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Qui comincia

PQ4204
A3C5

v.68

il prologo di Santo leronimo sopra le epistole

di San PAULO

Primo si dimanda il perchè dopo li evangelii, li quali sono supplimento della legge, ne' quali a noi son dimostrati plenissimamente li esempli e comandamenti di vivere, ha vogliuto l' apostolo destinare queste epistole a ciascuna Chiesa. Questo par esser fatto per questa cagione, acciò che li principii della nascente Chiesa pervenissero a le esistenti nove cagioni, e acciò ch' egli resecasse li presenti e futuri vizii, e dopo escludesse le oscure questioni, per esempio de' profeti, li quali, dopo la composta legge di Moisè, nella quale si leggeva tutti li comandamenti di Dio, non dimeno colla sua dottrina sempre comprendessero li rinnovati peccati; e trasmisero i libri per l'esempio di vivere etiam alla nostra memoria. Ancora si domanda il perchè non abbia scritto più che dieci epistole alle Chiese; imperocchè quelle che sono appresso li ebrei sono dieci, e l'altre quattro sono drizzate

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specialmente a quattro discepoli. Acciò dimostrasse il nuovo testamento non si discordare dal vecchio, ed etiam egli non fare contra la legge di Moisè, destinò le sue epistole secondo il numero de' primi dieci comandamenti della legge. E quanti che lui ordinò i liberati da Faraone per i comandamenti, altrettanti ha instituito per le epistole, acquistati dal diavolo e da servile idolatria. Onde gli dottissimi uomini hanno detto, le due tavole lapidee avere la figura de' duoi testamenti. Alcuni affermano, la epistola scritta alli ebrei non esser stata di Paulo, imperocchè quella non è intitolata al suo nome, e per la distanza del parlare e del stilo; ma secondo Tertulliano ella è ovver di Barnaba, ovver secondo alcuni di Luca, ovver certamente di Clemente discepolo delli Apostoli, ordinato episcopo della romana Chiesa dopo gli Apostoli. Alli quali egli è da respondere: se però ch' ella non ha nome, non sarà di Paulo, adunque non sarà etiam di alcuno altro; imperò ch'ella non è intitolata sotto il nome d'alcuno. La qual cosa s' egli è inconveniente e assurdo, egli è da credere ch' essa è più sua, per rispetto che risplende con tanto eloquio della sua dottrina. Ma imperò che appresso le chiese delli ebrei era tenuto quasi destruggitore della legge con falsa suspicione, ha vogliuto tacere il nome delle figure della legge, e della verità di Cristo rendere ragione, acciò non escludesse l' audito del nome nella fronte del prelato l'utilità della lezione. Certo non

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è da meravigliare s' egli pare più eloquente nel proprio parlare, cioè in ebreo, che nel peregrino, cioè nel greco, con il quale l'altre epistole sono certo scritte. E si move etiam [da] alcuni il perchè nel primo luogo sia posta la epistola a' romani ; conciosia che la ragione manifesta, quella non esser primo scritta. Onde dicesi egli aver scritto questa, quando se n' andò in lerusalem; conciosia che per avanti egli confortasse con le lettere i Corinti e li altri, che recogliessero il misterio qual seco era per portare. Ma di quindi alcuni vogliono esser inleso, così ordinate le epistole; che fosse posta prima, avvenga che sia stata ultima mandata, acciò che con ordine si venisse per tutte le epistole alle cose più perfette. Imperò che molti de' romani erano così grossi, che non intendevano esser salvati per la grazia di Dio, ma pe' suoi meriti; e per questo si discordavano tra sè i duoi popoli. E però disse quelli aver bisogno di esser corretti, commemorando prima li vizii de' gentili. Etiam disse che già alli Corinti gli è concessa la grazia della scienza; e non riprende così tutti come perchè non hanno repressi li peccanti, come egli dice: tra voi odesi la fornicazione, ed etiam: voi congregati col mio spirito a darvi a questo tal modo a Satana. Etiam nella seconda sono lodati, e che si sforzino per proficere assai più. Etiam sono repressi i Galati, non già di alcuno vizio, salvo in questo solamente che hanno creduto alli astutissimi falsi apo

stoli Li Efesi certo, senza alcuna reprensione, sono degni di molta laude; imperocchè servorono la fede apostolica. Etiam li Filippensi molto più son laudati, li quali non volsero pur audire i falsi apostoli. Similmente corrisponde in due epistole i Tessalonicensi con ogni laude; imperò che non solamente salvorono la incontaminata fede della verità, ma etiam trovati nella persecuzione de'cittadini, furono constanti. Ma i Colossensi erano tali, che non essendo visitati corporalmente dall' apostolo, erano tenuti degni di questa laude, com' egli dice: avvenga che io sia assente da voi col corpo, ma vedendo il vostro ordine, rallegrandomi, col spirito son con voi. Ma ch'è da dicere delli ebrei, de' quali i Tessalonicensi, che sono molto lodati, sono chiamati esser fatti imitatori? come egli dice: e voi fratelli siete fatti imitatori delle Chiese di Dio, le quali sono in Iudea; quelle medesime avete sostenute delli vostri contribulanti, le quali e lor dalli Iudei. Etiam appresso li ebrei [di] quelle medesime fa menzione, dicendo: onde e avete avuto compassione alli incarcerati, e con allegrezza avete ricevuto la rapina de' vostri beni; cognoscenti voi avere migliore e stabile sustanzia.

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