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occupato da queste quattro nazioni, che oggi forma appena due Apruzzi. Da questo punto d' istoria architettò Silio Italico (1) il suo poema sulla guerra punica. Parlando de' Vestini, e de' confinanti popoli già nominati da Polibio, li fè comparire nel campo adorni di tutte quelle prerogative proprie del loro paese, cioè, come assuefatti alla caccia delle fiere, e specialmente degli orsi, di cui eran pieni i loro boschi, colle cui pelli ricoprivano i loro petti armati di sparo, o di un leggiero ricurvo dardo, e muniti di fionda, colla quale aveano l'abilità di colpire finanche gli uccelli, che svolazzavano per l'aria :

Haud illo levior bellis Festina juventus

Agmina densavit venatu dura ferarum,

Quae Fiscelle tuas arces, Pinnamque virentem,
Pascuaque haud tarde redeuntia tondet Abellae,
Marrucina simul Frentanis aemula pubes
Corfini populos, magnumque Teate trahebat.
Omnibus in pugna fertur sparus, omnibus alto
Assuetae volucrem coelo demittere fundae,

Pectora pellis obit caesi venatibus ursi.

Restarono in questo stato sino alla famosa guerra sociale, allorchè, al dire di Appiano (2), scoppiata la congiura, tutti i popoli finitini presero l'armi per difendere i loro dritti nativi, tra' quali si numerarono i Vestini, i Marsi, i Peligni, ed i Marrucini: aperta jam defectione omnes finitimi arma corripiunt Marsi, Peligni, Vestini, Marrucini. In questo rincontro si narra da Valerio Massimo (3) la bella, e nobile azione del giovine Pultone Vestino nativo di Penne, colla quale rese celebre il suo nome. Era egli capo del presidio, che custodiva la sua patria assediata da' Romani, e trovossi nel duro passo, o di permettere l'entrata a' nemici, che se ne volevano

(3) V. Maxim. lib. V. cap. 4.

Sil. Ital. lib. VIII.

(2) Appian. De Bell. Civil. lib. I. externa 7.

impadronire, o di vedere il suo padre già fatto prigioniere, in preda de' soldati, massacrato alla sua presenza. Che fece il giovine Pultone in questa infelice, e difficile situazione? Egli pieno di valore di animo, e di forze avventandosi contro a' nemici strappò dalle loro mani il vecchio suo genitore, nel mentre, che non permettendo ad essi l'entrata, non tradì, ma salvò la sua patria. Il passo di Valerio è degno di riportarsi: Eadem charitas Italico bello Pinnensem juvenem, cui Pultoni erat cognomen, tanto animi, corporisque robore armavit, ut cum obsessae urbis suae claustris prae. sideret, et romanus imperator patrem ejus captivum in conspectu ipsius constitutum, districtis militum gladiis, circumdedisset, occisurum se minitans, nisi irruptioni suae iter praebuisset, solus e manibus senem rapuerit, duplici pietate memorandus, quod et patris servator, nec patriae fuerit proditor.

Data la pace a tutta l' Italia dopo di così terribile guerra, ed assegnati i nuovi cittadini a diverse tribù, toccò a' Vestini la Quirina, come si raccoglie da varie iscrizioni trovate in Penne. La seguente è riportata dal p. Allegranza (1) da un ms. di casa Trasmondi, che forse fu opera del medico Muzio Pansa :

D. M. S.

CN. LVCIO CN. FILIO QVIR. VARIO
FESTIANO DECVRIONI VIXIT ANN,

IIII MEN. VI CN. LVCIVS FAVSTVS

PATER TESTAMEN. FIERI IVSSIT

Quest' altra si vede tuttora nelle mura della cattedrale di Penne presso la porticina, che conduce alla sagristia. In essa anche è segnata la tribù Quirina due volte:

(1) Allegr. Opuscoł. pag. 249.

CN. L. CN. F. L.

QVIR. HELENO

VIXIT. ANN. XI

CN. L. CN. F. QVIR.

HELENVS

IIII VIR. AED. IIII VIR.

I. D. FIL. L. D. D. D. .

QVINQ.

CAPITOLO II.

COROGRAFIA DE' VESTINI.

Secondo la testimonianza di Strabone, che altre volte abbiam recitata, il fiume Aterno costituiva il limite meridionale de' Vestini, da cui venivano separati da' Marrucini. N'abbiam parlato nella corografia di quella regione. Da oriente i Vestini toccavano il mare fin a tutto il tenimento dell'odierna Civita Santangelo, che da Plinio si comprese nel lor territorio, cioè: Vestinorum Angulani, Pinnenses, Peltuinates, quibus jungebantur Aufinates Cismontani. Il termine preciso si fissa col corso del fiumicello Matrinus, oggi Piomba, perchè al di là si stendevano i territorj dell' agro Adriano, e perchè nell' imboccatura di questo fiume si apriva l'emporio di Adria, secondo Strabone: Matrinus fluvius ab Hadrianorum urbe fluens, emporium Hadriae ejusdem appellationis habens. Seguendo indi per poco il corso del Matrino l' agro Vestino per Bisenti, e per Colli era separato dall' Adriano per la catena de'monti ad occidente, e specialmente pel famoso Monte-Corno detto il gran sasso d'Italia. Questo limite era tutto naturale, che non poteva sorpassarsi. Dalle pendici meridionali di questo monte la linea per Assergio, che fu l'antico Prifernum, correva sotto Amiterno, oggi s. Vittorino, apparteneva al paese Sabino, e passando l' Aterno rivolgeva subito a Furconium, oggi Civita di Bagno presso Aquila, e ad Aveia,

ch'

oggi Fossa sulla riva dell' Aterno. Carlo Franchi nella sua difesa di Aquila (1) costituisce questo termine in quel colle appunto, dove fu poi Aquila edificata. Di quà si dirigeva per la catena de' monti Marsicani, e passando tra Rocca di Mezzo, e Rovere correva dinuovo presso l'Aterno a Secinara, nel quale corso il paese Vestino era separato dal Marso, come nella topografia di quella regione abbiam dimostrato. Indi il limite Vestino radeva la sinistra del nominato fiume in tutto il corso sino alla sua imboccatura nella città di Aterno, donde cominciò la descrizione. Udiamo Strabone: Ad ipsum mare est Aternum conterminum Piceno ejusdem nominis cum flumine, quod Vestinos a Marrucinis dividit. Fluit ex Amiterno agro per Vestinos, relictis ad dextram Marrucinis.

Bisogna però notare, che dopo le conquiste fatte da' Romani tutta l'estensione dell' agro Vestino verso mare entrava al Piceno, e perciò si disse da Strabone: ad ipsum mare est Aternum conterminum Piceno. Noi abbiam descritta la sua confinazione de' tempi più anteriori, allorchè il Piceno non arrivava, che sino al fiume Elvino, oggi Vibrata, dopo il Tronto, secondo Plinio: Helvinum, quo finitur Praetutiana regio, et Picenum incipit. Ne discorreremo più a lungo, quando di quella regione farem parola.

Vediam ora, come questa regione è stata circoscritta dal Cluverio. Limites iis ( Vestinis) circumscribo hosce. Ab septemtrionibus, sive ab occasu Solis aestivi, qua Piceno jungebantur, Matrinum amnem. Fin qui non incontriamo alcuna ripugnanza. Se la linea avesse oltrepassato il Matrino, doveva occupare il territorio di Adria. Ab hujus fonte montium jugum. Noi non abbiam seguito questo fiume sino alle sue fonti a Cermignano, ed a Scorrano, perchè la linea doveva andare col corso de' monti sino alle radici di Monte-Corno, ed incontrar la strada consolare a Prifernum, oggi Assergio. Segue il Cluverio: quod propter dextram Vomani ripam

(1) Carl. Franch. Difesa dell' Aquil. pag. 17.

ad Aterni usque fluminis fontem protenditur, vulgari appellatione Monte-Corno. Quì il Cluverio è molto in errore. Se il limite de'Vestini fosse arrivato alle sorgenti dell' Aterno, avrebbe occupato le terre de' Sabini, e specialmente Amiterno, e Foroli, perchè l' Aterno nasce poco al di sotto del Velino presso villa Arenga, siccome nella storia de' Frentani abbiam dimostrato. Nè poi si può comprendere, come dalle sorgenti dell'Aterno la linea corresse a Monte-Corno o al , gran sasso, tornando sensibilmente indietro, e lasciando a destra altre città Vestine. Continua il Cluverio: Ab ortu Solis brumalis ipso Aterno a Marrucinis submovebantur, e qui reca il passo di Strabone, che anche noi abbiam riportato. Quindi nota lo sbaglio, e l'ignoranza di Tolommeo, che diede a' Marrucini la foce dell' Aterno col fiume Matrino, ed altre città del Piceno: Marrucinorum sunt Aterni amnis ostium, Matrini fluminis ostium. Rimprovera parimente a Silio l'aver attribuito a'Vestini il monte Fiscello, che si alzava nel paese Sabino alle sorgive del Nar, oggi Nera; Quae Fiscelle tuas arces, Pinnamque virentem, Pascuaque haud tarde redeuntia tondet Avellae, Bisogna ancora evitare un altro errore, che nasce dalla lezione di Strabone. Egli diede la città di Aterno a' Vestini, e questa posizione topografica ha imbarazzato non pochi moderni geografi: oppidum autem (Aternum) quod idem cum eo (flumine) nomen habet, Vestinorum quidem est. Noi abbiam dimostrato nella storia de' Frentani, che la città di Aterno sedeva nell' una, e nell' altra riva del fiume, cioè che una parte si stendeva verso i Frentani, e l'altra dal lato de' Vestini. Il fiume passava per mezzo. Indi uscendo dalla città correva al mare in due rami distinti. Per questa posi-zione quasi in due regioni diverse, ossia di quà, e di là dal fiume, ha potuto accadere, che Aterno fosse attribuita a' Vestini, ed a' Frentani.

di

Il territorio Vestino è molto fertile, ed abbondante di frutti, grano, e specialmente di olivi. Sono amene le sue larghe, ed estese pianure dalla sinistra dell' Aterno, dove si comprendono i bei Part. III. 52

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