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biam corretta quest' ultima distanza in miglia 12, perchè oggi dal

sito di Uscosio a Larino ne passano nove:

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Vien parimente appellata questa città nelle croniche de' monasteri di Tremiti, e di s. Stefano in rivo maris, e nelle carte della chiesa Larinense citate dal Pollidoro col nome corrotto di Vicoso, e di Vicosio (1), nel secolo XI, e XII, allorchè era ridotta a casale.

Nel silenzio generale di tutti gli scrittori noi oggi nulla sapremmo dello stato di quest'antica città, se non venissero in nostro soccorso moltissimi monumenti, che furono scoverti di sua magnificenza nel sito descritto dal Pollidoro nel territorio di Gug lionisi dalla parte del mare, presso il fiume Sinarco, ed un miglio distante dall' odierna via di Puglia o propriamente tra la riva di questo fiume, e la piccola terra appellata s. Giacomo. In questo sito si scoprirono molti avanzi di ben costrutti sepolcri con molte urne cinerarie di marmo ricoperte di piombo. Innumerabili sono stati gli orciuoli di vetro, le patere, gli eleganti vasi di argilla, e finalmente molte monete del cadente impero. Vi si trovarono alcuni cadaveri dentro sotterranei sepolcri con rose iscrizioni. Una di queste trasportata in Guglionisi si serbava in casa di Domenico Mancini, dove dal Polli doro fu letta:

(1) P ollid. de Uscon. ms. ap. Auctor,

SABBIA Q. L. QVARTILLA

FECIT SIBI ET Q. SABBIAE

LOL. GHREMES PATRON. ET S.

H. M. H. N. S.

Nello stesso campo della distrutta città si trovò un bel pavimento in mezzo a marmoreo edificio. Nell' anno 1706 a' principi di novembre essendo stato scosso questo luogo da grande tremuoto, s' aprì la terra da una parte, dalla quale scaturì abbondante acqua solfurea. Si credette allora, che qui fossero state delle terme, la seguente iscrizione quì trovata mostra chiaramente, che il luogo servisse ancora a' sepolcri. E riferita ancora dal Muratori (1):

D. M. S.

LVCIO LVCRETIO L. F. VO

LT, SEVERO II VIR,

QVINQ. QVAEST, II

CAVELLIAE P. F. CELERINAE

L. LVCRETIVS C. F. VOLT. COR

DVS II VIR QVINQ. FLAMI

NALIS PATRI PIENTISSIMO

ET VCSORI MOESTISSIMAE

B. M,

ma

Finalmente nel campo istesso, dove si alzò Uscosio, e specialmente nel sito detto il casalino, ancor si vedono avanzi di edificj di non volgare architettura con ruderi di piscine. Nelle mura contigue restano tuttavia i segni de' condotti di piombo. Qui in un marmo si rinvenne la seguente iscrizione, nella quale si ha, che nell' impero di Antonino, Lolliano Bruntisio fece formare il torcolare, il lago, il forno, ed i trappeti e note il muro di 15 cubiti.

Part. III.

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(1) Murat. class. X. pag. 715.

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Tutti i geografi de' passati tempi fecero ricordo di questa città col nome d'Interamnia. Tali furono il Biondo, l' Alberti, il Negro, il

Mazzella, il Ciarlanti, ed altri ancora. Io riporterò il passo del pri

mo, dal quale attinsero tutti gli altri (1): Est in Tiferno amni ad dexteram oppidum Termole mari proximum, quod Guido Ravennas Interamniam vult fuisse dictum, et locus videatur fuisse, in quo magnus philosophus Plato libros de Ideis scripsit, quos in locis Italiae ejus orae, et in urbe Interamnia illum scripsisse constat. Dal Tollidoro si desiderava l'opera di Guidone da Ravenna citata dal Biondo, che disse perduta, diversa da quella dell'anonimo Ravennate, ch' oggi abbiam per le mani, ed io desidererei sapere, donde mai apprese il Biondo, che Platone avesse scritto nella nostra Interamnia il suo libro delle Idee. Che questo filosofo fosse venuto in Italia si ha chiaramente da Cicerone (2), ma che fosse arrivato sino a' nostri Frentani non v' ha autore (per quanto io sappia) che l'assicuri.

Tutti questi scrittori adunque fissarono qui una città col nome d' Interamnia, senzachè avessero citata la testi nonianza di qualche geografo antico. Bisogna dire perciò, ch'essi si fossero appoggiati alla sola tradizione, ed al nome odierno di Termoli, che sembra doversi derivare dalla parola Interamnia. Noi all'incontro infuori

(1) Blond. Ital. ill. Aprutium.

(2) Cic. de Senectut. §. 41.

della volgar tradizione, e dell'argomento preso dall' etimologia, produciamo la testimonianza di un'antica iscrizione, che non ce ne lascia dubitare. In essa si parla di un monumento, che gl' Interamnati, gl' Istoniensi, ed i Bucani posero a M. Blavio curatore delle vie valeria claudia, e trajana frentana. Queste tre popolazioni limitrofe furono sensibili al beneficio, che loro erasi fatto col restaurarsi la via consolare, che passava per le loro città. Nè per gl' Interamnati intender possiamo gli abitatori di altra città con questo nome, perchè per essa non passava certamente la via frentana. Io riporterò interamente la, lapida nella storia di Buca, Vi si legge fra l'altro:

INTERAMNATES HISTONIENSES

BVCANI

BEN. MER,

Se noi rivolger vogliamo l'attenzione agli avanzi degli antichi edificj, che ancor si mostrano nelle vicinanze di Termoli, avremo altro motivo di appellarla l'antica Interamnia, ( giacchè di altra città non trovasi memoria in questo sito) e di crederla città non volgare della regione. Veramente vi fu qualche scrittore, che qui allogò Buca, per non saper altro sito, ma quanto sia inetta questa opinione si vede chiaro dalla lapida or riferita, nella quale queste città sono distinte, e da altre ragioni, che nella storia di quella città si produrranno,

Tra gli antichi monumenti d'Interamnià fu memorabile il tempio di Esculapio, di cui restano oggi gli avanzi. Dal Pollidoro si assicura (1), che vi fosse stato scoverto non solo l'altare, ma anche qualche frammento della sua statua. Ma il singolar monumento qui trovato fu un serpente in bronzo, che avea sul dorso una lati

(1) Pollid. Interamn. ms. ap. Auctor.

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5. 10.

HISTON IV M,

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Io ho parlato moltissimo di questa città nelle mie Scoverte Frentane, in cui coll' autorità di Mela, di Plinio, e di Tolommeo ho fatto ben rilevare che Histonium, ovvero Istonium sia stato l'antico, ed indigeno suo nome. In esse io ho creduto che Strabone non ne avesse affatto parlato, e leggendo il di lui oscurissimo testo intorno i Frentani, secondo l' interpetrazione del Casaubono, ho argomentato, che il nome di Ortium petra piratarum non potesse convenir ad Ortona, siccome dagli antichi traduttori era stato erroneamente trascritto, e mi è sembrato di adattar questo nome alle isole Diomedee. Oggi debbo mutar parere, ed attaccato alle riflessioni, ed a'codici mss. di Strabone letti dal sig. Du-Theil non posso fare a meno di credere, che l' Ortium Straboniano debbasi leggere stonium. Io reciterò le varie traduzioni di questo passo per far osservare l'errore, in cui per lo passato si è vivuto.

Nella più antica traduzione di Strabone parlandosi de' nostri Frentani si legge (1): Post Amiternum, quod et Ferentanorum emporium est, Buca, et Ferentanum ipsum Theano Apulo propinquum manet. Ortium est in Frentanis, petra piratarum, qui domicilia sua ex naufragiis construunt, et in reliqua vita immanitate belluas imitari feruntur. Inter Ortium autem et Amiternum medius Sagrus excurrit amnis Ferentanos a Pelignis separans. La falsità di questa traduzione è stata ben conosciuta, e rigettata da' critici. E stato in essa avvertito, che in vece di Aterno emporio de' Frentani si è tradotto Amiternum situato assai lontano dal mare che invece di Frentanorum si è tradotto Frentanum ipsum

1) Strab. de Sit. Orb. Amstelod, ap. Ioh. Ianson, 1652.

Id. edente Casaubon. G. L. Amstel. 1707.

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