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non perchè era essa fornita di una traversa nella parte sua superiore, che la rendeva crociforme, come vedesi nelle monete de' Seleucidi re di Siria (v. la mia Archeol. Crist. inserita in queste Memor. Ser. 11, T. XVII). (24)

Il motivo principale, che adottar fece il simbolo del Pesce, cotanto frequente negli antichi monumenti Cristiani, anche a parere del ch. Autore (p. 226), si fu che la greca voce IXOTE consiste di cinque lettere che consideravansi come iniziali di Ιησους Χριστος Θεου Υιος Σωτηρ: (35) e tanto si conferma col riscontro dell' IXorz ZONTON (vedi addietro p. 12).

A parere del ch. Autore (p. 235), allorchè sopra le lapidi sepolcrali trovasi figurata una pianta di piede, col motto IN DEO, oppure due piante di piede senz'altro, pare non potersi spiegare cotale emblema in modo tutt' insieme più plausibile ed ingegnoso, che riferendolo col P. Lupi (Epitaph. Severae M. p. 70) all' idea di un viaggio felice

(24) Anche la Lira di Policrate, voluta da Clemente Alessandrino, avrà avuto il giogo sì largo, che intersecandosi colle due braccia della Lira medesima venisse a formare due Croci. Così in un marmo Cristiano del Fabretti (p. 574) il Bipalio, o sia Vanga, è fornito di una traversa, che formando doppio suppedaneo, o sia vangile, ne presenta la figura della santa Croce.

(25) In fine di un'iscrizione Cristiana di Acre in Sicilia, edita dal ch. Autore (p. 227-228), è scritto IX®rΣ. Le precedenti voci ΕΟΙ ΤΟ ΦΨΕ ΟΘΕΧΟΛΙΟΝ ΔΥΣΗ, ch'egli spiega: σοι το φως ὁ Θεος χολιον δωση, spiegar potrebbonsi, con leggiere varietà, pas-oxoliov, lucem pravam, malignam.

mente compito in seno a Dio. Il vestigio di piede umano, o suolo di sandalo, che dir si debba, entro il quale è scritto IN DEO (Boldetti p. 419) viene come a dire Obiit, Decessit IN DEO, e può altresì ricordare la frase Biblica: ambulavit cum Deo (Genes. V, 24). Qualora poi veggonsi negli epitafj Cristiani delineate due piante di piede umano, visto dalla parte sua inferiore (Lupi p. 70), penso che siano simbolo di venerazione e di affetto singolare verso il defunto, le vestigia de' cui piedi delineate nella lapide sepolcrale si solessero baciare dai divoti Fedeli. Così la Maddalena non si ristava dal baciare i piedi di Gesù, dopo averli lavati con le sue lagrime (v. Interpr. ad Euang. Lucae, VII, 38; cf. ad Roman. x, 15; I ad Timoth. v, 10). Veggasi anche l'avvertenza che feci sopra le piante di piede umano figurate ne' monumenti d'Iside (Dell' Era de' Martiri, p. 30, n. cL).

Le allusioni de' simboli ai nomi proprii ne' monumenti Cristiani parmi che non possano assolutamente ripetersi da una imitazione di simile pratica presso i pagani (v. l'Autore p. 236-239); poichè il gusto delle allusioni potè propagarsi presso i primi Fedeli anche per la lezione assidua de' Libri Santi sì dell' antico Testamento come del nuovo, ove non di rado le parole e le sentenze alludono ai nomi proprii delle persone, come accennai nelle mie Considerazioni sopra il nuovo nome imposto da Gesù Cristo S. N. al Principe degli Apostoli S. Pietro (p. 10, not. 3).

« Uno de' simboli più misteriosi (scrive il ch. Autore a p. 243), che ne offrano i sepolcri Cri

stiani, si è quello della Bilancia. Questo ordegno trovasi figurato, insieme con una Corona, sopra una lapida sepolcrale del Cimitero di S. Ciriaca; i quali due simboli insieme congiunti pare non possano spiegarsi, sopra un simile monumento, che come un' allusione ad una vita felice e di giorni pieni ». Sebbene questa significazione simbolica confortar si possa col noto luogo di Daniele (V. 27); pure dubito che sì nell' indicato epitafio Cristiano (Arringhi Roma subterr. T. 11, p. 139), come in altro di uno de' Cimiteri della Via Latina (Ibid. p. 658; cf. Bottari T. 1, p. 12; Fabretti, p. 552), la Bilancia abbia un significato più semplice ed ovvio ; vale a dire che riferir si debba alla vendita e compra solenne fatta per aes et LIBRAM (v. Gaii Instit. 1, 119; Forcellini v. Mancipium); poichè nel primo leggesi VRSICINVS ED QVINTILIANA SE BIBI (Vivis) CONPARAVERVNT LOCV A MONTANV, e nel secondo CALEVIVS BENDIDIT (Vendidit) AVIN TRISOMV, con quel che

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Ora passando a considerare alcuni de' tanti svariati oggetti, che trovansi riposti o murati ne'sepolcri de' Cimiteri di Roma, primi ci si presenta

(26) Dal lato sinistro di questo epitafio vedesi figurato Lazaro nel sepolcro; ed il ch. Autore (p. 245; cf. p. 757) vi appone la seguente annotazione. « Lazaro ne' monumenti Cimiteriali comparisce sempre in forma di mumia, riposto nel sepolcro e toccato da Cristo con la bachetta; tipo tutto composto di elementi profani. » Vuolsi peraltro avvertire, che il cadavere di Lazaro rappresentato così fasciato, come una mummia, è secondo verità e conforme al modo di sepellire pres

no i burattini d'osso ed altri trastulli puerili (v. l'Autore p. 726-728). Concedo, che vi si riponessero come oggetti cari a quell' età innocente e semplicetta; ma nel tempo stesso potevano pur ricordare quella sentenza Evangelica (Matth. XVIII, 2: cf. 1 ad Corinth. XIII, 11): Nisi conversi fueritis, et efficiamini sicut PARVULI, non intrabitis in regnum Caelorum. Negli epitafj de' fanciulli ricorre la lode MIRAE INNOCENTIAE, propria di quella età (Boldetti, p. 392-401).

« Le Bulle, a parere del ch. Autore (p. 733), sono anch'esse uno degli oggetti usati dai fanciulli, che dall'antichità profana passarono nel Cristianesimo, con una intenzione equivalente; la quale abitudine fu dalla Chiesa tolerata ». Ma l'uso delle Bulle, o Brevi (Praebia), presso i Cristiani può dirsi derivato da quello de' Filatterj de' Giudei; come pare potersi arguire dall' Omilia LXXII di S. Giovanni Grisostomo sopra S. Matteo (n. 2. T. VII. p. 703): DILATANT ENIM PHYLACTERIA SUA. Ecqua sunt illa PHYLACTERIA? Quia (Iudaei) saepe obliviscebantur beneficiorum Dei, iussit in minimae molis libris describi miracula ipsius, et

so i Giudei. Alla voce onnipotente di Cristo: Lazare, veni foras; statim prodiit qui fuerat mortuus, LIGATUS MANUS ET PEDES INSTITIS, et facies eius sudario erat ligata (Johan. x1, 44; cf. Buonarroti Vetri p. 49). Il tocco della portentosa verga ha sì il suo riscontro in monumenti profani (cf. Gerhard, Etr. Spiegel, taf. 57); ma l'artefice Cristiano sembra piuttosto avere avuto in mente il tocco della verga di Mosè, che fece scaturire l'acqua dalla rupe nel deserto (Exodi XVII, 6), ed operò tanti altri portenti.

appendi manibus eorum. Quae PHYLACTERIA, quasi dicas conservatoria, vocabantur; ut multae nunc mulieres Euangelia ex collo pendentia habent (os πολλαι νυν των γυναικων Ευαγγελια των τραχηλων εξαρτώσαι Exovo) (27). E tanto confermasi per la forma de' Filatterj assai simile a quella degli Encolpj d'oro riferiti dal Bottari (T. 1, p. 155: cf. Lamy, Harmon. Euangel. p. 474: Maestruzzo, 11, 14).(28)

Al ch. Autore parve cosa impossibile (p. 737) il render ragione, pel riscontro di testi Biblici o di sentenze de' Santi Padri, dell' uso invalso presso i primi Cristiani di ornare con monili, smaniglie ed

(27) Il ch. Autore pensa, che il Buonarroti (Vetri p. 193) non rettamente dicesse, che in una sardonica antica «< intorno ad uno scheletro, oltre alla farfalla, simbolo dell'anima, vi è una bulla, segno della fralezza della vita umana»: motivo, scriv'egli, che non si riporta a circostanza veruna, e che non fondasi sopra alcuna testimonianza antica. Ma vuolsi avvertire, che il dottissimo Buonarroti quivi pone la voce bulla in significato di bolla d'aria, che all'istante svanisce; ed accennar sembra a quella parola di Varrone (R. R. I, 1): Si est нOмO BULLA, eo magis senex.

(28) Il Bottari lascia in incerto, se quelle custodiette d'oro, trovate nel Cimitero Vaticano contenessero Reliquie di Santi, oppure l'Evangelio. Da S. Girolamo si ha, che le Reliquie riponevansi realmente in vasi d'oro (adv. Vigilant. n. 5). La pia usanza di portare in sul petto il libro del santo Euangelio, oppure una particella di esso, forse risale a' tempi Apostolici, come può arguirsi dall' invenzione del Corpo di S. Barnaba, sepolto in Cipro, con l'Evangelio di S. Matteo in sul petto, scritto di sua propria mano (v. Morcelli, Kalendar. Cpolit. T 1, p. 231).

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