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intrepido. Non fu mai che si vedesse quel volto atteggiato a malinconía; non fu mai che da quel labbro un lamento od una querela s'udisse. Sua parola era solo: Ringraziamo Iddio! »

Di quali sentimcnti fosse nutrito il suo spirito, si può scorgere ne' cinque libri della Vita della venerabile Serva di Dio Suor Chiara Isabella Gherzi, dell' immacolata Concezione, Abbadessa nel monastero delle Clarisse in Gubbio. La compilazione di quest' opera fu (com' egli stesso avvertiva) il suo dolce conforto ne' giorni più tristi e critici della sua vita, perchè scritta nel 1834. Venne a luce in Assisi nel 1838, ma sformata da innnmerevoli mende tipografiche. Fu riprodotta in in Parma, nel 1840, corretta e ritoccata dall' Autore medesimo. Ma più strettamente al proposito nostro giova mentovare la Protesta o Dichiarazione ch'egli spontaneamente mandò alle stampe, nell' aprile del 1844, dal Convento di S. Bernardino presso Borgonovo, Diocesi di Piacenza. In tale scrittura, dopo avere espresso ch' ei non poteva, senza mentire contro a sè medesimo, non riconoscere, in quanto alla sostanza, come genuini e sinceri i fatti sopra i quali posavano le ragioni e le prove della sua innocenza, esposte nelle sue difese, tanto impresse, quanto manoscritte; discendeva nondimeno alla conchiusione: Intendo però di riprovare in esse quant'altro di spiacevole e d'ingiurioso fu, ed è, o sarà da medesimi (giudicanti ) riprovato: a' quali, in attestato del sincero mio pentimento, e col desiderio e colle suppliche di ottener da loro, di tal mio procedere, benigno il perdono, non solo prometto di seppellir nell' obblío la mia nuova Apología, ma umilio altresì questa mia spontanea confessione, che verrà pubblicata ancor colle stampe, perchè ne giunga notizia a tutti coloro che presero o ricevettero scandalo, ecc. Egli fu ben fedele a questa dichiarazione, la quale parve ad alcuno generosa oltre quanto avrebbesi mai potuto, nelle sue circostanze, da lui esigere. Testimonio della mantenuta parola si potrebbe addurre la vita nascosta e silenziosa alla faccia del mondo; testimonio ogni lettera scritta di poi ed a Vescovi ed al Pontefice (grandi conforti vennero al P. Giovanni dal benignissimo Pio IX); nelle quali, se pur sempre si mostra la ferma persuasione di sua innocenza, ap

parisce ben anche il pentimento de' modi usati, e per questi è richiamata in vigore la fatta ritrattazione.

Se non che la Provvidenza aveva serbato al Capistrano occasione di rispondere indirettamente, ma solennemente, a chi avesse dubitato alcun poco de' suoi principj e della costanza di sue vive affezioni per la Chiesa e per quelli che la governano. « Grave già d'anni (leggiamo nell'articolo precitato) e affranto dalle fatiche e dalle angustie, non venne meno il suo spirito, anzi rinvigorì; e come conobbe dal suo ritiro la guerra mossa alla Religione ed all'Autorità, se non fu, solo fu certamente il primo che si mise a tutt'uomo a combattere le pervertitrici dottrine. Mandò quindi innanzi quel suo Abbiccì pei Liberali di buona fede, del quale il merito (se si può arguire dallo scalpore che ne menarono gli avversarj) fu grandissimo. (1) Breve di mole, ma gigante di valentía fu pur quello che gli tenne dietro, intitolato La sovranità del popolo esaminata al tribunale della Ragione e della Fede, il quale, se non è giunto ad avere l'odio e la stima e la celebrità del primo, è solo perchè, pur ora sortito dalle stampe, non è tanto conosciuto. >>

Al veterano fu dato di non lasciar la vita che sopra le mura della città combattuta. Erano da' nostri torchj appena a lui pervenuti gli estratti portanti l'ultimo suo lavoro, quand egli sentiva imminente il suo fine. Presentissimo a sè stesso, dimandò tutti i soccorsi della nostra santissima Religione, ricevuti i quali, placidamente rendette l'anima a Dio, nella età gravissima d'anni ottantacinque, un mese ed un giorno, lasciando di sè desiderio nella tanto a lui riverente ed affezionata Famiglia religiosa di S. Francesco, detta dell'Osservanza, a S. Paolo in Monte presso Bologna. Il giorno del suo passaggio fu il 22 di novembre del cadente anno 1849.

(1) L'opuscolo fu pubblicato sotto il nome anagrammatico di Gionata Vecconcini-Spartada, nel quale si chiude il nome religioso dell' Autore, congiunto al cognome che portava al secolo. Per cessare le molestie minacciate dalla virulenza liberalesca a più d'uno che non aveva minimamente partecipato a questa pubblicazione, fu d'uopo stralciare lo stesso opuscolo dal luogo che doveva propriamente occupare, e farne correre separatamente la massima parte delle copie sotto il titolo di Dialoghi d'un vecchio e d'un giovine à mezzo l'anno 1848. E sotto il medesimo titolo ebbe la debita menzione dalle nostre Memorie coll'articolo che si legge nel tomo antecedente a questo, facc. 452. Anche la forte e nobile prefazione a que' dialoghi, scritta a nome dell'editore, è tutta del Capistrano.

N. 27

NUMISMATICA BIBLICA

O SIA

DICHIARAZIONE DELLE MONETE ANTICHE

MEMORATE

NELLE SANTE SCRITTURE

Grande

e singolare si è l'utilità, che dal riscontro e dallo studio delle Monete antiche sì Giudaiche come peregrine, che un tempo ebbero corso nella Palestina, si ritrae per illustrare e difendere i Libri Santi che le ricordano. Nè minore dell' utilità si è il diletto, che seco porta cotale studio; poichè, ad esempio, ogniqualvolta viene sott'occhio un Darico dei re di Persia, un Siclo od altra delle Monete di Simone Maccabeo, od una di quelle che furono impresse dagli Erodi circa i tempi del Salvatore, lo studioso si crede fatto presente a' tempi di Esdra, de' Maccabei e di Cristo S. N. e degli Apostoli. Parimente, nel prendere in mano un Denario di Augusto o di Tiberio, il numofilo non può fare a meno di dire fra sè: una di queste monete passò per le mani del Redentore allor ch'egli, tentato dai maligni Farisei, disse loro: ostendite mihi numisma census; e sendogli stato posto in mano un Denario, dimandò loro: cuius est imago haec et superscriptio? Vero è, che molti e molti trattarono

T. IX.

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di questo sì utile e dilettoso subbietto; "ma pochi ne discorsero in modo soddisfacente, e niuno forse esauri pienamente la materia presa a trattare, tra perchè lo studio dell'antica Numismatica non avea per anche fatto bastevole progresso, e perchè i trattatisti non si conoscevano tutto insieme nelle cose Bibliche e Numismatiche, come pure facea di

-

(1) Fra' più recenti ed accreditati scrittori, che parlarono delle Monete Bibliche, mi basti pur ricordare il dotto Ackermann (Archaeol. Bibl. §. 115 117: Viennae, 1826), ed il ch. Ab. Glaire Professore della facoltà Teologica di Parigi (Introduction à l'Ecriture Sainte, T. 11, p. 262 — 273; Paris, 1843), che sembrano alquanto digiuni e non sempre esatti. La Dissertazione del P. Calmet sopra l'antichità della Moneta coniata, riprodotta con poche giunte e modificazioni nella Sacra Bibbia di Vence dal ch. Cav. Drach, e ristampata di recente in Milano (Dissertazioni, T. 1, p. 732 161), è piena di difetti e d' inesattezze; sì che tornava meglio rifonderla tutta dietro le scoperte e le osservazioni nuove fatte a questi ultimi tempi dai più dotti Archeologi. Assai più dotte ed accurate sono le due Commentationes de Numis Biblicis del ch. Daniele Schimko, pubblicate in Vienna negli anni 1835, 1838 per la ricorrenza del dì natalizio della Maestà Cesarea di Francesco I e di Ferdinando I Imperatori d' Austria; ma questo erudito lavoro rimansi tuttora incompleto, per quanto io mi sappia, non parlandovisi che delle sole Monete Persiane e Greche che furono in corso presso gl' Israeliti; senza dire di alcuni difetti, perchè l' Autore non è numografo di professione, ed è Protestante, piegando anche talora alle dottrine del Razionalismo. Per lå somiglianza del titolo, mi giovi pur ricordare la seguente opera manuscritta dello Spagnuolo Agostino Saluzio: Tratado breve de las Monedas, que se hallan en la Sagrada Escritura, y su verdadero valor (v. Bayerius, p. 39).

mestieri per coordinare tutte le opportune cognizioni dell' uno e dell'altro studio all'intento. Io pertanto, dopo di avere impiegato buona parte della mia vita nello studio delle antiche Medaglie e delle Sante Scritture altresì, spero di non dover parere ad altri presuntuoso, se m' ingegnerò di vie meglio dichiarare questo importante subbietto, profittando degl'insegnamenti de' più dotti ed accurati Numografi, e di quelli altresì de' più eruditi Interpreti sacri e conoscitori profondi del testo dell' uno e dell' altro Testamento. Per trattare poi con certo ordine di questa assai vasta materia, parmi conveniente discorrere da prima dell'antichità e prima origine della Moneta, indi delle Monete proprie della nazione Giudaica; poscia delle antiche Monete peregrine, che un tempo ebbero corso nella Palestina; e da ultimo delle Monete di computo nominali, non che dei prezzi delle cose e delle mercedi, di che trovasi qualche indizio nelle Sante Scrit

ture.

ARTICOLO I.

Dell'origine della Moneta presso i popoli antichi, e del modo del commercio presso gli Ebrei prima ch'essi avessero Moneta lor propria.

L'invenzione prima e l'uso della Moneta coniata, che torna sì comoda ed utile all'umana società, che una volta trovata, e divulgata che fu, non poteva giammai perdersi e cadere in disuso, ne porge un forte e chiaro argomento in conferma della Cronologia Mosaica e della origine delle cose create e delle nazioni non di tanto rimota come vanamente pre

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