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burni furono poi cacciati da queste contrade da' Tusci, e ne riportò per monumento il nome di Larinum città Frentana dal tema etrusco Lar, che significa princeps.

Io son d'avviso però, che i popoli indigeni di tutto questo paese, qualunque sia stata la loro origine rimota, fossero stati della razza degli Osci, di cui, se tacciono le storie, abbiamo i più singolari parlanti monumenti. Tutte le iscrizioni più vetuste trovate finora in questo paese sono in lingua osca, di cui avrem campo di parlare in appresso, e le stesse monete comuni a tutta la nazione hanno la leggenda retrograda nello stesso linguaggio

(Frentrei) co' tipi di Mercurio a dritta, e del Pegaso col tripode a sinistra (1).

Oltre degli Osci dobbiamo ammettere anche gli Etrusci, come abitatori una volta del paese Frentano. Non solo ne siamo accertati dagli antichi scrittori, quanto da' loro monumenti trovati in Larino, in Istonio, in Anxano, ed altrove, di cui in un' altra nostra Opera abbiamo a lungo parlato (2). Fino a questo tempo niun segno certo, ed indizio sicuro abbiam trovato di grecità in tutta questa regione, siccome nemmeno nelle seguenti, e nessuno autore patrio ce ne ha lasciato la menoma memoria. La storia antica non ha parlato affatto di colonie greche arrivate sino a questo lido, ed io forte ammiro, come il ch. Mazzocchi (5) avesse creduto Hatria Picena una città greca, fin dove fece arrivare il grecismo delle nostre regioni, appoggiato al solo monumento di una moneta coll' epigrafe ATPEYC, e dall' altra parte IEVC KACIOC, che da' più esperti nummologi è stata restituita a Corcira.

L'antico nome di questi popoli in lingua osca fu quello di Frentrei, come abbiam rilevato dalle loro monete, che i Roman i per addolcimento pronunciarono Frentani. Così difatti leggiamo non

(1) Vedi Tav. IV. Num. 1. (2) F. Seoverte Frentan. tom. I. pag. 30.

(3) Mazzoch. Collectan. VII. ad Tab. Heracl.

solo in molti scrittori, e specialmente poeti, ma parimente nelle iscrizioni, in una delle quali si ha :

ANXATIVM FRENTANORVM.

A ragione adunque il Cluverio (1) dichiarò corrotti tutti que' passi di autori, in cui leggiamo Ferentani, come in Cicerone nell'orazion per Cluenzio: adsunt nobilissimi Ferentani, e presso Livio : Aulius cum Ferentanis uno secundo praelio debellavit. Dalla stessa vera lezione, che troviamo ne' marmi, si raccoglie la differenza, che passava tra i Frentani, ed i Forentani, Ferentini, e Ferentinates, così appellati da alcune città con questi nomi in altre regioni. Or perchè mai si fossero detti Frentani clamoroso è il contrasto tra' moderni geografi, che ricorsero o al fiume Frento loro termine orientale, come se il nome de' fiumi fosse stato prima del nome de' popoli, o al monte Frentano, che non si trovò mai in questo paese, o alla parola fretum per la loro lunga estensione nella spiaggia del mare, come se ne' loro primi tempi fosse nata la lingua latina, o finalmente ad una città, o castello col nome di Ferenta, o di Frentana, che tra tante opinioni si stima la più probabile, quantunque l'antica desinenza corrisponder dovesse al loro linguaggio.

La storia de' Frentani incomincia a comparire fin dacchè furon essi soggiogati, e vinti da' Romani. Se questi non avessero portato le armi alle nostre regioni, gli storici romani non ne avrebbero affatto parlato, e noi oggi nulla sapremmo delle loro forze, e della loro costituzione. Vi fu bisogno adunque di porgere il piede alle catene per dare un nome alla storia. Livio (2) ci attestò, che il console Aulio Cerretano con una felice battaglia debellò i Frentani e prese in dedizione la città istessa, dove il fuggitivo esercito erasi

(1) Cluver. lib. IV. cap. 9.

(2) Liv. lib. IX. cap. 16.

allora ricoverato: Aulius cum Ferentinis (1. Ferentanis vel Frentanis) secundo praelio debellavit, urbemque ipsam quo se fusa contulerat acies, obsidibus imperatis, in deditionem accepit. Lo storico non distinse il nome della città, dove fuggirono i Frentani, ma vi è tutta l'analogia per credere, che si appellasse Ferenta, o Frentana dal nome del popolo, onde non vi fu bisogno di essere distinta. Questa disfatta avvenne nell' anno di Roma 455, secondo il Sigonio, e possiam credere, che i Frentani fossero restati nella lor libertà, siccome i Romani furono contenti di averli solamente debellati, perchè quattordici anni dopo ascoltando i Frentani il castigo dato agli Equi per la loro ribellione, spedirono in Roma i loro deputati per ottenere amicizia, ed alleanza (1): De Aequis triumphatum, exemploque eorum clades fuit, ut Marrucini, Marsi, Peligni, Frentani mitterent Romam oratores pacis petendae, amicitiaeque, iisque populis foedus petentibus datum. Quali fossero state le favorevoli condizioni di questa pace si spiegò dal Sigonio (2), che l'appellò aequa, perchè i Frentani non avean prese le armi, nè avean irritato l'orgoglio romano. Essi costanti nella giurata alleanza seguirono poi i Romani in tutte le loro campagne, e vennero considerati, come socj, ed amici. Tali difatti comparvero nella guerra Epirotica, quando i Sanniti, ed i Tarentini si collegarono con Pirro nell' anno 472 di Roma. Plutarco (3) ci racconta, che Oplaco prefetto della legione Frentana accostandosi al re nel campo tra Pandosia, ed Eraclca, gli avesse scagliata la sua lancia, ma invece di ferirlo, avesse roversciato il di lui cavallo. Il medesimo racconto si ha da Floro (4).

Altra volta si videro i Frentani comparire a favore di Roma nella guerra gallica-cisalpina, che si ripone nell'anno 528. Polibio (5) ei narra, che l'esercito composto di Frentani, di Marsi,

(1) Liv. ibit. cap. 45.

(2) Sigon. De jur. antiq. Ital. Lib. 1. cap. 14. et 19.

(3) Plutarch. in Pyrr.
(1) For. lib. 1. cap. 18.
(5) Polyb. lib. 11. cap. 24.

di Vestini e di Marrucini era forte di 20 mila uomini a piedi, e di quattromila a cavallo: Marsorum autem, Marrucinorum, et Frentanorum, et praeterea Vestinorum peditum viginti, equitum quatuor millia.

Militarono parimente i Frentani nelle guerre puniche a favore di Roma, e specialmente contro Annibale, quando attraversò questa regione accampando a Gerione, mentre l'esercito romano comandato da Fabio posava ne' campi Larinati. Scrisse Livio (1), che i popoli atterriti dalla fortuna de' Cartaginesi dopo la rotta Cannense nel 536 di Roma lasciassero le romane insegne, e specialmente i Sanniti, i Lucani, e tutti i Bruzj, restando però fedeli i Frentani, i Peligni, i Marsi, i Marrucini, ed i Vestini. Questa costanza mostrata da' Frentani in mezzo a' disastri della guerra li caratterizzò, come gente incapace a mancar di fede. Fur questo l'elogio, che ne: fece Silio (2):

Qua duri bello gens Marrucina, fidemque
Exuere indocilis sociis Frentanus in armis.

Ma gran parte ad affettare questo carattere vi ebbe senza fallo la loro costituzione fisica, e politica, come divisi in piccole repubbliche, e situati in ristretti territorj, che vantar non potevano nè molte città, nè ricchezze, nè popolazione eccessiva. Questo nostro giudizio resta verificato dalla contraria comparsa, che fecero tutti: questi popoli nella guerra sociale, allorchè fortificati dall' ajuto de' Sanniti, de' Lucani, degli Appuli, e di altri popoli belligeranti alzarono i primi lo stendardo della rivolta, e si mostrarono infensi nemici de' loro oppressori.

Della costituzione politica de' Frentani, de' cambiamenti in essi. avvenuti, della loro particolare religione, e finalmente del loro linguaggio, de' loro usi patrj, e della loro coltura nelle scienze, nelle arti si parlerà abbastanza, quando di ciascuna città Frentana faremo trattato.

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CAPITOLO II.

COROGRAFIA DE' FRENTANI.

Se noi vorremmo appoggiarci a'moderni scrittori, come all'Alberti, al Pontano, al Ciarlanti, al Carafa, e ad altri, non sarebbe possibile di segnare i confini de' Frentani in mezzo alla gran confusione, o piuttosto alle contraddizioni manifeste, nelle quali l' involsero, invece d'illustrarli. Tutti costoro o riposero i Frentani tra il fiume Frentone, ed il Sangro, ovvero tra il Sangro, ed il monte Gargano più al di là dal Frentone, ed in conseguenza riconobbero la regione de' Marrucini, e quella de' Peligni fra il fiume Sangro, e l'Aterno. Essi si garantirono cell'autorità di Strabone, e di Tolomeo, nel primo de' quali si legge, che il Sangro scorrendo tra Ortio, ed Amiterno separava i Peligni da' Frentani: In Ortium autem, et Amiternum medius Sagrus excurrit amnis, Ferentanos a Pelignis separans. Così si legge nella vulgata traduzione latina ma non fu questa alcerto la mente di Strabone. Il sig. Du Theil ha fatto ben osservare, che quell' Ortium di Strabone preso da tutti per Orton debbasi leggere Histonium, (oggi Vasto) e quell'Amiternum legger si debba Aternum, come ancora corresse il Casaubono, e così si rende al fiume il vero corso, cioè tra Vasto, ed Aterno, e non già tra Ortona, ed Aterno. Che se il geografo fece il Sangro partitore de' Frentani, e de' Peligni non devesi affatto intendere di tutto il suo corso fino al mare, ma sibbene delle sue origini, e delle sue sorgenti sopra i monti, perchè lo stesso autore ripose ne' Frentani al di là da questo fiume nella riva del mare Ortona, ed Aterno. Or se i Peligni si fossero distesi per tutto il tratto sinistro di questo fiume, certamente, che avrebbero occupato parimente Ortona, ed allora Strabone sarebbe in contraddizione con se stesso appellando Ortona Frentanorum navale.

Ma i citati geografi moderni si attaccarono ancora a Tolomeo, il quale parlando della foce di questo fiume l'assegnò a' Peligni: Pe

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