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DIS MANIB. SAC.

T. TIBIL. T. F. POMP.

PRIMITIVVS

VETER. COH. VII. PRAETORIAE

PATRON. MVNIC. LARINAT. D. S.

FECIT SIBI SVISQVE

L. D. D. D.

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Narrando il nostro oratore le lettere spedite da' messi, che furono mandati da Larino per rintracciar Aulio nelle Gallie attestò, che furono recitate nel foro di Larino (1) quas literas A. Aulius M. illius Aulii propinquus in foro palam recitat, e parlò di Oppianico, che spacciando l' ordine di Silla avea ucciso in Larino i quatuorviri: quatuor viros, quos municipes fecerant, sustulit: onde veniamo a risapere, che il municipio Larinate veniva retto da quattro uomini, come altri municipj da due, oppure da sei. Monsig. Tria riporta varie iscrizioni, nelle quali si vede la serie di questi, e di altri magistrati, che governavano Larino.

Dallo stesso oratore abbiam la notizia, che Papia figlio di Oppianico fosse nato in Teano Appulo per la distanza di miglia 18 da Larino (2) Papia natus Teani Apuli, quod abest a Larino de-. cem et octo millia passuum. Da questa misura itineraria noi veniamo a confermare il sito di Teano Appulo al di là dal Frentone.

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Descrivendo lo stesso Cicerone il carattere empio di Manilio, dimostra, che da vile buffone era arrivato nelle discordie civili nate in Larino (3) ad eam columnam, ad quam multorum saepe conviciis perductus erat, cioè al posto di pretore. Era questa colonna in Larino, come la Menia in Roma, di cui fè parola Asconio (4), dove solevano convenir al pretore i ladri, i debitori, ed i servi fuggitivi,

(1) Id. §. 8. (2) Id. §. 9.

(3) Id. §. 12.

(4) Ascon. in divin. contr. Verr.

Manilio, come ladro vi era stato prima tradotto, e poi col suffragio del popolo, vi presedeva pretore. Racconta il citato monsig. Tria, che questa colonna ancor vedevasi al suo tempo nell' antico foro, ma poi rotta in più pezzi fu impiegata ad un miserabile edificio.

Nobile notizia ricaviam dallo stesso oratore de' sacerdoti Marzia

li, che per antica religione si creavano in Larino (1): Martiales quidam Larini appellabantur, ministri publici Martis. Erano costoro in gran numero, e si consideravano in Martis familia, cioè servi. Voleva Oppianico renderli liberi, c cittadini romani, ma nol soffrirono nè i decurioni, nè i municipi Larinati: graviter id decuriones Larinates, cunctique municipes tulerunt.

Finalmente egli racconta, che per assistere alla controversia di Cluenzio, si erano portati in Roma i Frentani, che appellò coll' aggiunto di homines nobilissimi (2), come ancora i Marrucini pari dignitate viri. Vi accorsero parimente i cavalieri Romani, che si trovavano in Teano Appulo, ed in Luceria per ricolmarlo di lodi. Altri lodatori erano venuti da Boviano, e da tutto il Sannio. Anche da Larino erano accorsi tutti coloro, che possedevan ivi terreni, e tenute, e ncgozianti, e pastori, se dobbiam leggere res pecuarias, o nobili e ricchi, se degger conviene col Lambino qui res pecuniarias habebant. Fin qui Cicerone.

Io non so, come il Mazzocchi, e qualche altro andaron in cerca di Larino verso il mare (3), perchè Silio avea detto: Superi Larinas accola ponti, ovvero furono determinati a riconoscere due Larini. Queste congetture si oppongono a tutta l'antichità, che ne' libri, nelle iscrizioni, nelle monete, e nelle tavole itinerarie ci palesarono una sola Larino, e si oppongono puranche a' segni permanenti, ed a' grandi ruderi dell' antica città in acquidotti, terme, sepolcri, tempj, e specialmente in un grande avanzo di anfiteatro

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(1) Cic. §. 15. (2) Id. §. 69.

(3) Mazoch. Collect. VIII.Not. 86.

che si osservano anche al presente poco lontano dal sito dell' odierna Larino, sopra una piccola eminenza. Se Silio appellò il Larinate accola superi ponti disse il vero, perchè dista dalla foce del Tidieci miglia.

ferno per

§. 5.

CLITERNIA.

Fu Cliternia un' antica città Frentana, primachè per la nuova descrizione ordinata da Augusto fosse compresa nel territorio de' Dauni. Tanto Mela, che Plinio scrivendo le opere loro appoggiati all' imperial corografia non dubitarono di situare Cliternia ne' Dauni, e di toglierla da' Frentani. Il viaggio geografico di Mela è diretto dal Tiferno al Frentone, cioè dal settentrione al mezzogiorno, e leggiamo, che subito dopo del primo fiume egli ripose Cliternia, e poi Larino: Dauni tenent Tifernum amnem, Cliterniam, Larinum, Teanum oppida, itemque montem Garganum. Tutto contrario, ed opposto è il viaggio di Plinio, cioè dal Frentone al Tiferno, ma l'uno, e l'altro ben convennero nel sito di Cliternia tra Larino, ed il Tiferno: Flumen portuosum Frento, Teanum Apulorum, itemque Larinum, Cliternia, Tifernus amnis. Cliternia adunque veder dovevasi subito dopo passato il Tiferno, e prima di giungersi a Larino, secondo la topografia di questi due classici autori. Con questa norma noi ci sforzeremo di ritrovarla nel vero suo sito. Io son puranche di parere, che di Cliternia abbia parlato l'itinerario di Antonino Iter Flaminia ab urbe per Picenum col nome corrotto di Corneli, cioè :

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Infatti in questo itinerario Corneli invece di Cliternia è riposto tra Arenio, ossia Larino, e tra Ponte Longo, cioè quel ponte, che

passava sopra il Fortore per Teano Appulo.

Il Cluverio fu di parere (1), che Cliternia poteva riporsi in quel piccolo oppido appellato Campomarino, dov' egli nel suo viaggio pernottò, due miglia dal mare, ed otto da Larino. Fu questa una congettura del Cluverio sfornita di ogni appoggio, e sarà maggiormente per tale considerata, se vera è l'opinione comune, che tutto questo tratto fosse ne' passati tempi occupato dal mare. Altri autori moderni la confusero coll' altra Cliternia negli Equi, di cui ha parJato anche Plinio: Aequiculanorum Cliternini, quantunque un immenso tratto di terra l'una separava dall' altra.

Secondo le sensate osservazioni di monsig. Tria Cliternia deve riporsi in quel luogo appellato oggi Licchiano verso la riva del fiumicello Saccione in distanza di cinque miglia da Larino. Egli produsse una relazione storica fatta dal magistrato della vicina terra di s. Martino, (nel cui territorio è Licchiano) intorno la traslazione del corpo di s. Leo, nella quale si faceva menzione dell' antico sito di Cliternia in Licchiano. Si conferma dalle grandi ruine di edificj, di sepolcri, di terme, e di altre antichità, che si ravvisano tuttora nello stesso sito, cioè presso l'odierna terra di s. Martino.

Nella cronica inedita di s. Stefano in vivo maris da me conservata si parla di questa città col nome di Cliternia di Diomede, distrutta dagli Ungari insieme colla città Appula nel 947. Il lodato vescovo aggiunge, che dalle sue ruine sorgesse poi un castello detto Cliterniano, ed in seguito corrotto in Licchiano. Di questo nuovo castello fe' parola Falcone Beneventano (2), assicurandoci, che prima fu soggetto alla peste, peste, e poi nel 1125 al tremuoto, dai quali due flagelli restò nelle fabbriche atterrato, e vuoto di abitanti. Ecco, come restò rovinata non solo l'antica Cliternia, ma anche Cliterniano, che oggi ingombrano cogli sparsi sassi il lido,

(1) Cluver. cit.

(2) Falc. Benev. ann, 1125.

§. 6.

TIFER NVS AM NI S.

Nasce questo fiume nelle falde del monte Matese nel Sannio, e propriamente presso Bojano da un monte, che anche Tiferno appellossi, e dopo il cammino di 40, e più miglia da mezzogiorno a settentrione ricco di acque si scarica nell'Adriatico.

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Questo fiume è ricordato da Mela, e da Plinio ne' testi di sopra riportati, come confine settentrionale de' Dauni. Tolomeo però l'ascrisse a' Frentani ma ne' codici antichi di questo autore, e ne' primi libri editi, invece di Tifernum, vien detto corrottamente Φιτέρνον Phiternum, come presso lo stesso Βουβα per Bouka. Nelle croniche de' bassi tempi vien appellato anche Bifernum, da cui è derivata l'odierna nomenclatura volgare di Biferno.

Oltre del fiume, che sboccava ne' Frentani, noi abbiam notato verso le sue sorgenti nel Sannio tanto la città, che il monte Tiferno.

§. 7.

VS COSI V M.

Di questo castello Frentano non troviamo altro riscontro presso gli antichi, che solamente nell'itinerario di Antonino Iter Flaminia ab Urbe. In esso segnandosi la via Frentana, che per la marittima riva attraversava tutta questa regione, vien situato Uscosio a miglia 15 da Histonium, oggi Vasto, ed a 14 da Arenio, ossia da Larino così allora nomata, ed anche Arenula ne' bassi tempi (a). Noi ab

(a) Nel poema di Guglielmo Appulo de Reb. Normann., di cui noi abbiamo impresa una traduzione in versi sciolti italiani eon note copiose, si leg

ge lib. 1.

......juxta fluminis undam Nomine Fortorii locus est Arenula dictus.

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