Obrazy na stronie
PDF
ePub

facciamo una vera gloria, una vera felicità di credere che voi siete il vero Messia, il vero Figlio di Dio vivente, fattovi uomo e venuto al mondo per salvare il mondo, e profondamente vi adoriamo: Utique, Domine, nos credimus quia tu es Christus Filius Dei vivi qui in hunc mundum venisti. O Signore e Dio nostro, questa nostra fede è vostro dono. Compite adunque in noi l'opera della vostra misericordia e della vostra pietà; e come ci avete data la vita della fede, dateci ancora la vita della grazia, pegno della vita della gloria, affinchè siamo del numero di coloro di cui voi avete oggi detto, che, credendo sinceramente in voi e vivendo a voi e con voi, non morran mai in eterno: Et omnis qui vivit et credit in me, non morietur in aeternum.

PARTE SECONDA

16. L'odierno grande e strepitoso prodigio però fu un magnifico argomento non solo di un mistero passato, ma ancora di un mistero futuro. Col risorgimento di Lazaro Gesù Cristo ha voluto non solo dimostrare che egli era Figlio di Dio vivente, ma darci altresì un esempio, dice S. Cirillo, della universale risurrezione de' morti; e nella maniera miracolosa onde ha richiamato oggi un sol uomo da morte a vita ha voluto presentarci come una prova sensibile, una bella figura, un' imagine fedele della maniera ancora più miracolosa onde un giorno da morte a vita altresì richiamerà tutti gli uomini: Velut exemplum quoddam universalis resurrectionis mortuorum fecit; et quod in uno implevit, veluti totius universalitatis pulchram imaginem statuit (Exposit.)

Al vedere il Figlio di Dio che piange sulla tomba di Lazaro, i Giudei credono che egli pianga un amico estinto. Ma ahi che l' uomo-Dio, dice pure S. Cirillo, piange per compassione di tutto il genere umano! Lazaro morto gli richiama alla mente tutti gli uomini, da esso creati immortali, e che il peccato avea ridotti alla trista condizione di dover tutti morire: Putabant Judaei eum propter mortem Lazari flere; sed ille tolius humani generis miseratione flebat, non unum Lazarum lugens, sed quod olim acciderat cogitans, universum scilicet humanum genus factum obnoxium morti (loc. cit.) A questo pianto però di tenera compassione aggiunge il Signore il turbamento e il fremito; e con questi moti straordinarii della sua anima benedetta e del santo suo corpo annunzia, dice lo stesso Padre, che già ha risoluto di prender del demonio e della morte vendetta, e che un giorno egli della morte e del de monio rovescerà dalle fondamenta l'impero: Divino motu decernit evertendum mortis imperium; e S. Agostino dice pure: il movimento del Dio vivo che freme, è la speranza dell'uomo estinto che risorge: In ipsa voce frementis apparet spes resurgentis (loc. cit.)

17. Dolce, mansueto, pacifico, il Dio salvatore non era uso, siegue a dir S. Cirillo, di alzar la sua voce e dar grida: Insolitum Christo salvatori elata voce uli. Non per altro adunque oggi è udito dare un grido altissimo che fa abbrividar chi lo ascolta, Voce magna clamavit, nel richiamare un estinto alla vita, se non per darci un'idea, un segno sensibile dell'altissimo squillo sonoro e onnipotente delle angeliche trombe che nel giorno estremo echeggerà per l'universo, e d'ordine di Dio richiamerà a vita tutti i morti: In voce praeludit jussio Domini et resurrectionis tessera: Dei scilicet tuba. Cogitemus futurum clamorem, clangente tuba, cujus imperio qui in terra jacent excitentur.

Non dice Gesù Cristo: « A nome del mio Padre risorgi»; ma : « Lazaro, vieni fuori»; parla all' estinto di propria autorità, parla all' estinto come se fosse vivente: Non dixit: In nomine Patris, surge; sed: Veni foras. Mor

tuum lamquam viventem appellat (Aug.) E l'estinto ode nel silenzio, sente nell'insensibilità della morte la voce del suo Signore. La corruzione non lo impedisce; il volto ricoperto dal sudario non lo acceca; le mani e i piedi legati dalle fasce non lo arrestano; ed accorre quando e dove il suo Signore lo chiama: Vultum sudario obductun videndi usum non negabat; vincula nihil cur-' sum prohibebant; nullo obstaculo, agnita voce Domini, ad vocantem currebat (Cyrill.) Or come accade oggi di questo solo, così accadrà un giorno di tutti gli estinti. La medesima voce ripeterà in tutti lo stesso prodigio che oggi opera in un solo: nè la putredine de' loro corpi, nè la dispersione delle loro ceneri, nè l'antichità della lor morte (1) sarà un ostacolo per ubbidire alla eterna onnipotente parola, alla voce di Dio che tutti richiamerà a vita novella.

Non aveva finito Gesù Cristo di pronunziare il suo comandamento che lo vede tosto compiuto. Le membra sfracellate di Lazaro si ricompongono; il sangue rappreso e imputridito ripiglia la sua purezza e il suo corso; torna alle carni la loro floridezza, agli organi la loro integrità, il loro uso, il loro movimento; l'anima si riunisce al corpo; vivo sbalza, come dall'arco una saetta, dall'avello l'estinto: e questo gruppo di miracoli è l'affar di un istante. Ecco dunque, in questa particolare risurrezione, il tipo sensibile della universale risurrezione onde tutte le lapidi salteranno in aria, si spalancheranno tutti i sepolcri; si ricomporranno tutte le ceneri, tutte le anime si ricongiungeranno ai loro corpi; tutti i corpi ripiglieranno la loro antica figura, e corpi ed anime si riuniranno nel medesimo luogo; e tutto ciò in un istante, dice S. Paolo, in un batter d'occhio, allo squillo dell'ultima tromba; e colla stessa facilità, colla stessa prontezza, onde Lazaro oggi è risorto dalla sua morte, risorgerà l'intero genere umano dalle sue ceneri e dalla sua corruzione: In momento, in ictu oculi, in novissima tuba: canet enim tuba, et mortui resurgent incorrupti (I Cor. xv).

18. Per quanto grande e magnifico però sarà per essere questo portento, non presenterà alcuna difficoltà. Gesù Cristo ha detto: « Verrà un tempo in cui tutti gli estinti, nel silenzio de' loro sepolcri, docili ascolteranno La VOCE DEL FIGLIO DI DIO e risorgeranno nel medesimo istante a nuova vita: Venit hora, quando omnes qui in monumentis sunt audient vocem Filii Dei, et procedent in resurrectionem». Or che altro ha voluto con ciò significarci ? se non che l'universale risurrezione avrà luogo in virtù della voce del comandamento di Dio, Vocem Filii Dei; voce a cui nulla resiste: e che molto più potrà far sortire i morti dai loro avelli, poichè ha fatto sortire l'universo dal nulla.

In secondo luogo ha soggiunto oggi ancora il Signore: Io sono la risurrezione e la vita, Ego sum resurrectio et vita: ciò che chiaramente significa che Gesù Cristo, come vero Figlio di Dio e Dio esso stesso, ha in sè medesimo il principio della vita e della risurrezione; e che siccome è non solo sapiente, ma la sapienza medesima, così è non solo sempre vivo e sempre risorto, ma è la stessa risurrezione personificata e la stessa vita, la risurrezione sempre risorta, la vita sempre vivente, la esistenza sempre immortale. Cioè a dire che Gesù Cristo è vita e risurrezione infinita, vita e risurrezione perfetta. Qual meraviglia adunque che estenda a tutti gli uomini questa risurrezione e questa vita, che, per quanto si comunichi, non si esaurisce giammai? e faccia tornare a vivere coloro che, per la sua parola onnipotente e per la sua vita infinita, erano già altra volta vissuti in lui e per lui?

(1) Questo domma dell' universale risurrezione de' morti sarà di proposito trattato nell'Omilia XXXIX. Qui non si è fatto che presentarne la figura; ivi se ne troveranno le ragioni e le prove.

19. Perchè mai però il Figlio di Dio non si è contentato di dire oggi: Io sono la risurrezione? ma ha soggiunto ancora: Io sono la vita; Ego sum resurrectio et vita? E poichè non è possibile di risorgere senza vivere, nè di vivere senza risorgere; non è la stessa cosa la risurrezione e la vita? No, non è altrimenti così, dice S. Cirillo di Alessandria: la vera vita è la vita gloriosa e beata. Il risorgere per patire è una vita peggior di ogni morte: Una vera vita est, ut immortali beatitate vivamus; nihil enim a morte differt in hoc solum resurgere ut crucieris (loc. cit.) Gesù Cristo adunque, coll'aver detto: « Io sono la risurrezione e la vita », ha indicato che egli è il principio della risurrezione che sarà a tutti comune, e della vita beata che sarà solo de'pochi. E perciò ha soggiunto ancora : « Colui che crede in me, vive; e colui che vive e crede in me, non morrà mai in eterno ». E volle dire con ciò, secondo S. Agostino: lo sono la vita dell'anima come la risurrezione del corpo. Chi crede in me ed a me si unisce per mezzo di una fede pura e perfetta, partecipa a questa risurrezione insieme ed a questa vita. La sua anima viverà fin da ora per mezzo della grazia e della fede; e sebbene, per la condizion della carne morrà nel corpo, pure un giorno la sua anima, viva della mia vita divina, associerà a questa vita anche il corpo; e questo corpo, che risorgerà come quello di tutti gli altri, viverà di più della vita beata dell'anima; ed anima e corpo,e tutto l'uomo trionferà per sempre della morte e sarà immortale ed eterno: Nam vila animae fides est; et omnis qui vivit in carne, etiamsi moriatur ad tempus propter carnem, vivel in anima: donec resurgat et caro, nunquam moritura, propter vitam spiritus, et non morietur in aeternum (Tract. 49 in Joan.)

La stessa importante distinzione, e in più chiari termini ancora, tra la risurrezione e la vita ha fatto il Figliuolo di Dio quando ci rivelò la prima volta si gran mistero. Imperciocchè dopo di aver detto che, in forza della sua voce onnipotente, del comandamento divino, tutti assolutamente risorgeranno dai loro sepolcri gli estinti, Venit hora quando omnes qui in monumentis sunt audient vocem Filii Dei, ha soggiunto pure: « E tutti coloro che avran fatto il bene andranno a godere della risurrezione della vita; quelli poi che avranno mal fatto andranno a subire la risurrezion del giudizio: Et procedent qui bona fecerunt in resurrectionem vitae ; qui vero mala egerunt in resurrectionem judicii D.

Oh sentenza! oh parole! Intendilo dunque bene, o cristiano. Vi sono due sorti di risurrezione: la risurrezion della vita, e la risurrezion del giudizio. La risurrezione per viver sempre in compagnia della divina misericordia, dell'amore divino; e la risurrezione per goder sempre la giustizia divina: la risurrezione per goder sempre, e la risurrezione per sempre penare: In resurrectionem vitae, et in resurrectionem judicii: l'una sarà la ricompensa dei giusti, Qui bona fecerunt; sarà l'altra la punizione dei peccatori, Qui vero mala egerunt.

Fate dunque cuore, o anime veramente cristiane e pie, che non cercate altro bene che Iddio, altro onore che la sua grazia, altro tesoro che il suo amore, altra felicità che il suo paradiso; e che, divise tra le pratiche dell'annegazion di voi stesse e gli esercizii della carità del prossimo e le opere di zelo e di gloria di Dio, colla purezza delle vostre intenzioni, colla santità de' vostri desiderii, colla nobiltà, coll' eroismo, solo a Dio noto, dei vostri sentimenti umili di spirito, pure di corpo, generose di affetto, andate, senza accorgervene, colmando tutti i vostri giorni, tutte le vostre ore, del merito di opere virtuose: Qui bona fecerunt. Gitene dunque piene di speranza incontro a morte: abbandonate pur senza pena il vostro corpo sotterra. Ah! voi siete il po-. polo di Dio prediletto, a Dio caro, il vero popol di Dio. Verrà dunque un gior

[ocr errors]

no in cui questo Dio di bontà, che voi servite con tanto fervore, con tanto amore, infonderà, come lo ha promesso, anche nelle vostre ossa il divino suo spirito, rianimerà le vostre ceneri, vi richiamerà a nuova vita, vi farà riuscir cinte di bellezza e di gloria dai vostri avelli: Haec dicit Dominus: Ecce ego intromillam in vos spiritum meum, el vivelis; operiam tumulos vestros et educam vos de sepulcris vestris, popule meus (Ezech.) Voi risorgerete adunque, ma alla vera vita, che è la stessa vita di Dio, vita beata, vita gloriosa, vita immortale; che vi compenserà, e rispetto all' anima e rispetto al corpo, di tutte le privazioni, di tutte le ingiustizie, di tutte le pene del tempo, coi gaudii divini dell'eternità: Et procedent qui bona fecerunt in resurrectionem vitae.

20. Ma voi al contrario che, intenti a secondare voi stessi ne'sentimenti più ignobili, negl'istinti più turpi e più brutali,quanto siete con voi stessi sino alla viltà indulgenti, tanto siete con Dio irreligiosi, e ingiusti col prossimo; che passate i giorni e gli anni ad accumulare peccati a peccati; la cui vita non è che un orrendo tessuto di opere tenebrose: Qui vero mala egerunt ; voi risorgerete altresì alla voce tremenda del Figliuolo di Dio, che risuonerà nei vostri sepolcri altresì: Omnes qui in monumentis sunt audient vocem Filii Dei. Ma abi! che la vostra risurrezione non sarà che per farvi sostenere il sindacato severo, ascoltare l' orribil sentenza, subire le pene immense di un eterno giudizio Qui vero mala egerunt, procedent in resurrectionem judicii. Risorgerete, non già, come Lazaro, all'amore della famiglia dei Santi; ma alla compagnia dei demonii e dei riprovati: risorgerete non già, come Lazaro, per essere libero e sciolto; ma per essere nel corpo ancora avvinto e inchiodato nei ceppi di tenebre penali della notte eterna: Vinculis tenebrarum et longae noctis compediti (Sap. xvn). Poichè la stessa bocca divina che di Lazaro ha detto Scioglietelo e lasciatelo andare, Solvite eum et sinite abire; dirà di voi al contrario, come ve lo ha minacciato nel Vangelo: Legatelo il ribaldo mani e piedi, e gittatelo ad arder nella voragine del fuoco, ove non avrà che lo stridor de denti per sua occupazione, e la disperazion per conforto: Ligatis manibus et pedibus, mittite eum in gehennam ignis;ibi erit fletus et stridor dentium.

21. Finalmente l'oracolo di Gesù Cristo quanto è terribile per l'avvenire dei peccatori, tanto è per tutti consolante nel presente. Il Figlio di Dio lo ha detto: la sapienza di Dio non può ingannarsi, non può ingannarci la verità di Dio. Chi ora ben vive, risorgerà alla vita; chi vive male, al giudizio: Et procedent qui bona fecerunt in resurrectionem vitae; qui vero mala egerunt, in resurrectionem judicii.Dio ha messo adunque a mia scelta la benedizione e la maledizione, la vita e la morte. Io non ho bisogno di stemprarini il cervello a scrutinare se sono predestinato o prescito. Quello che so di certo, e che mi basta sol di sapere, si è, che, se ben vivo, mi salvo se vivo anale, mi danno. La mia sorte è nelle mie mani. Io sarò nell'ultimo giorno del mondo quale avrò voluto io essere: avrò la vita o il giudizio che mi sarò scelto, che mi sarò preparato io stesso.

Stolidi che siamo adunque, mettiam senno una volta: Stulti, aliquando sapite. Operiamo il bene finchè Dio ce ne dà il tempo e la grazia: Dum tempus habemus, operemur bonum. Viviamo come in quel gran giorno vorr emo aver vissuto. Assicuriamoci sin dal presente un posto tra gli eletti, tra i Santi. Conduciamoci da veri cristiani, e viviamo a Dio e con Dio nel tempo, se vogliamo un di risorgere a vivere eternamente con Dio. Così sia.

OMILIA XXVIII.

I TRE MORTI RISUSCITATI (1).

Amen dico vobis quia venit hora, et nunc est,
quando mortui audient vocem Filii Dei; et
qui audierint, vivent.
(Joan. v, 25).

1. TUTTO ciò che Dio operò esteriormente col primo uomo nell'ordine corporale e visibile fu, dice S. Tomaso, la figura di ciò che al medesimo tempo operava interiormente con esso nell'ordine invisibile e spirituale. Mentre infondeva Iddio nel corpo di Adamo un'anima intelligente, esso medesimo questo amorosissimo Dio s' infondeva, si univa alla di lui anima colla sua grazia e colla sua verità. Mentre ne inalzava la creta a vivere una vita corporea, a regnare sopra la terra, faceva con esso un prodigio ancora più grande: ne elevava l'anima ad una vita divina, e faceva di lui il candidato de' cieli. Sicchè quando la Scrittura dice che Adamo uscì anima vivente dalle mani del Dio creatore, Et factus est in animam viventem (Gen.), intende dirci che Adamo ricevette allo stesso tempo da Dio una doppia vita: la vita fisica, che consiste nell'unione dell'anima col corpo; e la vita spirituale e divina, che consiste nell'unione, ancora più nobile e più preziosa, dell' anima collo stesso Dio. Im perciocchè, dice S. Agostino, siccome l'anima è quella che informa ed avviva il corpo; così Dio, in un modo più mirabile, informa ed avviva l'anima : Sicut anima est vita corporis, sic vita animae Deus est; e siccome il corpo, separato dall'anima, diviene cadavere; così un cadavere spirituale divien l'anima essa pure, separata da Dio; e la perdita di Dio è una vera morte per l'anima, come la perdita dell' anima è la morte del corpo: Sicut exspiral corpus cum amittit animam; ita exspiral anima cum amittit Deum. Deus amissus, mors animae; anima amissa, mors corporis (Serm. 44 de verb. Dom.) E perciò, dice la Scrittura, un' anima che pecca è un'anima che veramente si muore: Anima quae peccaverit, ipsa morietur (Ezech. xviii).

(1) Il grande S. Agostino, non contento di avere separatamente e in più luoghi discorso dei tre morti da Gesù Cristo risuscitati, ha voluto trattare di tutti e tre insieme nel suo Sermone quarantesimoquarto sulle parole del Signore. Questo sermone ha fornito l'idea, ed ha in gran parte somministrata la materia della presente Omilia.

Scuola de' Miracoli

53

« PoprzedniaDalej »