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ESTRATTO

DALLE OSSERVAZIONI

DEL CH. SIGNOR ROCCO FEDERICI

PREMESSE ALLA PRIMA EDIZIONE

PER parlar degnamente del discorso che qui mi piaccio di presentare al pubblico confesso che bisognerebbe che mi fermassi ad ogni pagina di esso, perchè in ogni pagina vi s'incontrano pensieri ingegnosissimi, auree dottrine, voli originali, sublimi concetti, tratti tenerissimi, semplice dettato di maschia e copiosa eloquenza, spoglie di quelle retoriche vanezze che imbruttiscono il bello del pensiero invece di ornarlo. Perciò gl'indevoti vi rinvennero già diletto nell' ascoltarlo, i pii commozione; e l'intero uditorio, applaudendovi concorde, ne bramò la stampa, come di un lavoro ammirabile, perfetto e degno da proporsi a modello a chi anela onoranza nell'arte oratoria e l'utilità della religione nel malagevole arringo di laudarne gli eroi.

Questo sermone è tutto intero quello che fu recitato nel tempio di Santa Maria sopra Minerva l'ultimo dì delle splendidissime solennità ivi celebrate per la recente beatificazione de'santi alunni del domenicano istituto GIOVANNI MASSIAS e MARTINO DE PORRES. Ma nella stampa l'Autore ha creduto opportuno amplificarne alcuni luoghi, aggiungendovi belle dottrine scritturali e teologiche in sostegno od abbellimento de' fatti che vi sono esposti. Lo ha eziandio intitolato : I disegni della divina misericordia sopra le Americhe; e con questa giocondissima epigrafe ha dimostrato la grande idea che nella sua mente ha presieduto a questo suo componimento; e l'importanza che sollevandolo al di sopra de' comuni elogi de' santi, lo colloca alla medesima altezza del sì celebre elogio funebre del sommo pontefice Pio VII, che ha procurato al padre Ventura, nella sacra eloquenza italiana, sì ampia e sì giusta rinomanza. In effetto, per quanto grande apparisca in questo sermone l'eroe cristiano che ne è il soggetto, e per la sublimità delle sue virtù e per lo strepito de' suoi portenti e per la gloria delle sue imprese, assai più grande e più ammirabile vi si scorge l'azione amorosa della providenza nell' averlo accordato al nuovo mondo. E nel mentre che questo sermone è il più magnifico encomio che possa mai farsi di un santo, è altresì un bello inno di gloria della misericordia di Dio, della verità della cattolica religione, de' trionfi della chie

sa romana.

Lettere

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A prevenire però le sinistre interpretazioni che malignità o stolidezza potrebbero dare a certe espressioni del tes to, l'Autore ha voluto determinarne il senso con savissime annotazioni. In esse, mentre la narrazione delle americane sciagure vien confermata con istoriche autorità non contrastabili, ne sono vittoriosamente purgate le nazioni in generale ed indicatine i veri autori sopra i quali deve caderne tutto il reato e tutto il vitupero. Bello è perciò il vedere in queste note come la religione cristiana, nella persona de' missionarii della vera Chiesa, è ita nel nuovo mondo a tergere il pianto ed a cangiare in gaudio i sospiri di quelle gementi popolazioni. Bello si è il vedere i figli generosi del gran Gusmano accorrere i primi di tutti a quei lidi miserandi; e contrastando coll' aspro governo che di quelle genti faceva la fiera insolenza e la cupidigia di coloro che di umano non aveano altro che il nome, farvi trionfare la religione e rispettar le leggi dell' umanità. Bello è infine tra lo stuolo di questi missionarii della misericordia, di questi consolatori della sventura, usciti dalla domenicana famiglia, il veder primeggiare un san Ludovico Beltrando, ed un Bartolomeo Las Casas, fortissimo oppositore alle avarizie ladre, alle vessazioni crudeli che que' popoli innocenti pativano dalla prepotenza, lamentate dappoi dall' istoria e abbominate dalla posterità.

Chiude in fine la serie di queste gravissime note una lettura dell'attuale arcivescovo di Lima monsignor Giorgio di Benavente, inviata al reverendissimo padre Tomaso Giacinto Cipolletti, poco fa maestro generale dell'ordine domenicano; che rivendica a questo illustre istituto il nobile vanto di aver piantata in quelle contrade la cattolica religione e il vero sapere, e di averveli conservati.

I DISEGNI

DELLA

DIVINA MISERICORDIA

SOPRA LE AMERICHE

Sermo meus et praedicatio mea apud vos non in persuasibilibus humanae sapientiae verbis, sed in ostensione spiritus et virtutis. (1 Cor. 11).

La storia ecclesiastica non è, miei signori, se non la storia della providenza di Dio sulla sua Chiesa.

Ma questa providenza amorosa, che veglia di continuo al mantenimento, alla difesa, alla propagazione della Chiesa, direi quasi che in nessun altro secolo si è mostrata più visibile di quello che nel secolo decimosesto.

A Lutero di fatti che, il primo in quel secolo, inalberato lo stendardo dell' apostasia e del sacrilegio, apri la porta a tutti gli errori ed incoraggiò tutti i vizii, la divina providenza oppose il patriarca del regolar chiericato san Gaetano Tiene (1), che, il primo altresì in quel secolo, scosse come da un profondo letargo il cristianesimo, vi eccitò lo spirito di santità e di fede, e promosse la pratica di tutte le virtù e lo sviluppo di tutte le verità.

Se un nuvolo di uomini perversi, un Calvino,un Melantone, un Zuinglio, un Socino, un Arrigo VIII, una Elisabetta, apparvero allora a scandalezzare e funestare la Chiesa; la providenza, per consolarla insieme ed edificarla, suscitò anche allora uno stuolo eletto di santi quanti nessun'altra epoca ne vide mai insieme riuniti, un Girolamo Emiliani, un Ignazio, un Saverio, un Avellino, un Borromeo, un Pio V, un Beltrando, un Filippo, un Felice, un Cammillo, un Calasanzio, un Alcantara, una Teresa.

Se infine in quel secolo la fiaccola della vera fede, ahi rimembranze do. lorose e funeste! si estinse in diverse contrade del mondo antico, la providenza la fece pure in quel secolo brillare di uno splendore più vivo nel nuovo

mondo; e, per nulla dire de'diciotto milioni di anime che il solo Saverio alla Chiesa conquistò nelle Indie, nelle sole Americhe lo zelo di nuovi apostoli le partori il doppio di figliuoli che l'eresia le avea tolto in Europa.

Ora, fra questi apostoli, fra questi eroi cristiani che la divina providenza inviò in quel secolo per cambiare i timori della Chiesa in isperanze, in conquiste le perdite, le umiliazioni in trionfi, io sostengo che debbansi a tutta ragione annoverare i due beati, oscuri, è vero, per condizione, ma per merito di virtù e gloria d'imprese chiarissimi, GIOVANNI MASSIAS e MARTINO DE PORRES: converso l'uno e l'altro terziario, ed ambedue nuovi ornamenti del sempre illustre e benemerito ordine domenicano; a' quali la Chiesa ha testè decretato l'onor degli altari, ed alla cui memoria è sacra la solennità di questi giorni e questo insolito apparato di splendida magnificenza. Poichè il Dio di sapienza e di maestà che, secondo san Paolo,si glorifica sovente di scegliere il rifiuto del mondo per confondere e conquistare il mondo (I Cor. 1), parve confidare a questi due uomini semplici verso la fine del secolo decimosesto la missione di confermar nella fede le cristianità nascenti, di accrescer la gloria, di dilatare l'impero della Chiesa nel nuovo mondo. Missione preziosa, grande, difficile per due umili claustrali, privi della sacerdotal dignità; e che essi frattanto vissuti al medesimo tempo, ne'medesimi luoghi, ed uniti fra loro per l'uniformità del medesimo zelo, magnificamente adempirono, non già collo sfoggio della umana eloquenza, ma colla manifestazione dello spirito e della virtù della cristiana religione. Sicchè ciascun di loro può altresì con san Paolo di sè ripetere: Sermo meus et praedicatio mea apud vos non in persuasibilibus humanae sapientiae verbis, sed in ostensione spiritus et virtutis.

Ma poichè voci eloquentissime hanno di già negli scorsi giorni renduto Juminoso omaggio di lode al primo di questi novelli eroi di santità, ed io ho l'onorevole incarico di ragionarvi sol del secondo; dimentichiamo oggi per poco in Martino De Porres, l'angiolo del candore, il modello dell' umiltà, il martire della penitenza, la vittima della divina carità; dimentichiamo ciò che egli fu nel chiostro, per considerarlo sotto un punto di vista più ampio e più glorioso: per quello, cioè, che egli fu nella Chiesa. E dopo che questo tempio augusto ha per ben due volte echeggiato delle lodi delle sue virtù, occupiamoci oggi del carattere tutto proprio e singolare affatto del suo apostolato, che egli nell'oscurità della sua condizione splendidamente ha compiuto, colla generosità del suo onore, collo splendore de' suoi prodigi.

Poichè colla generosità del suo cuore Martino De Porres ha fatto conoscere nel nuovo mondo che lo spirito del cristianesimo è essenzialmente benefico: In ostensione spiritus: argomento del primo punto.

Poichè collo splendore de'suoi prodigi Martino De Porres ha dimostrato al nuovo mondo che l'azione del cristianesimo è evidentemente divina: In ostensione virtutis: argomento del secondo punto.

In due parole. Lo spirito benefico, l'azione divina della cattolica religione manifestati al nuovo mondo per la generosità del cuore, per lo splendore dei prodigi di Martino De Porres: ecco l'idea insieme e la traccia del mio discorso; il quale però, a somiglianza dell'apostolato dell'eroe che ne è il soggetto, non prenderà altrimenti la sua importanza da'miseri artificii, da'mendicati ornamenti dell'eloquenza umana, ma dalla semplice esposizione de'disegni e delle opere di Dio: Sermo meus apud vos non in persuasibilibus humanae sapientiae verbis, sed in ostensione spiritus et virtutis. Incominciamo.

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