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Cara mamma.

27 novembre 1855.

Essendo oramai vicino il lieto giorno della tua festa ti prego di gradire il tenue dono, che qui ti offro. Guarda all' affetto di chi te lo porge, e non por mente alla sua rozzezza. Esso è indegno di te ma altro non ti poteva dare la tua povera Rosa, la quale

1 Con lo stesso affetto di tenerezza, con cui a me scriveva per la mia festa, scriveva la mia Rosa al suo babbo: ne sia testimonio la seguente lettera. C. F.

>> Mio caro babbo.

« 29 settembre 1856.

>> In questo giorno tuo onomastico e natalizio unisco ai >> voti ed alle preghiere, che faccio e farò sempre per la tua » felicità, queste poche parole, le quali, benché mi siano det» tate dal cuore, pure non valgono ad esprimere appieno >> l'affetto sincero e la vivissima gratitudine, che ha per te >> la tua Rosa. Accettale con questo piccolo lavoro delle mie » mani: da esso vedrai quanto io pensi a te. Sii sempre cer>> to, che mai non verranno meno l'amore, la riverenza e la >> grandissima riconoscenza, che ho per le tante tue cure, e >> per la tua affezione, della quale mi hai dato tante testimo>> nianze. Ama, e benedici

» ROSA tua. >>

innalza fervidi voti al Cielo per la tua felicità. Siccome tu sei la benedizione vivente della nostra casa.' così prego Iddio a colmarti di tutti i beni che meriti. Ama sempre, e benedici

ROSA tua.

1 Parole dettate alla mia benedetta figliuola dall'amore immenso che mi portava. Ella fu veramente la benedizione del Signore nella nostra casa, C. F.

DELLA CARITÀ CRISTIANA.

« Manent fides, spes, caritas, tria hæc: major autem harum est caritas. >>

a Ubi caritas et amor, Deus ibi est. »

« Congregavit nos in unum Christi amor. »

LETTERA I.

Come la carità sia nemica del fanatismo, e come essa vinca di gran lunga la filantropia.

Tu mi scrivesti, o Cleante, nell' ultima tua, che avevi in animo di seguitare l'opinione di un illustre filosofo, il quale afferma, l' amore di Dio non essere da sè solo bastante a signoreggiare gli affetti nostri e a bene ordinarli perocchè spesso ingannati dalle passioni noi anteponiamo l'insano fanatismo alla carità mansueta. E per fuggire gli errori, in cui incorsero quelli, che nel nome del Dio vivente osarono contaminare di sangue la patria terra, vorresti, che le nostre azioni fossero regolate dal sentimento, che ora si chiama amore della umanità.

L'affetto veramente cristiano, che ne collega con

1

Rimangono la fede, la speranza, la carità, queste tre cose la maggiore però di queste è la carità. (S. Paolo, Epist. I, ai Corinti, Cap. XIII, vers. 13.) Ov'è la carità e l'amore, ivi ė Dio. (S. Giov.) Ci adunò insieme l'amore di Gesù Cristo.

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popoli da noi lontani o infelici, ne porta a riverire in ogni uomo la immagine del Creatore. Ma dimmi, varrà esso da sè a contentare l'ingenito desiderio del verò, del buono, del bello, che in noi sino dalla fanciullezza con tanta veemenza si manifesta? No al certo poichè gli errori dell' intelletto, che ne sospingono a violare la legge morale, le passioni, da cui l'armonia dell' anima è perturbata, la imperfezione del nostro ingegno e la fiacchezza della umana natura ne costringono a ricercare nel sommo Bene quella ineffabile perfezione e quel fine beato, che indarno ci sforziamo di conseguire quaggiù. E l'amore d' Iddio essendo l'intima essenza del desiderio di una vita migliore, da esso debbono prendere qualità e forma le nostre azioni ed i nostri affetti in lui deve accendersi la pietà : in lui alimentarsi il fuoco divino, da cui il Redentore vuole che i nostri cuori siano infiammati. E questo vivo fuoco altro non è che la carità cristiana, la quale santifica in tutti i suoi affetti l'anima nostra.

Io voglio adunque mostrarti, siccome l'amore di Dio purificando il cuore dell' uomo ed in lui destando un santo e pietoso zelo del bene, si opponga a quell' implacabile fanatismo, che alcuni imputano a torto alla religione di Gesù Cristo. E in prima non dubiterò di affermare, che quanti dei nostri errori a lei danno colpa

« A voce più che al ver drizzan li volti,

E cosi ferman sua opinione

Prima ch'arte o ragion per lor s'ascolti. »

È vero, pur troppo, i figliuoli di un medesimo Padre, gli abitatori di una medesima terra essersi fiera

mente combattuti tra loro sotto il vessillo della croce : ma per ciò dovremo noi credere, l'amore di Dio escludere dai nostri petti la tolleranza, o ardiremo negare, la religione cattolica essere tutta carità e mansuetudine? E il cieco furore di alcuni ne farà porre in non cale gl' innumerevoli beneficii che essa da diciannove secoli reca a tutti i popoli della terra ed agli stessi suoi avversarii?

O Chiesa del Redentore, che pregate pe' vostri nemici, e che ognora siete pronta a soccorrerli nel modo stesso, con cui il Padre celeste illumina ogni giorno con la luce del sole anche i più ingrati fra gli uomini, chi pose nel vostro cuore il santo e purissimo amore della virtù? Chi vi diede la forza, onde voi opponeste sempre sicura la fronte ai dominatori del mondo, mentre i Martiri piegavano il collo sotto la scure del carnefice? Come valesté a confondere il sottile ingegno dei filosofi ed a spezzare le catene agli schiavi? Come duraste stabile e salda in mezzo all' incessante vortice delle umane vicende e fra le ruine di tanti troni? Chi vi diede la persuasione, per cui i macigni medesimi diventano figliuoli di Abramo? Chi vi concesse l'inviolabile autorità, che scioglie i dubbii, che dissipa i nostri errori, che umilia il potente, solleva il debole, illumina il mondo, e che, perdonando tutte le colpe, consola ogni affanno ed ogni sventura?

Ah! chi non vede, avere voi operato tanti miracoli per la sola efficacia del divino amore in voi acceso da Gesù Cristo? Ed in vero, siccome voi Lo amate nella fatica e nel riposo, nel pianto e nella gioia, così amate ancora in Lui e per Lui l'umile e il superbo, il

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