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V'aveva in un collegio universitario alcuni giovani studenti di rettorica, i quali a più riprese aveano udito dal loro professore asserzioni contrarie alla fede cattolica, e sarcasmi inverecondi contro la pietà cristiana. N'ebbero scrupolo, e fattolo sapere in tutta confidenza a' loro parenti, ad alcuni sacerdoti, chiedevano un rimedio a male sì grave. Che volete? stretti coloro a consiglio, furono ridotti a dire, che rimedio non ci vedevano: prima, perchè l'usare della confidenza avuta da' giovani, era un medesimo che vederli cacciati di collegio, alla quale cosa non sapevano acconciarsi i parenti, la cui condizione avrebbe voluto senz'altro, che i figliuoli ottenessero il baccalaureato, intantochè nel paese non v'era altro luogo d' insegnamento, e inviarli altrove era esporli a nuovi pericoli; poi perchè se avessero menato querela presso i rettori dell'università, non che ottenere la remozione del professore, i lunghi servigi del quale, l' erudizione, l'attaccamento fedele al corpo insegnante gli avevano creato gran merito, ne avrebbero avuto il soprapiù delle beffe e de' sarcasmi dell'istitutore, reso forse più inverecondo nelle bestemmie volteriane, di cui era solito ad infiorare le sue letterarie lezioni. Il fatto è scelto fra mille altri, e noi ne assicuriamo la verità.

Ora che cosa chiedere di meglio in tali circostanze? Che di meglio cercavano que' parenti, fuorchè di potere togliere i loro giovani da quelle scuole, metterli in mano d'altri, in cui avessero fiducia, senza dovere perciò rinunciare alle loro

carriere o accrescere le spese, e così dite d'altri inconvenienti ? (6)

Ecco sotto qual nome noi intendiamo la libertà per il bene; libertà di cui difettiamo, libertà che ci è estremamente necessaria, ed a cui serbiamo dalla natura e dalla carta civile incontestabile diritto, e cui non possiamo ottenere fuorchè colla completa libertà d'insegnamento. Sì, è inutile il dire, che si può trarre dal magistero gl' istitutori irreligiosi; l'università da che prese a dominare in Francia, e sono ben quarant'anni, fu sempre la stessa; la stessa sotto la ristorazione, come sotto l'impero, sotto Monsig. di Frayssinous, come sotto Fontanes; perciò è stoltezza il darsi a credere, che ella voglia essere più severa nelle sue dottrine sotto il regime che proclamò libertà d'opinione, che sotto un regno costituzionale che professava una religione di stato; è stoltezza il pensare ch' ella escluda dalle cattedre i protestanti od i giudei, che ottennero da essa i gradi; ed è peggiore stoltezza ancora lo sperare, che un istitutore protestante o giudeo non eserciti nello spirito degli alunni un'influenza funesta, perchè emana dalle convinzioni

(6) Siamo al luglio del 1847, e mentre scriviamo queste pagine una circolare del ministero proibisce agli educatori di ricevere alunni, i cui parenti non abbiano domicilio nella comune ove si trova il collegio. Intollerabile abuso di potere, che conferma solennemente la giustizia dei nostri richiami! Dunque, se nella comune v' ha un istitutore che agli occhi del padre di famiglia è pestifero e micidiale, non v' ha scampo. Vuole egli inviare a scuola i figliuoli? Gli affidi a lui, a nessun altro fuor di lui.

intime di lui e dalla sua ripugnanza profonda per ogni nostra pratica, e per ogni nostra credenza. Che più? L'università si dà ella pensiero delle religiose credenze dei suoi istitutori? Esige ella una professione di fede, quale si sia, prima di ammetterli allo stallo? Con quale diritto escluderebbe ella lo scettismo ed il razionalismo che nulla credono, meglio che il giudaismo ed il protestantismo, mentre e quelle e queste opinioni sono costituzionalmente libere? Eh! dite pure, che l'esclusione degli istitutori malvagi, degli istitutori che colle loro personali disposizioni esercitano sullo spirito dei soggetti un'influenza sommamente pericolosa per la salute delle anime, è per l'università una cosa moralmente impossibile; è una piaga, cui indarno tenteresti di guarire, od almeno di celare: Vulnus et livor et plaga tumens; non est circumligata, nec curata medicamine (Isa. 1. 6.).

Ciò posto, v'avrà ancora chi a giustificazione del monopolio universitario voglia recare in mezzo il bisogno che v' ha d' ottenere guarentigia dagli educatori di gioventù? Sì: conviene ottenerle, ma ciò non spetta a voi; conviene ottenerle, ma voi medesimi, primi istitutori, siete più ch'altri incapaci di darle; (7) conviene ottenerle, ma il privilegio es

(7) Mille fatti potrebbero confermare, se fosse d'uopo, che l'università la quale si arroga il diritto esclusivo di stare a sicurtà per i suoi addetti, in verità poi non porge alcuna garantia nè per quelli nè per se stessa. Il dizionario di Peignè, a mo' d'esempio, che adottò l'incredulità per sistema, e che si epiloga tutto in un razionalismo grossolano, mercè l' approvazione universitaria, l'influenza attiva del corpo insegnante e

clusivo che voi v'arrogate di determinare le guarentigie, e stare a sicurtà d'altrui, è quello che assonna la vigilanza della famiglie, fuorvía dal sentiero della verità le opinioni, corrompe l'insegna

mento.

l'espressa raccomandazione degl' ispettori, è divenuto un libro si classico e sì in uso presso le scuole primarie, più che altrove, da contare omai cinquantatre edizioni, fatte successivamente. Essendo stata richiamata la nostra attenzione, dal clero parrocchiale della nostra diocesi, a questo libro, noi ricorremmo all' autorità del Governo; ebbene, sapete voi che rispondesse l' università, in quel mentre appunto che ne riconosceva l' empietà? P Leggete il Moniteur dei 14, 15, 16 maggio 1847; le risposte sono officiali. Ci si dice primamente, essersi potuto approvare il libro senza darsi la pena di svolgerlo tutto da capo a piè; un dizionario non essere un libro da leggersi dal principio al fine; ed olezzare un po' d' indiscrezione il pretendere dalla commissione ch'ella indichi a filo ed a segno tutte le correzioni da fare, con quello sprecamento di tempo che il ciel ve lo dica. Poi ci si soggiunge più esplicitamente: l'università non avere mai approvato quel libro; falsa perciò essere la conferma, che da ben dieci anni recava in frontispizio.

Lode a Dio! Voi avete nel vostro corpo insegnante molte commissioni speciali, retribuite con assai pingue stipendio, per chiamare ad esame i libri classici. A queste commissioni incombe lo stretto dovere di toglierne tutto quello che può of fendere la morale, turbare le coscienze; e ciò non ostante, quando vi si presenta un libro che da un decennio fu pubblicamente per voi approvato, quando vi si pone sott'occhio una serie di proposizioni anticristiane, che emanano tutte da un medesimo principio, voi al cospetto dell' intiera Francia osate affermare essere un'indiscrezione il pretendere da voi l'indicazione di tutte le correzioni da fare! Indiscrezione voi dite? Ma sarà sindacato un libro, quando chi ne tolse l'incarico non volle darsi briga di leggerlo (almeno) tutto? Il

Vi sanno male, o universitarj, le nostre parole? Ebbene, eccovi innanzi un padre di famiglia, buon cattolico; egli vi presenta un giovane, cara gioja del suo cuore, oggetto soavissimo dell' amor, suo, « ed ecco, vi dice, il mio figliuolo; egli crescerà

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veleno dell' irreligione e dell' immoralità non può stillare da quelle pagine, che voi trascurate di svolgere? E voi oserete stare a sicuranza della bontà di dottrine che non conoscete ?

Ma fu ipocrisia vile, voi dite, di colui che mise in fronte al dizionario un' approvazione che mai non fu data, che fu anzi a più riprese disdetta. Ma questa, perdonate, è stranezza inconcepibile! Dunque un libro, riconosciuto da voi per malvagio, va liberamente in giro per tutte le scuole del regno da ben dieci anni; porta impresso il suggello officiale della vostra approvazione; e i vostri visitatori se lo sanno, e nol vietano, e non reclamano contro la falsa nota d'approvazione, e lasciano così in un' ingannevole sicurezza la gioventù? Una delle due; o voi siete complici della doppiezza usata, o siete ciechi. L'una e l'altra ipotesi fa conoscere quanto diritto abbiate alla pubblica fiducia. E sì, che meriterebbe confidenza quel rettore di collegio, il quale dopo avere disapprovato, condannato, rigettato quale malvagio un libro, da ben dieci anni lo lasciasse circolare liberamente fra i suoi alunni, senza pure avvedersene! E se un dì il curato, il direttore di coscienza venisse un po' a prevenire le famiglie, che il tale libro munito da tanto tempo ed a più riprese del marchio « approvato » a nome del rettore suddetto, è pernicioso; che si direbbe di questo, quando gridasse essere menzognera l'approvazione, e del lungo uso fattone in collegio si mostrasse ignaro? Certo che vi vorrebbe un po' d'audacia a presentarsi da poi con fronte sicura ai padri di famiglia ed offrirsi come il solo, propriamente il solo, cui si possa con tutta tranquillità affidare l'educazione dei figliuoli! Universitarj, l'ipotesi non è chimerica; è la genuina istoria del dizionario di Peigné rammentatelo e cessate dal chiederci perchè non ci stiamo paghi alle vostre guarentie.

T. IX.

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