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S. Giacomo, la quale poi distrusse egli stesso per rifabbricarne vicino una nuova, avendogli concesso il suolo la Comunità di Tolentino.

Francesco.

Tal Collegiata trovasi ora trasferita nella Chiesa di S.

(36) Severini. Stor. di S. Ginesio. Mss. pag. 25.

(37) In una lettera di Papa Alessandro III. scritta da Venezia nel 1177 si fa conoscere la distruzione della Chiesa Cattedrale di Fermo per le armi di Federico Enobarbo, e che lo stesso Pontefice esorta, ed anima i Ferinani a voler contribuire per l'erezione di una nuova chiesa. Catalani riporta varj brani di questa lettera nel suo libro de Eccl. Firm. pag. 36. Fu in questa medesima circostanza, che anche l'intiera città venne sottoposta al fuoco, ed al saccheggio dai soldati Imperiali, che sciogliendosi da ogni sogezione all' Arcivescovo di Magonza, e Gr. Cancelliere d'Italia, che ne aveva il commando, commisero le più inaudite barbarie.

(38) A. D. MCCXXVII. BARTOLOMEUS MANSIONARIUS HOC OPUS FIERI FECIT PER MANUS MAGISTRI GEORGI DE EPISCOPATU. COM.

(39) Catalani. De Eccl. Firm. pag. 36.

construere

(40) Secondo il Lami. (Antich. Toscan. Lez. IX.) le voci aedificare facio non debbono sempre prendersi strettamente per denotare nuova fabbrica, ma importano bene spesso o una restaurazione, o una fortificazione, ed Ulpiano spiega Edificare autem non solum qui novum opus molitur intelligendus est verum id quoque vult reficere.

(41) Statuto Fermano. Rub 1 e 2. Da tempo antichissimo Fermo aveva il suo statuto, o raccolta di Leggi Municipali. Difficile è precisare l'epoca in che fu formato la prima volta. Rimane solo a congetturarsi se ella fosse una di quelle città, che profittasse della concessione ch' ebbero moltissime altre d'Italia nel 1185 dopo la pace di Costanza, nella qual' epoca Federico I. permise che le città sud. avessero Statuti Municipali

La Rubrica II. del lib. II. porta la data del 1369 ond' in quell'anno esisteva già un qualche volume di queste leggi.

Nel 1506 dal Consiglio Generale di Fermo fu deputato Marco Martelli oriundo di Petriolo, Patrizio di Fermo, e Cittadino di Venezia (nella qual Città ebbe lungo domicilio) a collazionare i Codici del Vecchio Statuto, emendarli, e riformare le leggi. Soddisfece a tal'incarico questo celebratissimo Giurisconsulto, compilando quasi un nuovo Statuto, che resse fino all'epoca republicana cisalpina, ed ebbe cura della stampa, che se ne eseguì in Ve

nezia nel 1507.

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(46) Ughelli. Ital. Sac. Tom. I. pag. 323.

Secondo Colucci A. D. MCCXXXVII. TEMPORE GREGORII PAPE DOMINI FEDERICI JURE PRÆTORIS, ET DOMINI SEVERINI EPISCOPI ÆSINI MAGISTER GEORGIUS DE CUMO CIVIS ÆSINUS FECIT HOC OPUS. Secondo Tommaso Baldassini essa diceva.

DE ANNO DOMINI MCCXXVII. TEMPORE GREGORII IX. PAPE DOMINI FEDERICI IMPERATORIS, AC SEVERINI EPISCOPI ÆSINI MAGNIFICUS GEORGIUS DE CUMO FIERI CURAVIT.

Girolamo Baldassini riferisce in due luoghi della sua storia cioè a pag. 341 e 367 questa lapide, ed è da stupirsi, come in veruno dei detti luoghi confronti; poiche in uno si pone l'anno 1227, e nell' altro 1233. In uno si dice de Anno, nell'altro si lascia il de in uno si dice tempore Gregorii, nell'altro Domini Gregorj, in uno ac Severini Episcopi, e nell'altro Domini Severini, in uno si tralascia il nome dell'artefice, e nel'altro dicesi chiaramente che un Maestro Giorgio Cittadino di Jesi fecit hoc opus.

Tra queste dissonanti lezioni sembra, che la Colucciana corrisponda più delle altre alla verità pel confronto, che abbiamo con altre lapidi, che ricordano le opere di Giorgio. Fu confusa questa pietra fra le marcerie, allorchè fu demolita la vecchia chiesa, e rifabbricata la nuova nel 1741.

(47) Baldassini P. Tommaso. Notizie Istoriche della Città di Jesi Parte II. Cap. XII. pag. 158, in margine del passo citato precisa l'autore il luogo dove conservavasi questa memoria.

In un libro con le coperte ncgre, e si conserva nell' archivio del Capitolo di Jesi.

Mons Pompeo Compagnoni Ves. di Osimo fino dalla metà circa del passato secolo ne fece fare le più scrupolose ricerche, ma esse riuscirono vane, non rinvenendosi più nell' archivio capitolare il libro suindicato.

(48) Baldassini Girolamo. Stor. di Jesi pag. 367.

(49) Compagnoni Monsig. Pomneo. Stor. della Ch., e de Vescov. di Osimo Tom. III. pag. 444.

(50) La nuova Cattedrale di Jesi fu reidificata da fondamenti nel 1741, alla qual opera concorsero non solamento il Vescovo con larghe somministrazioni, ed il Capitolo, ma molti ancora fra Cittadini. Il Vescovo Monsig. Antonio Fatati fu quello, che cooperò a quest'opera, come si ha nell'iscrizione esistente nel nuovo Duomo. ANTONIUS FONESCA EPISCOPUS A FUNDAMENTIS RENOVATA CATHEDRALI ECCLESIA DIE XXIX. MARTII MDCCXLI.

Baldassini Gir. pag. 277.

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(51) Colucci. Ant. Pic. Tom. XX. pag. 20 Cod. Dipl. Pennese Append. N. 4.

(52) Ecco le due lapidi

IN NOMINE D. AMEN.

HOC OPUS INCEPTUM FUIT TEMPORE D. GUALTERII PLE-
BANI ET FUIT EXPLETUM TEMPORE D. GRATIA PLENE
MAGISTRO GEORGIO DE ÆSIO SUB A. D. MCCLVI.
L'altra A M. D. C DEIPARÆ — M. V. AC DIVI –
JOANNIS BAPTISTÆ PATRONI. ÆDES SACRE EX
VETUSTA IN HANC NOVAM FORMAM CONSURREXE-
RUNT A. D. MDCCXXXVI.

-

(53) Pannelli. Avvertimento premesso alle Mem. de Santi Vitaliano, e Benvenuto pag. 17 in fin.

(54) Sancti Dionisii. De Angelico Cap. XIV.

(55) Gesù Cristo aveva detto agli Apostoli nel Vangelo - Ego sum vitis, vos palmites; qui manet in me, et ego in eo, hic fert fructum multum, quia sine me nihil potestis facere. (Vang. di S. Giov. Cap. XV ).

(56) Fasc. 50 Collect. 2 delle antichità della Chiesa di Cingoli pag. 45.

(57) Esiste in questa cappella, e nel luogo ove anticamente era una finestra, una tavola con cinque nicchj, che terminano a cuspide. Opera, che deve ritenersi del Secolo XIV. o XV. Nella nicchia di mezzo è dipinta Nostra Signora in atto di adorare il Divin Verbo incarnato, che giace colle mani aperte, avente in una di esse il globo, a cui e sovrestante la Croce. In un' altra San Stefano Protomartire vestito degli abiti diaconali, che ha una pietra sul capo. In un' altra S. Esuperanzo colle vesti ponteficali, avente in mano una bandiera con l'insegna di Cingoli. Nella quarta S. Pier Damiani colla cocolla degli Avellaniti.

(58) Raffaelli. id. lib. II. Cap. X. pag. 146. Atti della riformazione di Cingoli pag 26, e pag. 741.

Tom. I.

Compagnoni. Mem. della Ch., e de Vescovi di Osimo pag. 471.

In questo luogo è l'arca, dove riposano le ceneri di S. Esuperanzo, oltre un busto d'argento dorato rappresentante il d. Santo, scolpito ottimam nte a spese del Comune di Cingoli.

(59) AN. DOMINI MCCLXXVIII. TEMPORE DNI NICOLAI PAPE TERTII DOMINUS BARTOLUS PRIOR. SANCTI EXUPERANTII CINGULANORUM EPISCOPI, ET PROTECTORIS FECIT.

(60) AN. DOMINI MCCCLXXXXV. (1295) TEMPORE DOMINI JACOBI EUGUBINI MACISTER JACOBUS FECIT HOC OPUS. Sulla viziatura dell'anno si conforma alla mia opinione anche Raffaelli Ved. Vol. I. pag. 133 154.

(61) Turchi. Narra, che superiormente all'iscrizione che riportiamo era in un'archetto dipinta l'immagine di Raniero Braschi, che quei di Camerino bruciarono, avendolo riconosciuto traditore della loro patria - pag. 19 e 20.

AN. DNI MCCLXVIII. ÍNDICT. XI. TEMPORE DNI CLEMENTIS PAPÆ QUARTI, ET TEMPORE DNI GUIDONIS CAMERINENSIS EPISCOPI ET TEMPORE DNI RAMBOTTI

ARCHIDIACONI CAMERINI, ET TEMPORE DNI

DREE PARENTII POTESTATIS CAMERINI.

AN

(62) Lilli Lib. II. Par. II. pag. 60. TEMPORE DNI BONIFÁTII PAPÆ VIII., AC TEMPORE DNI RAMBERTI CAMERINEN. EPISCOPI, AC TEMPORE DNI BERARDI CAMERINI ARCHIDIACONI FACTUM EST ALTARE GUIT

TONE OPERARIO HUJUS ECCLESIÆ.

(63) VETUSTUM TEMPLUM. A RAMBOTTO VICOMANIO MCCXXXXVIII. MARIÆ CÆLESTI NUNCIO OBSEQUENTI DICATUM CREBRIS TERRÆ. MOTIBUS CONCUSSUM EXTERIORE

COLLABENTE - PARIETE OPE, ET OPERA. FRANCISCI VIVIANI EMERITI ANTISTITIS. ELEGANTIUS. REPARATUM. A. D. MDCCXXXXXIX.

(64) Quarant'anni dopo cadde interamente questa Chiesa per la medesima cagione, ed ora si è di nuovo rifabricata. Del terremoto di Camerino esiste una memoria del Dott. Moreschini, e può consultarsi anche un' altro scritto del Dott. Zacchiroli sul medesimo argomento.

(65) Alexander IV. universis Christi fidelibus Firmanas, Camerinenses, Recinetenses Civitates et Dioeceses costituentibus salutem.

Quoniam etc. Cum itaque, sicut ex parte dilectorum filiorum Abbatis, et Conventus Monasterii Sancti Catervi ordine Sancti Benedicti Camerin., Dioecesis fuit propositum coram nobis, ipsius Eclesiam praedicti Monasterii nimia vetustate consumptam reparari incaeperit opere sumptuoso, et ad reparationem ipsius sibi proprie non suppetant facultates, universitatem vestram rogamus moneinus, et hortamur in Domino remissionem peccatorum vobis injungentes, quatenus de bonis a Deo vobis collatis pias elemosinas, et grata ei ad hoc civitatis subsidia erogetis, ut per subventionem vestram valeat reparari - Datum Anagniae III. Kal. Decemb. Pont. nostri An. II. Questo Breve si conservava originale nell' Archivio de Canonici Lateranensi di Tolentino (al lib. H. Maz. N. 36) che subentrarono in questo Monastero ai Benedettini.

Era questo uno dei tanti archivj della provincia, assai ricco di pergamene, ma purtroppo abbiamo ora a compiangerne la distruzione, essendo esso andato disperso nelle ultime luttuosissime vicende d'Italia.

Allorchè fù fabbricata la nuova Chiesa fu essa eretta in lo Cattedrale, e prese il nome di Plebs S. Mariae Tolentini ritengo, che alla parola Plebs possa darsi tal significato sull' autorità di diversi dotti archeologi. Il Ducange nel suo Glossario insegna Plebs dicta est Ecclesia Cathedralis E in un Di

ploma di Carlo il Calvo per la Chiesa di Parigi si ha

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honorem Sanctae Mariae Matris Domini nostri Jesu Christi, et S. Stephani, quorum pignora in ipsa Plebe, vel in Ecclesia Parisiaca adunata quiescunt Nell' Italia sacra si ricordano del Sec. XI. Plebs S. Reparatae in Civitate Florentiae. Plebs S. Mariae Sita in Civitate Sencnsi. Le quali Chiese sono oggi appunto le Cattedrali di Firenze, e di Siena Muratori nel Tomo VI. Antiquit. Italici Medii Evi disert. 74. De Praec. et Pleb., e nel Dizionario Enciclopedico alla voce Cathedralis Tom. II. pag. 658 abbiamo Il nome di Cattedrale non è stato in uso, che nella Chiesa Latina, e dopo il X. Secolo

(66) Una Chiesa dedicata a S. Flaviano esisteva una volta nel Territorio Recanatese, poco distante dalla strada che conduce in Osimo. Appena ora ne rimangono pochi sassi dispersi. Nè si sà in qual' epoca precisa fosse stata distrutta, ma si congettura, che ciò avvenisse circa la fine del Sec. XII. N' esistettero i ruderi fino al Secolo XV., come si ha nel protocollo di Ser. Antonio Gianni Anno 1415 pag. 83. Fovea a Grano in quarterio S. Mariae ante Ecclesiam S. Flaviani veteris.

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1811. Tom. I. pag. 263.

Classici.

Baldinucci. Tom. IV. pag. 56 ediz. di Milano dei

(68) Compagnoni. Mem. della Ch., e de Vesc. d'Osimo Tom. 111. pag. 55, e pag. 49 di questa parte di palazzo non se ne conserva più vestigio veruno.

(69) Idem. Tom. III. pag. 31. Riflette quest'erudito scrittore, che ne tempi che noi scorriamo non avevano i nostri paesi quei pittori, che in altri luoghi d'Italia già cominciavano a ridurre la pittura ad una più ragionevole maniera.

(0) Rafaelli. Antich della Chiesa di Cingoli pag. 105.

Comp. De Vesc. di Osimo Tom. III. pag. 411. Fu varie volte restaurato, e specialmente da Mons. Zacchi nel 1470, come si legge in una iscrizione posta sotto la stemma nella Casa de' PP. dell' Oratorio nella parte dell'orto, la quale era l'antico Palazzo Vescovile.

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VOLATERRANUS

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GASPAR ZACCHIUS. AUXIMAT. ECCLES. EPIS. INSTAUR. CHRISTI SAL. AN.

MCCCCLXX.

Ceduto ai detti Padri dell' Oratorio, allorchè ne fu eretto dai fondamenti un'altro, incominciato dal Card. Lanfredini, e compiuto da Mons. Compagnoni circa l'anno 1750. (71) Vasari. Ediz. di Bologna del 1647. Tom. I. pag. 34. Baldinucci. Ediz. di Milano dei Classici Tom. IV. pag. Saraceni. Stor. d'Ancona pag. 177, e pag. 367.

16.

Nel 1564 essendo S. Carlo Borommeo Presidente d'Ancona

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