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OMILIA XXII *

LA MOLTIPLICAZIONE DEI PANI (1)

S. Matteo, XIV; S. Marco, vi; S. Luca, Ix; S. Giovanni, vi.

Dei enim adjutores sumus. Sic nos existimet homo ut ministros Christi et dispensatores mysteriorum Dei. (I Cor. Iv).

1. Non è altrimenti un pensamento ascetico, una divota idea, una privata opinione; ma è una verità di fede che lo Spirito Santo ci ha rivelata per mezzo di S. Paolo, che il matrimonio, o l'unione indissolubile dell' uomo colla donna per la propagazione e il mantenimento del genere umano, è pe'cristiani un gran Sagramento, un gran mistero, perchè rappresenta il Sagramento ineffabile, il profondo mistero della indissolubile unione di Gesù Cristo colla Chiesa, per la propagazione ed il mantenimento del popolo cristiano: Sacramentum hoc magnum est; ego autem dico in Christo et in Ecclesia (Ephes.v).

Or, posta una tal dottrina, siccome poteva senza dubbio Iddio, secondo S. Tomaso, crear l'uomo in modo che potesse esso solo generare e riprodursi senza la donna, così poteva Gesù Cristo esso solo propagare e mantenere fra gli uomini la sua Religione per mezzo di rivelazioni immediate de'suoi misteri e della immediata azione della sua grazia. Ma avendo Iddio dichiarato, fin

Volendo continuare a seguir l'ordine degli evangelii della Quaresima, si dovrebbe qui collocare l'Omilia della Samaritana. Ma siccome la moltiplicazione de'pani è il ministero della Chiesa, e quest'argomento forma un tutto con quelli delle Omilie che immediatamente precedono; così questa Omilia si è voluto metter prima, sebbene recitata dopo quella della Samaritana, che verrà immediatamente appresso.

(1) Questo grande e grazioso miracolo fu operato da Gesù Cristo sopra un piccolo monte nel deserto che vi è tra Cafarnao e Betsaida, essendo prossima la Pasqua dell'anno xxxII di sua età. Lo riportano tutti e quattro gli Evangelisti; ma alla Messa della iv domenica di Quaresima si legge la narrazione che ne ha fatta S. Giovanni. Circa un anno dopo fece il Salvatore un altro simile miracolo, ma con circostanze diverse, e che è riferito solo da S. Matteo xv, 32, e da S. Marco vin, 1. Il luogo di questa seconda moltiplicazione portentosa de'pani fu il monte medesimo della Giudea®, in cui, circa due anni prima, avea tenuto il suo celebre discorso detto perciò del monte; e che anche al presentę si chiama il monte di Gesù Cristo, perchè il Salvatore spesso vi predicò e vi si raccolse a pregare.

dal principio della creazione, che non istava bene che l'uomo fosse solo, Non est bonum esse hominem solum (Gen. II), ed avendogli data la donna per minia stra e compagna della generazione carnale, Faciamus ei adjutorium (ibid.); fin d'allora rivelò in figura il gran piano, il gran disegno della sua providenza, che ha poi compiuto al principio della redenzione: secondo il quale, l'uomo perfetto, l'uomo per eccellenza, Gesù Cristo, non dovea nemmen esso rimaner solo; e perciò gli ha data la Chiesa per ministra e compagna della sua generazione spirituale. Cioè a dire che Dio fin dal principio del mondo annunziò in una maniera sensibile la necessità dell' ecclesiastico ministero per la nascita e l'accrescimento dei figliuoli di Gesù Cristo, per la propagazione e il mantenimento del cristianesimo.

Or questo mistero, di già compiuto, annunziava S. Paolo quando, ripetendo la stessa parola adoperata da Dio nel Genesi, diceva, di tutto il corpo dei pastori della Chiesa : « Come Eva fu la coadjutrice di Adamo, siam noi pure i coadjutori di Dio. Perciò non dobbiamo essere riguardati fra gli uomini che come i veri ministri di Gesù Cristo e i distributori dei divini misteri: Dei enim adjutores sumus... Sic nos existimet homo ut ministros Christi et dispensatores mysteriorum Dei ». Così parlava S. Paolo della necessità, dell'eccellenza, del pregio dell'ecclesiastico ministero. Se non che il Figlio di Dio, prima ancora di annunziare al mondo queste gravissime verità colle parole del suo Apostolo, ce le ha volute far vedere come in azione egli stesso nel miracolo della Moltiplicazione de' pani, che si legge nell'odierno Vangelo, e che prendo oggi a spiegare. Vi unirò però anche l'altro simile miracolo che il Salvatore altra volta operò; avendo tutti e due questi prodigi avuto uno scopo medesimo, e figurato lo stesso mistero. Deh che il domma di che oggi si tratta comprende tutta la religione, è la sorgente di tutte le nostre consolazioni, è l'appoggio di tutte le nostre speranze, è dunque tanto delizioso quanto è importante: affrettiamoci di vederlo.

PARTE PRIMA

2. Avea il Signore riempita tutta la Galilea della fama de' suoi prodigi; avea inspirato ai popoli una grande fiducia nell'efficacia del suo potere, nella tenerezza della sua bontà. Non poteva perciò mostrarsi in un luogo senza che que'popoli accorressero a lui in folla da tutte le parti, facendo tutti a gara a chi poteva accostarglisi più da vicino e toccarlo con man divota; perchè dalle stesse sue vestimenta, dice il Vangelo, discendeva una virtù divina che sanava tutti i corpi, e ricolmava di consolazione e di pace tutti i cuori: Et omnis turba quaerebat eum tangere, quia virtus de illo exibat el sanabat omnes. Non ci meravigliamo adunque che, appena ebbe oggi il Signore valicato il mare di Tiberiade, si vide tosto, come narra S. Giovanni, attorniato da una moltitudine immensa di popolo. Questa gente sapeva per prova i grandi miracoli che il Salvatore avea operato a pro di tanti infermi, ed era sempre certa di otte nerne de' nuovi: Abiit Jesus trans mare Galilaeae, quod est Tiberiadis. Et sequebatur eum multitudo magna; quia videbant signa quae faciebat super qui infirmabantur (Joan. 1, 2).

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Infatti aggiungono gli altri Evangelisti che il Signore accolse queste turbe divote con estrema bontà e che ne senti la più tenera compassione, perchè erano come pecorelle disperse, senza ajuto, senza guída, perchè senza pastore: Et excepit eos; et misertus est super eos, quia erant sicut oves non habentes pastorem (Luc. 11; Marc. 34). Quindi si diè da prima ad istruirle intor

no alla vera Religione ed alla eterna salute: Et coepit illos docere multa; et loquebatur illis de regno Dei (Luc. et Marc. ibid.); e poi fattosi presentare quanti infermi avean fra loro, tutti, senza eccezione, li guari, qualunque fesse la malattia da cui erano afflitti: Et curavit languidos eorum; et eos, qui cura indigebant, sanabat (Matth. 14; Luc. 11). Invano perciò si ritira il Signore sul prossimo monte: non si era ancora posto un istante a sedere in compa gnia de'discepoli che, alzando gli occhi, si vide un'altra volta intorniato da un gran popolo: Subiit ergo in montem Jesus; et ibi sedebat cum discipulis suis. Cum sublevasset oculos et vidisset quia multitudo maxima venit ad eum (Joan. 3, 4). Ed oh mansuetudine! oh bontà del cuore di Gesù! Non s'impazientisce egli, non mostra il più piccolo segno di rincrescimento e di noja della importunità di questa gente, che non lo lascia un solo istante in riposo. Tutto anzi al contrario: e colle parole, Gesù sollevò il suo sguardo amoroso e rimirò questo popolo, ha voluto significare l'Evangelista, dice il Beda, la divina pietà di Gesù, che mai non si stanca, che mai non vien meno, ma va essa stessa incontro a coloro che sinceramente lo cercano, per ricolmarli delle sue grazie celesti e delle sue misericordie: Quod sublevasse oculos, et venientem turbam vidisse perhibetur; divinae pietatis indicium est: quia cunctis ad se venire quaerentibus gratia misericordiae caelestis occurrit (Comm. in Joan.) E mirate infatti che pensa e che fa l'amoroso Gesù.

3. Era quella turba di circa cinquemila uomini, senza computarvi i fanciulli e le donne, che, come più curiose e più pie, superavano gli uomini di gran lunga: Numerus quasi quinque millia. Exceptis mulieribus et parvulis (Joan. 19; Matth. 21). Sicchè può valutarsi che vi erano attorno al Signore sul monte da dodicimila persone; e già il sole inclinava al suo occaso: Vespere autem facto; dies incoeperat inclinare (Matth. 13; Luc. 12). Gli apostoli adunque, fattisi avanti a Gesù Cristo: Signore, gli dicono, mirate che l'ora è avanzata, che il luogo in cui ci troviamo manca di tutto. Che cosa facciamo adunque, se ci prende qui la notte, con tanta gente che non ha che mangiare, nè è possibile che qui ne ritrovi? Licenziatela perciò, mentre che è ancora in tempo da trovare cibo ed alloggio nelle vicine castella: Accesserunt ad eum discipuli ejus et dixerunt illi: Desertus est locus hic, et hora praeteriit. Dimitte turbas, ut euntes in castella quae circa sunt divertant, et inveniant escas (Matth. 15; Marc. 25; Luc. 12). No, no, risponde il Salvatore con un amoroso sorriso. Non è altrimenti necessario che vadano via da qui per mangiare: Jesus autem dixit eis: Non habent necesse ire (Matth. 16). E che vorreste farvi, o Signore? ripiglian gli Apostoli. Qui siamo in luogo sprovvisto di tutto: non volendo rimandare in dietro il popolo, bisognerebbe che almeno noi andassimo a comprargli il pane; ed il denaro, per ciò necessario, dov'è? At illi dixerunt: Quia hic in loco deserto sumus. Nisi forte nos eamus et emamus in omnem hanc turbam escas (Luc. 12, 13). Allora, rivolto il Signore a Filippo: Hai inteso, gli dice, o Filippo; non ci è danaro. Come faremo adunque a comprar il pane per satollar tanta gente? Dixit ad Philippum: Unde ememus panes ut manducent hi? (Joan. 5).

Sapeva ben egli il Signore, soggiunge l'Evangelista, il miracolo che volea fare. Parla adunque a Filippo così per provarne la fede: Hoc autem dicebat tentans eum ; ipsa enim sciebat quid essel facturus (Joan. 6). Ma perchè mai il Signore, fra tutti gli Apostoli, dirige a Filippo il discorso? Perchè Filippo era il più curioso di tutti ed il più avido di sapere. E fu infatti Filippo che più tardi disse al Salvatore: Signore, mostrateci il Padre vostro celeste, e noi saremo contenti: Domine, ostende nobis Patrem, et sufficit nobis (Joan. XIV);

ed a cui il Signore rispose; Come mai ? è tanto tempo che state alla mia scuola, e non avete ancora imparato a conoscermi? Filippo, ti dico che chi vede me, vede ancora il Padre mio; perchè il mio Padre è in me, ed io sono nel Padre: Tanto tempore vobiscum sum, et non cognovistis me? Philippe, qui videt me, videt et Patrem meum. Quia Pater in me est, et ego in Patre. Ora, prima di fare a Filippo questa grande rivelazione colle sue parole, Gesù Cristo ve lo prepara, ve lo rende attento oggi con un fatto miracoloso, con cui proverà che egli è nel Padre, e il Padre in lui: cioè che è Figlio consustanziale di Dio e Dio onnipotente esso stesso. Egli è perciò che in questa circostanza a Filippo parla principalmente il Signore (Emiss.)

Filippo però quanto era avido di sapere, dice S. Cirillo, altrettanto era tardo ad intendere: Sciscitator erat ac discendi avidus, sed in percipiendis divinis rebus non multum acutior. Risponde perciò da uomo che non sospetta nemmeno quello che può e vuol fare il Figlio di Dio ; e, « In verità, dice, o Signore, veggo impossibile il caso. Non basterebbero nemmeno duecento denari (1) di pane per darne un pocolino a ciascuno : Respondit ei Philippus : Ducentorum denariorum panes non sufficiunt eis ut unusquisque modicum quid accipiat » (Joan. 8). Eppure, ripiglia il Signore, questa gente bisogna oggi che mangi; e voi, voi stessi dovete darle a mangiare: Vos date illis manducare (Matth. 16).

4. S. Andrea avea più degli altri una grande idea di Gesù Cristo, poichè era stato esso il primo a conoscerlo, a confessarlo Messia: Invenimus Messiam (Joan. 1). Da questo parlare sì risoluto di Gesù Cristo sospettando adunque un miracolo, e volendo sentire che cosa risponderebbe il Signore, si avanza a dire : « Vi è qui con noi un fanciullo che ha seco cinque pani di orzo e due pesci. Ma questa è pochissima cosa per tanta gente: Est puer unus hic qui habet quinque panes hordeaceos et duos pisces; sed haec quid sunt inter tantos? (Joan.9). E voi, riprende a dire Gesù Cristo agli Apostoli, vedete un po co che pane ci avete: Quot panes habetis, ite et videte (Marc. 38). Signore, nulla, rispondono essi, fuorchè i pani e il pesce che porta questo fanciullo, che abbiamo di già accaparrati; e questa per oggi è tutta la provisione che abbiamo: At illi, cum cognovissent, dixerunt: Non sunt nobis plus quam quinque panes (Marc.; Luc. 13). Bene, ripiglia il Signore, portate qui a me quei pani e quei pesci Afferte illos mihi (Matth. 18); ed intanto fate sedere sul prato erboso il popolo in camerate distinte: Facite homines discumbere per convivia quinquagena super foenum. Erat autem foenum multum in loco » (Joan. 10; Luc. 14): e così fu fatto. Come però tutti preser luogo sul fieno, distribuiti dagli Apostoli in famiglie, in brigate diverse di cinquanta o di cento: Et ita fecerunt; et discumbere fecerunt omnes, in partes per centenos et quinquagenos (Luc. 15; Marc. 40): Gesù Cristo, alzando gli occhi al cielo e rendendo grazie al divino suo Padre (2), prende il pane nelle sue mani, lo benedice, lo spez

(1) Il denario corrispondeva presso a poco al giulio o paolo romano, valeva dieci assi o bajocchi, e perciò si diceva denario. Il pane era allora in oriente ad un bajocco la libbra.Con duecento denari si potevano avere solo duemila libbre di pane, che diviso a dodicimila persone non ne sarebbe toccato più di due once a ciascuno. Il calcolo adunque di S. Filippo è esatto.

(2) Rende grazie al divin Padre della podestà, che, come uomo, gli è stata data di ope rare prodigi. Prega cogli occhi alzati verso del cielo per dimostrare alla moltitudine, dice il Crisostomo, che non era altrimenti contrario a Dio, come i Giudei più volte lo calunniarono; e che anzi da Dio era stato mandato, e tutto operava secondo il volere di Dio. Infine, potendo Gesù Cristo creare dal nulla il pane da saziare il popolo, invece prende i pani di già esistenti e si serve in questa, come in altre circostanze, delle creature per operare il miracolo, affine di far conoscere, dice pure il Crisostomo, che avea potere sopra le creature e che tutto era sogTM getto al suo impero: Ne creaturae ab ejus potentia alienae esse viderentur (Homil. 4 in Joan.)

za e comincia a passarlo agli Apostoli, perchè gli Apostoli lo distribuiscano al popolo : Accepit ergo Jesus panes ; et aspiciens in caelum, cum gratias egisset, benedixit, fregit et dedit discipulis panes, ut ponerent ante turbas (Joan. 11; Luc. 16; Matth. 19; Marc. 41).

Ed oh ammirabil portento! questo pane benedetto e infranto dal Signore si moltiplica nelle sue mani divine. Sempre egli ne porge agli Apostoli, e gli Apostoli ne danno sempre al popolo ; e le mani del Signore e degli Apostoli ne son sempre colme: Dedit; discipuli autem turbis (Matth. ibid.) Lo stesso fa ancora dei pesci : li prende in mano, li benedice, li divide, li moltiplica e dagli Apostoli li fa distribuire al popolo quanto ciascuno ne voleva: Similiter et duos pisces benedixit, divisit et distribuit omnibus quantum volebant (Joan. 11; Marc. 41). Sicchè tutta quella gran turba non solo mangiò del pane e del pesce prodigioso, ma ne rimase mirabilmente riconfortata e satolla: Et manducaverunt omnes et saturati sunt (Matth. 20). Allora riprese a dire il Signore ai discepoli: Via, raccogliete tutto ciò che è avanzato, perchè non vada a male Colligite quae superaverunt fragmenta ne pereant (Joan. 12). E gran cosa! soggiunge l'Evangelista, con questa raccolta riempiron gli Apostoli dodici cofani infino al colmo; eppure non erano stati che cinque i pani, e si era di già saziato un gran popolo: Collegerunt ergo et impleverunt duodecim cophinis fragmentorum ex quinque panibus hordeaceis quae super fuerunt his qui manducaverunt (ibid. 13).

5. Alla vista di sì gran prodigio, sì solenne, sì pubblico e sì manifesto, operato dal Salvatore, rimane attonita la moltitudine; e tra la meraviglia e il gaudio: Non vi è dubbio, esclaman tutti,questi è veramente il Profeta, o il Messia da noi aspettato che dovea venire nel mondo: Illi ergo homines cum vidissent quod Jesus fecerat signum,dicebant: Quia hic est vere Propheta qui venturus est in mundum (ibid. 14).

Per quanto però un tal miracolo sia stato grande e strepitoso, non ha però nulla di straordinario e di nuovo per noi cristiani che sappiamo che colui che lo ha operato era Figliuolo di Dio. E non è questo Dio stesso, dice S.Agostino, che ogni anno da un sol grano di frumento fa germogliare non sol molti grani, ma ancor molte spighe? i cinque pani adunque furono oggi nelle mani divine del Salvatore, come una semenza che egli in un istante moltiplicò in tanti altri pani. Fece egli adunque oggi in un istante lo stesso miracolo che fa ogni anno col tempo. Con questa differenza però, che il grano si moltiplica in ispighe coll' esser confidato alla terra; ed oggi il pane si è moltiplicato in seno al Figlio di Dio incarnato. Or la terra avrà forse maggior virtù ed efficacia di colui che ha creata la terra? Unde multiplicat de paucis granis segetes, inde in manibus suis multiplicavit panes. Panes illi quasi semina erant: non quidem terrae mandala, sed ab eo qui fecit terram multiplicata (Tract. 24 in Joan.)

6. Ma questo stesso miracolo, quando il Signore lo rinnovò un anno dopo (Marc. vIII; Matth. xv), fu accompagnato da circostanze ancora più tenere e per noi più importanti. La moltitudine questa volta ascese a quattromila uomini, senza pure comprendervi le donne e i fanciulli: Erant quasi quatuor millia hominum, extra parvulos et mulieres (Marc. 9; Matth. 38); e queste turbe divote, abbandonate le loro case, i loro lavori e le loro industrie, a cielo aperto, a stomaco digiuno, se ne stavano da tre giorni e tre notti ad ascoltare la predicazione di Gesù; felici solo di trovarsi con lui. Ma oh gara tenerissima di amore e di religione tra Gesù Cristo e il popolo ! Il popolo dimentica sè stesso per seguir da tre giorni Gesù; e Gesù si ricorda del popolo: poi

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