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altri gioielli e vezzi le persone defunte. (29) Parmi per altro, che le sante Vergini e Matrone defunte potessero riguardarsi come spose beate di Cristo in Cielo, ed ornate di que' vezzi che simboleggiassero le belle loro virtù; conforme a quella visione dell'Apocalisse (XXI, 2): Vidi sanctam civitatem

(29) L'Autore ricorda la singolarità di un' armilla de' Cimiteri Cristiani ornata co' xII segni dello Zodiaco (Boldetti, p. 151); e pensa che ciò si derivasse dal sistema delle vane credenze astrologiche. Altri però potrebbe ravvisarvi un ricordo della instabilità delle cose mondane, in riguardo a quella sentenza di Salomone (Eccles. 1, 6): Gyrat (Sol) per Meridiem, et flectitur ad Aquilonem; lustrans universa in circuitu pergit spiritus, et in circulos suos revertitur. In altro monumento Cristiano (Bottari, T. 111, nel front. cf. p. v e 192) vedesi un uomo stante presso un monte con la destra alzata e stesa in atto di accennare verso un segmento del cerchio dello Zodiaco, sopra il quale sono segnate quattro stelle; e da lato a lui siede una donna armata (cf. R. Rochette, Tableau des Catac. p. 126). Credo che sia rappresentata così la virtù della Fortezza, e che lo Zodiaco con le quattro stelle figuri il Cielo; e che l'uomo, che sta come per salire l'erto monte a lui vicino, stia come in atto di dire sic itur ad astra (Aen. 1x, 641). L'erto monte può simboleggiare l'aspro e difficile sentiero della Virtù, conforme al celebratissimo detto di Esiodo (Oper. et Dier. v. 289). In altro quadro dello stesso dipinto vedesi un uomo armato, che col ginocchio destro piegato a terra cautamente si sta difeso sotto l'ampio suo scudo, e stringe colla d. il gladio, pronto a ferire; e dinnanzi a lui è una donna, in positura simile, che tiene nella s. uno specchio. Penso, che sia così figurata la Prudenza, in riguardo al prudente stratagemma col quale i Romani solevano ripararsi dalle saette de' Parti (v. Borghesi, Dec. x11, 7: cf. R. Rochette, Tableau p. 127).

Jerusalem novam descendentem de caelo a Deo, PARATAM, SICUT SPONSAM ORNATAM VIRO SUO. A questo riguardo nella vita di S. Agnese, attribuita a S. Ambrogio (Acta Sanctor. Januar. T. 11, p. 351, n. 3), la santa giovinetta, sollicitata a nozze terrene con preziosi doni ed offerte, risponde: Ab alio iam amatore praeventa sum, qui mihi satis meliora te obtulit ornamenta, et ANNULO fidei suae subarrhavit me; ornavit inaestimabili DEXTROCHIRIO dexteram meam, et collum meum cinxit LAPIDIBUS PRETIOSIS; tradidit auribus meis IN AESTIMABILES MARGARITAS, et circumdedit me vernantibus atque coruscantibus GEMMIS: induit me CYCLADE AURO texta, et immensis MONILIBUS ornavit me. Sanguis eius ornavit genas meas. Secondo l'esposta considerazione pare potersi render ragione anche della particolarità di alcune matrone Cristiane rappresentate in atto di orare a braccia aperte, ornate di uno o più grandi e preziosi monili (v. Bottari, tav. XIX, CLIII: cf. T. 111, p. 85).

Le Lucerne, che trovansi ne' Cimiteri Cristiani murate al di fuori de' sepolcri, e talora riposte entro essi, a parere del ch. Autore (p. 758), voglionsi considerare come una specie di arredo funebre, a ragione dell' antico costume Romano, che era sì agevole convertire ad idee Cristiane, come può arguirsi dalla conformità delle Lucerne, cimiteriali con quelle de' sepolcri Romani. Vuolsi peraltro avvertire, che siccome anche gli Ebrei onoravano con lume acceso il transito e le esequie dei defunti (v. Buxtofii Synagog. cap. XLIX), altri preferirà col Baronio (ad ann. LVIII) di ritenere,

che la Chiesa derivasse questo rito funebre dalla Sinagoga (cf. Catalani Commen. ad Rit. Rom. Tit. VI, cap. 1, 7): La Lucerna riposta entro il sepolcro poteva simboleggiare la luce eterna, che si prega a' defunti, conforme a quel verso dell'epitafio di Probo (ap. Bottari T. 1, p. 53, v. 14. cf. Apocal. XXI, 23): Luce nova frueris, lux tibi Christus adest. (30) Le cose dette dal ch. Autore intorno all'Ampolla od altro Vaso del sangue (p. 764-779),(31) voglionsi riformare e rettificare giusta la sincera ed ultima sua sentenza da noi riferita qui addietro (not. 4).

(30) Notevole si è una Lucerna di Pompei, avente nel mezzo la Croce ornata di perle e di gemme (Ant. d'Ercolano T. 1x, p. 219, Lucerne, tav. XLVI, f. 1). Gli eruditi Accademici Ercolanesi avvertono da prima come questa Lucerna, trovata in Pompei nel 1756, è tutta simile ad una de' Cimiteri Romani portata dall'Arringhio (Roma subterr. l. 111, C. 22); ma poi lasciano luogo a dubitare, che essa possa essere gentilesca, pel riscontro della Croce Egiziana, e di certi segni di Croce che ricorrono nei così detti Vasi Etruschi ( Passeri, Pict. Etr. T. 1, tab. 53, 87). Ma ogni dubbio svanisce a chi rifletta, che altra si è la forma della Croce ansata dell'antico Egitto e dell'Asia; e che la supposta Croce greca de' vasi antichi dipinti non è che la cucitura crociforme della sfera palestrica, o sia del pallone (Millingen, Peint. de Vases Gr. p. x et 71). Quella Lucerna pertanto è indubitatamente Cristiana, e ne dimostra come fin dall'anno 79 di Cristo, e fors' anche fino dal 63, in cui accadde il forte termuoto, la santa nostra Religione era sufficientemente propagata in Pompei.

(31) Egli ricorda anche il Vaso antico di vetro trovato a Populonia nel 1812, entro il quale, a parere del Sestini erano ceneri miste con olio e sangue; ma quelle macchie rosse, supposte avanzo di sangue, ponno ritenersi per tracce del vino rosso, col quale solea spegnersi l'avanzo del rogo (Virg. Aen. VI, 226).

« Le Monete antiche, come avverte il ch. Autore (p. 752), in tanto numero raccolte ne' Cimiteri Cristiani, non vi figuravano per lo più che a titolo di puro ornamento, e alcuna volta per indicare il tempo della sepoltura del defunto; ma talora nè l'uno nè l' altro di questi due motivi sembra potersi ammettere, per avviso dello stesso Buonarroti, che ne assicura come in un solo sepolcro del Cimitero di S. Agnese egli osservò co' proprj occhi più di dieci medaglie d'imperatori diversi e di tempi assai lontani (Vetri, p. x1). Vuolsi peraltro avvertire, che il Buonarroti attesta di avere veduto Medaglie, che passavano certo il numero di dieci, INTORNO ad uno stesso sepolcro, e non già entro il sepolcro medesimo; e ch'egli opina che vi fossero affisse e murate per semplice contrassegno. Le monete, qualora sono riposte entro i Sepolcri Cristiani, credo non siano mai più d'una, o se più, che spettino ad uno stesso imperatore (cf. Arringhi Roma subterr. T. 1, p. 603, 11, 567. Boldetti, p. 102, 495, 562), sì che può ritenersi che vi si mettessero per indicare il tempo della sepoltura, e non già per una reminiscenza dell'antica superstizione del nummo da pagarsi a Caronte, come mostra sospettare il ch. Autore. (32)

(32) Egli dice (p. 753), che l'usanza pagana di riporre delle monete co' morti venne adottata dai primi Cristiani, e ne allega in testimonio l'Epistola di S. Girolamo ad Eustochio, de custodienda Virginitate; ma credo che in ciò egli prendesse abbaglio. Il santo Dottore (Epist. xx11, 33, T. 1, ed. Vallarsii p. 116) narra come uno de' monaci della Nitria, morendo,

Il Boldetti (p. 519) attesta di avere egli trovato in qualche sepolcro di Martire alcun Uovo di marmo in somiglianza di quei di gallina; e di avere osservato più volte in altri sepolcri dei Cimiteri i gusci delle Uova meschiati con le Reliquie dei Martiri. Il ch. Autore (p. 781) pensa che si riferiscano questi alla celebrazione delle Agapi, nelle quali le Uova erano il principale alimento. Può aggiungersi anche una ragione mistica, che l' Uovo cioè tenevasi per simbolo di rigenerazione, e della Risurrezione de' corpi (v. Catalani, Comment. in Rit. Rom. tit. vIII, cap. 15, T. 11, p. 54); nel quale riguardo dura tuttora la pia usanza di gustare l' Uovo benedetto, prima d'ogni altro cibo, nel dì della Pasqua di Surressione, detta perciò anche Pasqua di Uovo. S. Agostino (Serm. cv, n. 8, Oper. T. v. p. 379) considerava l'Uovo come simbolo della Speranza; e la Speranza precipua del Cristiano consiste nella Risurrezione finale: Restat SPES, quae, quantum mihi videtur, ovo comparatur. Spes enim nondum pervenit ad rem; et Ovum est aliquid, sed nondum est Pullus.

Se in queste osservazioni mi sono più volte discostato dal parere del dottissimo mio amico e

lasciò un peculio di ben cento solidi (d'oro), risparmio del suo guadagno nel tessere il lino; e che S. Macario con altri Padri decretò che, a terrore degli altri, quella pecunia fosse sepolta insieme col suo padrone, dicendo: Pecunia tua tecum sit in perditionem (Act. Apost. vIII, 10). E poi soggiunge: Nec hoc crudeliter quisquam putet factum; tantus cunctos per totam Aegyptum terror invasit, ut UNUM SOLIDUM demisisse sit

criminis.

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