi scelta a esser madre di così santa creatura: e poichè da Te, sapienza infinita, bontà perfetta, altro non può venire che il bene, adorando gl'imperscrutabili tuoi decreti, facendo forza al mio cuore, per virtù della fede pur Ti ringrazio di averla a

1 Apoc. Cap. XIV, vers. 13.

Té richiamata, quantunque insieme con essa mi sia sparita la luce degli occhi miei.

L'abbondanza della tua grazia, o Signore, avvivò e rese fecondi i semi sparsi da me nell'anima sua. Io non mi arrogo la lode di averla educata al vero, al buono ed al bello, cioè a Te, mio Dio, che sei bellezza increata, compiuta giustizia, verità eterna: No, io non poteva, donna debole ed imperfetta, in lei mantenere, come fu sempre, illibato il delicatissimo fiore della innocenza: no, io non era da tanto per accendere e alimentare dentro al suo petto quel vivissimo amore di Te e del Cielo, che ad essa in tutte le cose manifestava Te e la tua gloria. Tu la educasti, o Signore, dal paradiso. Tu commettesti agli Angioli santi di vegliare continuamente alla sua custodia, onde il fango del mondo non la macchiasse, e affinchè stando in terra vivesse in Cielo. A Te pertanto intendo dar gloria mentre di lei parlo e scrivo. E se ora rompo il silenzio, nel quale forse poi sempre nella solitudine e nel dolore starò racchiusa, lo faccio per dimostrare con il suo esempio, come chi tutti i suoi affetti appunta in Te solo e dal tuo amore ordina poi ogni altro amore, ritrova pace nella sua buona coscienza, vive felice, edifica gli altri, e muore tranquillo, perchè sa che la morte lo ricongiunge a Te suo principio e suo fine, sua speranza, sua luce, suo desiderio.

Quando altre volte per solo zelo della verità e dell'onesto pubblicai il frutto delle mie solitarie meditazioni, posi studio e fatica per dare a' miei pensieri una veste, se non elegante, non però al tutto barbara o vile. Ora il dolore mi ha ottenebrata la vista dell' intelletto,

ha indebolito la mia memoria, mi ha fatta languida e tetra la fantasia. Vorrei ad ammaestramento delle fanciulle, a segno di gratitudine verso Quello, che la arricchì de' suoi doni, delineare il ritratto della mia Rosa. Ma la mano materna cade tremante su queste carte: idee confuse mi si affollano nella mente: piango, sento, non penso, non ho parole, non ho modi e concetti per effigiare quella soave immagine di bontà, che mi sta sempre nel cuore, ricordo di passate dolcezze, invito ad immortali speranze, dolore che non ha pari per l'anima della madre, consolazione quasi infinita per quella della cristiana. Pure scriverò come io posso; senza arte, solo col cuore. E se le giovinette italiane leggendo queste pagine, nelle quali non è parola che adombri o esageri il vero, saranno tratte ad amare la figlia mia, se vorranno all' esempio suo sollevare al Cielo affetti e pensieri, e farsi del breve tempo passato in terra mezzo efficace per conseguire la perfezione dell'animo e dell' ingegno, benedirò le lagrime, che ho versato scrivendo, e avrò per dolce conforto, che la memoria della diletta mia Rosa viva nel cuore di savie e buone fanciulle.

la

Era mio intendimento di fare un libro sulle virtù delle donne, su quelle cioè in cui dobbiamo noi esercitarci ogni giorno nei vari stati di vita, nei quali ci pone Provvidenza. Ora ogni mio disegno è rotto per sempre. Mancata quella, su cui si appoggiava il mio stanco ingegno, in cui prendeva lena e vigore l'anima mia, non trovo più negli studi dolcezza alcuna e quando pure volessi volgermi ad essi non ho la forza di mente, ch'è necessaria a ben coltivarli. In cambio

adunque del libro sopraccennato e d'altri, che per le madri e per le fanciulle aveva desiderio di fare, pubblico questo piccolo volumetto. Nel quale, prima da me, e poi da lei stessa nelle sue prose, è ritratta l'indole di mia figlia, Breve, oscura, perchè racchiusa dentro la casa paterna, perchè venne da Dio troncata nel primo fiore, fu la sua vita. Ma fu vita piena di santi e di dolci affetti, fu laboriosa, innocente, fu dalla luce della carità illuminata e a nobilissimo fine sempre rivolta. Presumo io troppo sperando che altri ne posṣa pigliare conforti al bene ed utile esempio? Il tempo, non il volere, mancò alla mia Rosa per dimostrarne come ogni più ardua virtù non sia impossibile ad un cristiano. Non ebbe ella in vero a sostenere battaglie con la fortuna: non sentì l'amarezza dei disinganni: non conobbe la ingratitudine e la malizia degli uomini. Pure mi è lecito di affermare, che dove a lungo fosse vissuta, non mai le sarebbe venuta meno la riverenza verso il dovere, non la sicura fiducia in Dio, non la carità e la costanza. Posava su stabile fondamento la virtù sua, perchè posava sulle eterne dottrine dell' Evangelo. E se appena toccata la giovinezza ella era già tanto buona, se con amore, con fede, con diligenza compì tutti quanti gli obblighi suoi, quale non sarebbe poi stata nell'avvenire, avendo forte e instancabile il desiderio di migliorare se stessa ? Sì, consultata la mia memoria, e quella esperienza che ho vivendo acquistata del cuore umano, sì, tengo per certo, che la mia Rosa sarebbe riuscita moglie esemplare ed ottima madre, come ella fu giovinetta pudica e figlia obbediente. Chi non spera abbondanti frutti dal

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