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illo sunt, vocati, electi, et fideles. Ed anzichè riguardar la bestia qual selvaggia Matrona, ed invitarla a regnare, come delirando sogna il Ventura, porrà sulle sette sue teste, e sulle dieci corna il piè trionfante; a lei dirà: GIACI, O SUPERBA; e giacerà per sempre: Bestia, quam vidisti.... fuit, et

non est.

D. S. G. V. S.

AVVERTIMENTO

In ordine a tre celebri nomi di viventi scrittori, Antonio Rosmini, Gioachino Ventura, e Vincenzo Gioberti, incontrati nel corso di questo ragionamento, giova notare ch'era già presso al termine l'impressione di questo medesimo scritto, quando per mezzo de' giornali ci è pervenuto un decreto della sacra Congregazione dell' Indice, dato da Napoli a' 30 di maggio ultimo scorso, col quale sono ascritte nel numero de' libri proibiti le seguenti opere:

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Delle cinque piaghe della Santa Chiesa, trattato dedicato al Clero Cattolico, eziandio con appendice di due lettere sulla elezione de' Vescovi e Clero e Popolo. La Costituzione secondo la Giustizia sociale, con una Appendice sulla unità d'Italia. Di Antonio Rosmini Serbati. (Auctor laudabiliter se subjecit, è notato nello stesso decreto.)

Il Gesuita moderno, per Vincenzo Gioberti.

Discorso funebre pei morti di Vienna, recitato il giorno 27 Novembre 1848 nella insigne Chiesa di S. Andrea della Valle dal Rmo P. D. Gioacchino Ventura, con Introduzione e Protesta dell' Autore.

In ordine al qual Decreto, giova riportare alcune parole dell' Armonía, sensatissimo giornal torinese:

<< Fenelon ritrattava la sua sentenza condannata da Roma, ne leggeva egli dal pulpito la condanna, ripeteva con Sant' Agostino: il responso di Roma è fine d'ogni contesa; e Fenelon diveniva più grande e più venerato da quell' ora. Lamennais si ostinava; e da quell'ora la Francia ne cancellava il nome e la fama. Rosmini ha già seguito l'esempio di Fenelon; che faranno Gioberti e Ventura? Vedremo se essi varranno meglio dei loro entusiasti ammiratori, professanti ceca obbedienza ad un nome.

« La Legge (altro periodico torinese) esclama: « Pio IX è « tradito la sua parola è falsata.... Rosmini e Gioberti, le

« due colonne di Santa Chiesa, i due apostoli della fede, << gl' intemerati e più grandi campioni dell' ortodossia cattolica, «il Tommaso ed il Bonaventura dei tempi nostri messi all' in« dice! Questo è troppo, è veramente troppo! >>

« Domandiamo al giornalista: Avete voi capacità e autorità da insegnare alla Chiesa quali tra i vivi o i defunti debba essa tener in conto di apostoli, di Tommasi o di Bonaventura? Il levarvi con tale audacia contro il più augusto tribunale del mondo, non vedete che partecipa dell' insania e del ridicolo ? >>

<< Leggete la Costituzione di Benedetto XIV, Sollicita ac provida, e vedrete se v'abbia tribunale meglio organizzato e più prudente che la Congregazione dell'Indice. Vedrete come i revisori facciano separatamente la censura dei libri; poi ripiglino questa stessa censura i Consultori: poi la rifaccia da capo la Congregazione dei Cardinali. Vedrete i riguardi che si usano agli autori cattolici. Vedrete come sia chiuso l'adito a qualunque partito. Vedrete infine quanta differenza passi fra quella Congregazione temperatissima e prudentissima e le sentenze avventate dei giornalisti. >>

« Lo stesso Positivo, giornale repubblicano che si rifondeva nell'Italia del Popolo, negava che la Chiesa fosse piagata come la figurava l'illustre Rosmini, il quale, venerando la condanna, confessa e ritratta il suo errore. Bensì la piaga immensa, inflitta alla Chiesa, veniva dal Gesuita moderno: perchè se l'ordine cattolico dei Gesuiti è quella schifosa turba, che dice il libro, la Chiesa cattolica benedice e mantiene nel suo seno la canaglia e la putredine. Perciò fu sì bene accolto dai nemici del Cattolicismo quel libello che è principe nei fasti della maldicenza. Libello che, in quanto a prove, è una ciancia da capo a fondo e ardisce chiamar documenti lettere anonime, pari in autorità alle corrispondenze di alcuni giornalisti. Libello che umanizza talvolta il domma cattolico, e offende la maestà, la verità e l'integrità, quasi di tutti i riti cattolici. Solo la ceca venerazione ad un nome, lo spirito di parte e l' effervescenza della passione che ci ha strascinati a mali dolorosi, lunghi e terribili, ha potuto far velo alle menti.

«Prima di Roma, già la riprovazione del mondo cattolico aveva condannato il Gesuita moderno; l'indugio di Roma era solo giustificato dalla sua grande circospezione, dallo sconvolgimento delle cose pubbliche, dall' esilio del Papa e delle Congregazioni; ma Roma non poteva mancare a se medesima. Un Tommaso od un Bonaventura avrebbero subìto il martirio piuttosto di scrivere il Gesuita moderno; ma se l'avessero fatto, Roma gli avrebbe condannati. La Chiesa è grande ed inconcussa, perchè si fonda nella verità e non guarda alle persone. >>

Noi ci racconsoliamo ed esultiam di gran cuore, come pel contegno dell' Ab. Rosmini, così per quello del P. Ventura, il quale anch'esso ha pubblicato nel Messaggere di Mompellieri l'atto della sua sommissione in amplissima forma, estendendolo in pari modo a tutto che si potesse trovare di condannabile in ognaltro suo scritto. Per ciò che spetta al Gioberti, quanti sinceri credenti sieno stati, fino a' debiti limiti, apprezzatori del suo ingegno, ed abbiano a cuore il bene dell' anima sua, non potranno che desiderare ed aspettare anche da lui solenni testimonianze ed effetti di ravvedimento, di ritrattazione e di tutta quella riparazione che mai ad uomo è possibile. Quod faxit Deus!

(N. d. C.)

ORAZIONE FUNEBRE

PEL PROFESSORE

D. SEVERINO FABRIANI

Quel

uel giorno in cui si sparse improvvisa per la città nostra una voce la quale parlava del subitaneo pericolo in che era la cara vita di colui che piangiamo, una sollecitudine angustiosa e ognor crescente occupò tutti gli animi, e una ricerca sola era, può dirsi, sovra ogni labbro. Compiangevasi la perduta speranza di salvare alla patria uno de' più singolari ornamenti nell'uom pio, nell' uom dotto, nell'uomo che si era fatto una seconda provvidenza per una, ahi! troppo numerosa schiera di sventurati. Grande, e rara testimonianza di merito e di virtù quando ogni ordine di persone, lasciando in disparte per alcun tempo o le sue cure private, o le agitazioni de' pubblici avvenimenti, veda nella perdita di un solo una comune jattura! Questo universale commovimento di Modena nostra mi torna vivissimo al pensiere ora che io debbo discorrervi

(*) Recitata in Modena nella chiesa della Beata Vergine del Paradiso dal Canonico D. Cesare Galvani, il dì 27 settembre 1849, trigesimo dalla deposizione dell' illustre Defunto.

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