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und das in folgendem Liede ausgeführte Bild ist; so viel

Reiz hat es doch durch die Ausführung gewonnen,

LA ROSA,

Deh mirate, o Verginelle,
Come pura ne innamora
Fresca Rosa in fu F Aurora,
E imparate ad effer belle,

Vuol di spine effer armata

La Beltà, ch'è don del Cielo;
E modefta ful fuo stelo
Men veduta è più pregiata

Di qual gioja empie le spiagge
Del giardin tutte fiorite!
Par che parli: or voi l' udite,
E imparate ad cffer fagge,

Quanto

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Lemene.

Tramontar col sole il miro,
Se col sol nafcendo ei forge;
E fparire il Ciel Io fcorge
Del grand' occhio ad un sol giro.

So ben' io, quanto fia frale
La bellezza, onde mi fregio;
Ma god' io d'un più bel pregio
Gloriofo ed immortale. -

Qual gioir più grande, o come
Spererò forte più rara?
A Maria fon tanto cara,

Che Maria prende il mio nome.

Efe 'l Mondo, allor che brama
Da Maria pietofa aita,

Con più nomi à fe l'invita,
Col mio nome ancor la chiama.

Ella poi, che cofi degna

Umil regna in tanta gloria,
D' effer Rofa in Ciel fi gloria,
E il mio nome non isdegna.

Ormorir fe in terra io fcerno

Tofto il fral delle mie foglie
Per Maria, che in fe lo toglie
E' il mio nome in cielo eterno.

Verginelle, al vostro orecchio
Bei penfieri il fior configlia,
Or' à voi, se à voi somiglia
Sia lá Rofa immago, e fpecchio,

E tu Vergine pietofa,

A' Mortali il guardo piega;
E confola chi di prega

Col bel nome della Rofa,

3 app i.

-

3appi.

S. B. II. S. 23. Die zu Venedig, 1757, in zwei Duodezbanden, gedruckte Ausgabe seiner Rime enthält, außer denen von seiner Gattin, Faustina Maratti, noch viele, zum Theil schöne, kleine Gedichte andrer berühmter Mitglieder der arkadischen Gesellschaft.

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Dov'ella è gita, e dove lui portò?

Già ch' ei fen gio

Fuor del mio feno

Sapelli almeno ora dov' é, che fà!

Ne chiedo al rio,

Ne chiedo al fonte,

Al piano, al monte, e nulla parte il fà.

Ninfe e Paftori,

Che qui fedete,

Voi lo fapete, lo mio cor com'è;
Cinto d' ardori,

Pieno di fede,

Deh chi lo vede, lo riporti a me!

Ma

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