DELL' ABATE PIETRO METASTASIO POETA CES ARE O pietro Trapassi, comunemente chiamato Metastasio, nacque in Roma ai 28. di Gennajo dell'anno 1698. da Felice Trapassi di Assisi, e da Francesca Gălasti di Bologna. H Padre; quantunque poverissime fosse , lo fece ne' priai elementi delle lettere ammaestrare ; alla quale paterna cura egli rispose sin da fanciullo oltre ogni espettazione. Imperciocchè aveva sortito dalla natura un ingegno tanto maraviglioso, che alla tenera età di otto anni non solo era abbastanza istruito ne' primi elementi della lingua latina , ma altresì cantava . leggiadrissimi versi all'improvviso. Una sera , che nella pubblica strada egli si tratteneva in questo esercizio, fu per caso sentito dal celebre Gian-Vincenzio Gravina, il quale rimasto attonito da cosi prodigioso fenomeno, molto lo commendo, e gli offerse in ricompensa una moneta , la quale fu dal fanciullo Trapassi ricusata. La virtù sua nel disprezzare il denaro esibitogli; e il suo talento dimostrato nell'improvvisare , innamorarono tosto il Gravina , ed accesero in lui desiderio grandissimo di averlo seco nella propria sua *casa , per coltivare quella tenera pianta , la quale fin da' primi suoi anni prometteva di dare , ove fosse cresciuta , frutti maravigliosi, Lo chiese al Padre, il quale spinto non meno dalia povertà , che dall'amore verso il Figlio glielo concesse. Appena ricevuto in casa il nuovo Alunno , seguendo il costume degli antichi uomini eruditi del secolo XVI, cambiò il suo Tomo IV. e cognome Trapassi, e lo chiamò Metastasio , parola derivata dal 'verbo greco me diotnie, che significa trapassare. Era il Gravina diligentissimo coltivatore delle greche lettere, e in queste principalmente , e nella poesia prese a istruirlo, obbligandolo a seguire scrupolosamente l'orme de' greci esemplari, e nulla dipartirsi dalle leggi , che Aristotele prescrive a i poeti, non lasciando mai libero il corso alla sua fantasia. In questa prima così rigida scuola, e nell'età di soli 14 anni scrisse il Metastasio il suo Giustino : tragedia , per vero dire, singolare, e maravigliosa , se si ha riguardo alla tenera età, ed agli impedimenti , che arrestavano l'ingegno del suo Autore. Dopo queste prime instituzioni fu egli ammaestrato nelle scienze, e massimamente nella Legge ; avendo divisato il Gravina di renderlo Avvocato. Dal quale studio sebbene la sua natura lo distraesse con forza grandissima , ed alla poesia lo richiamasse, pure con somma docilita in esso si esercitò finchè visse il suo Maestro. Mori questi ai 6. di Gennajo del 1718, e alla sua morte dette al suo Discepolo una pubbliça, e solenne testimonianza del suo amore , dichiarandolo erede di una gran parte de' suoi averi, la quale eredità dicesi , che aggiugnesse a 15000 Scudi Řomani. Rimasto egli d'improvviso possessore di contanti, di roba , e di beni, cominciò a spendere senz' alcun freno, o ritegno, tenendo continuamente lauta corte , abbandonato affatto lo studio della Legge, dopo essersi di bel nuovo tutto consacrato a quello della poesia. Nè lungamente fece tal vita , che la eredità lasciata dal Gravina venne meno, non bastando alle cominciate spese le rendite , che ne ritraeva , fu costretto a vendere parte della roba; e delle possessioni. Conobbe egli presto a quale povertà in breve lo strascinava il disordinato suo spendere , e volendo recare al fallo commesso alcun riparo, divisò di lasciare Roma , e i falsi amici, che a ciò l'avevano condotto , e rivolgersi di bel nuovo allo studio della Legge , dal quale assai più di van e e taggio potea ritrarre, che dalla poesia. Quindi di là si parti, e andò a Napoli, città , che allora non meno che adesso per gli studj della Legge grandemente fioriva ; e trovato un valente Avvocato, colla scorta , e gl' insegnamenti di lui cominciò a dare opera diligentissima allo studio di quella scienza , lasciata la poesia, l'amore della quale altra volta lo aveva fatto traviare da quel sentiero , nel quale aveva procurato di condurlo prima il Gravina , ed allora ve lo conduceva la necessità. Ma non andò guari che i nuovi suoi propositi si renderono vani , ed egli all' antico suo amore per la poesia ritornò. Rimasta incinta la Imperatrice Elisabetta , moglie dell' Imperator Carlo VI, deliberó il Vice Re di Napoli" di solennizzare con insolita pompa il di natale di quella Principessa , per dimostrare l'allegrezza, che in lui cagionava quella grandezza tanto da ciascuno desiderata, Tra le molte feste , che a quest'oggetto si ordinarono, fuvvi una rappresentanza teatrale, per la quale fu da lui scelto per poeta il Metastasio. Ricevè egli con grandissimo dispiacere , e dopo lunghi contrasti l'incarico addossatogli, siccome quello, che da' nuovi suoi studj lo distraeva , ed alla poesia lo richiamava : : pure gli convenne ubbidire , e solamente ottenne, che d'un segreto impenetrabile fosse ricoperto il suo nome; aftinchè ciò fosse ignoto al Maestro della Legge, il quale gli aveva severamente vietato qualunque ancorchè picciolissimo studio della poesia. Scrisse egli allora la composizione intitolata gli Orti Esperidi , la quale ben a ragione riscosse l' applauso universale : ma perciò appunto messe nell'animo di tutti un desiderio ardentissimo di saperne l' Autore , e principalmente della Cantatrice Marianna Bulgarini , che nel dramma aveva rappresentata la parte di Venere. Essa in parte stimolata dalla solita femminile curiosità , in parte dalla gratitudine per l'onore , che le aveva cagionato quella rappresentazione, mosse ogni pietra, |