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Non è a dire di quale e quanta utilità e diletto torni questa bell'opera per chiunque ponga qualche studio ne' classici scrittori e ne' monumenti di Roma antica. Gli storici, gli oratori, i poeti, e tutti gli altri scrittori antichi, co' loro commentatori, accennano sì di sovente alle parti ed alle adiacenze del Foro Romano, che il lettore troverebbesi ad ogni tratto imbarazzato ed incerto senza una guida che in ciò lo dirigesse; e la migliore di tutte si è ora questa del ch. signor Cav. Canina.

E tale utilità si estende anche agli studi sacri, segnatamente a quelli della Storia ecclesiastica, come rilevasi pure da' cenni che ne porge lo stesso ch. Autore (a p. 173, 214-218). Così, ad esempio, negli Atti del martirio di S. Gordiano (Acta SS. Mai, T. 11, p. 553) leggesi, che Clemenziano si fece preparare il tribunale in Telludis templo, e che poi ante templum in Tellude iussit eum capite truncari. Anastasio Bibliotecario (ap. Murator. Rer. Italic. T. 111, P. 1, p. 99) scrive, che Decio imperatore ordinò che gli fosse tratto dinnanzi S. Cornelio Papa, insieme col Prefetto di Roma, in interludo, noctu, ante templum Palladis. Quivi i codici variano, e due hanno in tellure. Ora col riscontro degli scrittori, e de' monumenti antichi, il ch. Autore (p. 173) fa vedere come il tempio della Tellure era vicino ad altro detto di Pallade; onde pare certo che ne' sovra indicati due luoghi debba senza meno leggersi in Tellure, in Telluris templo.

Ora mi giovi proporre alcune giunte e rettificazioni, che mi parvero potersi fare a rendere vie più compita un'opera sì pregevole per se medesima. Io mi limiterò a considerare le antiche medaglie aventi tipi che riguardano il Foro Romano e le sue adiacenze, nel dichiarare le quali non è a far caso che al ch. Autore sia sfuggita qualche inavvertenza, non essendo egli nummografo di professione. Oltre le monete antiche di famiglie Romane da lui addotte ad illustrazione del Foro, parmi che potessero pur riscontrarsi con qualche vantaggio quelle dell' Antia coll' Ara Massima di Ercole Vincitore, dell' Hostilia co' septa Comitii di Tullo Ostilio (2),della Marcia con la

(2) Il ch. Autore (p. 40) non ricorda che sola la Curia Ostilia, edificata nel Foro da re Tullo Ostilio; ma ora consta, per la scoperta de'

statua di Marsia collocata nel Foro Romano presso una colonna sormontata da altra statua, (3) della Rubria colle tense delle tre deità Capitoline (4), della Silia con lo steccato dei Comizii (5), della Sulpicia con Augusto ed Agrippa sedenti nel subsellio tribunicio collocato sopra i Rostri Giulii (v. il mio Saggio, p. 109).

Sapevasi da Dione (Hist. LIV, 8), che Augusto nel 735, di ritorno dall' Asia, entrò ovante in Roma, e fu dal senato onorato di un Arco trionfale per le insegne restituite dai Parti; il quale Arco vedesi delineato nelle monete di Augusto dell'anno stesso (Eckhel, T. vi, p. 100, 101): ma ignoravasi ove fosse situato. Ora dall' antico interprete di Virgilio edito dal

nuovi frammenti de Republica di Cicerone (II, 17), che il terzo re di Roma fecit et saepsit de manubiis COMITIVM ET CVRIAM; e perciò in un raro denario di L. Ostilio Saserna vedesi rappresentato lo steccato de' Comizii (v. il mio Saggio, p. 105).

(3) Veggasi il dotto Zannoni che a lungo discorse del simulacro di Marsia collocato nel Foro di Roma e delle colonie. A parer suo la statua collocata sopra una colonna è quella dell' augure Atto Navio; ma ne dubito, perchè questa dicesi collocata sopra una base (Plinius xxxiv, 11). Potrebbe forse reputarsi Columna cum statua M. Ludii (P. Victor, in Regione VIII; cf. Festus, v. Statua, p. 290, Müller ).

(4) Io congetturai, che le tre Deità Capitoline avessero ciascuna la sua tensa distinta. Il ch. Borghesi (Dec. XVI, oss. 6) avvertì poscia, che ne' denarii della Rubria il veicolo è sempre lo stesso, ma rappresentato ne' suoi due lati diversi. Affinchè quest' avvertenza fosse vera, bisognerebbe che il veicolo della tensa fosse volto ora a destra, ed ora a sinistra; ma il fatto si è, ch'esso è sempre volto a destra. D'altra parte Dione ne ata' tempi di Giulio Cesare e di Ottaviano, Giove e Pallade avevano tensa propria e distinta (Dio, XLVII, 40; L, 8); e lo stesso dee dirsi di Giunone.

testa come,

(5) Le linee rette, che veggonsi di retro ai votanti ne' cancelli del Comizio, potrebbero indicare le funi che si stendevano nel comizio, per segregare le singole tribù del popolo Romano (Dionysius Ant. Rom. vii, 59): χωρια της αγορας περισχοινισαντες. Quel piccolo obbietto, che vedesi in distanza al disopra, o piuttosto di retro alle figure stanti ne' cancelli, che ad altri parve animale (Riccio, p. 214; Cavedoni Append. not. 201), parmi subsellio de' tribuni della Plebe; e potrebbe riferirsi ai tribuni P. e M. Silii, che rogarono la legge de Ponderibus publicis (Festus, v. Pondera).

l' Emo Mai (Class. Auctores e Codd. Vat. T. vii, p. 294: ad Aen. v11, 606), impariamo, ch'esso fu eretto nel Foro iuxta aedem Divi Iulii, ed il ch. Autore profittò di questa notizia (p. 139, 383), ma, per non avere fatto il riscontro delle suddette medaglie di Augusto, lo disse quadrifronte, laddove nelle medaglie stesse ha la solita forma di Arco trionfale a triplice fornice (v. Morelli, Aug. tab. x1, 11; xvII, 7). E parmi di ravvisare quell' Arco medesimo anche in una medaglia di L. Vinicio (Morelli, Fam. Vinicia, n, 1v), che fu triunviro monetale di Augusto nel 738 (v. Eckhel, T. vi, p. 105)(6).

Potevansi pur riscontrare le monete di Settimio Severo e di Caracalla, nelle quali ciascuno dei due Augusti vien detto RESTITVTOR VRBIS, perchè ponno servire a conferma della sentenza del ch. Autore (p. 199), che la pianta marmorea Capitolina di Roma antica spetti al loro imperio. Ancora, ad illustrazione di quanto scrive il ch. Autore intorno ai simulacri delle tre Parche, ovvero Fate (p. 214, 342, 395), situati presso i Rostri, giova riscontrare la moneta di Diocleziano con la scritta FATIS VICTRICIBVS attorno alle figure delle tre Fate tenenti ciascuna un cornucopia, ed inoltre l'una un timone di nave da se sola, e l'altre due un altro timone di conserto (Eckhel T. viii, p. 6).

Ora ne giovi fare qualche avvertenza sopra le medaglie relative al Foro Romano, che il ch. Autore diede insieme raccolte nella tavola XIII, cominciando da quelle di Famiglie Romane. AEMILIA M. LEPIDVS (Tav. XIII, s, p. 122). A parere del ch. Autore, la medaglia con la scritta M. LEPIDVS AIMILIA. REFSC attorno all'edificio della Basilica, dee riferirsi alla Basilica di Paolo arsa nel 740, e poscia ristabilita da M. Emilio Lepido negli anni appresso. Ma quella medaglia, sendosi trovata nel ripostiglio di Cadriano, è senza meno an

(6) L'Orsino, il Vaillant, e l'Avercampio riferiscono questa medaglia agli Archi decretati ad Augusto per le vie da esso lui ristaurate e munite; ma gli Archi riguardanti il ristauro delle vie sono molto diversi (v. Borghesi presso Nardi, dell' Arco di Rimini p. 67, 69), ed in questo della moneta di L. Vinicio parmi vedere dai lati due Parti, uno de' iali ha l'arco nella d. e l'altto stende la d. in atto di restituire un' insegna militare Romana.

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teriore al 705 di Roma (v. il mio Saggio, p. 84: e Borghesi, ult. Serie dei Censori, p. 101, 105); e la Basilica in essa effigiata sarà l'antica Basilica Fulvia ristaurata da M. Emilio Lepido, console nel 676, che non in BASILICA modo AEMILIA, verum et domi suae CLYPEOs posuit (Plinius, xxxv, 4); tanto più che nella moneta di M. Lepido, suo figliuolo, la Basilica vedesi ornata di una serie di cinque clipei.

Cassia tav. x111. b). Per un errore, come sembra, di stampa questa dicesi medaglia della gente Curzia, invece di Cassia. Nella moneta originale la statua posta nella sommità del tempio di Vesta, entro il fiore architettonico, è stolata (v. la mia Append. p. 58), laddove nel disegno del ch. Autore parrebbe ignuda.

Claudia (tav. XIII, h). Il tempio di Giove Feretrio nel disegno sembra avere colonne Ioniche, ma nella moneta originale le ha Doriche; e ciò meglio si accorda con l'alta sua antichità e semplicità.

Lollia, Palikanus (tav. xIII, e; p. 299). Il ch. Autore bene avvertì come nel riverso di questo denario sono rappresentati i Rostri vecchi del suggesto principale, ch'egli stesso riconobbe essersi innalzato sopra a quel grande imbasamento curvilineo, che si scoperse, non sono molti anni, nel lato meridionale dell'arco di Settimio Severo. Quindi confermasi, che i Rostri infissi nel basamento rettilineo del suddetto denario di Sulpicio Platorino siano i Rostri Giulii, sopra i quali assai convenientemente siedesi Augusto in compagnia di M. Agrippa.

Mussidia, Longus (tav. x111, k; p. 95, 269). Il ch. Autore, forse per non avere avuto sott'occhio le monete originali, vi ravvisò il simulacro di Venere Cloacina e le figure dei due re Romolo e Tazio; ma quel tipo rappresenta senza meno i cancelli de' Comizii con tre figure in atto di dare i loro suffragi riponendo le tabelle nell' urne o sitelle (v. la mia Append. p. 131).

Pompeia, Fostlus (tav. xIII, a). Nel disegno del ch. Autore, del pari che in quello del Morelli e d'altri numografi, fra' rami del Fico ruminale vedesi posato solo un uccello; ma nelle monete originali integre ve se ne veggono tre (v. il mio Saggio p. 169).

Scribonia, Libo (tav. x111, f, g: p. 328). È a dolere, che

il ch. Autore non abbia avuto sott'occhio le varie monete della Scribonia, che rappresentano tre diversi lati del celebre Puteale di Libone distinti dai simboli del malleo, delle tenaglie e del pileo di Vulcano, che avrebbero fatto sì bel riscontro all' ara Veiente, ne' cui quattro lati veggonsi i simboli del malleo, dell'incudine, delle tenaglie e del pileo laureato di. Vulcano (v. Bullett. arch. 1847, p. 79).

Augustus (tav. x111, 0). Il ch. Autore (p. 146-147) amette due diversi tempj dedicati da Augusto a Marte Ultore, l'uno in sul Campidoglio e l'altro nel Foro di Augusto; ma pare da preferirsi la sentenza di quelli che non amettono che un solo tempio di Marte Ultore (v. l' Eckhel, T. vi, p. 95).

Augustus (tav. XIII, t). Nel disegno è corso errore nell' epigrafe COS ITR, per ITERum (cf. Morelli, Aug. tab. xiv, 15). Dubito ancora, che il denario con la capeduncula, invece dell'ara accesa, sia Golziano.

Augustus (tav. XIII, x). Nel riverso di questa moneta con la scritta DIVVS AVGVSTVS PATER attorno alla imagine di Augusto radiato sedente presso un'ara con ramo nella d. e con la s. appoggiata all'asta, il ch. Autore ravvisa l'effigie di Augusto che stava evidentemente nel suo tempio. Ma, come avverte l'Eckhel (p. 194), è questa senza meno la statua dedicata da Livia e da Tiberio ad Augusto haud procul theatro Marcelli (Tacit. Annal. 111, 64) nell'anno stesso in cui fu impressa questa medaglia. Del resto, l'Eckhel non seppe ben dire, se presso il detto simulacro del Divo Augusto sia delineata un' ara, oppure una mensa; ma in una di tali monete parmi vedere assai chiaramente un'ara accesa ornata di un encarpo.

Tiberius (tav. XIII, r). Nel riverso di questa moneta il ch. Autore ravvisa il tempio della Concordia; ma l'Eckhel vi riconobbe invece il tempio del Divo Augusto (T. vi, p. 197). Vero è, ch' entro il tempio vedesi una figura sedente con patera nella destra e con cornucopia nella sinistra, che sarebbero gli attributi consueti della Concordia; ma può essere così figurato il Genio di Augusto, ovvero Augusto in sembianza

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