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vedere ai pubblici bisogni. Ma il fatto ha mostrato se la Chiesa ed il clero cattolico fossero nemici della Francia. Ormai in quel paese il nome di patria non risuona più in modo eloquente che in bocca degli ecclesiastici e dei laici cattolici. Smentita quest'accusa, non per questo fu terminata la lotta. Più tardi l'idolo proposto all' adorazione del popolo perchè sorgesse a combattere la Chiesa, fu la libertà. La Chiesa fu detta l'alleata naturale dei governi dispotici, la nemica d'ogni onesta e legittima libertà. Ma gli apologisti cattolici restituirono alle parole il loro vero significato e mostrarono come la Chiesa non solo non sia nemica della libertà, ma come ne sia stata nei tempi decorsi bene spesso la custode e l'ispiratrice; mostrarono la distinzione radicale de' due poteri ecclesiastico e civile. Allora la lotta prese un'altra direzione ed oggi non è più la patria e la libertà che viene opposta alla Chiesa, ma è l'idolo della scienza. E anche quest'idolo, ne siamo certi, posto di fronte alla Chiesa cattolica per combatterla cadrà in terra spezzato; perchè ogni giorno sorgono nuove prove a confermare che la Chiesa. non è punto la nemica e l'avversaria della scienza, ma la nemica e l'avversaria unicamente degli errori e dei sofismi; e che là ove gli uomini, i quali pretendono avere il monopolio della scienza, affermano esservi contraddizione coi dettati della sapienza divina non vi è altro che il delirio di una mente orgogliosa, l'aberrazione di un'intelligenza evidentemente imperfetta. I nemici della religione si servono delle idee generose e brillanti di patria, di libertà, di scienza fintantochè gli uomini di Chiesa mostrano ripugnanza ad accettarle e finchè nessuno sorge a dimostrare al popolo in che modo esse si sposano egregiamente col cattolicismo. Appena la Chiesa depone ogni diffidenza, essi dimenticano tosto tali idee per cercare altre armi affin di assalirla, ed alzano altri idoli per rapirle l'amore de' suoi figli. Ciò avviene perchè non è l'amore della patria, non è l'amore dell'onesta libertà, non è l'amore della scienza che muove questi pretesi rappresentanti della società moderna a combattere la Chiesa, bensì il perpetuo rimprovero che parte dalla bocca dei ministri della religione cattolica contro tutte le perverse passioni del povero cuore umano. La Chiesa ha certo molti avversari di buona fede, molti che credono giovare al proprio paese sminuendone l'influenza, molti ai quali l'ammirabile splendore del cattolicismo è velato dagli errori di alcuni suoi ministri, dalle esagerazioni di alcuni suoi difensori, dal confondere ciò che è disciplinare e transitorio con ciò che è dommatico ed eterno; ma i suoi più implacabili i suoi più accaniti avversari non sono tra questi. «Non sono i nostri errori, scrisse già uno degli amici più teneri della Società moderna, uno dei difensori più illuminati della Chiesa >> non sono i nostri peccati che rivolgono il « mondo contro di noi, sono le nostre verità, sono i nostri santi; non << sono punto i nostri vizi ma le nostre virtù ed i nostri benefizi. Gesù

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DELL'INSEGNAMENTO RELIGIOSO NELLE PUBBLICHE SCUOLE

<< Cristo era puro quando fu crocifisso, e se meno di lui felice la Chiesa <«< non ha sempre ed in tutti i suoi cotesta apparenza divina, l'onore « di lei è di non patir mai che per la causa medesima che fece mo" rire il suo Maestro e Signore. >>

Le ragioni adunque che si adducono per impedire che l'insegnamento religioso basato sul riconoscimento dell'autorità spirituale del Sommo Pontefice riprenda nell'educazione della gioventù il posto che merita non sono in alcun modo appoggiate sul vero, e il volere continuare nel sistema di tergiversazione adottato fin quì nelle pubbliche scuole in fatto di religione non è punto leale ed onesto. Perciò noi per amore della gioventù e dell'Italia, chiediamo ed abbiamo mille ragioni di chiedere che senza ulteriori ritardi si risolva questa quistione e si dichiari francamente se si desidera o no l'insegnamento religioso. Noi desideriamo vivamente che il governo italiano, calcando gli esempi dei popoli più illuminati dell'Europa e dell'America, si muova a pietà di tanti giovanetti, ai quali, come ben disse il Presidente del consiglio dei ministri, col sopprimere il catechismo si toglierebbero gli elementi della fede e della morale; e provvegga affinchè quest'insegnamento sia dato e ricevuto a dovere. Questo nostro desiderio sappiamo diviso da moltissimi insegnanti officiali (1), lo sappiamo conforme ai voti di quasi tutte le famiglie italiane ed è suggerito dall'amore della concordia e della pace. Ma se invece il governo ed i suoi provveditori, ispettori, presidi, direttori, professori ci diranno che non vogliono in nessun modo promuovere e veder promosso l'insegnamento religioso, e che si rifiutano di rispettare e far rispettare nella scuola l'autorità spirituale del Sommo Pontefice, allora il nostro programma ed il programma di tutti gli uomini sinceramente religiosi sarà chiaramente tracciato. Al trionfo di questo programma consacreremo la nostra vita, nè rifiuteremo d'usare ogni mezzo legale per affrettare il giorno di vederlo eseguito. Petizioni, elezioni, pubblica stampa tutto tutto metteremo in opera per far cadere un sistema d'insegnamento che si poggia sopra la passione e l'errore, e che avrebbe per risultato di condurre l'Italia in braccio all' empietà ed alla corruzione, per consegnarla piedi e mani legate in preda al primo prepotente straniero che vorrà porle le catene sul collo.

Firenze, 10 luglio 1872.

A. ARRO CARROCCIO.

(4) I dissidenti sono pochi ma rumorosi. Cosi i liberi pensatori che fanno tanto fracasso, a Torino, sopra una popolazione cattolica di 206 mila abitanti, sono 64!!! Censimento 4 gennaio 1872.

LA COSCIENZA DEL MATERIALISMO

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In un articolo pubblicato recentemente nella Gazzetta d'Italia io mi prefissi di mostrare la insufficienza anzi la nullità di certi argomenti coi quali il distinto fisiologo e notissimo materialista Maurizio Schiff pretese in una sua conferenza di atterrare la teoria spiritualista, e, con buona pace dei trimmers della filosofia, cristiana e cattolica, rispetto alla subiettività ed immaterialità della coscienza. I miei ragionamenti quali ch'essi fossero, dovevano essere, ed erano però, negativi. Non era mio compito stabilire la identità la subiettività la realtà della coscienza del nostro essere; ma semplicemente constatare che contro queste dottrine lo Schiff nulla aveva detto di solido. Ma il giudizio favorevole che da uomini autorevolissimi fu dato di cotesto articolo, mi ha ispirato il desiderio di ritornare nello stesso campo; di recare alcuni argomenti più positivi a favore della coscienza così leggermente negata, o riguardata soltanto come una semplice serie di fenomeni materiali da alcuni fisiologi i quali pretendono di decidere questioni sfuggenti alle loro osservazioni ed alla loro competenza. Io intendo adunque oggi non solamente a parare ma anche a ferire. Non mi verrà fatto? Pazienza! Se mi mancherà la fortuna non mi si negherà l'ardire. O i miei colpi non saranno tenuti per nuovi? Mi basta se saranno stimati buoni. Mi negheranno l'autorità? Risponderò che fare quanto si può, è meglio che far nulla. Ma le botte legate son le migliori e le più sicure: e però io prenderò appunto le mosse dall'obiezione materialista per venire alla risposta spiritualista. O dirò meglio alla risposta mia perchè come è mio costume lascio alla mia sola ragione l'impresa.

Il materialismo filosofico è destro e pieghevole. Ai dotti egli si mostra colla maschera del positivismo e chiama tutti a sè pro* Questo scritto porta la data del 5 giugno e a quell'epoca l'altro mio articolo sulla coscienza dell' Io, era di fatto, recente.

testando si un metodo per giungere all'unità di dottrine nel concetto e nella spiegazione dell' universo. Ma ai non versati nella filosofia va incontro come un sistema che negando Dio, lo spirito, la coscienza disconosce e nega necessariamente la legge morale, la sua sanzione, e la responsabilità nell'individuo. Dottrina più comoda dove trovarla? È sotto questo secondo aspetto che io combatto il materialismo. Gli scienziati i filosofi non hanno certamente bisogno degli argomenti di un « dilettante » di un « profano. » Così questo articolo non è che un saggio di un più lungo lavoro che io vorrei, ma non spero poter pubblicare, e che porterebbe per titolo « la filosofia d'un ignorante » Entriamo in materia.

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Che cosa è la coscienza secondo noi? La coscienza è ora la forza or l'atto dello spirito di considerare sè stesso e le sue relazioni coi sensi e col mondo esterno. Per mezzo della coscienza lo spirito acquista la certezza della propria individualità, identità, ed unità. Tutto questo non può trovarsi nel corpo, nelle membra, nei sensi, perchè non ci è uomo il quale si senta meno uno, meno identico, meno « lo stesso » per togliergli che si faccia qualche membro o impedirgli l'uso di uno dei sensi. Osservo inoltre che un corpo è sempre composto di parti; che un composto di parti può essere un tutto ma non una unità reale. Ogni tutto è composto di parti, Ma noi non siamo conscienti di essere un composto di parti se non rispetto al corpo. Ma noi sentiamo che a questo corpo si può togliere e aggiungere senza che la nostra unità ne patisca.

La coscienza non è un quid indipendente e isolato. Essa è una facoltà dello spirito (qualunque sia il concetto espresso da questa parola) e una manifestazione dell'intelligenza, una forma del pensiero.

È adunque ben naturale che lo spirito non abbia in atto continuamente coscienza di sè medesimo, che la intelligenza si manifesti in altri modi, che il pensiero assuma altre forme. Tralascio qui di notare i diversi aspetti sotto i quali la coscienza può essere considerata; perchè questo mi sembra inutile al mio scopo.

I pensieri sono successivi; non abbiam bisogno che alcun materialista cel dica; successivi, come successive sono le sensazioni le impressioni le idee: ma attraverso tutte queste modificazioni la coscienza perdura o riappare sempre identica, spontaneamente, o al cenno della volontà, sempre pronta a testificare la identità e la unità del nostro essere.

I metafisici materialisti pensano senza dubbio di avere inforcato il loro caval di battaglia quando ci dicono che le attestazioni della coscienza sono successive e interrotte. Ahime! se pur cavalcano qualche cosa è un bastone di granata! Ma non è questo appunto

il migliore argomento a sostegno della identità indivisibile dell' Io? Se nell'uomo non vi fosse alcun che di identico di immutabile al quale tutte le sensazioni andassero a far capo, direttamente o no non importa, dove le impressioni si convertissero in idee, dove idee, sensazioni, pensieri, fossero consaputi, come sarebb'egli possibile che l'uomo al quale oggi si è tagliata una gamba abbia coscienza di averne jeri avute due sane, che un altro uomo afflitto oggi da una sventura si sentisse il medesimo di colui che provò anni sono una gioia vivissima per una impensata ventura? E come mai potrei io trarre le conseguenze da premesse antecedenti, se io non fossi e non mi sentissi quello che ha posto le premesse...

.....

o come potrei io pronunziar la maggiore di un sillogismo senza la certezza che ne trarrò poi la conseguenza? « Ah ma quello è affar di memoria e questo..... » e questo è affare di previsione. Ma l'una e l'altra facoltà non possono spiegarsi fuor della ipotesi spiritualista: lo vedremo forse più tardi.

È difficile spiegare con lucidezza il concetto dei materialisti rispetto alle facoltà psichiche. Essi, d'altra parte, non si son mai data la pena di formulare chiaramente codesto concetto. Forse non hanno saputo. Il fatto è, che la gran difficoltà sta tutta nel dirci il come o il perchè almeno la sensazione diviene impressione, l'impressione diviene pensiero e coscienza. Ma in fine noi non possiamo attribuire al materialismo altro concetto rispetto all'uomo, che il seguente. L'uomo è un composto di materia organizzata che subisce le impressioni del mondo esterno. Non mi par possibile di cavare altro dai loro libri, dalle loro letture, dalle loro conferenze. È vero che il Vogt ci ha saputo dire che il cervello separa (qui forse la vera parola sarebbe « secreta » ma non l'arrisico) il pensiero, come il fegato la bile ed i reni l'orina.... ma oseremo dire al signor Vogt che le facezie non sono argomenti e tanto meno fatti o teorie scientifiche. Metteremo cotesta spiritosaggine con quella del Moleschott che attribuisce il pensiero alla presenza del fosforo. A cotesto conto i pesci sarebbero ben profondi pensatori poichè il loro cervello abbondi di fosforo; e sottoporremo tutti i grulli al regime di piselli! Comunque sia, poichè Augusto Comte non ci permette più di cercare il come e solamente ci concede il perchè (comodissima scienza !) io mi contenterò di discendere ancora un gradino più basso nella scala delle ricerche e chiederò dove la trasformazione si compia, dove sia la coscienza. Probabilmente, ci si dirà, nel cervello.

Nel cervello; sta bene. Ma il cervello secondo i materialisti è l'organo universale o almeno è il magazzino di tutti gli organi. l'afasia e il linguaggio hanno origine dal cervello; la memoria

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