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no che covaccioli di flere, o di uomini delle stesse flere pfù indomabili, più sfrenati e più feroci. L'idolatria e tutti i vizii avean fatto discendere quegli esseri umani all'ultimo grado della brutalità e della barbarie. Ora queste orde selvatiche, col divenir cristiane, si sono cambiate, non saprei dire, se in uomini celesti, o in angeli terreni. Degli antichi costumi non rimane presso di loro più traccia. Sono essi scomparsi ed han ceduto il luogo all' amore della fatica, alla pudicizia, alla temperanza, al riserbo, alla carità, allo spirito di pace, alla delicatezza di coscienza, al fervore degno delle prime età del cristianesimo. La fede la più viva, la purezza la più severa, la semplicità la più schietta, l'umiltà più profonda, la più ardente e generosa carità vi ha stabilito il regno di Gesù Cristo. Al contrario che cosa è divenuta fra noi la legge cristiana? Ciò che presso de' Giudei era divenuta al tempo di Gesù Cristo la legge mosaica. Il materialismo più abietto, l'indifferenza pratica per le cose di Dio, la sollecitudine di acquistare i beni temporali, l'oblio degli eterni, le follie del lusso, la smania delle cariche, il furore de' godimenti sensibili, non ha lasciato, in moltissimi, veruna traccia di cristianesimo. Per alcuni la religione è un traffico; il culto di Dio è un mestiero; la Messa, il digiuno, sono sterili usanze. Quanti son pochi coloro in cui si trova il vero spirito di fede, di divozione, di carità! Deh! che una religione tutta materiale, tutta di apparenza, tutta di comparsa, tutta corporea, separata dal vero spirito interiore della fede, della preghiera, della divozione e della carità, non è già il cristianesimo quale Gesù Cristo lo ha stabilito, ed i nostri Padri lo hanno praticato.

Quindi che accade? Mentre che dalle barbare regioni, dal seno di nazioni già selvagge e brutali, una gran moltitudine di anime, pochi anni addietro straniere al regno di Dio, dopo di avere praticato in terra il cristianesimo in tutta la sua perfezione, spiccano ogni giorno il volo verso del cielo e vanno ad assidersi alla cena eterna, in compagnia dell' augustissima Trinità, Recumbunt cum Abraham, Isaac et Jacob in regno caelorum, moltissimi fra noi, veri e legittimi figli, antichi eredi del regno di Dio, perduti nel lusso, divorati dall'ambizione, avidi delle delizie, simili agli antichi farisei, discesi all' ultimo grado della corruzione e dell'indifferenza; dopo di avere brillato alcuni giorni sulla terra di un non meritato splendore, discendono nelle tenebre esteriori, nel pianto eterno, nella disperazione immortale, nell'inferno: Filii autem regni ejiciuntur foras; ibi erit fletus et stridor dentium.

22. Oh cambio funesto! oh tremenda vicenda ! Non disperiamo però. Gesù Cristo vuole usarci misericordia, mentre ci fa risuonare all'orecchio le minacce della sua giustizia. Questo intimo tremendo di cacciare i figliuoli dal regno e di ammellervi gli stranieri lo ripete egli di continuo a noi cristiani nel suo Vangelo, per la stessa ragione onde già lo fece ai Giudei; cioè: Non già, dice il Crisostomo, perchè veramente vuol cacciarci dal cielo, ma perchè impauriti dalle sue minacce, ci convertiamo a lui e cessiamo di meritare di esserne cacciati : Non ut ejiciat minabatur, sed ut, ejectionis timore ad ipsum conversi, non ejicerentur. E poi il vero centurione, S. Pietro, la cui fede umile e fervente è sempre la stessa nel cuore de' suoi successori, Pietro prega per noi suoi seguaci e discepoli, perchè tante anime oppresse dalla paralisi de' vizii risorgano all'antico fervore della vita spirituale. Uniamo alle sue preghiere anche le nostre sicuri che, se crediamo bene, se confessiamo con umiltà il nostro torto, la nostra indegnità, la nostra bassezza, noi altresì raccoglieremo il frutto della nostra fede e della nostra umiltà. A noi pure sarà detto: Sicut credidisti, fiat tibi; noi pure saremo guariti da' nostri vizii e dalle nostre passioni; e di noi pure dirassi: Et sanatus est puer in illa hora. Così sia.

OMILIA III.

IL BATTESIMO DI GESÙ CRISTO (1).

S. Matteo n; S. Marco 1; S. Luca III.

Vox Domini super aquas; Deus majestatis intonuit; Dominus super aquas multas; vox Domini in virtute, vox Domini in magnificentia. (Psal. xxvI.)

1. QUESTE Sublimi poetiche espressioni, onde il reale Profeta vaticinò già le meraviglie e i prodigi che la voce del Signore avrebbe operato sulle acque al tempo della Redenzioné, non si sono letteralmente compiute, dice S. Pier Crisologo, che nel mistero del battesimo che Gesù Cristo ricevette nel Giordano per le mani del suo Precursore. Poichè fu allora che il Signore colla sua presenza diede alle acque una virtù divina, ed istituì il primo de' Sacramenti (2). Fu allora che l' Eterno Padre diede il magnifico spettacolo del cielo spalancato e sfolgorante di luce, e dello Spirito Santo che, in forma di coJomba, venne a posarsi sul capo adorabile di Gesù Cristo. Fu allora in fine che quest' umile figliuolo dell' uomo fu dallo stesso divin Padre, in tuono di maestà e di grandezza, proclamato Figliuolo vero di Dio, e Salvatore del mondo con queste parole: Questo è il mio diletto Figliuolo, oggetto delle mie eterne delizie e delle mie più tenere compiacenze: Hodie, sicut ait propheta, Vox Domini super aquas. Quae vox? Hic est Filius meus dilectus, in quo mihi bene complacui (Serm. 159).

Questa è dunque la voce di cui ha parlato Davidde: voce pronunciata sulle acque non già di un sol fiume, ma di tutto il mondo; voce di virtù, di

(1) Questo grande mistero si è effettuato l'anno decimoquinto dell' impero di Tiberio Augusto; avendo Gesù Cristo, di soli tredici giorni, compiuto l'anno trentesimo deila sua età in quanto uomo ; a' sei di gennajo, in giorno di venerdì, nello stesso giorno in cui, trent'anni prima, era stato adorato da' Santi re Magi, secondo l' antica ed universale tradizione della Chiesa. Il luogo poi fu in quella parte del fiume Giordano che traversa la Giudea, tra Sartana e Gerico; dove tanti anni prima gl' Israeliti, sotto la guida di un altro Gesù, ossia Giosuè, passarono questo medesimo fiume a piedi asciutti, e si avanzarono alla conquista della Terra Promessa:

(2) Vedi la nota seguente.

magnificenza, di gloria, che, dopo di aver tuonato maestosamente sulle rive del Giordano, rimbomberà nell' universo sino alla fine de' secoli: Vox Domini super aquas; Dominus super aquas multas. Vox Domini in virtute, vox Domini in magnificentia, Deus majestatis intonuit.

O grande, ineffabile, ed allo stesso tempo, tenero e giocondo mistero! dice S. Ambrogio. Nello stesso giorno in cui la madre terrena, stringendosi amorosamente al seno Gesù pargoletto, lo predicò vero uomo, l'Eterno Padre, trent'anni dopo, gli rendette una pia testimonianza dal cielo, dichiarandolo altresì vero Dio: Uno eodemque die quo mater partui molli blanditur gremio ; Pater Filio, pio famulatur testimonio. Nel medesimo giorno in cui Maria l'offrì all' adorazione de' Magi, l'Eterno Padre lo presentò all' adorazione e al culto dell' universo: Mater Magis adorandum ingerit, Pater gentibus colendum manifestat (Serm. 1).

Eleviamo dunque oggi, M. C. F., le nostre menti ei nostri cuori alla considerazione di questo gran mistero di nostra fede. Vediamo i grandi miracoli che vi operano nell'ordine della natura ed in quello della grazia. Vediamo il personaggio che Gesù Cristo vi sostiene, la gloria con cui vi si manifesta, le verità che in esso ci rivela, il Sacramento che v'istituisce, le figure che vi compie, gli ammaestramenti che in esso ci presenta. Finalmente vediamo in particolare, in questo mistero del battesimo del Salvatore, l'origine, l' istituzione (1), lo spirito del nostro Battesimo: affinchè impari amo a rispettare in

(1) Questa è l'opinione la più fondata e la più comunemente seguita. 1. La Chiesa, nel giorno del battesimo di Gesù Cristo, dice: Oggi Gesù Cristo ha lavato nel Giordano i nostri delitti: Hodie in Jordane lavit Christus nostra crimina. Ora come mai ha lavato i peccati nostri, se non coll' avere in questo giorno istituito il Battesimo che cancella ogni peccato? 2. Quasi tutti i Padri, in particolare S. Gregorio Nazianzeno, S. Gian Crisostomo, S. Ambrogio, S. Girolamo, S. Agostino, S. Massimo, S. Pier Crisologo, Beda, citati nel corso della presente omilia, sono di questo sentimento. 3. In S Giovanni, che sarà citato a suo luogo, si dice che Gesù Cristo, allo stesso tempo che incominciò a predicare, incominciò a battezzare ; e che gli Apostoli fecero lo stesso. Dunque, argomenta l'A-Lapide, il Battesimo, fin da quando il Signore cominciò a predicare, era stato di già istituito, e durante la predicazione fu solo spiegato, pubblicato e conferito: Hanc institutionem facto a se factam Christus Verbo explicavit et promulgavit, cum coepit praedicare et baptizare. Ora quando e dove meglio può credersi che abbia avuto luogo questa grande istituzione, se non nel Giordano, quando lo stesso Gesù Cristo vi fu battezzato: At qui non apparet ubi commodius Baptismus fuerit institutus ? 4. Il detto di Gesù Cristo a Nicodemo: «Se uno non rinasce dallo Spirito Santo e dall'acqua, ed agli Apostoli: a Battezzate in nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo tutti coloro che credono »; indica chiaramente che il Battesimo era una cosa già nota, un Sagramento già istituito. L'istituzione adunque del Battesimo fu fatta nel Giordano; il precetto obbligatorio però fu intimato dopo la Pentecoste, quando fu pubblicata la nuova legge evangelica, ed abolita l'antica; ed il primo a pubblicare questo precetto del primo de' Sagramenti di Gesù Cristo fu il primo o il capo degli Apostoli S. Pietro, nello stesso giorno di Pentecoste (Act. u).

Tutta questa è dottrina de' più illustri scolastici con S. Tomaso alla loro testa, di cui ecco la bella e solita argomentazione: I Sacramenti non sono stati istituiti che per conferire la grazia. Perciò uel tempo appunto in cui un sacramento ha avuto la virtù di produrre un tale effetto, allora deve credersi che sia stato istituito. Ora il Battesimo ha ricevuto una tal virtù appunto quando Gesù Cristo fu battezzato. Dunque allora, in quanto sacramento, deve dirsi istituito. La necessità però di riceverlo fu intimata dopo la passione e la risurrezione del Signore ; e ciò per due ragioni: 1. Perchè i Sacramenti dell'antica legge, solo figurativi, ai quali è succeduto il Battesimo e gli altri Sacramenti della nuova legge, non terminarono che alla passione di Gesù Cristo. 2. Perchè pel Battesimo l' uomo ricopia in sè stesso la passione e la morte di Gesù Cristo. Perciò dovette Gesù Cristo patire e risorgere prima che s' intimasse agli uomini la necessità di ricopiare in sè stessi la sua morte e la sua risurrezione: Sacramenta ex sui institutio◄ ne habent quod conferant gratiam, unde tunc videtur aliquod sacramentum institui, cum accipit virtutem producendi suum effectum. Hanc autem virtutem accepit Baptismus quando Christus baptizatus est. Unde tunc vere Baptismus institutus fuit quantum ad ipsum sacramentum. Sed necessitas utendi hoc sacramento indicta fuit hominibus post passionem et resurrectionem: Tum quia in passione Christi terminata sunt figuralia sacramenta, quibus successit Baptismus et alia sacramenta novue legis; Tum etiam quia per Baptismum confi

Scuola de' Miracoli

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noi stessi questo gran Sacramento, il primo, cioè, dei divini beneficii, il più solenne dei nostri impegni ; e corrispondiamo ai prodigi della divina bontà coi trasporti del più tenero amore.

PARTE PRIMA

2. Il battesimo o lavanda che, sulle rive del Giordano, amministrava ai popoli il Battista non era altrimenti un sacramento, ma era, secondo l'opi nione de' Padri e degl' interpreti, un segno, una confessione pubblica che facevano quelli che lo ricevevano di essere peccatori; e perciò è detto che vi confessavano i lor peccati: Confitentes peccata sua (Marc. 5): era una protesta di volersi emendare; era una promessa di far penitenza; era una preghiera solenne a Dio, affinchè colla sua misericordia mondasse l'anima loro dal peccato, come l'acqua del Giordano purificava esteriormente il lor corpo: era in fine il segno esteriore della contrizione del loro cuore ; la quale, se era perfetta, cancellava ogni colpa : Baptismus Joannis non erat sacramentum ; sed signum el protestatio poenitentiae et ad eam excitatio, per quam protestabantur, se optare animam suam ablui a peccatis, sicut corpus abluebant aqua. Erat confessio et index compunctionis internae: quae, si perfecta erat, peccata delebat (A-Lap. in 3 Matth.)

Or, se così è, a che mai Gesù Cristo viene alle sponde del Giordano per esservi esso pure da Giovanni battezzato: Venit Jesus ad Joannem, ut baptizaretur ab eo? (Matth. 13). Che bisogno, chiede S. Ambrogio, ha di sottoporsi a questa cerimonia de' peccatori colui che non ha neppur l'ombra del peccato: Qui sanctus est quare voluit baptizari? (Ambr. Serm. 1). Deh ritiratevi, o Signore, chè non istà bene confuso co'servi il padrone, la santità col peccato, con una razza di vipere il parto dell'immacolata Maria; l'innocente e puro Figlio di Dio cogl' immondi e colpevoli figliuoli degli uomini. No no, non è per voi questa lavanda, che, non aggiungendovi nulla agli occhi del cielo, troppo vi degraderebbe agli occhi della terra!

Ma che dici tu mai ? m'interrompe lo stesso S. Ambrogio: ascolta, ascolta, o cristiano, il gran mistero. Gesù Cristo si presenta al battesimo non per essere santificato dalle acque, ma per santificare e per purificare colia sua lavanda il fluido da cui viene bagnato: Audi ergo: ideo baptizatur Christus, non ul sanctificetur ab aquis, sed ut ipse sanctificet aquas, et purificatione sui purificet fluenta illa quae tangit (ibid.) Imperciocchè, santo, puro, innocente, anzi la stessa innocenza, la stessa santità, la stessa purezza, non solo come Figlio di Dio, ma ancora come Figlio dell' uomo, avendo presa dell' uom la natura senza la colpa; questa lavanda di potenza non la fa egli per sè stesso, che non

guratur homo passioni et resurrectioni Christi : et ideo oportuit prius Christum pati et resurgere quam hominibus indicaretur necessitas se configurandi morti et resurrectioni ejus (3 p. q. 7, art. 2). Da ciò non siegue altrimenti però che il Battesimo di già istituito ed amministrato, come si è detto, dagli Apostoli anche prima della passione di Gesù Cristo, non fosse stato che una sterile cerimonia. No, siegue a dire l'Angelico, era esso un vero Battesimo che, per anticipazione prendeva la sua efficacia dalla futura passione di Gesù Cristo, in quanto ne era la figura ben diversa dai sagramenti della legge antica. Imperciocchè questi erano semplici figure e nulla più. Il Battesimo però istituito da Gesù Cristo riceveva la virtù di giustificare dallo stesso suo autore divino, per la cui virtù divina la stessa sua passione divenne sorgente di salute: Ante etiam passionem Christi Baptismus habebat efficaciam a Christi passione, in quantum eam praefigurabat aliter tamen quam sacramenta veteris legis. Nam illa erant figurae tantum; Baptismus autem ab ipso Christo virtutem habebat justificandi, per cujus virtutem ipsa ejus passio salutifera fuit (ibid.)

ne avea alcun bisogno; ma la fa per noi, per mondare nella sua la carne nostra che avea presa dalla nostra condizione: Quare descendit in aquas? nisi ul caro ista mundetur, quam de nostra conditione suscepit? Neque enim ablutio peccatorum Christo eral necessaria, sed nobis (ibid.) E S. Agostino ha detto pure Intendi, o cristiano, che il Figlio di Dio per te è battezzato, come è morto per te Quem vides pro te mortuum, intellige pro te baptizatum (Serm. 29 de Temp.)

Restate adunque, o Signore, confuso tra la turba dei peccatori e come se fosse uno di loro ed il peggiore tra loro. Ricevete pure questo battesimo di penitenza per le mani del vostro precursore. Questa cerimonia quanto è umiliante per voi, tanto è per noi preziosa. Se non consentite a lavare colle acque il vostro purissimo corpo, le nostre anime immonde non possono essere purificate dalla grazia.

3. Per intendere però anche meglio un tal mistero, e conoscer meglio il personaggio che Gesù Cristo vi rappresenta, ricordiamo che, secondo la dottrina di S. Paolo, questo Figlio di Dio, nel farsi uomo, ha preso sopra di sè tutto l'uomo vecchio, a cui apparteniam tutti noi; tutta l'umanità, che perciò tutta è stata in Gesù Cristo confitta in croce: Nos scimus quia vetus homo noster crucifixus est. Nulla adunque di più giusto, conchiude da ciò il dottore S. Massimo, di quello che il Salvatore, poichè avea preso tutto l'uomo e si era posto nel suo luogo, entrasse in tutte le condizioni, passasse per tutti gli stati, sostenesse tutte le miserie, subisse tutte le umiliazioni dell' umanità: Hoc justissimum ; quia, sicut totum suscepit hominem, per omnia hominis transiret sacramenta (De bapt. Christi).

Ora l'umanità era peccatrice, e non poteva presentarsi a Dio che in qualità di penitente e di rea. Perciò Gesù Cristo, che questa umanità peccatrice avea presa sopra di sè, avendo rivestita una carne, nell'esterna condizione, simile alla carne del peccato, In similitudinem carnis peccati (Rom. vii), dovette egli pure presentarsi al Padre in qualità di reo, di penitente. E questo appunto fa egli oggi, sottomettendosi colla più grande umiltà al battesimo della penitenza. Cioè a dire, che, per questo battesimo, il Figliuolo di Dio, la santità per essenza, si riconosce pubblicamente, si confessa e si accusa, in certo modo, come peccatore, come l'uomo del peccato: Pro nobis peccatum fecil (II Cor. v). Ed al medesimo tempo contrae l'impegno solenne di far penitenza del peccato, di soddisfarlo, di espiarlo colla passione e colla morte di croce. Consentendo adunque che il Battista gli metta sul corpo le sue mani pure e divote, per lavarglielo coll' acqua, consente fin da ora che i Giudei e i soldati mettano sullo stesso corpo divino le loro mani sacrileghe e crudeli per trafiggerglielo e straziarglielo colla lancia, coi chiodi, co' flagelli e colle spine. Consentendo che l'acqua del Giordano ne lavi le carni immacolate, consente fin da ora che queste carni medesime vengano un giorno lavate dal suo medesimo sangue. E col battesimo di acqua che oggi riceve s'impegna a ricevere altresi quel battesimo di sangue in cui doveano essere cancellati tutti i nostri peccati, e di cui ha detto egli stesso: « Un altro battesimo mi attende; ed oh quanta pena io soffro perchè non giunge ancora il momento in cui debbo sostenerlo: Baptismo habeo baptizari, el quomodo coarctor usque dum perficiatur!» (Luc. XII). Anzi fin da questo momento, dice l'A-Lapide, nell'amarezza del suo santissimo cuore, con una contrizione infinita, con un dolore perfetto, si duole di questi peccati nostri, li detesta, li abomina, ne piange; chiede di esserne lavato e mondo, come se ne fosse egli davvero personalmente colpevole, mentre che la sua sola carità infinita glieli avea fatto prendere

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