Obrazy na stronie
PDF
ePub

PREFAZIONE

Troppo lungo sarebbe il descrivere minutamente le molte vicende, che per le varie rivoluzioni sostennero a quando a quando le Chiese, che compongono oggidì gli Stati di S. M. il Re di Sardegna. Le innovazioni delle differenti calamità, che ne afflissero or questa or quella provincia, le invasioni dei francesi, che vi posero ogni cosa a soqquadro, il ristauramento della regia potestà nell'augusta Casa di Savoja concorsero a cagionare soppressioni, concentrazioni, fondazioni di diocesi particolarmente nel Piemonte e nella Savoja. I romani pontefici Pio VI e Pio VII, di veneranda ed immortale memoria, accorsero colla loro condiscendenza e colla pienezza della loro potestà a sanare e correggere ciò, che il disordine e il dispotismo vi avevano alterato o guastato. E poichè non ad una, ma a tutte generalmente le chiese del Piemonte e della Savoja hanno relazione le pontificie condiscendenze, ed ivi generalmente si pose mano dagl' invasori francesi con arbitrarie costituzioni, e a tutte complessivamente le chiese dei regii stati tendeva la pontificia riforma; perciò trovo necessario il premettere alle particolari storie di esse la narrazione di quanto avveniva negli

ultimi tempi in Piemonte e di quanto dal pontefice Pio VI, nel 1798, provvisoriamente si concedeva, dalla politica potestà si decretava nel 1805, dal pontefice Pio VII in fine, nel 1817, con determinazione stabile si definiva.

Sino dall'epoca memoranda, in cui l'attentato delle francesi violenze tendeva a spogliare di ogni giurisdizione il pontefice romano, capo e centro della cattolica unità, il religiosissimo re Carlo Emmanuele IV, nel 1798, presentò alla santa sede umili istanze, acciocchè venisse provveduto sapientemente ai bisogni, in cui le imminenti sciagure avessero per avventura ridotto il suo regno, dacchè ai vescovi era stata chiusa ogni via di ricorso all' apostolica sede. Acconsentì ben tosto il comun Padre dei fedeli, e per mezzo del cardinale Giacinto Sigismondo Gerdil, che vestiva in Torino il carattere di delegato apostolico, fece nota agli arcivescovi e ai vescovi di tutti gli stati, che formavano allora il territorio soggetto al re di Sardegna, la provvisoria facoltà, che loro concedeva circa alcuni impedimenti matrimoniali, circa alcuni casi e censure, la cui assoluzione era riservata alla santa sede, circa la dispensa dalle irregolarità per poter ricevere gli ordini sacri; in somma, circa i più interessanti punti di ecclesiastica disciplina. La pontificia volontà fu resa pubblica col decreto del cardinale sunnominato, nella sua qualità di delegato apostolico, addì 14 agosto 1798, in Torino. E poichè Torino allora era l'unica chiesa metropolitana degli Stati sardi della terraferma, perciò nell' arcivescovo di essa ne trasfuse la potestà dell'esecuzione, e in caso di vacanza di questa chiesa, al vescovo anziano della provincia. Nella Sardegna fu raccomandata l'esecuzione ai tre metropolitani, che ne reggevano le tre provincie, di cui è composta.

Così prendeva cura dello stato religioso del regno suo il pio monarca Carlo Emmanuele IV, e nell' agosto ne otteneva così l'intento desiderato; e un mese e mezzo dipoi, addì 6 ottobre, fu espulso dalla sua reggia, e fuggitivo fu costretto a riparare colla sua famiglia nell'isola della Sardegna. Ed era questo il segnale delle vicende ancor più funeste, che dovevano affliggere le chiese di questi stati e sconvolgerne la pristina gerarchia.

Un imperiale decreto, a cui Pio VII, per evitare maggiori mali, stimò opportuno il dare pontificio assenso, riduceva le diciassette diocesi del Piemonte ad otto soltanto nove ne sopprimeva. Fu deputato dal papa per l'esecuzione del breve il cardinale Giambattista Caprara, arcivescovo di Milano: si sopprimevano infatti, nel dì 23 gennaro 1805, le chiese vescovili di Alba, di Fossano, di Alessandria, di Pinerolo, di Susa, di Biella, di Aosta, di Bobbio e di Tortona; e vi si stabilivano, soggette alla sola metropolitana di Torino, le suffraganee di Vercelli, d'Ivrea, di Acqui, di Asti, di Mondovì, di Casale e di Saluzzo.

Cessata alfine la funesta procella; ritornato alla sua capitale il legittimo sovrano Vittorio Emmanuele, che sin dall' anno 1802 per la rinunzia del fratello era divenuto padrone della corona; ampliati anzi i dominii di lui per l'aggiuntavi Liguria; anche la condizione delle chiese di questo regno pigliò nuova forma, conobbe nuovi confini. Sulle istanze del religioso monarca il pontefice Pio VII determinò la giurisdizione delle rimaste diocesi, ristabilì le soppresse, vi aggiunse la nuova di Cuneo, eresse in arcivescovato la cospicua chiesa di Vercelli, aggregò all' arcidiocesi di Genova l'isola di Capraja, appartenente da

Vol. XIII.

2

prima al vescovo di Ajaccio nella Corsica, ristabili nel Piemonte le due cospicue abazie di san Michele della Chiusa (1) e di san Benigno di Fruttuaria (2); ed in fine poi diede le relative facoltà al cardinale Paolo Giuseppe Solaro, già vescovo di Aosta e in questo affare stabilitovi particolare delegato apostolico, acciocchè fosse eseguita esattamente in ogni sua parte la bolla. La qual bolla ha la data de' 17 luglio 1817 : l'esecuzione fu decretata il dì 20 ottobre dell'anno stesso. Della bolla reputo mio dovere portare i punti più interessanti, per non averne a fare inutile ripetizione nel narrare di ciascuna delle diocesi, a cui ha relazione. Veduta qui una sol volta, la si potrà consultare, se ne venisse bisogno, nello studiare sulle rispettive Chiese, per cui fu complessivamente emanata.

[ocr errors]

PIVS EPISCOPVS SERVVS SERVORVM DEI

AD PERPETVAM REI MEMORIAM.

<< Beati Petri apostolorum principis, cui Unigenitus Dei Filius pascendas tradidit oves suas, licet immeriti, tenentes locum, proptereaque Ecclesiarum omnium spirituali guber>> nio cum vicaria ipsius Jesu Christi potestate debentes incumbere, ad munus nostrum pertinere agnoscimus Dioeceses per » Orbem erigere, dividere, vel abolere, prout commissi Nobis Dominici gregis utilitatem poscere aut inspecta temporum et

[ocr errors]

>>

(1) Questa illustre abazia fu sempre detta san Michele della Chiusa, e non già san Michele del Chiostro, come nominolla erroneamente l'Henrion, nella sua Storia della Chiesa (pag. 43 del tom. XIII); e sotto il nome di san Michele della Chiusa, e non già del Chiostro, figurò un tempo per

profani avvenimenti nella storia del Pie

monte.

(2) Anche di questa badia l'Henrion sbagliò il nome, giacchè la più rimota antichità la conobbe sempre col nome di san Benigno di Fruttuaria, non mai con quello di san Benigno della Fruttifera.

« PoprzedniaDalej »