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guida idea dell' opere del nostro Santo! Mi consola ciò nonostante il pensiero che, per quanto altri ve le avesse meglio di me colorite, avrebbe pur dovuto o tralasciarne la maggior parte, o indicarvele appena a corsa, tante son esse e sì prodigiose, che il semplice narrarle affatica le forze di un uomo, più che il Saverio non s'affaticasse a produrle. A noi conviene dir basta alle parole, mentr' egli ai fatti non dicea basta giammai. E invero, come se nulla avesse agito fin qui, egli è impaziente di trarre a fine il gran disegno che da più anni gli agita il cuore, la conversione cioè del più vasto impero del mondo, la Cina. Eccolo in mare a quella volta: eccolo alla cima de' suoi desiderj, perchè dalle sabbie di Sanciano se la vede d'innanzi... Tu la vedrai dal Paradiso, o Francesco, dove gli Apostoli ti han chiamato ad unirti con loro, e di là ne aprirai le porte a una serie gloriosa di evangelizzatori e di martiri. - Così l'Indie perdevano il Saverio, se perder può dirsi l'acquistarselo protettore nel Cielo, se perduto può chiamarsi chi continua a beneficarla e nei successori del suo zelo colà introdotti da lui, e nelle grazie sovrumane che ad intercession sua si moltiplicano, e nella emulazione dal suo esempio svegliata nelle levitiche schiere, e in questa stessa meravigliosa nostra Opera della Propagazione della Fede che lo ha a principal Patrono e Proteggitore.

E poichè la odierna festività ha doppio religiosissimo scopo, com' io vi dicea dal principio, egli mi pare non esser mestieri di prove per convincervi che il miglior modo col quale ogni divoto del

T. IX.

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Santo può mostrargli il suo affetto e accertarsi l' efficacia di suo patrocinio, quello sia appunto di soccorrere quanto meglio da ciascuno si possa un' impresa si eccelsa quale è quella che ci riunisce in questo Tempio, l'impresa di contribuire a propagare la vera, l'unica, la santissima nostra Fede Cattolica Apostolica Romana fra gli Infedeli e gli Eretici. Oh miei buoni Modenesi, voi popolo veramente Cristiano, fra cui l'errore non ha mai potuto radicarsi, per quanto in più tempi, ed anche a quei del Saverio, la congiurata rabbia di Satanasso abbia cercato di seminarvi condannate dottrine; o voi, buoni Modenesi, che anche oggidì rendete vane l'insidie coperte colle quali alcuni missionarj d'inferno tenterebbero togliervi questo preziosissimo tesoro della Fede staccandovi dal Vicario di Gesù Cristo; deh non vi basti il conservarvi figli devoti della Cattolica Chiesa, ma raddoppiate lo zelo, di cui deste già tante prove, per accrescere il numero de' vostri fratelli! La modica vostra elemosina, la breve vostra preghiera passa i mari, giunge ai più remoti confini della terra, e rinfranca i sudori di que' che raccolsero l'eredità del nostro Santo, e fa brillare di un secondo sorriso gli ultimi istanti de' martiri novelli. Quando, scorrendo gli Annali della Propagazion della Fede, voi troverete una nuova tribù, una nuova provincia, un' isola nuova che impari a conoscer Dio, e la socievole civiltà virtuosa; voi potrete allor dire: anch'io ho giovato a quell' anime, e così ho giovato alla mia.

Eccovi, o Signori, le poche e languide parole che io ho saputo dirvi sopra un altissimo argomento.

Eppure, se io avea cominciato dubitoso e quasi senza fiducia, un pensiero sopravvenuto mi riconforta. È forse bene che le lodi del gran Gesuita siano state pronunziate in quest' anno da chi non appartiene alla Compagnia, affinchè, mentre mai non si è avverata come ai dì nostri la profezia d'Ignazio sulle continue persecuzioni che la sbatterebbero, un'altra estranea testimonianza, quantunque piccola ed umile, si alzi almeno a provare che non è il Clero che si unisca a chi la combatte, no non è il Clero, il quale sa che dopo lei fu sempre combattuto egli pure da' suoi nemici. Oh venga presto il giorno ch'ella si risvegli verde di nuove forze dal violento letargo, e sia che in questa Cattedra stessa le prime lodi al Saverio vengano sciolte dalle labbra di un suo fratello!

ENCICLICA

DEL SOMMO PONTEFICE

AGLI ARCIVESCOVI ED A' VESCOVI DELL'ITALIA (*)

Venerabiles Fratres

Salutem et Apostolicam Benedictionem.

Nostis, et Nobiscum una conspicitis, Venerabiles Fratres, quanta nuper perversitate invaluerint perditi quidam veritatis, justitiae, et honestatis cujusque inimici, qui sive per fraudem, omnisque generis insidias, sive palam, et tanquam fluctus feri maris despumantes confusiones suas, effraenatam cogitandi, loquendi, et impia quaeque audendi licentiam quaquaversus diffundere contendunt inter fideles Italiae populos, et Catholicam Religionem in Italia ipsa labefactare,

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Venerabili Fratelli,

Salute ed Apostolica Benedizione.

Voi sapete e vedete insie

me con Noi, Venerabili Fratelli, con quanta perversità in questi ultimi tempi abbiano prevaluto certi perduti nemici di ogni verità, giustizia ed onestà, i quali, sia con fraude e con insidie d'ogni maniera, sia palesemente, e come flutti di mar tempestoso, gittando la feccia delle loro nequizie, si sforzano di spandere per tutte parti fra i popoli fedeli d'Italia la licenza di pensare, parlare e di osare qualunque cose più empie, e tentano di abbattere nella stessa Italia e,

di

se mai fosse possibile, schiantare dalle fondamenta la Cattolica Religione. Apparve intero il piano del loro consiglio diabolico sì in altri luoghi non pochi, sì specialmente nell' alma Città, Sede del Nostro Su

(*) Non s'intenda attribuito verun carattere officiale alla versione italiana eseguita da un nostro collaboratore.

rius, paucis licet mensibus, debacchati sunt; ubi divinis humanisque rebus nefario ausu commiscendis, eo tandem illorum furor pervenit, ut spectatissimi Urbani Cleri et Praesulum sacra inibi jussu Nostro impavide curantium turbata opera, et auctoritate despecta, vel ipsi interdum miseri aegroti cum morte colluctantes, cunctis destituti Religionis subsidiis, animam inter procacis alicujus meretricis illecebras emittere cogebantur.

Jam vero etsi deinceps Romana eadem Urbs et aliae Pontificiae Ditionis provinciae, Deo miserante, per Catholicarum Nationum arma, civili Nostro regimini restitutae fuerint, ac bellorum tumultus in aliis pariter regionibus italiae cessaverit, non destitere tamen nec sane desistunt improbi illi Dei hominumque hostes a nefando suo opere, sin minus per apertam vim, aliis certe fraudulentis, nec semper occultis modis urgendo. Verum infirmitati Nostrae supremam totius Dominici gregis curam

premo Pontificato, nella quale, dopo costretti Noi a partirne, più liberamente, sebbene per pochi mesi, furibondarono; e dove nel tramestare con scellerato ardimento le divine ed umane cose, a tal punto finalmente arrivò il loro furore che, sturbata l'opera e sprezzata l' autorità dello specchiatissimo Clero urbano e dei Prelati che ivi per Nostro comando impavidamente curavano le cose sacre, alcuna volta perfino gli stessi miseri ammalati che già lottavano colla morte, destituiti di tutti i sussidj della Religione, erano costretti esalare l'anima fra le sozze braccia di qualche procace meretrice.

Benchè poi la stessa città di Roma e le altre provincie del Pontificio Dominio, grazie alla misericordia di Dio, per le armi delle Nazioni Cattoliche siano poscia state restituite al Nostro civil reggimento, e il tumulto delle guerre sia parimente cessato nelle altre regioni d'Italia; que' perversi nemici di Dio e degli uomini non desistettero però e nè ora pure desistono dallo spingere avanti la nefanda opera loro, se non più coll'aperta forza, certo però con altre frodolenti maniere, e non sempre occulte.

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