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dà il titolo di tradimento, ma è sicuro, che fossero nati in Aus ona, in Minturno, ed inVescia, tre altre città degli Ausonj, come lo stesso storico afferma: Ausona, et Minturnae, et Vescia urbes erant, ex quibus principes juventutis duodecim numero, in proditionem urbium suarum conjurati ad consules veniunt, docent: suos jampridem exoptantes Samnitium adventum, simul ad Lautulas pugnatum audierunt, juventute, et armis Samnites juvisse, e con altre esagerate espressioni per armare la loro rabbia contro la propria nazione. A quest'annuncio i consoli partendo da Sora intimano la guerra agli Ausonj, e colla guida de'traditori si presentano alle tre città congiurate. I soldati romani vi penetrarono con altro assai più nero tradimento, cioè con abiti mentiti, ed occupate le porte delle tre città, non si diè alcuna misura alla strage, tantoppiù, che nell'occupazione non furono i consoli presenti: sed quia absentibus ducibus impetus est factus, nullus modus caedibus fuit. Livio attesta, che colla ruina delle tre città la nazione degli Ausonj fosse distrutta, e cancellata dal rango politico delle nazioni: deletaque Ausonum gens, perchè nelle tre città Ausona, Minturna, e Vescia, siccome prima anche a Cales, era ristretta tutta la forza, e la robustezza della nazione. Così ebbe fine l'esistenza degli Ausonj compianta dallo stesso scrittore, il quale fortemente si maravigliò dell' iniquo procedere de' Romani, da cui fu disfatta per un incerto, e dubbioso sospetto di mancamento: deleta Ausonum gens vix certo defectionis crimine, e fece di più gran caso, che gli Ausonj restarono massacrati, come se si fossero attaccati fra loro: perinde ac, si internecino bello certasset. Seguì questa totale disfatta degli Ausonj nell' anno di Roma 440, come abbiam notato, e quella degli Aurunci, come vedremo, nel 410 di Roma. Questa diversità di epoche, questi attacchi separati, e queste guerre diverse, oltre i nomi, che da Livio si danno a' popoli separatamente or di Ausonj, ed ora di Aurunci, ci confermano assai più nel nostro parere, che codesti due popoli, quantunque derivati dalla stessa razza, formavano due nazioni diverse, e divise tra loro e di governo, e di territorio.

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Soggiogato interamente il paese degli Ausonj, cancellato il loro nome ne' fasti delle nazioni e dimenticata la loro antica potenza, venne a far parte del nuovo Lazio, dopochè vi furono spedite delle colonie romane per rimpiazzarvi la perdita de' trucidati cittadini. Il nuovo Lazio adunque allora si estese sino a Sinuessa che da Plinio (1) si appella oppidum extremum in adjecto Latio, giacchè l'antico non arrivava, che al monte Circeo a lato di Terracina. Fu questa parimente la dimensione, che al nuovo Lazio diede Strabone (2).

CAPITOLO II.

COROGRAFIA DELL' AV SONIA.

Niun' altra regione è stata così ben definita dagli antichi, quanto l'Ausonia. Strabone, Livio, e Plinio quasi fecero a gara per darne il quadro il più completo, ed esatto. Il primo, dopo di aver descritto il promontorio Circeo, e l'agro Pomezio (oggi paludi Pontine) passò subito a nominare gli Ausonj: in mediterranea Pometinus ager imminet. Huic proximi Ausonii prius incolebant, qui quidem Campaniam tenebant. Dunque la regione degli Ausonj incominciava subito dopo le paludi pontine, o dopo dopo di Terracina detta Anxur, ultima città de' Volsci, o precisamente da quella medesima strada, oggi terminale del regno, che da Portella conduce verso mare a Terracina. Segue il geografo: subinde Formiae a Laconibus conditae..... quin et sinum interjectum appellavere iidem Lacones Caiatam... ingentes hic speluncae panduntur ... inter Formias, et Sinues sam Minturnae sunt, interfluit enim flumen Liris. Sinui Caietano contiguum est Caecubum, cui adjacet urbs Fundi in Appia via. Continuava poi la pertica territoriale, Formia, per le Spelonche, per Gaeta, e per Minturna posta tra For

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(1) Plin. lib. 111. cap. 5.

(2) Strab. lib. V.

1

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mia, e Sinuessa, ed attraversata dal fiume Liri, e finalmente toccava Fondi sulla parte mediterranea , per la quale transitava la via Appia. Non dissimile dalla confinazione Straboniana fu quella di Flinio, ma alquanto più precisa, e distesa. Egli adunque, come Strabone, incomincia dal Circeo, dopo del quale ripone i Volsci gli Osci, e gli Ausonj: ultra Circeios Volsci, Osci, et Ausones perchè i Volsci arrivavano a Terracina, dopo il Circeo, gli Osci tenevano la parte superiore della Campania felice, e gli Ausonj la parte marittima. Indi nomina l' una dopo l' altra tutte le città degli Ausonj con quest'ordine topografico: A Circeis palus Pomptina est, dove afferma, che restassero sepolte 35 città, secondo il racconto di Muziano, dein flumen Ufens, supra quod Terracina oppidum lingua Volscorum Anxur dictum, et ubi fuere Amyclae a serpentibus deletae. Dein locus Speluncae, lacus Fundanus, Caieta portus. Oppidum Formiae, Hormiae prius olim dictum ut existimavere, antiqua Laestrygonum sedes. Ultra fuit oppidum Pyrae, colonia Minturnae, Liri amne divisa, Glani appellato. Oppidum Sinuessa extremum in adjecto Latio, quam quidem Sinopem dixere vocitatam. Hinc felix illa Campania est. Il territorio degli Ausonj adunque, dopo di aver corso tante città, terminava a Sinuessa, che formò la prima città della Campania, dopo del Liri. Infatti, secondo Strabone, la Campania occupava due seni di mare, il primo da Sinuessa a Miseno e l'altro da Miseno all'Ateneo: Primum de Campania dicendum est. E Sinuessa usque Misenum non exiguus magnitudinis sinus est, alter e Miseno usque ad Athaneum. Super has ripas tota est Campania. Ecco tutta la linea marittima occupata dagli Ausonj, cioè dal territorio di Terracina ad occidente, dove confinava co' Volsci, sino a Sinuessa, oggi Mondragone, ad oriente, dove confinava co' Campani. Da Sinuessa dopo del Liri la linea volgeva per settentrione, e comprendeva Vescia, e Cales, oggi Calvi. Noi abbiam conosciuto, che queste due città appartenessero agli Ausonj da Livio, di cui si è molto parlato, oltre della lor capitale appellata Ausona. Da quest'altro lato adun

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que l'Ausonia confinava primieramente co' Sidicini, che abitavano a Teano, e poi cogli Aurunci, che aveano la lor sede a Sessa, e ad Aurunca su de' colli, dove si vede oggi Rocca Monfina. Da Sessa la linea degli Ausonj ritoccava il Liri, e correndo sempre dal suo lato destro, ossia occidentale, col quale confinava prima cogli Aurunci, e poi co' Volsci, da cui si occupava il lato sinistro del detto fiume perveniva finalmente per una curva tirata dal fiume sotto di Aquino di bel nuovo al territorio di Terracina, donde cominciò la demarcazione. Se noi vorremo stendere più oltre verso terra l'agro degli Ausonj, verrebbe ad occupare i territorj, o de' Campani, o de' Sidicini, o degli Aurunci, o de' Volsci, che abitavano al di là, o alla sponda sinistra del Liri. Ecco la ragione, per la quale non è possibile di poterlo distendere più avanti.

Tutta questa estensione da Terracina al Liri era attraversata dalla via Appia, che rendeva tutte le città vicine floride, ed opulenti per un continuo commercio. Altre strade vicinali si diramavano dall'Appia, come quella, che da Terracina conduceva a Gaeta col nome di Flacca, perchè formata da Valerio Flacco, dopo di aver fatto tagliare un monte a perpendicolo, imitando una piramide detta da Livio moles Flacci, ed oggi Pescomontano. Un'altra strada da Sessa passava il Liri sul ponte Tirezio, di cui un ramo conduceva ad Ausona, ed un altro ad Arpino. Di questo ponte, di cui restano ancora gli smisurati pilastri sotto le acque presso il luogo detto la Setra, fe' menzione Cicerone diluculo ad pontem Tiretium, quì est Minturnis, perchè giaceva sopra Minturna, in quo flexus est ad iter Arpinas (1). Strabone nella descrizione dell'Appia notò, come per una sorte particolare, ch' essa partendo da Roma per arrivare a Brindisi, toccasse nella riva del mare queste sole città, cioè Terracina, Minturna, Sinuessa, e nel finire Tarento, e Brundusio.

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CAPITOLO III.

TOPOGRAFIA DELL' AV SONIA.

S. 1.

LAVTVLAE ET GALBAE VILLA.

Darem principio alla topografia dell'Ausonia da quel sito angusto appellato Lautulae da Livio, che dobbiamo riporre nella linea tra i Volsci, e gli Ausonj, e propriamente in quel passaggio di strada, che da Portella conduce a Terracina, oggi confine terminale tra il regno di Napoli, e la Campagna di Roma. In questo sito fu descritto dal citato autore, allorchè nell' anno di Roma 413 narrò la congiura del presidio romano, da cui si voleva occupar Capua, dov' era stato spedito, per guardarla dall' invasion de' Sanniti. Il console Marcio Rutilo per dissipare la trama ordita da' soldati non trovò altro mezzo, che di allontanarli a poco a poco da Capua, oltre alcune coorti, che volontariamente se ne appartarono, vedendo già svelato il loro disegno. Una di queste erasi ritirata alle Lautule presso Terracina: cohors una, cum haud procul Anxure esset ad Lautulas, saltu angusto inter mare, et montes consedit (1). questo medesimo sito parlar volle lo storico citato, quando descrisse il presidio spedito da Minucio per occupare questo stretto passo non lungi da Terracina, acciò s' impedisse la marcia di Annibale, che correva ad occupare l'agro romano, ed acciò quel sito della via Appia fosse guardato: eo forte die Minutius se conjunxerat Fabio, missus ad fuumandum praesidio saltum, qui super Terracinam in arctas coactus fauces imminet mari, ne immunilo

Di

(1) Liv. lib. VII. cap. 39.

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