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Pei veri estimatori di Dante ell' è sventura, che la moda siasi impadronita di questo grande poeta.

I veri credenti vedono con dolore profanato il soggetto della venerazione loro da una idolatria, che bene spesso è presunzione.

L'affrontare un'erronea opinione, è impresa di poco momento, poichè nella lotta stessa trovasi un segreto piache rinforza ed anima alle resistenze. Si richiede in vece un vero coraggio a mantenersi nell'esattezza delle idee ad onta dei molti fautori.

cere,

Oh quanto bel tempo pegli amici di Dante, e di Shakespeare è stato mai quello quando e l'uno e l' altro erano tenuti in conto di barbari!

Con tutto ciò non si deve abbandonare la propria opinione, solo per questo che ella sia profanata da una moltitudine, che non la professa per fondo di sentimento; nè si deve rinunziare alla propria inclinazione in fatto di lettere per ciò solo, che sia di moda menarne pompa.

Tutt'all'opposto: si deve restar fedeli allo spirito ed alla verità, e fermi nel cristianesimo in onta ai principii di certi panegiristi, e le assicurazioni di certi credenti; bisogna restar fedeli alla libertà in onta a certi liberali;

bisogna farsi ad ammirare i poeti del secolo di Luigi XIV in onta alla stessa solennità con cui proteggesi la gloria loro.

A tal modo anch' io persevero nell' amore per Dante, quantunque adesso in Francia, in Germania ed in Italia si ammiri dovunque, sino al fanatismo, a tempo e fuori di tempo, il creatore della Divina Commedia, opera che sessant' anni addietro non era quasi letta da alcuno (1); e però trovai necessario premettere questa mia professione della fede che mi condusse a venerare il grande Allighieri, e che, realmente per vero senso di devozione al suo genio, mi fece intraprendere per ben due volte un viaggio, quasi di pellegrino, per tutti i luoghi ch' ei rese celebri co' suoi versi.

Io lo seguitai passo passo per le città in cui visse, nelle montagne in cui andava errando, pei rifugi che lo accolsero, e sempre colla guida del suo poema, al quale con tutta la forza dell' anima, e con ogni acume dell' intelletto affidò ben anche i ricordi della sua vita, ed in cui si trova del pari la sua confessione, che un' enciclopedia ben estesa.

Qualche volta ho trovato l'aspetto dei luoghi quasi diverso, onde, in vece che restar sorpreso della eguaglianza, lo fui del contrasto. E tuttavolta di quando in quando le scene della natura e i monumenti dell'arte che Dante considerava, diedero all'opera di lui l'impronto della più sorprendente esattezza.

Al cospetto di quei dintorni e di quei monumenti, confrontando l'originale col quadro, il viaggiatore resta

(1) E questo fatto, precisamente vero pel tempo corso dall' età di Marini (1680) a quella di Varano (1730) ha servito tanto più a documentare, che nel solo e vero studio di Dante ella è posta la salute delle italiane lettere, questo essendo il termometro dei veri progressi nostri sì nella lingua, che nel buon gusto.

commosso dal più vivo sentimento si pel metodo che per la maestria del pittore.

Viensi, per cosi dire, a sorprendere l'immaginazione del Poeta in quell'atto misterioso, ed in quell' istante medesimo nel quale la verità si pose in atto di crear l'ideale.

Or la Divina Commedia può essere considerata da varii lati: la si può risguardare in astratto quale una dipintura della vita umana, e rispetto al cristianesimo come un'introduzione alle verità divine. Nel sistema teologico, seguito in questo prodigioso poema, si può riscontrare la verità del sistema che Ozanam, giovine scrittore, con grand' ingegno ed abilità riprodusse (1); si può del pari studiare in essa la storia del tempo, come fecero, non ha guari, Fauriel nelle sue memorande Lezioni, e Lenormant nel nuovo ed applaudito suo Corso; si può trascurar finalmente tutto che si trova di estraneo in questo complicato lavoro; ma bisogna occuparsi di quello che è personale, individuale, locale; dappoichè la poesia di Dante combina del tutto l'universale col particolare (2).

E per averne una viva quanto perfetta idea, convien trascorrere dall' un all' altro di questi punti di vista; e dopo rimesso in piedi, collo studio del divino Poema, l'edifizio teologico innalzato da Dante, e quello pure della vita politica ch' egli si al vivo descrive; è allora che dobbiamo darci a vedere come egli vedeva, a vivere co

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(1) V. Dante e la Filosofia del secolo XIII di A. F. Ozanam. Parigi, 1839, in 8. Opera solidissima, e di ben sana dottrina. (2) Merita a questo luogo di essere registrata la pari sentenza che dettava su di ciò, non ha guari, un illlustre scrittore: Non bene unire e giustamente temperare la rappresentazione della parte immutabile assoluta coll' accidentale sensibile empirica delle cose, io veggo il maggior pregio d'ogni opera letteraria. Fra i poeti quegli che seppe meglio d'ogni altro congiungerle nei suoi versi, è per me Dante. Egli è il poeta di tutte le nazioni, nel mentre che è in grado eminente quel dell' Italia; egli è il poeta di tutti i tempi, mentre che in grado eminente è quello del suo (Bianchetti, Uom. di lett. pag. 39.)

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me egli viveva, ed a metter il piede sull' orma che fu la sciata dal suo. Per tal modo si arriva al Genio di Dante non solamente in quanto alle idee ed alla storia del suo secolo, ma bensi in quanto a renderlo vivo, familiare, e non più antico, sino a cangiare, per dir cosi, la cosa passata in cosa presente.

Egli è davanti agli oggetti che lo animavano, che si comprende e si gusta intimamente la poesia di lui: la quale cosi presentasi a noi come un fiore sul suo medesimo stelo, colle sue proprie radici, colle sue stesse foglie, col suo medesimo olezzo.

Certo è, che, posta anche da parte l'utilità, hanvi grandi attrattive a pellegrinar in tal modo.

Lo scopo di un viaggio fatto così a riprese, e cosi a riprese narrato, raggiunge una maggior importanza, non disgiunta da un carattere di novità.

Dante è una mirabile guida per le cose d'Italia; l'Italia un bel comentario per Dante.

PISA

Un viaggio, quale il nostro, non avrebbe potuto cominciare da altro migliore luogo che da Pisa.

Pisa ricorda Ugolino, e quantunque non sian più quei tempi in cui dell' intiera Divina Commedia non si citava che l'episodio di Ugolino e di Francesca di Rimini, ed in cui il resto del poema si teneva come barbaro, nè meritevole dello studio di persone di gusto; pure la storia della pena inflitta al Signore di Pisa meriterà sempre d'essere preferibilmente considerata qual luogo ammirabile del poema di Dante, ed uno di quelli che non sarà mai possibile dimenticare.

Ho cercato il luogo dove il tragico fatto è successo, e che Dante epilogò in una corta e spaventevole narra

zione, nella quale invece Gerstenberg occupò cinque atti cinque atti in un conflitto di morte!

Su di ciò la tradizione conservò ad una torre di Pisa il nome, che Dante appunto le dà, quello di Torre della Fame; torre peraltro che più non esiste. Pur ell' è fortuna pel viaggiatore che sia così.

Che se egli volesse raccapricciarsi al cospetto di tal rovina, glielo contrasterebbero gli antiquarii; dappoiché gli uni trovano questa torre sulla piazza dei Cavalieri; altri all' opposto in un sito davanti alla vecchia casa comunale, ond' è che fra tanti dubbii si dovette lottare assai prima di assegnarne il sito, che lo fu più ch' altro per effetto di qualche interna emozione del cuore. Adesso, non esistendo più torri, la coscienza del viaggiatore resta tranquilla (1).

Ma qui nuova causa di oscurità ed incertezza. Generalmente credevasi, che la fame avesse condotto questo infelice padre a saziarsi colla carne dei propri figli. Quest' anzi è l'idea che prevale, senza che alcuno valga a darne esatta contezza, o tal prova che possa avvalorare il racconto di Dante. Ciò infatti appartiene a quell' orrore stesso che genera il fatto, e che molti assai mal volentieri consentirebbero che fosse tolto. Null'ostante niente è meno certo di tale supposizione.

I comentatori di Dante la pensarono variamente, ed è singolare la tenzone che ne sorse fra i due distinti professori dell' Università di Pisa, Rosini e Carmignani. Ambidue antagonisti, e ad un tempo amici, disputarono vivamente, ma con tutta cortesia, senza lasciarsi convincere, come d'ordinario succede fra' letterati. Combattero

(1) Io aveva scritto così prima che il prof. Rosini accennasse dove, a parere di esso ingegnoso e dotto scrittore, fosse posta la Torre della Fame, di cui anzi egli crede aver discoperto le fondamenta tuttora esistenti (N. A.).

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