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creto di cui poco fa si è detto, che proscrive rigorosamente tutti gli Spagnuoli dal Messico, ha invitato i religiosi spagnuoli cacciati ultimamente dai loro conventi e dispersi per l'Italia e per la Francia a passare nel Messico, offrendo a ciascun di loro scudi trecento per le spese del viaggio ed una pensione vitalizia del pubblico erario, purchè vogliano adoperarsi nelle sacre missioni presso i selvaggi. E di fatti, da diversi punti dell'Italia, e particolarmente da Roma, varie centinaja di questi esuli illustri riunitisi in Genova, ed ivi proveduti d'imbarco e ricevuta religiosamente la indicata somma dal console messicano, sono di già partiti per l'America. Tenghiamo questi fatti da un ragguardevolissimo religioso del Messico, che ne è stato testimonio oculare, che tre anni sono è venuto a Roma per cause di religione, e che lo stesso suo governo avea incaricato di reclutare questo piccolo esercito di conquistatori della fede.

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A quante riflessioni però non dà luogo il citato racconto! Primieramente è chiaro da ciò che in generale le rivoluzioni d'America non hanno quel carattere anticristiano ch'esse hanno per lo più spiegato in Europa. In secondo luogo è chiaro altresì che il popolo particolarmente in America è ben lontano dall'odiare i religiosi, che sono stati i suoi amici, i suoi tutori, i suoi padri; e dove la libertà politica non è un monopolio di pochi per opprimer tutti, la religione e le sue preziose istituzioni sono rispettate. In terzo luogo ecco la Spagna che senza accorgersene ripara un qualche suo torto, e con una strabocchevole usura adempie al debito di riconoscenza che avea colla sua America. Imperciocchè, dove prima le inviava de' proconsoli per soggiogarla ed estendervi il temporale dominio, ecco ora venirle dalla Spagna un immenso stuolo di apostoli formati alla scuola della tribolazione per dilatarvi l'impero di Gesù Cristo; ed in compenso delle ricchezze della terra che ne ritraeva e che ha dissipate, ecco inviarle le ricchezze del cielo, i banditori del vangelo di Gesù Cristo per assicurarle i beneficii immortali della religione cristiana. Finalmente, oh ammirabili disegni della providenza! oh profondi imperscrutabili secreti della sapienza e della bontà di Dio! È dunque venuto il tempo in cui tanti popoli sepolti da migliaja d'anni nelle ombre di morte, apriranno gli occhi alla luce del Vangelo ed alla speranza della beata immortalità! E le stesse mani sacrileghe che cercano di distruggere la religione in Europa, senza volerlo e senza intenderlo, preparano i mezzi, apron le strade per dilatarla in America!

NOTA 16 (Pagina 675).

Da tutto ciò che si è letto finora, tanto nel testo del panegirico quanto nelle note, chiaramente deducesi che l'illustre ordine domenicano è stato dalla divina misericordia particolarmente trascelto non solo per piantare, ma per conservare ancora la cattolica religione nella parte più centrale e più importante d'America. Senonchè ci piace per ultimo d'aggiungere qui un altro documento solenne di questa storica verità; ed è una lettera del venerabile arcivescovo attuale di Lima, diretta al reverendissimo padre Tomaso Giacinto Cipolletti ultimamente maestro generale de'padri predicatori e postulatore delle cause de'santi dell'ordine. In essa il virtuosissimo prelato rende la testimonianza più luminosa allo zelo de'padri domenicani non solo per quello che hanno fatto mai sempre, ma per quello che fanno pur tuttavia in vantaggio della religione in quelle interessanti contrade.

R.mo PADRE

Lima, 28 settembre 1837.

Gratissima mi è riuscita la lettera di V. P. R., della fine di aprile del

l'anno prossimamente scorso 1836, che ho ricevuta per mezzo dell'illustrissimo monsignor Baluffi, delegato apostolico di Sua Santità in queste parti d'America. Questa lettera mi convince che il generale supremo dell'ordine dei padri predicatori non ha dimenticata questa sua provincia, e che, dopo una si lunga interruzione di ogni epistolare commercio a cagione delle guerre dell'indipendenza, fa tutti gli sforzi per l'onore e decoro della medesima. Questa persuasione mi ha cagionato un estremo piacere, giacchè questa provincia domenicana è degna di ogni considerazione, ed essa è stata per me lapiù utile di tulle: poichè da dodici anni di guerra a questa parte in cui quasi tutte le istituzioni religiose sono scomparse coi loro collegi, e per conseguenza era finita l'istruzione che da essi si dispensava con grande profitto, il gran convento del Rosario posso assicurare che è stato la mia ancora di salute. Io ho trovato in esso religiosi decisi a sostenere non solo il loro istituto, ma altresì l'istruzione; sino al punto di avermi educato tutti coloro che devono entrare nel sacerdozio. Io credo perciò che siccome i domenicani furono quelli che piantarono la religione cattolica in questi paesi e vi fecero germogliare le scienze, così sono essi pure quelli che han fatto rinascere il culto e mantengono nuovamente in vigore l'educazione della gioventù in mezzo di continui disturbi.

Mi consolo ben di cuore colla P. V. R. di tanti lodevoli successi di questo suo ordine; e sebbene, secondo le leggi del paese, la giurisdizione sia stata cambiata, tolti i provinciali e sostituitivi superiori locali, finchè la divina providenza non disponga altrimenti, i domenicani avranno tutta la mia protezione al solo oggetto di far rispettare i loro diritti e sostenerli siccome ho fatto finora, pubblicando un regolamento capace di conservarli; la cui esecu zione è stata veramente una grande impresa in sì difficili tempi, e del quale le trasmetto qui alcune copie per sua intelligenza.

Ho ancora il piacere di avvisarla che colla presente occasione viaggia pure a codesta volta una cassa lavorata al meglio che è stato possibile, contenente le reliquie de'venerabili fratelli Giovanni Massias e Martino de Porres, coi loro documenti rispettivi che esprimono lo stato in cui ho ritrovato i loro corpi. I decreti della loro beatificazione sono stati ricevuti con molte dimostrazioni di gioja in questa capitale. Aspettiamo con molta ansietà le bolle della loro beatificazione e canonizzazione; e tutti i fedeli di questo mio gregge sono lietissimi di questo avvenimento.

I religiosi maestri domenicani frati Giuseppe Seminario d'edificante virtù, frate Lazzaro Balaguer e Cubillas ex-priore, le cui cognizioni e la cui politica sono da tutti apprezzate, e l'attuale priore frate Mariano Lima col resto de'religiosi del suo ordine non hanno omesso alcun mezzo di compiere i desiderii di V. P. R., e si sono sforzati di manifestarle la loro gratitudine, come qui praticano per mezzo mio.

Con questa occasione mi affretto d'offerire a V. P. R. i miei servigi e di sottoscrivermi

R.mo padre maestro

Suo pronto e fedele servitore e cappellano

+ GIORGIO, ARCIVESCOVO DI LIMA.

FRATE TOMMASO GIACINTO CIPOLLETTI

Maestro generale dell'ordine de'predicatori

VITA

DI

SAN GIROLAMO

MASSIMO DOTTORE DELLA CHIESA

VITA

DI

SAN GIROLAMO

MASSIMO DOTTORE DELLA CHIESA

SI.

SAN Girolamo, uno de'più dotti fra i padri della Chiesa e de'più grandi uomini che hanno illustrato il mondo, nacque in Stridone (oggi Stringa), piccola città ne'confini della Dalmazia circa l'anno 331 di Gesù Cristo. Fino dai più teneri anni dimostrò un ingegno raro e perspicace, unito ad un ardore singolarissimo d'imparare. Eusebio suo padre, cristiano fervente e ricchissimo cavaliere, scorgendo queste belle disposizioni nel suo figliuolo e volendogliele coltivare in un più ampio teatro, lo spedì, ancor fanciullo, a Roma, sede della vera religione e del vero sapere.

Qui Girolamo ebbe per maestro nella letteratura il celebre Donato, e nelle altre scienze professori insigni: sotto la cui direzione fece si grandi e sì rapidi progressi negli studi che in pochi anni arrivò a possedere perfettamente il latino e il greco, e potè comparire con onore ad arringare nel foro.

Stando ancora in patria, era stato egli di già bene istruito nella religione e nella pietà cristiana per opera principalmente di una sua zia materna per nome Castorina; ma non avea per anco, quando giunse in Roma, ricevuto il santo Battesimo, poichè a quei tempi un tal sacramento non si conferiva per lo più che in un'età matura. Sebbene però catecumeno, dava alla religione ed alla pietà tutto il tempo che gli rimaneva libero dagli studii ; e passava le domeniche visitando ed orando lungamente sopra i sepolcri de'santi apostoli e nelle catacombe de'martiri, in unione di un certo Bonoso, suo collattaneo e compagno de'suoi viaggi, de'suoi studi e del suo fervore.

Vila di S. Girol.

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