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Deh che Gesù Cristo, nello stabilire la Chiesa, non ha voluto formare una scuola di sofisti, ma una famiglia di credenti. Non ha detto agli Apostoli « DISCUTETE », ma «PREDICATE con semplicità il mio Vangelo: Praedicate Evangelium ». E poi ha soggiunto: chi crede alla vostra predicazione e si farà battezzare è salvo: chi non crede è condannato: Qui crediderit et baptizatus fuerit, salvus erit: qui vero non crediderit, condemnabitur. Oh come è sempli ce il piano della sapienza di Dio per attirare gli uomini alla verità! Egli ne ha confidato il deposito augusto alla sua Chiesa, che, per mezzo de'suoi vescovi e de'suoi sacerdoti, successori degli Apostoli nell'apostolico ministero, la fa annunziare per tutto il mondo. Gli uomini docili, che l'accolgono con umiltà e con prontezza vi si sottomettono, sono illuminati e salvi: l'uomo temerario. orgoglioso, il superbo filosofo, l'eretico presuntuoso, che non vuole ammettere questa verità che come e per quanto ne pare alla sua ragione, riman cieco e si perde. Mirate, dice S. Cirillo di Alessandria, i Giudei e i discepoli di Cafarnao doveano essi accogliere con docilità le parole del Signore, che loro prometteva di dare in cibo il suo corpo; ma nella loro stolida presunzione orgogliosa invece di essere discepoli di Gesù Cristo, se ne fecero giudici; invece di credere, incominciarono a disputare; invece di esclamare: « Poichè voi lo dite, così è, o Signore »; mormoraron: « Come è possibile che sia così? » e proferirono quel come, quel perchè funesto che, quando si tratta della parola di Dio, è il seminario di tutte le bestemmie e di tutti gli errori : In hunc verbum Judaei inciderunt. Nam cum Salvatoris sermonem suscipere deberent, illud Quomodo stulte de Deo proferunt; quaşi nescirent hoc loquendi genus omni scatere blasphemia.Infatti, se tu, prosiegue a dire al Giudeo di Cafarnao S. Cirillo, se tu ti ostini a ripetere questa frase funesta: COME CIÒ È POSSIBILE? io, imitando la tua stolidezza, ti ridurrò al silenzio colla tua stessa parola: Si persistis, o Judaee, usurpare illud Quomodo; ego, tuam imperitiam imitans, tibi reponam. Io ti dimanderò che mi dica: come la verga mosaica si è cambiata in serpe? come l'acqua del Nilo si è volta in sangue? come l'acqua amara del deserto è divenuta dolce? come dalle mammelle di una rupe sgorgaron limpide onde? come cadde la manna dal cielo? come si aperse e si consolidò in pensili mura sicure l'Eritreo? come il Giordano arrestò il suo corso ? come alle sole grida religiose de' tuoi padri crollarono a terra le inespugnabili torri di Gerico? E se non puoi nulla rispondere a queste dimande, deh non chiedere più il perchè e il come quando trattasi delle opere di Dio; altrimenti finiresti col distruggere la verità e la fede di tutte le Scritture: Si tuum illud Quomodo subinde inferas, omni plane Scripturae divinae fidem derogabis (Comm. in Evang. lib. Iv).

31. Or come mai gli eretici e i falsi cattolici non veggono che, quando dicono: « come è possibile che Gesù Cristo ci dia nel Sagramento a mangiare veramente il suo corpo?» osano di rinnovare la stessa insolente dimanda dei Giudei: Quomodo potest hic nobis carnem suam dare ad manducandum? e ciò contro la fede di tutti i secoli, contro la tradizione di tutta la Chiesa? come mai non vedere che il delitto de' Giudei e dei discepoli apostati fu appunto questa dimanda? fu appunto l'ardire di far dipendere la lor fede dalla loro intelligenza e non già dalle parole di Gesù Cristo ? come non vedono che, avendo imitato la loro temerità, la loro resistenza, il loro scisma, incorrono lo stesso eterno gastigo? come non vedono che alla stessa temeraria inchiesta si può far la stessa savia risposta, e dir loro con S. Cirillo: Volete sapere come il corpo di Gesù Cristo possa trovarsi al medesimo tempo in tutte le ostie consacrate? diteci adunque come questo stesso Verbo di Dio siasi trovato al

medesimo tempo nel seno del Padre e nel ventre purissimo di Maria? come uno stesso ed unico Dio è in tre persone distinte? come il Verbo eterno di Dio si è fatto uomo senza lasciare di esser Dio? come è morto l'autor della vita? come è risorta un' umanità soggetta alla morte? E se non sapete che rispondere a queste dimande; se, senza intendere questi profondi misteri, li credete, o dite di crederli, perchè sono stati da Dio rivelati nelle Scritture; perchè volete negare il mistero eucaristico, che è stato esso pure nelle Scritture in chiarissimi termini rivelato da Dio? Ah se voi, a somiglianza de' Giudei. persistete a dire: COME CIÒ È POSSIBILE? Quomodo? Se voi vi ostinate a voler comprendere questo mistero prima di ammetterlo; vi troverete trascinati a negar tutti i misteri, e con essi tutta la Scrittura, tutto il cristianesimo; poichè quale è il cristiano mistero che voi potete dir di comprendere? Si tuum illud Quomodo subinde inferas, omni plane divinae Scripturae fidem derogabis. Perciò dal vostro come altresì scaturisce ogni bestemmia: Quasi nescirent hoc loquendi genus omni scatere blasphemia!

Ah! che, quando trattasi de' misteri di Dio, soggiunge lo stesso eloquentissimo Padre, bisogna umilmente credere, senza curiosamente inquirere ; bisogna sottomettersi, senza disputare: In mysteriorum susceptione oportet habere fidem curiositatis expertem. Chiedere il come e il perchè di un mistero è lo stesso che distruggerlo: perchè più mistero non è quello che in qualche cosa non supera la ragione. Quando dunque la Chiesa propone un mistero, per quanto sia profondo ed imperscrutabile, bisogna ammetterlo e non pronunziare la parola giudaica, o più presto diabolica: COME PUÒ ESSERE ? poichè questo è lo stesso che romper le dighe al torrente dell'incredulità; questo come chiude le porte del cielo e spalanca quelle dell'abisso: Neque cum aliquid dicitur, subjicere illud: Quomodo? Judaicum enim est illud vocabulum, el extremi causa supplicii.

Deh che l'opposizion dell'eretico, dice ancor S. Cirillo, l'opposizion dell'eretico, che rigetta, come adulterine, le dottrine della Chiesa; dell'incredulo, che disprezza come inammissibili i dommi del cristianesimo, non è segno di mente illuminata, ma di animo indocile; è segno di una stolida temerità unita ad un immenso orgoglio; è lo spirito di Lucifero riprodotto nei Giudei, e dagl'increduli e dagli eretici ereditato, e che li anima, gl'ispira, li regge, li acceca, li perde: Indocilis animus, si quod ipsum fugiat, tamquam adulterinum rejicit, ex indocta temeritate in extremam superbiam elatus (loc. cit.)

Beati coloro che credono con umiltà di spirito, con alacrità di cuore, con fervore di affetto tutte e singole le verità che la vera Chiesa propone ; e che fedelmente le compion colle opere ! La loro eterna salute è assicurata; poichè per mezzo di questa apparente stoltezza della fede della mente e del cuore alla parola divina predicata dalla Chiesa, è piaciuto alla divina sapienza di guidar l'uomo nel tempo e di salvarlo nell' eternità: Placuit Deo per stultitiam praedicationis salvos facere credentes (I Cor.) Così sia.

Scuola de' Miracoli

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1. E chi è mai questo sacerdote di un ordine tutto nuovo, di cui il nome è si misterioso; giacchè Melchisedecco significa re della giustizia, Melchisedech? di cui il regno è sì felice; giacchè re di Salem vuol dire re della pace? di cui il personaggio è si eccelso; giacchè è come il sacerdote per eccellenza dell'altissimo Iddio, Erat enim sacerdos Dei Altissimi? di cui il sacerdozio è si efficace che colma di benedizioni lo stesso Abramo, in cui tutte le nazioni doveano essere benedette, Et benedixit ei? e di cui frattanto il sacrificio è sì semplice, la vittima si volgare, sì comune e sì materiale l'offerta; giacchè esso non ha immolato che pane e vino: Proferens panem et vinum?

Ma che vale il cercarlo? A questi tratti è mai possibile il non ravvisare in Melchisedecco la figura profetica, il tipo vivente, l'imagine perfetta di Gesù Cristo, il vero re della giustizia, il vero principe della pace, il vero ed unico sacerdote dell'altissimo Iddio, giacchè è Dio esso stesso che nella sua ultima cena ha offerto il pane e il vino, e che perciò, dietro la testimonianza di Davide e di S. Paolo, la Chiesa proclama il vero sacerdote eterno secondo l'ordine di Melchisedecco: Sacerdos in aeternum, secundum ordinem Melchisedech, Christus Dominus panem et vinum obtulit? (Offic. Corp. Christi).

2. Ma se il sacerdozio trac la sua dignità dall'eccellenza della vittima che immola, dal pregio del sagrificio che offre; come è possibile, nel pane e nel vino consacrato da Gesù Cristo e, per suo ordine, quindi da' sacerdoti della vera Chiesa, il non vedervi una vittima verace, un vero sagrificio del suo cor

po e del suo sangue, poichè la semplice figura di questa vittima e di questo sagrificio rendette si famoso nelle Scritture, sì grande, si nobile, sì augusto il sacerdozio di Melchisedecco ?

Lasciamo dunque gli eretici far violenza alla rivelazione insieme ed alla ragione, bestemmiando che nel pane e nel vino consacrato altro non vi è che un pane ed un vino benedetto, morta rimembrenza, figura sterile e vana della passion del Signore; e fedeli alla tradizione, alla fede universale e costante della Chiesa, appoggiata sulle sacre Scritture, dopo aver discorso di già della rivelazione e della istituzione di sì gran mistero, consideriamolo oggi come Il vero ed unicO SAGRIFICIO DELLA NUOVA LEGGE; e procuriamo di penetrarne, per quanto è possibile, la grandezza, la dignità, l'eccellenza, per animarci ad offrirlo con maggior divozione, ad applicarcelo con maggior sollecitudine, per ottenerne più copioso il frutto.

PARTE PRIMA

3. L'antico Testamento e il nuovo, la tradizione giudaica e la tradizion cristiana, il Salmista e l'Apostolo concordemente sostengono che Melchisedecco è vera figura di Gesù Cristo. Poichè, per la bocca di Davide, Dio Padre dice al suo Figliuolo Messia: Tu sei sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedecco: Tu es sacerdos in aeternum secundum ordinem Melchisedech (Psal.); e S. Paolo, nel fare il più magnifico encomio di Melchisedecco e del suo sacerdozio, espressamente dichiara ch'esso è stata una imagine perfetta del Figlio di Dio fatt'uomo: Assimilatus est Filio Dei (Hebr. vn).

Or, poichè la verità non può mai rimanere al disotto della figura, se la oblazione di Melchisedecco del pane e del vino era un sagrificio, molto più biso gna conchiudere che è stato un vero sagrificio la consacrazione del pane e del vino che nell'ultima cena fece Gesù Cristo.

Ad eludere però una prova sì forte e si concludente in favore del sagrificio dell'Eucaristia, che fanno gli eretici? Ricorrono alle usate loro interpreta zioni della Scrittura, arbitrarie, inette, onde, a guisa de' Giudei, fan dire allo Spirito Santo tutto ciò che lor piace, in sostegno delle loro bestemmie e delle loro stravaganze, e coll'usata loro impudenza sostengono che l'oblazione di Melchisedecco del pane e del vino non fu altrimenti un sagrificio fatto per ringraziamento a Dio, ma un alto di cortese ospitalità praticato con Abramo e colla sua gente per ristoro.

Questa interpretazione però ripugna da prima alla sacra istoria. Abraino avea vinto in battaglia cinque potenti monarchi, e ne avea riportato un immenso bottino ed abbondanti provisioni di pane, di vino, di olio e di lane: non avea dunque bisogno del pane e del vino di Melchisedecco. Anzi, invece di prenderne Abramo da lui, gliene diede esso stesso: poichè diede a Melchisedecco la decima di tutta la sua preda; ed in essa, senza dubbio, e grano e vino, come un tributo dovuto al suo sacerdozio. In secondo luogo, la stessa interpretazione è contraria al sacro testo: giacchè, oltre che il termine originale, tradotto in latino colla parola proferens, si trova in varii luoghi della stessa Scrittura adoperato nei sagrificii, la Scrittura chiaramente nota che Melchisedecco perciò appunto offrì il pane ed il vino che era sacerdote del Dio altissimo: Proferens panem et vinum; erat enim sacerdos Dei altissimi. Duuque, nel senso ovvio, naturale del testo, questa offerta non la fece Melchisedecco come uomo ospitale e generoso, ma come sacerdote : fu dunque falta a

Dio; fu dunque un vero sagrificio, ed un sagrificio, nella sua semplicità, nobilissimo, poichè solo proprio di sì gran sacerdote. Lo stesso chiaramente deducesi dalle parole che sieguono: E LO BENEDISSE, Et benedixit ei: che indicano un nesso, un legame tra il sagrificio offerto a Dio e la benedizione data ad Abramo. Ecco dunque una serie di azioni di cui il sacerdozio di Melchisedecco è il fondamento, la pietà di Abramo è il motivo, il sacrificio è il mezzo, la decima è l'offerta, la benedizione divina è il frutto. Ecco dunque, in brevi parole, una storia magnifica, sublime, religiosa, divina, di cui l'eresia, che tutto impiccolisce, invan pretende di fare una storia insignificante, sterile, indifferente ed umana.

4. Ma lasciamo costoro delirare a piacere; ed ammiriamo coi Padri della Chiesa, testimonii della tradizione, l'eccellenza del sagrificio dell' Eucaristia, figurato venti secoli prima in quello di Melchisedecco. Imperciocchè Clemente alessandrino afferma che quel sacerdote, cotanto celebre nelle Scritture, offrì e dispensò il pane e il vino santificato per figurare appunto l'Eucaristia: Panem et vinum sanctificatum obtulit in typum Eucharistiae. S. Cipriano dice: « Quanto è bello il veder simboleggiato nel sacrificio di Melchisedecco il Sacramento del sacrificio del Signore: In Melchisedech sacrificii Domini Sacramentum videmus. Ed oh grandezza de'cristiani misteri! Abramo non è benedetto se non dopo che si offerisce per lui a Dio in figura il sacrificio di Gesù Cristo; e da questo sacrificio fin d'allora ricevette Melchisedecco l'autorità di benedire: Ut benedictio per Melchisedech sacerdotem posset rite celebrari.praecedit ante imago sacrificii Christi in pane et vino constituta. Il sagrificio di Melchisedecco fu un sagrificio Eucaristico, ossia di azione di grazie a Dio, dopo che Abramo vinse i nemici; e perciò oh come esso bene indica il sagrificio eucaristico, sagrificio di azione di grazie per eccellenza, in cui Gesù Cristo, offrendo esso pure il pane ed il vino, verificò la figura colla realtà, e col fatto diede compimento alla profezia; poichè esso è il compimento e la realtà di tutto ciò ch'è stato figurato e predetto: Quam rem perficiens Dominus, panem et calicem mixtum vino obtulit: et qui est plenitudo veritatem praefiguratae imaginis adimplevit ».

S. Ambrogio esclama pure: Oh eccellenza del sagrificio della Chiesa cristiana, che, figurato in quello di Melchisedecco, è più antico di tutti i sagrificii della sinagoga giudaica! Ex hoc accipe, anteriora esse mysteria christianorum quam Judaeorum.

S. Girolamo dice ancora: Melchisedecco non offrì it pane e il vino se non per figurare appunto Gesù Cristo; e fin d'allora dedicò la materia del cristiano mistero, in cui il Salvatore dovea offrire nel pane e nel vino il suo corpo e il suo sangue: Melchisedech jam tunc in typo Christi panem et vinum obtulit, et mysterium christianum in Salvatoris sanguine dedicavit. S. Gian Crisostomo parla allo stesso modo. Ecco, dice, come ben ci si rappresenta in Melchisedecco il nostro santo mistero dell'Eucaristia! Deh non pensare mai, o cristiano, alla figura, senza riconoscervi la verità: Vidisti quomodo mysterium nostrum insinuatur? Videns typum, cogita, oro, veritatem.

S. Agostino infine, facendo eco agli altri Padri: Oh magnificenza, esclama esso altresì, del sacrificio degli altari che si offre da'cristiani a Dio in tutte le parti del mondo, e che comparve e fu annunziato al mondo fin dal tempo di Melchisedecco: Ibi primum apparuit sacrificium, quod nunc a christianis Deo offertur toto orbe terrarum! E S. Epifanio, Teodoreto, S. Eucherio, l'Emisseno, Cassiodoro, S. Giovan Damasceno, parlano al medesimo modo: sicchè tutti i Padri della Chiesa in queste due idee concordemente convengono : 1o

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