Obrazy na stronie
PDF
ePub

chi gabinetti, si congregarono e risolvettero di tutto porre in opera per istornare dall'istituto il fatale disastro. Furono pertanto a trovar Cervoni dicendo: sapere che egli, ancor giovanetto, fu scolare nel Collegio romano; credere, tuttavia sel ricordasse con piacere; però pregare, che quel luogo sacro alle scienze ed alle lettere, per lui campasse dalla distruzione. Al suono di queste lusinghevoli parole piegavasi l'animo soldatesco di Cervoni. Prometteva; recherebbesi al generalissimo, lo supplicherebbe a pro dell' Università gregoriana; esser certo che piglierebbela in protezione. Conformi alle parole seguirono i fatti. Imperocchè, il giorno dipoi, Cervoni fu al Collegio annunziando in nome di Berthier: niun francese entrerebbe in quel venerando ricetto; se alcuno ardisse penetrarvi e rapir di là un foglio, o torcere un capello ai maestri, sì il ributtassero, e bisognando il facessero manomettere: sarebbe ben fatto. A questo modo quel famoso santuario della sapienza rimase intatto mercè dello zelo de' buoni professori, e della gratitudine d'un soldato di Francia, il quale in questa occasione volle forse mostrare al mondo che non dimenticava d'esser nato italiano. » E dopo un mezzo secolo dovevano ricomparire altri repubblicani di Francia a snidare da Roma i ladroni italiani! Provvidenza Divina, quanto se' mirabile nelle tue vie!

Non iscoraggiossi il Ricchebach, nè rimise delle sue sollecitudini per gli studj, a' quali in generale tanto avversi correvano i tempi. Quindi si abilitò per modo che nel 1798, favorito dalle testimonianze del cel. prof. Calandrelli, ebbe uno dei due posti d'allievo per l'istruzione astronomica, ed un altro di accademico per la classe di fisico-matematica nel medesimo Collegio romano. Nel 1800 fu avanzato di grado in ambo le carriere, per giusti riguardi del dotto Cardinale Della Somaglia, chiamato da Pio VII alla presidenza degli studj.

<< Mentre il giovane D. Giacomo Ricchebach andava raccogliendo il frutto degli assidui suoi studj, e si prometteva un avvenire più bello e glorioso, l'Europa erasi di nuovo da un capo all'altro sconvolta. Napoleone Bonaparte, fattosi imperatore de' Francesi e re d'Italia, avea dato occasione a fe

rocissime guerre, da cui seppe uscir sempre vittorioso. Inorgoglito per la prospera fortuna, richiedeva Pio VII, che si spogliasse del dominio temporale de' suoi stati; e perchèil Papa risolutamente negava di poterlo contentare, l'imperatore Napoleone, che pur da lui era stato coronato in Parigi, con manifesta ingratitudine facevalo strappare violentemente dal seggio pontificale e il mandava in durissimo esilio. Roma allora fu mutata in provincia dell' impero francese, e soggettata alle medesime leggi di quello; per la qual cosa anche il pubblico ammaestramento venne ad essere governato in quella stessa guisa che in Francia. Giunto l'anno 1813, chi reggeva in Roma le faccende degli studj, volendo gratificare le lunghe e profittevoli fatiche dell' abbate D. Giuseppe Calandrelli, direttore della specola, lo alleggeriva dal peso d'insegnare le matematiche pure nell' Università gregoriana, conservandogli però le paghe e le onorificenze. Quindi alla cattedra vacante venne preposto il Ricchebach col titolo di sostituto, assegnandogli 10 scudi ogni mese di provvigione. Da qui ebbe cominciamento per D. Giacomo l'esercizio di ammaestrare pubblicamente la gioventù nelle scienze, lo che in seguito sempre fece con sommo zelo, e con applauso universale. »

Riordinato nel 1814 il pontificio governo, non solo fu conservato il Ricchebach nel suo insegnamento, ma tre anni appresso fu nominato professore esercente, col diritto dell' intera provvigione assegnata alla cattedra. Da questa egli passò, nel 1824, con maggiore emolumento, al posto di matematico nell' uffizio del censo, al quale fu chiamato dall'avvedutezza del Cardinale Guerrieri, anche per rimunerarlo de' servigi disinteressati da lui renduti al censimento, massime colla formazione della carta topografica de' contorni di Roma, lavoro oltremodo faticoso, e da lui condotto a fine con isquisita esat

tezza.

Scorso un anno, e resasi vacante la cattedra di algebra e geometria nell'Archiginnasio romano della Sapienza, Leone XII la concedette al Ricchebach, derogando per lui alla legge che prescriveva il concorso. La tenne per otto anni, cioè fin che durò quella scuola nell' Archiginnasio. Negli anni succes

sivi non diede più che private lezioni di scienze; ed anche figli di Principi si contarono fra' suoi discepoli. Non gli mancarono belle testimonianze di stima dai dotti d'Europa; e celebri Accademie scientifiche si onorarono del suo nome. Stava rivedendo i suoi scritti già dati in luce, e conducendone a termine altri inediti, quando nel 1838 fu colpito da una semiparalisi, che lasciatolo per tre anni in uno stato lagrimevole, aggravossi in fine e lo ridusse agli estremi; tanto che, ricevuti i conforti nell' augusta Religion nostra, rendeva l'anima a Dio, nel giorno 2 di agosto 1841, compiti di poco gli anni 65.

<<< Il Canonico D. Giacomo Ricchebach fu di mezzana statura, piuttosto compresso e ben fatto della persona. Ebbe carni bianchissime, grandi occhi cilestri pieni di dolcezza, fronte alta e spaziosa, capelli radi e innanzi tempo canuti. I suoi modi furono semplici e ingenui, conforme era il cuore; nè dalle sue operazioni trapelò mai nulla di artifizioso e studiato. Egli fu parlatore facile e per natura facondo: spiegava i più alti ed astrusi concetti con sì mirabil chiarezza, da farteli penetrare alla prima nella memoria limpidi e ordinati, siccome si creavano entro la sua bella e lucida mente. Amò il prossimo, gli amici, i parenti d'un amore vivo operoso. Co' discepoli era così piacevole ed umano, che ogni giorno, terminata l'ora della consueta lezione, si tratteneva a lungo nelle logge dell' Archiginnasio, e appoggiatosi contro una parete toglieva a ripetere una e più volte le dimostrazioni di algebra o di geometria poco prima eseguite in iscuola, e ciò a benefizio di que' giovani che a puntino non le avessero intese. Non conobbe cosa fossero superbia ed invidia; la pazienza e la tolleranza gli furono in tutta la vita compagne, cosicchè de' torti e delle offese ricevute non fu mai udito richiamarsi a persona. In una parola, si potrebbe affermare, ch'egli seppe farsi esempio d'ogni virtù civile e religiosa; imperocchè, come maestro giovò la gioventù studiosa, mettendola sul sentiero delle scienze; come cittadino accrebbe onore alla patria co' sapienti suoi scritti; come Cristiano soccorse ai fratelli co' fatti meglio che colle parole; come Sacerdote

edificò incessantemente i fedeli colla specchiata vita, cogl’illibati costumi, col pieno adempimento del suo ministero. »

Sono di lui alle stampe non pochi nè lievi lavori negli Opuscoli astronomici che uscivano in luce per cura degli astronomi della Università gregoriana. Ebbe grandissima parte nella composizione delle tavole delle paralassi, di altezza, di longitudine, e di latitudine, le quali molti vorrebbero vedere un poco più conosciute ed approvate che comunemente non sono. Ma ben riscossero l'ammirazione e gli encomj anche degli astronomi forestieri le sue osservazioni per determinare la latitudine della specola del Collegio romano. Di sommo pregio, se non di gran mole, è la triangolazione de' principali luoghi di Roma e de' suoi contorni. Ma più di tutto gli procurarono celebrità presso gli scienziati le sue lunghe osservazioni ed il pubblicatone risultamento in ordine alla correzione da fare agli elementi ellittici dell'orbita solare, determinati dal sig. Delambre. Rimane inedita un'altra sua opera, intitolata: Esame imparziale della triangolazione boscovichiana in quelle parti nelle quali può assoggettarvisi; ove dicono aver l'autore superato per avventura sè stesso.

Il sig. Carlo Ricchebach, fratello del defunto, gli ha fatto, innalzare un nobile cenotafio nella chiesa del suo canonicato. Il disegno di questo monumento e un bel ritratto di D. Giacomo accompagnano la nitida biografia.

N. B. Incalzati dalle materie, e stretti dai termini consueti, ci è forza rimettere al seguente volume la Cronica religiosa ed altri articoli predisposti già per la stampa.

INDICE

DEL TO MO NO NO

Libertà di stampa e d'insegnamento, Articoli di Mon

signor Parisis.

[ocr errors]

facc. 5, 25

[ocr errors]
[ocr errors]

"40

La sovranità del popolo esaminata nel tribunale della
Ragione e della Fede (D. S. G. V. S)
Orazione funebre pel Prof. D. Severino Fabriani (D.
Cesare Galvani)
Lettera xvii del Prof. D. Severino Fabriani sopra la
Grammatica italiana.

[ocr errors]
[ocr errors]

(203

(( 221

Avviso di Monsig. Giuseppe Mancini, Arcivescovo di Sie

na.

Pastorali degli Arcivescovi e Vescovi dell' Austria, congregati in Vienna.

[ocr errors]
[ocr errors][merged small]

<< 277, 295

[ocr errors]

"245

[ocr errors][merged small]

Biografia - D. Severino Fabriani (B. Veratti).
- P. Giovanni da Capistrano
Numismatica Biblica, o sia dichiarazione delle Monete
antiche memorate nelle Sacre Scritture (D. Cel. Cave-
doni).
Per la Festa di S. Francesco Saverio, celebrata in Mo-
dena dagli Aggregati alla Propagazion della Fede,
Orazione del Canonico D. Cesare Galvani
Enciclica del Sommo Pontefice agli Arcivescovi e Vescovi

[ocr errors][ocr errors][merged small][merged small][ocr errors][ocr errors][ocr errors][merged small][merged small][merged small][merged small]

Bibliografia -Osservazioni di Pietro Fanfani sopra il nuovo Vocabolario della Crusca (Fort. Cavazzoni Pederzini ) . .

[ocr errors]
« PoprzedniaDalej »