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Hic claudor Danthes, patris extorris ab oris,
Quem genuit parvi Florentia mater amoris.

Respirano essi un'amara melanconia, che Dante non avrebbe smentito, ma preceduti, come sono, da quattro pessime linee, non so condurmi neppure a qui riferirle.

Il monumento nell' attuale sua condizione porta il malaugurato impronto del secolo nel quale fu ricostruito; ciò che avvenne per ogni altra cosa che le arti producevano allora.

Tuttavia allorquando per la strada di Dante arrivai alla meschina cappella, e quando un agente del comune mi apri il cancello del mausoleo, ristetti, meditando in faccia alla tomba, dove da cinquecento anni riposa quell' uomo, la cui vita fu si turbata, la cui fama è tanto grande, e cui da tanti mesi io seguiva nel suo destino. sulle traccie della sua sventura e de' suoi versi. Nè allora badai punto agli errori della costruzione; bensi alla preziosa cenere ivi rinchiusa, e la mia anima si abbandonò. tutta all' affetto ed alla commozione che desta il tumulto di un amico infelice, e la venerazione che parte da un altare consacrato alle reliquie di un martire.

E qui nel chiudere queste Memorie, che procurai di accorciare, debbo ricordare due amici, che ripartitamente mi furono compagni di viaggio, e che mi largirono in copia cognizioni precise; motivo per cui non potrò mai render loro grazie bastanti. Quante istruzioni ed osservazioni proficue e di spirito non deggio io al signor Capei, dotto professore di diritto romano, che cortesemente. per farsi mio compagno e mia guida, tralasciò quegli studii coi quali spande la chiara luce del sentimento italiano sulle scoperte delle discipline tedesche, non sempre chiare abbastanza!

Nė meno mi professo obbligato all'illustre signor Capponi, il cui nome dai più distinti suoi concittadini é

pronunciato con venerazione; e cui niente è straniero del tempo passato, come nulla indifferente dei tempi nostri. Egli mi ha istruito ben di frequente circa le notizie di Dante e della Storia d'Italia, che niuno conosce meglio di lui. Soprattutto egli mi additò quali uomini annoveri tuttora la patria sua. Sento quindi il bisogno di ringraziarnelo pubblicamente: nè cosi deviarò punto dal mio soggetto, dappoichè il nome Capponi è già celebre nella storia Fiorentina, e specialmente risplende nel secolo XV al tempo del suo grand' avo (1) a specchio di patriotismo, com' egli il vivente signor Capponi, deve ben essere riverito, e per ispirito e per grandezza d'animo, a degno contemporaneo dei Cavalcanti e dei Farinata.

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(1) Di questa illustre casa italiana, e del patriotismo di Pietro e Nicolò Capponi, gentiluomini di Firenze, si hanno le memorie nella Storia Fiorentina, e particolarmente nella Vita di Nicolò, scritte da Bernardo Segni. Dove abbiamo noi condotto la misera Patria? sono le parole colle quali Nicolò moriva nel 1529 in età di anni cinquantasei preso da veementissima febbre generata in lui dal dolore e dall' ira nell' aver inteso che, fattosi tumulto in Firenze, la città stava in procinto di perdere affatto e per sempre la libertà (V. Pignatti, Storia della Toscana t. V, cap. 8).

Questa edizione è stata fatta sull' originale tedesco, che porta il seguente titolo: Mein Weg in Dante's Fufsstapfen nach J. J. Ampère bearbeitet von Theodor Hell. Dresden und Leipzig Arnoldische Buchhandlung, 1840 in 8, di pag. 171.

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