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agli occhi dell' uomo manifestato nella purezza della increata sua luce. Voleva quindi trattar de' suoi effetti sull'animo umano e sopra il consorzio civile. Perciò avrebbe parlato delle virtù dei veri cristiani, e tratteggiata la vita di alcuni Santi, che o repressero l'audacia dei barbari o difesero la conculcata giustizia o con ardentissima carità instruirono, consolarono, provvidero del necessario sostentamento gl' ignoranti, gli afflitti, i poveri. Nè avrebbe taciuto, siccome la religione già fece, che l' eloquenza dei Padri greci e latini avesse forza di persuasione simile a quella dei più lodati oratori del tempo antico; e ricordando, avere essa inspirato il sommo Alighieri e tutti i nostri eccellenti artisti, avrebbe provato, da lei rivelarsi all' uomo il lume del bello, siccome da lei gli viene lo zelo della verità e dell'onesto. A mostrare gl' innumerevoli benefizi recati da essa ai popoli ed ai costumi, intendeva discorrere della libertà data agli schiavi, dell' onore, cui fu la donna innalzata nella famiglia, della giustizia alla forza sostituita negli ordini dello stato, della protezione dal clero concessa ai deboli, e di tanti instituti politici, di tante leggi, di tanti civili provvedimenti, in cui si scorge visibilmente l'efficacia, la santità, la dolcezza della dottrina di Gesù Cristo. Aveva la mia buona Rosa condotta a fine la prima parte del suo lavoro, che in quattro parti doveva esser diviso. Nel giorno che precedette l'ultima sua malattia mi disse di aver già dettato il principio della seconda.

Pendent opera interrupta!... La mano, da cui furono scritti i cari libretti, che mi rimangono in testimonio della rara felicità dell' ingegno suo, della purità

e dell'altezza dei suoi pensieri, del tenerissimo amore che mi portava, è immobile e fredda per sempre! La bocca, che solo si aperse per pronunziare soavi, pietose, dolci parole, è per sempre muta! Il cuore, che battè solo per nobili e santi affetti, non ha più moto! Ma quella rapida intelligenza che si levava al di sopra del mondo per contemplare la bontà, la sapienza, le perfezioni d' Iddio, spazia ora liberamente nell' infinito. L'anima sua immacolata, che tanto e sì santamente sempre amò in terra, ora è beata nel seno del primo Amore, ed ama in esso quanti ebbe cari sopra la terra, e ad Esso volge preghiere per me sua povera madre, e in Lui mi conforta e mi benedice.

Questi pensieri danno un' arcana soavità alle lagrime, di che ho gli.occhi sempre bagnati; questi mi aiutano a tollerar con fortezza la mia afflizione, perchè mi fanno trovar conforto nelle immortali speranze. Quando tocco e leggo le carte, in cui la mia Rosa raccolse il frutto dei diligenti suoi studii, e dipinse senza saperlo sè stessa, ho bisogno di sollevare la mente al Cielo per non morire di dolore, di amore, di desiderio. No, non sei morta, mia cara figliuola: vivi, vivrai in eterno vicina a Dio, ed in Lui il tuo intelletto, che sempre in terra si volse alla verità, e nelle opere della natura e in quelle dell' arte ammirò riverente il bello increato, contempla la viva luce, di cui travide soltanto un raggio qui nella terra.

Non posso pubblicare per intero la prima parte dell'opera, che intendeva condurre a fine la mia figliuola, se la sua vita non fosse stata troncata nel suo fiorire, perchè da sè sola non avrebbe interesse pe'leg

gitori. Ma pure desiderando che sappiano i buoni quanto ella fosse erudita e come volgesse sempre alla religione studii e pensieri, ne darò alcuni capitoli. Ricordo qui ancora essere questi stati scritti da una fanciulla, che aveva appena venti anni, occupata per gran parte del giorno nelle domestiche cure e nei femminili lavori, che non ambì mai la lode di dotta, ma cercò e meritò degnamente quella di buona.

CATERINA FERRUCCI.

L' INDIA.

In mezzo ad un ampio seno dell' Oceano, alle falde dei monti del Tibet si distende in aperte pianure, in elevati altipiani ed in montagne liete d' acque e di frondi, la penisola indiana. L'aspetto di questa contrada empie d'insolita maraviglia l'animo del viaggiatore, il quale varcate per lunghe e penose vie le più alte montagne del mondo, vede a grado a grado le erbe, i cespugli, le selve antiche, le piante rigogliose del tropico vestire i fianchi dell' Himalaya, la sommità del quale è coperta da nevi eterne. Quante memorie non desta il nome dell'India in chi conosce la storia dell'umana civiltà e dell' umano pensiero? Ivi l'uomo non solo dall' indole sua propria, ma dalle impressioni che in lui faceva la vista del cielo sereno, degli alti . monti, del vasto mare, dei larghi fiumi, della svariata bellezza dei fiori e degli alberi, fu sino dagli antichissimi tempi educato ad una maniera di civiltà, che non è forse in alcune parti inferiore alla greca ed alla romana, siccome quella, che aveva per fine di coltivare la forza e l'attività del pensiero. Che se tu mi opponi

le barbare leggi, per cui gli sventurati Paria di tutto, anche della compassione altrui, erano privi, se mi parli con ribrezzo delle vedove arse sul rogo dei loro mariti, io ti ricorderò la misera condizione degli schiavi in Grecia ed in Roma, i sacrifizi di vittime umane con cui alcuni popoli credevano di placare l'ira divina, le Vestali condannate a morir di fame in sotterranea prigione. Onde tu sarai persuaso, tutte le antiche civiltà essere state imperfette, siccome quelle, che non avevano per fondamento la legge del vero Iddio, e l'indiana essere meno delle europee tenuta in pregio solo perchè nel corso di molti secoli ci fu ignota, e perchè in essa la qualità del paese e l' indole de' suoi abitatori favorivano specialmente quella maniera di studii, pei quali più della solerte operosità del corpo e dell' animo, la solitaria contemplazione si richiede.

Altri si abbiano il vanto di ritrarre nel marmo o di animare con i colori la bellezza ideale; altri con maestosa eloquenza difendano dal furore della plebe o dall' arbitrio di un tiranno la santità delle leggi; altri per forza d' armi allarghino i loro confini. L' Indiano non cerca di dare eleganti forme alle statue, alle immagini, ai tempii de' suoi idoli; gli sono ignote le agitazioni del foro e le gare degli ufficii; contento del suo paese non si cura di signoreggiare l' altrui. Sicchè mentre i guerrieri difendono i singoli stati, mentre i mercatanti attendono al traffico della seta, delle gemme, dell'oro, mentre l'agricoltore lavora i suoi campi, e il misero Paria cerca un asilo nei boschi e nelle paludi, il Bramano signore dei monarchi e dei popoli medita su i principii eterni del vero, canta le gesta degli eroi,

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