e l'influenza che pure innanzi d'essere compiuti ebbero ne' lavori dell' Italiana filologia; nominando solo, per tutti, l' Accademia della Crusca, la quale nel rifondere novamente il suo Vocabolario, voleva aggiunto all'antico suo metodo di dichiarare per equipollenti approssimativi il senso delle particelle, anche l'altro del Fabriani di mostrare il rapporto ch'esse significano. Giusta le sue teorie furono anche modellate (salvo alcuni cangiamenti, necessarj a chi non potea prevederne il successivo sviluppo) le Grammatiche del Sacerdote Crovetti, e del Dott. Barbieri; e più strettamente quella del Cav. da Silveira composta per uso de' portoghesi e tuttora inedita: ma della quale nobilissimo saggio ebbe il pubblico italiano nel Trattato dei Verbi. Siffatti studj e le assidue cure per l'istituto delle Figlie della Provvidenza, non concessero al Fabriani nella misera sua salute di por mano ad altri lavori di lunga lena. Scrisse per altro la bene elaborata vita di Mons. Baraldi. E se da giovine nel narrare le virtù del seminarista Giuseppe Rinaldi potè presentare un modello alla gioventù crescente alle speranze del Santuario; adulto mostrò nel Baraldi al clero un preclarissimo esemplare di eccellente ed operosissimo sacerdote, di compito uomo di lettere. L'epistola sopra un Autografo del Correggio (1833); e due altre sopra un Monumento ch' egli (tanto era il suo gusto e discernimento in fatto di belle arti) conobbe pel primo dover essere opera del Begarelli (1827); e un' altra di emendazioni da fare in alcuni luoghi del Petrarca (1842), furono più che lavoro o fatica, sollievo ed utile distrazione al suo spirito. E così la Vita da lui scritta della Contessa Maria Isolani Boschetti (1849): tributo di venerazione, di stima e di riconoscenza alle virtù e alla memoria di quella piissima Dama. Solo le mirabili scoperte dell' Ehrenberg intorno agli animali infusorj il richiamarono alle dilette sue scienze naturali, ed al costume suo di indirigerle alla polemica religiosa. E riprese in mano alcune riflessioni già scritte nel 1828, e in parte pubblicate nell'Opera sopra i Misteri, le ritoccò ed accrebbe delle nuove conquiste della scienza, e ne compose una Dissertazione sopra le formazioni spontanee e le trasformazioni degli esseri organici. E nel 1846 essendo stato proposto dalla R. Accademia modenese di scienze, lettere ed arti, per tema del concorso ad uno de' premj d'onore istituiti dall' A. R. di Francesco IV, il quesito: «Se sieno da preferirsi, << in ordine al ben essere delle famiglie e della società i me«todi d'insegnamento che riducono ai minimi termini possi«bili il corso degli studj classici e delle alte scienze, ovvero << quelli che si tengono sulle orme dei nostri maggiori »>, trattar volle quest' argomento; e messosi fra i concorrenti riportò la corona. Questa Dissertazione dev'essere fatta pubblica per cura dell' Accademia medesima. Alcuni lavori, da lui fatti per servigio d'essa Accademia, si riferivano pur sempre al consueto oggetto delle sue cure. E sono, una statistica de' sordi muti degli Stati Estensi nel 1838 pubblicata nelle Memorie della R. Accademia, e poi nell'anno presente ristampata: la soluzione di quattro principali problemi che difficultano agli stranieri la conjugazione de' verbi italiani, composta in occasione di un Albo che l' Accademia volle offerto nel 1842 al R. Principe Ereditario, ed all' Augusta sua Sposa, ora nostri regnanti Sovrani: ed un breve ragguaglio intorno all'Istituto per le Fanciulle sorde mute inserito nella prima parte del Tributo reso dall' Accademia medesima alla memoria di Francesco IV (1846). Se io scrivessi un elogio accademico, ben sufficiente ed anzi esuberante materia ne sarebbero gli scritti scientifici e letterarj del Prof. Fabriani. Ma scrivo ricordi storici, li scrivo nell' amarezza dell' afflizione per la recente perdita dell' incomparabile amico, e non posso non accennare piccolissimi libriccini di preghiere da lui fatti stampare in occasione di pubblici bisogni. Oh quelle brevi scritture sono ora per fermo ricompensate dalla infinita Bontà del Signore! Se la carità e lo zelo per gl' infelici sordi muti informarono tutti gli ultimi anni della vita di Severino Fabriani, si connettono purtroppo ancora colla sua morte. Egli soleva ogni anno recarsi per alquanti giorni a ristorare in villa la debole sua sanità. Ed anzi nel soggiorno a lui gratissimo di S. Ce sario, avveniva sovente che passeggiando verso le romite sponde del caro Panaro, fedele testimonio de' suoi pensieri in campagna, e primo suo alleggerimento e sollievo, e fonte delle più placide idee, gli venisse quasi spontanea la soluzione de' difficilissimi problemi su di che avea prima lungamente meditato. Ora in quest'anno credè doversi privare di tanto sollievo. Imperocchè dovendosi eseguire l'atto finale di dotazione delle Figlie della Provvidenza, egli non volle allontanarsi dalla città per esser pronto a ciò di che per parte sua potesse esser d'uopo. E intanto avvenne che vicino alla sua abitazione scoppiasse un incendio; del quale avvertito, mentre affrettavasi a porre in salvo le sue carte, non potè alla violenta scossa più reggere la dilicatissima e gracile sua fibra. Un fiero assalto di nervosa apoplessia lo colpì, e dopo circa 36 ore di malattia cel rapiva nel dì 27 d'agosto. Anima benedetta e cara! Iddio ti rimeriti di quanto per amor suo, e per amore de' tuoi fratelli operasti quaggiù; e ti raddoppi in cielo quelle consolazioni che in sulla terra ormai vicine scorgevi nell' assicurata prosperità del tuo Istituto, ma intere conseguir non potesti. L'animo si ricusa ad aggravare il proprio dolore ripensando all' irreparabile danno di quegli ulteriori frutti che da' continuati suoi studj si avea buon diritto di attendere. E cerca più tosto sollievo nel riflettere, come un sincero suo amico e giusto estimatore scrivea non ha guari, « che se in tali con«giunture bisogna pur sempre quietarsi col Deus abstulit, "non possiamo questa volta non riconoscere che il Signore « nel ripigliarsi il suo dono, ha procrastinato misericordiosa<< mente oltre quanto pareva potere, in tanta fievolezza fisica, « in tanta squisitezza morale, in tanta mental tensione, na«turalmente avvenire: ed ha procrastinato fin tanto che quell' « anima bella abbia potuto imporre il fastigio all'edificio della « sua carità, e condurre ancora le mirabili sue disquisizioni << metafisiche al segno da potersi dire anche questa una sua gloria compita. Questa idea, per chi ben consideri, non « debb'essere una lusinga di fantasia, ma una persuasione « d'animo ed un conforto di cuore. >> T. IX. 16 Ci mancava l'illustre concittadino, poc' oltre il 57° anno dell'età sua; e da noi dipartendosi ci lasciava inestinguibile la ricordanza di sue care virtù, l'ammirazione pel potentissimo suo ingegno. Ci mancava; ma dopo d'aver accresciuto colla fama e col nome suo una gloria alla patria; e dopo d'aver arricchita la letteratura d' un' opera somma; recato un insigne beneficio alla Società; dato un novello Istituto Religioso alla Cattolica Chiesa. B. VERATTI. |