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SAVONA E NOLI

Di altre due chiese aeque principaliter unite sotto un solo vescovo,

suffraganee entrambe dell'arcivescovato di Genova, mi vien ora da parlare. Sono queste SAVONA e NOLI: la prima derivata dall' antico vescovato di Vado, l'altra istituita nel 1259; ambedue da proprio vescovo governate separatamente sino all'anno 1820, in cui dal pontefice Pio VII furono perpetuamente riunite. Nè qui sarà inopportuna cosa il notare che il vescovato di Noli venne formato di una porzione di territorio, smembrato dalla stessa diocesi di Savona; cosicchè l'odierna riunione di esse puossi riputare una restituzione fatta alla diminuita diocesi savonese. Sotto questo aspetto può dirsi, che la storia di entrambe è loro comune a vicenda, almeno quanto ai primi secoli sino al XIII, in cui avvenne lo smembramento della savonese e l'erezione della nolana. I vescovi degli antichi tempi sino all' undecimo secolo, dimoravano ora in Vado ed ora in Savona, ed intitolavansi or dell' una ed or dell' altra, e non di rado dell' una e dell' altra. In qual tempo incominciasse a diffondersi in queste regioni la luce dell' evangelio non abbiamo sicuri indizii a determinarlo. Io non dirò col Risso (1), che san Siro vescovo di Pavia, l'anno diciassette dopo Cristo assunto al cielo, venne a Savona e predicò ai savonesi e li convertì; benchè se ne potrebbe avere un qualche indizio dal culto prestato a questo santo nella diocesi savonese. Nè col Semeria, che si sforzò di ribattere l'asserzione del Risso (2), farei la non sussistente osservazione, che a se >> san Siro aveva di già l'anno diciassette di Cristo stabilita la chiesa di » Pavia e chiamati alla fede coloro che stanno alle sponde del Tanaro ed » era disceso alla marina ligustica, converrà dire che ciò era assai prima

(1) Giambattista Risso, presso l'erudito scrittore della Notizia della chiesa vesco

vile di l'ado, Genova 1829.

(2) Pag. 187 e seg. del tom. II.

» che san Pietro venisse in Italia; » mentre l'anno diciassette dopo Cristo assunto al cielo, segnato dal Risso, non è l'anno diciasselte di Cristo, da lui calcolato, ma si il cinquantesimo; e tutti sanno che san Pietro venne in Italia nell'anno quadragesimo sesto dell' era volgare; cosicchè, con buona pace del Semeria, l'asserzione del Risso non è punto un rovesciare i fondamenti della storia ecclesiastica, ned è già un dare una menlita oltraggiosa alla celebre lettera del papa sant' Innocenzo a Decenzio, in cui afferma, che l'Italia, Africa e tutto l'occidente ricevettero la fede dal l' principe degli Apostoli, da suoi discepoli e successori (1). Io pertanto coll' Ughelli sarei propenso ad opinare, che la fede evangelica sia stata annunziata a questa regione circa lo stesso tempo, in cui fu predicata a Genova, che non l'è di troppo discosta.

Tuttavolta nel sesto secolo non erano per anco abolite del tutto le pagane superstizioni: sappiamo anzi, che in sul principio di esso approdavano sulle spiagge di Vado, fuggiti dall' Africa per le persecuzioni dei vandali, Eugenio e Vindemiale, che dopo di essersi fermati qualche tempo in Corsica, vennero sul continente, e quanti popoli vi trovarono ancora involti nelle idolatriche superstizioni, procurarono di condurli alla professione cristiana. Un recentissimo scrittore, che diede Notizia della chiesa vescovile di Vado (2), c'insegna, che i confini della diocesi dovettero » essere quegli stessi, che dividevano il territorio di Vado dai Genuati, dai » Liguri Ingauni e dai popoli che abitano oltre il giogo degli Appennini, » cioè, ad occidente terminavasi a Finale e Feglino (ad Fines, ad Figlinas). al settentrione a Cadibona (Hosta), ad oriente a Cogoleto: in una pa» rola, chiudevasi tra i due torrenti Pora e Leirone, il mare e le vette » dell'Appennino; e sono tali pure oggidì i limiti delle due diocesi di Sa» vona e di Noli, che anticamente ne formavano una sola. »

Esposte queste preliminari notizie, nóterò, che l'autica Vado, distante da Savona tre scarse miglia, ridotta oggidì a piccolo villaggio, fu un giorno città fiorentissima, e ce ne assicurano più documenti. La sua situazione in luogo paludoso le diede il nome di Sabbatum, e da varii scrittori antichi la si nomina Vado Sabbatum. L'imperatore Lotario, nell' 850, ne fa particolare menzione in quel suo editto, ch' egli promulgò per far eseguire nel suo regno il decreto del concilio romano dell' 826, circa le

(1) Semeria, pag. 188 del tom. II.

(2) Pag. 24.

pubbliche scuole dei giovani cherici. Ordinò egli infatti, che « a Pavia debbano recarsi alla scuola di Dungalo da Milano, Brescia, Lodi, Ber

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» gamo, Novara, Vercelli, Tortona, Acqui, Genova, Asti e Como ; in Ivrea, che lo stesso vescovo faccia la scuola ai cherici; in Torino, che » concorrano da Ventimiglia, da Albenga, da Vado, da Alba. In Cremona imparino quelli di Reggio, di Piacenza, di Parma, di Modena, ecc. » Al quale editto appoggiato il Muratori, afferma, che le città in esso commemorate, furono le più illustri, e rallegravasi con Vado, che in quei tempi fosse città fiorentissima (1).

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Tuttavolta non può negarsi, ch' essa appunto in quei tempi non fosse già nella sua decadenza; massime dopo i danni gravissimi, che le avevano recato il re Rotari nel 641 e poscia i franchi nel 774. Perciò il trovarla commemorata nell'editto di Lotario, acciocchè a Torino andassero a scuola i cherici de Vighintimilio, de Albegano, de Vadis, de Alba, non mi sembra prova sufficiente a riputarla città fiorentissima; bensì a farcela conoscere città vescovile, sendochè non per anco n' era stata abolita l'intitolazione, la quale troviamo anche nel 991 nella carta di fondazione del monastero di san Quintino. Vedremo in seguito, che la stabile traslazione del seggio vescovile da Vado a Savona, accadde soltanto nell' undecimo secolo: nel qual tempo Savona era città ragguardevole ormai, aveva una forte torre, era sede di marchesato, favorita perciò di franchigie e privilegi dall' imperatore Enrico II con diploma, dato in Pavia nel 1014.

E quanto al prosperamento di Savona, non è a dirsi, che questo le sia derivato dalla decadenza di Vado, mentre sino dai tempi di Livio e di Strabone la troviamo commemorata siccome città antichissima, con porto di mare che alla sua antichità accresce pure vaghezza. Fu celebre nelle storie dell' Italia: taluni la dissero fabbricata dagli antichi galli senoni. La sua chiesa vescovile fu per più secoli suffraganea dell' arcivescovato di Milano, siccome lo fu da principio per varii secoli la stessa sua metropolitana, da cui oggidì essa dipende. Disgiuntamente intanto scorrerò in questo articolo le vicende della chiesa di Vado e Savona, per poi passare ad esporre quelle della chiesa di Noli sino al tempo, in cui sotto un solo pastore incominciarono ad essere governate.

(1) Annal. d'Italia, an. 829: Rer. Ital. Script., tom. 1, part. II, pag. 151.

Vol. XII.

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Gravi difficoltà ci si affacciano sino dalle mosse, per fissare la serie

dei vescovi di Vado-Savona nei rimoti tempi, in cui si comincia ad averne notizia. L'Ughelli indica primo vescovo di questa chiesa un Montano, nel principio del secolo VII, ed appoggia la sua sentenza alla lettera XXII del lib. IX delle epistole di san Gregorio magno dell'antica edizione; ed il suo parere è seguitato dagli scrittori savonesi Verzellino, dal Risso e dal Monti; mentre loro si oppongono il Coleti continuatore dell' Ughelli, lo Spotorno ed il Rinaldi, i quali s' accordano nell' affermare, che il santo pontefice non fece mai menzione veruna di Montano, ma bensì di Martino vescovo di Sagona nella Corsica. E dopo il suo supposto Montano, l'Ughelli dice seduti sulla cattedra di Vado i vescovi Benedetto, Giovanni I, Pisano, Giovanni II, Bernardo, Giovanni III e Giovanni IV, alla quale cronologia acconsentirebbe il Verzellino nelle sue Memorie di Savona. A questi ne aggiunge altri quattro lo storico Giambattista Risso, e sono Sant' Eugenio, Admando, Berardo e Felice; cosicchè in tutto sarebbero dodici. Ma, oltre a ciò che dissi di Martino, abbiamo sicuri documenti a poter dimostrare, che sant' Eugenio, Admando, Berardo, Felice e Pisano non furono mai vescovi di Savona. Per lo contrario il Bima, nella sua Serie cronologica dei vescovi di Savona (1), stampata nel 1842, dichiara, essergli riuscito avere il nome di alcuni, che vissero prima, da autori e documenti di non dubbia fede e forse ignoti all'Ughelli, e ne porta quindi la cronologica progressione, persuaso di far cosa gradita agli amanti di ecclesiastiche antichità. E la sua serie sino al 1004, in cui cominciano a combinarsi le notizie di tutti gli altri storici, è questa, che soggiungo:

(1) Pag. 296 e seg.

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