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1060. che sta sotto il paliotto dell' altare di S. Dionisio, spettante già alla distrutta chiesa di S. Valentino nella via Flaminia, ch' essa Badia Privilegiata, che col suo Monastero apparteneva a questo di S. Silvestro: se ne ha un' illustrazione nel tom. 3. degli Atti dell' Accadem. di Archeolog. p. 231. V. Giacchetti. Histor. della Ven. Chiesa di S. Silvestro in Capite.

Iconologia Salvatoris, et Karilogia Prae

cursoris.

Carletti. Mem. della chiesa di S. Silve→ stro in Capite.

VENERDÌ.

S. Eusebio.

È antichissima questa chiesa; si trovano sottoscritti i Preti del suo titolo nel più volte citato Sinodo di S. Simmaco. S. Zacca, ria Papa la ristaurò nell'VIII. sec. si vuole, che fosse la casa del Santo, nella quale in odio della Religione Cattolica lo fece rinchiudere Costanzo Imp. Ariano, e ve lo fece morire di stenti, e di disagi. Vi sono in es sa i corpi de' Ss. Eusebio; Orosio, e Paolino, e parte del corpo di un S. Vincenzo. Nel portico è affissa un' iscrizione antica, in cui si legge, che nel 1238. Gregorio IX. la consagrò e che vi concesse a chi la vi

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sita dal Mercordì Santo a tutta l'ottava di Pasqua l'Indulgenza di MILL. ANNIS. ET CENTVM VIGINTI DIERUM. ma bisogna avvertire, che dove adesso è la parola MILL. il marmo è incavato, vi si conosce qualche traccia di lettere, che vi eran incise prima; anche la forma delle lettere del MILL. è diversa dalla forma delle altre lettere in somma si vede chiaramente, che in quella parola vi è stato fatto un cambiamento. Forse in origine vi sarà stato scritto TRIB. ed allora i tre anni combinerebbero coi 120. giorni, cioè con tre quarantene. Ma non pertanto si deve credere un' impostura il MILL. forse qualche altro Pontefice avrà estesa l'Indulgenza fino a mille anni, ed allora sarà stato cancellato il TRIB. e ressovi il MILL. senza badare se accordava, o nò col rimanente dell'iscrizione. È singolare, che tutti quei, i quali riportano questa iscrizione non vi fanno alcuna osservazione.

Fu S. Eusebio Sacerdote Romano, fiorì a'tempi di Costanzo, figlio di Costantino, fautore acerrimo degli ariani. Gli si oppose con petto sacerdotale S. Eusebio, confutando l'empio dogma, onde egli lo fece prendere, e rinchiudere in un' angusta stanza dove visse sette mesi e finalmente mori di stenti. Fu sepolto dai Ss. Orosio,, e Paolino nel cemeterio di Calisto.

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S. Bibiana.

Fu edificata questa chiesa da S. Olimpina matrona Romana presso il palazzo Liciniano, dove ebbe la S. Martire la sua abitazione. S. Simplicio Papa la ristaurò nel V. sec. ed Onorio III. nel XIII. sec. la consagrò. Sotto l'altare maggiore in nobil' urna di alabastro riposono i corpi della Santa Titolare, di S. Demetria sua sorella, e di S. Dafrosa lor madre. Si vede in un angolo della chiesa una colonna, alla quale si dice, che fu S. Bibiana spietatamente flagellata finchè spirò. Urbano VIII. ridusse la chiesa allo stato presente in occasione che furono trovati sotto l'altare maggiore corpi delle tre Sante nominate. Vi era annesso un Monastero di Monache, delle quali vi sono alcune lapide sepolcrali nel pavimento ritiratesi da questo sito le Monache, Eugenio IV. nel 1439. unì la chiesa al capitolo di S. M. Maggiore. Nel portico è affissa un' antica iscrizione, che ci sembra ben posteriore al mille, la quale dice, che qui era il cemeterio chiamato Ad ursum pileatum, in cui furono sepolti molte migliaja di Martiri na nell'epoca de' Martiri era proibito il seppellire in città, ed il cemeterio indicato non era in questi contor ni, ma bensì nella via Portuense : onde per conciliare queste coutradizioni bisogna sup.

porre, che dal detto cemeterio sieno stati qui trasportati i corpi di tanti Martiri, e non mai, che in origine siano stati qui sepolti. Bisogna anche osservare, come nota il Boldetti p. 537: che si chiamavano cemeterj quei luoghi nelle chiese dove si conservavano le Reliquie de' Martiri; così nell'iscrizione di Calisto II. in S. M. in Cosmedin si di ce, che vi furono collocate De Reliquiis cimiterii S. Mariae ad Martyres, nel qual sito niuno dirà, che vi fosse un antico cemeterio cristiano, sapendosi di certo, che il Panteon fu ridotto a chiesa nel principio del VII. sec.

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Le Sante sorelle Vergini Bibiana, c Demetria ebbero genitori Martiri. Il padre S. Flaviano, stato Prefetto di Roma, deportato sotto Giuliano Apostata alle Acque Taurine, vi morì Martire, e la madre, S. Dafrosa, fu decollata. Tolti di mezzo i Santi genitori, le due figlie furono spogliate de' proprj beni. Il Pretore Aproniano tentò d'indurle all' empio culto colla promessa di render loro le perdute ricchezze, ma quelle costanti nel santo proposito, ricusarono l'iniqua proposta. In tanto Demetria mori di mor te naturale, e Bibiana superstite fu data in cura ad una pessima donna, perchè la pervertisse ; ma essendo riusciti inutili tutti i tentativi, fu legata ad una colonna, e battuta colle piombarole finchè spirò. Il corpo

fu lasciato in pascolo ai cani, ma non essendo stato toccato da quelli, gli diede onorevole sepoltura un Prete di nome Giovanni presso alla madre, ed alla sorella in un luogo contiguo al palazzo Liciniano, dove avevano, come abbiam detto, la loro abitazione.

V. Fedini. Vita di S. Bibiana Verg. e Mart. (Si tratta in quest' opera anche della chiesa, e dell'invenzione del corpo di S. Bibiana, e della di lei madre, e sorella, seguita sotto Urbano VII.)

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Lascieremo discutere agli antiquari qual carcere fosse in questo luogo, e quali gli edifizj antichi, tra i quali è stata costruita questa chiesa, e considereremo solamente le sue memorie sagre. Non se ne sa il fondatore. Da alcuni si vuole, ma non si sa con qual fondamento, che sia stata dedicata a S. Nicolò Vesc. di Mira da S. Nicolò I. Papa nel IX. sec. e che sia la prima dedicata nell' Occidente al Santo Titolare. La prima memoria, che se ne trova è di un Crisogono Diac. Card. di questa chiesa nel 1100. sotto Pasquale II. Un' antica iscri zione dice, che fu dedicata in onore di St

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