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un'ultima determinazione al loro valore. Così negli esempj: Era di tanta bellezza e chiarità, che a suo avviso avanzava... ogni bellezza del sole (Vita di S. Girolamo). Fanno cadere eziandio tali uomini che pareva che già volassono per aria per alta contemplazione (Cavalca). Il cavallo che ha le gable si tenga in acqua freddissima la mattina e la sera, e tante volte si faccia che le galle scemino (Crescenzi). Siccome poi di queste determinanti prese in astratto aspetto formansi le denotanti astratte, e le modificanti molto, poco, tanto ec. quinci la che s'unisce a queste, e vi s'unisce in frequentissimi modi e con quell'evidente valore che abbiam dichiarato riguardo alle denotanti. Qui solo basti notare il senso e la ragione del discorso nella frase, altro che, tanto nelle proposizioni positive come nelle negative. Nelle positive usò il Petrarca:

Assisa in alta e gloriosa sede

E d'altro ornata che di perle e d'ostro:

e nelle negative il Boccaccio: La quale per altro non fia altro che utile avere udita. Or se nella prima proposizion positiva, per la natura diversificativa dell'altro, la congiungente che determinando l'oggetto perle ed ostro, il cui diverso si afferma, importa la negazione dell' oggetto medesimo; per converso nella seconda negativa negandosi ogni diverso, resta affermato l'oggetto, utile, specificato dalla congiungente determinativa.

Progredendo per tal via trovo la che congiungente, con simili artifizj, prestarsi a contornare a più squisite determinazioni le qualità distinguenti altre parti del discorso, e prima il verbo. Eccone a saggio alcuni esempj finora non esplicati per li grammatici:

Così disse, e com' uom che voler mute

Col fin delle parole i passi volse
Ch'a pena gli potei render salute.
Ma il cor chi legherà che non si sciolga?
Di tai quattro faville e non già sole

Nasce il gran fuoco di ch' io vivo ed ardo

Che son fatto un augel notturno al sole. (Petrarca) L'altrui lagrime dir non si possono che chi le dice o l'ode

non abbia compassione (Boccaccio). È manifesto in fatti a chi fermi la considerazione in tali esempj, che la congiungente che per la proposizione che le segue e ch'essa lega al verbo precedente, intende determinarci ed aggiugnerci una qualità distinguente il verbo medesimo precedente. Di qui dedurrei ancora la ragione della frase che se in principio di periodo, nella qual frase parmi la che servire di congiungente tra il periodo precedente e quel ch' ella incomincia; si potrebbe in fatti anche sostituire e se.

Passiamo agli usi ricchissimi della che congiungente determinativa delle situanti relative. Eccone un saggio, come vengonmi alla mano.

ORA CHE. Scrive il Petrarca:

Or che 'l cielo e la terra e 'l vento tace
Veggio, penso, ardo e piango.

OVE CHE. Usò lo stesso Petrarca:

Tal la mi trovo al petto ove ch'i sia:

ed il Certaldese: Caro amico, ove che tu vada, le tue lagrime mi bagneranno sempre il cuore.

ONDE CHE. Leggiamo nel Boccaccio. Vogliamo e comandiamo che si guardi, dovechè egli vada, onde che egli torni. ALLORA CHE. Abbiam nel Petrarca:

Allor saranno i miei pensieri a riva

Che foglia verde non si trovi in lauro.

Qui poi merita considerazione la spezial differenza onde la congiungente che tocca le situanti assolute e le situanti relative; e questa differenza parmi ben riconfermi tanto la distinzione che ponemmo tra le situanti istesse, quanto l'altra che or posta abbiamo nella che, congiungente determinativa di quiddità e di qualità.

Prestasi ancora la congiungente che a modificare di un'ultima modificazione le modificanti derivate. Offriamone un saggio.

TANTO CHE. Leggesi nel Certaldese: E piangeva tanto forte, che i singhiozzi del suo pianto più volte mi fecero paura ec.

POCO CHE. Appo il Certaldese medesimo. Lo scolare fu poco nella corte dimorato, che egli cominciò a sentir più freddo che voluto non avrebbe.

Ma simile uso prevale poi colle modificanti meglio, peggio, più, meno, sì; e superfluo quasi tornerebbe addurne gli esempj, se non servissero questi posti sott'occhio a far meglio sentire la virtù della congiungente che nel determinare per la proposizione seguente la qualità dell'idea antecedente.

MEGLIO CHE. Li quali (motti), perciocchè brievi sono, molto meglio alle donne stanno, che agli uomini (Boccaccio). Piccoletto di persona e brutto e barbucino pare meglio greco che francesco. (Villani)

PEGGIO CHE. Nel pensiere di messer Cane era caduto ogni cosa che gli si donasse, vie peggio esser perduta che se nel fuoco fosse stata gettata.

PIÙ CHE È molto più grave il peccato, nel quale l'uomo ricade dopo la penitenza che non fu il primo, per molte ragioni che i Santi assegnano (Passavanti). Gli antichi uomini hanno più di conoscimento che giovani (Boccaccio ).

A queste classi parmi si possan ridurre tutti gli usi regolari della particella che nella lingua italiana; e quando un principio semplice, nelle scienze stesse naturali, basta di per sè a rendere felice spiegazione di tutti li più svariati fenomeni, considerato ancor come ipotesi, non si saprebbe prudentemente rigettare. Dissi per altro usi regolari, giacchè alcune poche frasi occorrono nelle quali riscontrasi alcuna irregolarità, forse con una ragione serviente a vaghezza di lingua. Importa notarli. Primieramente trovasi fra' classici italiani l'uso d'una chè accentuata la quale s'interpreta per tutti i precettisti equivalente a perchè; come negli esempi del Petrarca:

Pon freno al gran dolor che ti trasporta

Chè per soverchie voglie

Si perde il ciel, ove 'l tuo cor aspira.
Signor mio chè non togli

Omai dal volto mio questa vergogna?

E considerando appunto l'autorità della comune interpretazione, e l'accento non a caso introdotto a distinguere quella chè, e la sua costante equivalenza ne' dialetti volgari a perchè, per che cosa, non dubiterei che si avesse qui ad avvisare nel toscano scritto una ellissi della evidentemente sottintesa rapportante per.

Ricorrono in secondo luogo proposizioni negative nelle quali la che serve a determinare un' eccezione positiva; come negli esempj: Currado allora turbato disse: come diavol (le grù) non hanno che una coscia ed una gamba? Di Luglio fu chiamato Papa Messer Ottobuono del Fiesco della città di Genova il quale non vivette che 39 dì. Voi non avrete compiuta ciascuno di dire una sua novelletta, che il sole sia declinato. Or richiamando quel che notammo intorno ad altro che, poi considerando che nell' italiano discorso scritto e parlato torna promiscuo ed indifferente per l'uso, in simili costrutti, l'apporre od il sottintendere le particelle altro, eccetto, fuori, in sino e simili eccettuative, par manifesto e non arbitrario doversi riconoscere un' ellissi che per nulla oscura il discorso, bensì per figura di brevità lo invigorisce e nobilita.

In terzo luogo interpreterei un'aperta ellissi di verbo sottinteso nelle imprecazioni, augurj, affermazioni; come negli esempj del Certaldese. Peggio è che essendo ella vecchia dà molto buon esemplo alle giovani: che maledetta sia l'ora ch' ella nel mondo venne. Messer Filippo avvisando, che Biondello si facesse beffe di lui, tutto tinto nel viso dicendo: che zanzari son questi? che nel malanno metta Dio te e lui; si levò in piè. Appare in fatti sempre sottinteso il verbo desidero, o auguro, o affermo ec.

In quarto luogo osservansi presso i classici e specialmente il Boccaccio costrutti irregolari, come esempigrazia i seguenti: Pirro per partito avea preso che se ella a lui ritornasse, di fare altra risposta. Manifesta cosa è, che siccome le cose temporali, tutte sono transitorie, così in sè e fuor di sè esser piene di noja e ad infiniti pericoli soggiacere. Vano sarebbe in questi e simili altri esempj perdere il tempo e logorarsi la mente per trovare la ragione dell' irregolare costrutto. Ma a scusa di questa irregolarità si potrà ripetere quello che osserva il Forcellini riguardo a quel tratto di Terenzio: Est parasitus quidam Phormio, homo confidens; qui illum dii omnes perduint. Osserva, dissi, il Forcellini: Fortasse non absurde ellipsim quis esse putet, ut scilicet commotus ira incipiat quidem recta constructione, qui, sed praepediente affectu, abrumpat sermonem, subjiciatque, quod ira suggerit, execrationem et iras.

Pervenuto così, come spero, a fermare la virtù della particella che, ed a render ragione de' ricchissimi e svariatissimi suoi usi, sarà bene qui porne, quasi compendio, d'innanzi agli occhi la tabella.

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