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sacerdote che lavora indefessamente al bene delle anime, mi propo+ neva alcuni quesiti, cui qui trascrivo unitamente alle risposte, con che gli manifestava il mio modo particolare di vedere relativamente alli medesimi. Affinchè i riflessi proposti possano tornare meglio utili a rischiarare la mente e tranquillare il cuore delle anime buone su questo punto, permettonsi alcuni cenni sullo stato della questione. Il peccato di Adamo si rese in tutti i suoi discendenti infausta sorgente di due gravissimi mali. Consiste il primo nello spogliamento dell'innocenza ed originale giustizia, che ci rendeva belli agli occhi di Dio, meritevoli del suo amore, mentre ora nasciamo coll' anima macchiata, deforme, in odio a Dio. Il secondo rendesi sensibile in quella si forte inclinazione al mal fare, in quella sì grande difficoltà al ben operare che si appella fomite della concupiscenza, il quale si trae dietro la lunga serie di mali che ci accompagnano quaggiù.

Il primo effetto viene in noi estinto nelle acque del battesimo, per cui torniamo nell'amicizia di Dio; ma il secondo rimane tuttavia vivo in noi, i quali al dire di S. Agostino (lib. de Civ. Dei, c. 13), torniamo dal Battesimo, come altrettanti malati, guariti bensi dalla febbre, ma non già liberi da quella languidezza di forze, che ella lasciò alle anime nostre nel dipartirsene.

La divina Madre come tutti gli altri figliuoli di Adamo andava soggetta a questa doppia disgrazia, se Iddio in vista dei meriti del suo divin Figliuolo non la liberava. Liberata così per divin privilegio visse una vita che fu un pieno giorno continuo non mai interrotto da notte: in altre parole, non andò mai soggetta all'ombra più leggiera di peccato veniale, come defini solennemente il Concilio di Trento, sess. xi, can. 23.

Che Maria Vergine, come visse immacolata e santa, così sia nata, niun cattolico ne dubita, mentre tutti festeggiano la nascita di Lei; nè la Chiesa, per avviso di S. Bernardo, avrebbe preso a celebrarla, oye non fosse sicura della santità che l'accompagnava.

Or che questa nostra Madre qual visse, e nacque, tale pure, sia stata concetta Immacolata e Santa, è quanto piamente si crede dai

cattolici ; e l'essere questa Concezione di Lei festeggiata nella Chiesa precisamente come la Natività, fornisce uno dei più gravi argomenti in favore di questa pia sentenza, la quale tiene che l'anima benedetta di Maria, quando venne creata da Dio perchè informasse quel corpo che doveva albergare il Verbo fatto carne, non restò come le altre macchiata dalla colpa, ma fu divinamente preservata per li meriti di Gesù Cristo.

Ciò premesso, vengo a' quesiti proposti:

1.o La pia credenza (mi scriveva) su Maria concetta senza colpa non nacque che al secolo XII o xi della Chiesa: dove era prima?

R. Distinguasi questa pia credenza dalle dispute che ebbero luogo per la medesima. Queste, per quanto consta dalla storia, cominciarono veramente a quell'epoca, e lor diede, se non tutta, almen la principale occasione, una lettera che scrisse S. Bernardo ai Canonici di Lione, nella quale il Santo inveiva contro di loro, perchè di propria autorità avevano introdotta nella loro Chiesa questa festa senza consultare la Santa Sede, al supremo giudizio della quale, nel chiudere la sua lettera, il Dottore di Chiaravalle assoggettava sè stesso ed i suoi scritti.

La pia credenza, unitamente al culto che si porge alla divina Madre, ed alle verità che ne formano il nucleo, nacque ad un tempo colla Chiesa. Queste verità non furono sempre egualmente conosciute e credute da tutti: formarono però in ogni età, coi dommi cattolici, il deposito della rivelazione affidato alla custodia e tutela della Chiesa. Che se ci si richiedesse qual fu il mezzo per cui la pia credenza sull'Immacolato Concetto di Maria dagli Apostoli venne sino a noi, accenneremo la tradizione, lunghissima catena in cui tanti si contano gli anelli, quanti furono gli anni ed i secoli intermedii. Questi anelli talora pare quasi si perdano tra le nebbie dei tempi, e l'occhio indagatore di chi li ricerca verrebbe tentato di negarne l'esistenza se non fosse in tempo avvisato da quell'ottima ragione, la quale gli insegna come quelli, tuttochè non egualmente visibili, debbono esistere al pari degli altri; altrimenti la catena che viene sino a noi, ove fosse interrotta, non potrebbe più sussistere. La grande

distanza che ci divide da quei tempi: le tante vicende che si frapposero, c'impediscono di veder chiaro ciò che altre età vedevano chiarissimo.

Accade al filo tradizionale, per cui noi possiamo attignere alla divina sorgente delle rivelate verità, ciò che a quel filo d'acqua, il quale, sgorgando di viva fonte su colle aprico, scende al basso in forma di ruscelletto tra balze e dirupi: il passeggiero gode costeggiarne il corso; che se talor l'occhio di lui si attrista quando il vede involarsi alla sua vista, perchè velato dai sassi e dai burroni, non teme però e non dispera di rivederlo, come il rivede dopo pochi passi non meno allegro di prima; e durandola costante, alfine scopre la sorgiva onde zampilla lo sgorgo perenne. Immagine è questa del culto Mariano. Il corso dei secoli e le umane vicende pare che alcuna volta lo nascondano all' occhio che lo ricerca ; se dato ci fosse di sollevare quelle rovine che a pochi tratti lo ricoprono, noi il vedremmo scorrer limpido come al principio, e venir ognora tale sino a noi. Vedremmo come tutti i secoli gareggian tra loro nel riconoscere le altissime prerogative che ne formano il fondamento: udremmo, come tutti protestano ad una voce, che non voglion saperne di colpa o di macchia, anche d'origine, quando si parla di Maria. E bello e consolante sarebbe per noi ascoltare, come per esempio S. Massimo, che dalla sua sede vescovile di Torino inculcando ai nostri padri la devozione a Maria, lor già ricordava fin dal principio del v secolo, che Ella forniva l'opportuna abitazione al Redentore in vista specialmente della sua grazia originale (Hom. vant. Nat. Dom.).

La preziosità di quest' insegnamento fu riconosciuta nel successiyo corso degli anni che lo conservarono, nè più se ne perderà la memoria ora che per opera dell'immortale Cardinale Gerdil la Congregazione dei Riti lo univa alle lezioni biografiche che ogni anno si leggono nel dì sacro a questo nostro santo Pastore.

Egli è vero che la laboriosa ricerca di quest' insegnamento tradizionale venne lavorata da tali uomini, i quali adunarono tanta luce su questo cammino, che più non potrebbesi desiderare; prova le

dissertazioni del Cardinale Lambruschini, e del Perrone (ambidue gloria del regno Sardo ). Tuttavia ciò non basterebbe per formolare un atto di fede, se non sapessimo che la ricerca e la custodia della tradizione, non meno che della Divina Scrittura è affidata alla Chiesa. Quando le piacerà di farci ascoltare la sua voce su questo punto, noi allora godremo doppiamente, perchè sicuri per umana rí cerca e per infallibile definizione 1.

2.o La Chiesa non ebbe mai questa pia credenza per articolo di fede, mentre lasciò per tanto tempo che si disputasse pro e contro: perchè ora cangiare?

1 Bella è la maniera colla quale spiega questo esteriore sviluppo S. Gregorio di Nazianzo sul Salmo 73 e merita di essere qui ricordata. Parlando del mistero della SS. Trinità, così egli scrive: « Il vecchio Testamento annunziava chiaramen→ «te il divio Padre : il divino Figlio più oscuramente. Nel nuovo la divinità del Figlio è posta in chiaro, quella dello Spirito Santo viene indicata in certa tal qual « maniera meno aperta. Presentemente che lo Spirito Santo si degna di fare sua dimora tra noi, si manifesta pure apertamente. Nè era opportuna cosa predicare << scopertamente la divinità del Figliuolo, quando quella del Padre non era ancor a pubblicamente professata, come pure quando non era per anco ammessa univer« salmente la divinità del Figliuolo non era conveniente l'imporci quasi come un « più grave peso, se così si può dire, nell'annunziarci quella dello Spirito Santo: • chè altrimenti le nostre forze correvano pericolo di venir meno, caricando così come di troppo cibo lo stomaco, ed esponendo i nostri occhi a troppo viva luce= « mentre che il pieno giorno del mistero della Trinità arrivò per noi come ci era • conveniente, che cioè per via di tacite aggiunte, o, come Davide dice, ascensioni ◄ e progressioni di gloria in gloria giugnesse così insensibilmente a spiegare il piea no suo splendore ».

Sin qui il santo dottore (Ap. Petav. de Trin., lib. 2, cap. 7): or quello che così saggiamente osserva sul Mistero della Trinità, si può ripetere di tutto il sistema dei dommi cattolici, i quali tutti s'aggirano attorno a quella verità come lor centro comune. Adoperava Iddio cogli uomini nella diffusione della luce sovranaturale rivelata in quella guisa che nella materiale. In questa comincia co' primi albori, e la viene crescendo sino al meriggio, affinchè l'occhio dell' uomo non resti offeso da troppo viva luce; ma anzi, confortandosi a misura che cresce, sia meglio in grado di godere del pieno sviluppo che ottiene al meriggio. Chi studia gli effetti della divina rivelazione, vede come ella, recandoci alcune verità dal Cielo, aggrandi inoltre il cerchio delle cognizioni umane, e così il nostro intelletto, arricchito da novella luce in ambedue i sensi, potè meglio conoscere come lo stesso Dio è autore della natura e della grazia, ed il nostro cuore sentirsi più impegnato a riconoscenza.

R. La Chiesa, finchè non definisce solamente una verità, usa lasciar libero il campo alle dispute degli uomini, non già perchè Ella non riconosca quale articolo di fede quello che è realmente tale, ma perchè non avvisa per anco opportuno di proporlo a' suoi figliuoli come tale, e lascia che disputino, e trovi pascolo ad esercitarsi l'umano ingegno, onde infine venga meglio a galla la verità. Quando poi ella s'avvede che il calor della disputa diviene eccessivo, allora ella impone silenzio ad ambe le parti, come buona madre che ama la pace in famiglia; così avvenne sotto il pontificato di Sisto IV nell'anno 1476. Inoltre, quando la Chiesa s'accorge che le umane dispute possono nuocere in qualche guisa al culto, ella vieta quella parte di loro che crede meno propizia al medesimo: così nel nostro caso Gregorio XV vietò alla sentenza opposta alla pia credenza dei fedeli di prodursi nelle dispute private o pubbliche. Però fra tante disposizioni emanate dalla Santa Sede, se molte furono favorevoli alla Concezione senza macchia di Maria, neppure una si può indicare che le sia contraria. Quindi è che la Chiesa non si trova per nulla forzata a cambiare, qualora stimi di addivenire solennemente ad un dogmatico giudizio.

3.o Non sarebbe d'uopo d'una nuova rivelazione?

R. Senza dubbio, ove non l'avesse ricevuta in origine la Chiesa; ma siccome lo Sposo di lei le costituiva per dote non solo una parte della verità, si bene tutte quelle che le erano necessarie, non c'è a temere che pel perenne insegnamento ecclesiastico siasi nel volger dei secoli inaridita la fonte. Il solo fatto della definizione basterà sempre a provarlo; perchè ella non definisce che le verità avute dal suo divino Autore.

4.o Non sarebbe forse imprudente cosa definire ora questo punto, mentre gli eterodossi son sempre pronti a calunniar la Chiesa che fabbrica dommi, ed i cattolici deboli si scandalizzerebbero, e sparlerebbero, come già si comincia?

R. Il buon cattolico non teme che venga meno la prudenza con che si governa la Chiesa più di quel che tema possa venir meno la fede.

a Chiesa può dare lezioni di prudenza agli uomini, non è mai ob

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