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III. Dialoghi d'un vecchio e d'un giovine a mezzo l'anno 1848.

Un veterano che, in sul compiere del suo diciassettesimo lustro, sentiva rinvigorirsi il polso dalla indignazione, così per la baldanza onde avanzavansi da ogni parte gli avversarj della giustizia e della verità, come per l'intormentimento onde sembravan colpite tante valide braccia tra le file de' mantenitori dell'ordine; riprese l'arco, e votò dell'antiche frecce il turcasso per modo che in certi posti del campo nemico levossene grande allarme e scalpore. E certuni s'irritavano massimamente di questo fatto, quasi che non per naturale condizion della guerra e per la stessa loro postura, ma per solo maltalento degli arcieri (chè quel vecchio era agli occhi loro divenuto un Gerione) cadessero proprio sopra di essi gli strali. Così della sua Bottega del caffè diceva il Goldoni << che in ogni luogo ove fu essa rappresentata, credevasi fatta sul conto degli Originali riconosciuti ; e che il Maldicente fra gli altri trovò il suo Prototipo dapertutto, sicchè all'autore convenne soffrir talora, benchè innocente, l'impostura d'averlo maliziosamente copiato. » E conchiudeva poi con giusta sentenza : « Quando accade che alcuno ne' miei caratteri si riconosca, non è mia colpa che il carattere tristo a quel vizioso somigli; ma colpa è del vizioso che dal carattere ch'io dipingo trovasi per sua sventura attaccato. » Checchè ne fosse, ebbesi anche allora una prova del come intendasi la libertà e l'indipendenza delle opinioni presso quegli stessi che ne sono stati e ne sono tuttavia, per quanto possono, i più acerrimi banditori. Anche una serpicina, la quale sotto amorevoli sembianze sapeva insinuare a' suoi ascoltatori (massime se donne e ragazzi) un veleno più sottile di quello che stemperavano altri propinatori, di più laido aspetto; volle prima di morire fare l'ultime sue prove avventandosi al calcagno del nuovo Entello, nè sarebbesi certamente sottratta alla provocata percossa, se per sua parte non fosse riuscita innocua la vibrazione, e per l'altra una certa generosità non avesse mal sofferto il risentimento

contro alla striscia estinta.

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Lasciando le metafore, crediamo

questi Dialoghi attissimi a far cadere le traveggole a molti illusi, e ce ne pare confermata la importanza dalle stesse contraddizioni che hanno incontrate. La loro utilità dovrebb'essere segnatamente sentita in que' luoghi che erano più da vicino soggetti all'osservazione dello scrittore, e dove maggiormente e più lungo tempo há imperversato il male da lui combattuto.

IV. La Demagogía italiana ed il Papa-Re. Pensieri sulla novissima condizione d'Italia. Maggio 1849. Torino, tipogr. sociale degli artisti.

È un libretto scritto da un Italiano in Parigi, con osservazioni di vivo interesse, non tanto per le speziali circostanze d'Italia, quanto generalmente per quelle di tutto il Mondo Cristiano e civile. Non tutti per avventura i giuspubblicisti scenderanno coll'autore a qualche concessione della natura di quelle che abbiam veduto moderatamente impugnate nel secondo articolo sopra l'Autorità, inserito in questo volume a facc. 147; ma nel restante chiunque abbia fior di senno e di fede si terrà convinto, per una delle più chiare e forti dimostrazioni, che l'eccesso consummato dalla demagogía verso Pio IX, è stato una fellonía verso la legittimità del potere, una tirannide verso il diritto de' popoli, un sacrilegio verso gl' interessi della Chiesa; e verrà facilmente nelle conchiusioni dell' autor medesimo intorno a cinque punti capitali pel ristauro della cosa pubblica, i quali sono: buona scelta degli uomini pel ministero politico, divieto delle dimostrazioni popolari, repressione della stampa licenziosa, proibizione de' clubs o circoli, libertà della Chiesa; convenendo, per quest'ultimo, che il non riparare troppo antiche ingiustizie, sarebbe il medesimo che commetterle un' altra volta.

CRONICA RELIGIOSA

(V. il tomo antecedente, a facc. 438)

ITALIA

La serie dei documenti che abbiam riportati nella prima parte del tomo presente, ci dispensa di riandare, per quanto appartiene allo scopo nostro, i successi che pure in questo primo semestre del 1849 hanno prestato materia per più volumi alla storia di santa Chiesa, impugnata e travagliata si crudelmente nel suo Capo visibile, e nel paese, nel centro che le pareva riservato a solo argomento di gloria e di sicurezza. Ah faccia Dio che l' espugnazione di Roma sia l'ultimo capitolo nelle relazioni di quella nefanda rivolta! E l'Italia riceva finalmente in ispirito di umiliazione e di penitenza i giustissimi rimproveri e le stesse più forti invettive che d'ogni parte le hanno attirate l'infedeltà, la sconoscenza, la follía onde si è fatta spettacolo in faccia a tutti i popoli della terra. Omnes, qui glorificabant eam, spreverunt illam, quia viderunt ignominiam ejus.

A' 9 di marzo, è morto in Napoli il Cardinale Pietro Ostini, nato in Roma a' 27 aprile del 1775. Sostenne molti ufficj, sì per la sua dottrina, come per l'abilità negli affari. Fu nunzio in Isvizzera, nel Brasile ed a Vienna. Vescovo di Jesi, vi lasciò memoria duratura del suo reggimento nel seminario ampliato, e nello stabilimento dell' ospitale e del monte di pietà. Ultimamente governava la diocesi di Albano, ed era Prefetto della Congregazion del Concilio. Poco appresso (a' 14 dello stesso mese) lasciava questo tristo mondo anche il celeberrimo Card. Giuseppe Mezzofanti, ch' era nato in Bologna a' 19 di settembre del 1774. Lungamente infermo, non avea potuto allontanarsi da Roma. «La sua spoglia (scriveva un Romano ad un nostro concittadino) fu portata a S.

Onofrio, chiesa del suo titolo, sopra un modesto carro, accompagnato da quattro familiari con lanterna in mano. Questa fu la pompa funebre dell'uomo portentoso! » Il Costituzionale Romano, che fino agli estremi ha sostenuto virilmente i diritti della religione e della giustizia, così chiudeva l'articolo necrologico, pubblicato in quella congiuntura: « Pieno di affabilità e di verace umiltà, in mezzo agli omaggi che d'ogni parte gli venivano resi, visse questo famoso Porporato con esemplare semplicità e modestia, e compì santamente i suoi giorni; disparendo con lui un ingegno, di cui rimane a vedere il secondo. Facciamo quindi voti che dotte penne tolgano a scrivere degna biografía, la quale attesti ai posteri i rari pregi di questo veramente illustre Italiano, e che Bologna e Roma ne onorino con durevoli monumenti la memoria. » Noi soscriviamo ben di cuore a tal voto. Una terza perdita luttuosissima ha fatta il sacro Collegio, per la morte dell' Em. Pasquale Gizzi, già primo ministro di Pio IX, avvenuta a' 3 di giugno in Lenola, piccolo paese del distretto di Gaeta. Era nato in Ceccano, diocesi di Ferentino, a' 22 settembre del 1787.

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La Chiesa di Reggio (Stato Estense), nel dì settimo di gennajo, fu vedovata del suo dotto e virtuoso Pastore, Monsig. Filippo Cattani, nato in Modena, l'ultimo giorno di luglio del 1767. Segnalossi in patria pe' suoi studj ed ufficj; il suo merito lo fece conoscere ed onorare anche all'estero; governò per quattro anni la Chiesa di Carpi, ed oltre a 22 quella di Reggio. La vacante Sede è stata provveduta dal Santo Padre di novello zelante ed illustre Pastore nella persona di Monsig. Pietro Raffaelli, traslato anch'esso dalla Sede di Carpi.

Tra' servi più ferventi nelle opere del Signore, ch'egli ha chiamati a ricevere il premio di lor fatiche, non possiam tacere di Don Giacomo Negri, Parroco di S. Isaia in Bologna, dacchè ci soccorre ne' seguenti concisi termini una penna ben consapevole degli atti che ne illustrarono il ministero. << Eletto il Negri a Pastore nel luglio del 1807, si adoperò con ogni cura a precedere il suo gregge col buon esempio, e a pascerlo

colla Divina parola. Per accrescere il culto e l'onore a Dio, fè ampliare l'augusto tempio, e innalzare dalle fondamenta la nobile sagrestía. Le spese gravaronsi quasi tutte sopra di lui, nè per questo si arrestò punto dal compiere la magnanima impresa. Fu uomo d'ingegno perspicace e di prudenza singolare. Si piacque dell' amena letteratura, e nelle Sacre discipline fu erudito a segno che n'ebbe rinomanza presso li Saggi. Queste doti di natura ei cercò sempre di occultare agli sguardi altrui, e inteso di continuo al dispregio di sè stesso, non fè conto del plauso degli uomini. L'unione con Dio, per mezzo dell'orazione, fu assidua, e grande sopra ogni credere lo spirito di mortificazione. Fu dolce, benigno, pietoso con tutti, e però da tutti amato come amorevolissimo Padre. E sì sublime era l'opinione delle sue virtù, presso l'universale, che da ogni lingua appellavasi l'Angelo di Bologna. Mori della morte de' giusti, l'anno settantesimo quinto dell' età sua, il dì 17 del 1849, alle ore undici antemeridiane. L'annuncio della sua morte recò dolore ai Cittadini di ogni classe, e i Parrocchiani, per confortarsi di una perdita sì luttuosa, bramarono concordemente che la sacra sua spoglia non si allontanasse da loro, ed ivi avesse riposo ove per otto lustri e più, egli erasi occupato nelle opere del sacro ministero; ma le difficoltà dei tempi non lasciarono ad essi che il solo desiderio di un tanto bene. >>

Mentre la parola de' rivoluzionarj, moltiplicata dalla stampa, diveniva per Italia face e martello a distruzione dell' ordine religioso e civile, la cieca eresía si metteva all'opera di costituire la sua dominazione sopra quelle ruine. (1) Era

(1) Havvene confermata e ribadita la dimostrazione in un forte e sensato discorso intorno alla Scomunica contro agli usurpatori del Dominio Ecclesiastico, testè pubblicato in più numeri del Messaggere, foglio di Modena che in tempo di vacillamento, di tenebre e d'offendicoli, ha sotto diversi titoli sempre durato e medesimamente prosegue con tanta costanza ed esemplarità nel servigio alla causa del diritto, della religione, e dell'ordine.

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