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dannosa alla Chiesa dell'attuale libertà di stampa, e perciò noi potremo sempre preferire questa a quella, malgrado l' abuso enorme che si fa della libera parola; nè la dottrina cattolica ne va offesa. La quistione proposta è sciolta. (*)

(*) Monsig. Parisis siede nell' Assemblea legislativa di Francia, ed è a sperare dalla sua influenza non poco vantaggio alla causa religiosa. A questo proposito, ei diceva testè (nel giugno 1849), ragionando in uno degli uffizj o radunanze particolari della detta Assemblea : « Bisognano gravi ragioni, o signori, perchè un Vescovo consenta a rimaner lontano sì lungo tempo dalla sua diocesi; bisognano ragioni che possano vincerla sopra i sacri doveri che gl' impone il suo ministero in mezzo alle sue pecorelle. Ed io non avrei per certo consentito a rimanere in quest'assemblea nazionale, se non avessi preveduto la discussione di alcuna di quelle fondamentali questioni che importano, al più alto grado, alla Religione ed a tutta quanta la società.»

II.

LIBERTÀ D'INSEGNAMENTO

I sacri doveri che ci stringono alla gioventù potranno permetterci di chiedere, ch'ella sia posta a discrezione d'istitutori, che non hanno dato saggio all'autorità pubblica di quelle qualità, che si richiedono ad ottenere la fiducia delle famiglie? Non è necessario che lo Stato esiga guarentia da chi insegna?

il

Motivi a dubitarne

La libertà d'insegnamento a tutti i pericoli della libertà di stampa ne aggiugne per soprappiù, che essa può corrompere col veleno della menzogna l'innocenza d'una età credula e squisitamente sensibile, mentre d'altra parte non presenta quasi alcun mezzo a compensare il guasto recato, giacchè maestro, vuoi reo, vuoi malvagio, è tutto solo co' suoi giovanetti, sovr' essi esercita esclusivamente un' influenza, che determina sempre la riuscita a venire. Si potrà dunque a buona coscienza chiedere una libertà, che è un male assoluto? Eppure si vuole libertà d'insegnamento, e libertà assoluta, libertà completa, libertà affrancata da ogni disposizione preventiva di legge.

Risposta

Come già altre volte, risponderemo qui, che la nostra questione non è concepita in questi termini.

Non bisognano i lumi della teologia per dire che è assolutamente illecita quella domanda ch' altri facesse, d'avere impunemente nello Stato tali istitutori che non tengano a fede nè a coscienza. Certo, se voi parlate d'una società, dove chiunque insegna è sempre religioso e costumato, o d'una società che non abbia ancor recato l'educazione a verun organismo, nella quale il terreno sia tuttora da dissodarsi, non v'avrà in mia fe' un uomo o sì empio o sì stolto da stabilire a priori un sistema, che recasse l'educazione in mano ad un individuo che non professa religione, nè riconosce moralità. Ma di grazia, la situazione nostra d'oggidì regge poi all' una delle due ipotesi? Recatevi pure col pensiero ed ai villaggi più oscuri, ed alle città più opulente, da ogni lato vi si parerà innanzi l'educazione affidata a tali, che vi tornano sospetti o per sincerità di fede o per bontà di vita. Nè avete a farne le meraviglie, se voi ponete mente ch' eglino hanno esclusivamente la loro missione dello Stato: io meraviglierei piuttosto, che un Governo senza religiosa credenza, senza esercizio di culto, formasse maestri che, secondo l'espressione dell' Apostolo, non vivessero quaggiù senza Dio: sine Deo in hoc mundo (Efes. II. 12.)

Ma che chiediamo noi forse che questi educatori (5) siano moltiplicati, protetti, sostenuti? Si badi

(5) Educatori malvagi sono, per noi cattolici, coloro che coi discorsi che fanno, cogli esempj che porgono, o con qualunque altro mezzo, sviano altrui dalle credenze o dalle pratiche della nostra santa religione. Siano pure essi d'altronde forniti di vaste cognizioni, siano d'altro lato meritevoli di riguardo; il

bene al nostro ragionare; noi, anzichè soffermarci alla rea educazione che si dà alla gioventù, andiamo a cercarne l'origine. Ora quale ne è l'origine, se non l'onnipotenza di un sistema che, per il solo effetto della rea sua natura, e moltiplica, e protegge, e sostiene malvagi educatori, e ne rende inevitabile il contatto? Un sistema, che da un lato permette e deve permettere una libertà, che per noi cattolici si muta in un male grandissimo, e dall'altro poi, osa negarci quella che per noi è libertà di fare il bene? So che le nostre convinzioni cattoliche vorrebbero qualche cosa di più: so che la libertà del bene dovrebbe stendere sola il suo dominio; ma giacchè nell' ordine civile il Governo

come dimostrammo altrove, radicalmente incapace di giudicare ove sia il bene, massimamente in fatto d'educazione e d'insegnamento, e la società per altra parte è in tutto il suo insieme incapace di sommettersi unicamente al giudizio di lui, scorgendosi che fra i suoi membri gli uni hanno per buono quello che è reo per gli altri, vi sia almeno libertà civile e per il bene e per il male. Ma no: la libertà di quello che è male per noi cattolici, ha messo piede, ed è ormai arbitra suprema: ne valgano a testimonj le generazioni scettiche e materialiste, che l'università ha, sotto gli occhi del civile potere, lanciato in seno alla società; la li

nostro bene supremo è la religione: chi le si avventa contro, come fanno in buon dato i membri universitarj, è malvagio. Il lettore stia fermo a queste parole; esse danno la chiave di tutto il ragionamento.

bertà del bene, la libertà del nostro insegnamento, la libera educazione della nostra gioventù ci è ostinatamente negata; nè noi siamo sì felici di godere sotto il patrocinio del Governo quella libertà d'azione di cui si valgono gli avversarj, d'insegnare quanto contro i nostri dommi sacrosanti loro detta il maltalento.

Ora stando così le cose, potrà avervi un cattolico, il quale ci condanni, perchè chiediamo libertà, e libertà per tutti? perchè in tutti la rispettiamo, e s'ella sia offesa anche a danno degli avversarj, leviamo alto la voce, e gridiamo alla violazione dei diritti costituzionali del patto solenne per tutti fermato? Rammentiamo di grazia i principj stabiliti al capitolo primo dell'

opera. (*) Il lasciare un educatore in piena balía d'insinuarsi nelle anime candide dei giovanetti, e insozzarle di veleno, è cosa orribile, sovra ogni altra, a chi vi guardi con occhio di fede, è vero: ma se ciò già succede oggidì sotto il regime del monopolio, senza che noi possiamo prevenire il male, o tampoco recarvi rimedio, ci si vorrà imputare a colpa se noi chiediamo una libertà, mercè cui senza rilegare nell'idiotismo i nostri bimbi, noi potremo alla fin fine sottrarli ad influenza sì perniciosa? Ci si permetta qui di recare un fatto a noi noto, e sarà molto acconcio al proposito.

(*) Quivi ancora l'Autore si è studiato di mostrare come, e quando, e in che senso il Cattolico si possa approfittare delle così dette libertà civili, onde prendon motivo quasi tutti gli ordinamenti o sconvolgimenti delle odierne società.

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