TRAGEDIA D'IPPOLITO PINDEMONTE EDIZIONE SETTIMA s' AGGIUNGONO TRE DISCORSI MATVRANDVM IN VERONA' DALLA SOCIETA' TIPOGRAFICA MDCCCXIX. Ετι ἡ τραγῳδία καὶ ἄνευ κινήσεως ποιει τὸ αὐτῆς, ὥσπερ ἡ ἐποποιία· διὰ γὰρ τῇ ἀνγινώσκειν φανερὰ οποία τίς ἐς. La tragedia, anche senza la rappresentazione, fa ciò, ch'è proprio di lei, come l'epopea; stante che per la sola lettura mostra pienamente qual sia. ARISTOTELE nel Cap. xxvi. della Poetica. RISGUARDANTE LA RECITAZIONE SCENICA E UNA RIFORMA DEL TEATRO. ALLA SIGNORA SILVIA CURTONI VERZA IPPOLITO PINDEMONTE. Sono ancor vivi nella memoria degli uomini, egregia SILVIA, que' giorni, che calzar vi piacque il coturno, e parlasi ancora di quelle lagrime, senza cui non sembrava possibile l'ascoltarvi; applauso muto, ma tanto più sincero, quanto men volontario, e però di tutti il più lusinghevole. L' aureo secolo decimosesto, che vide rinascere per industria degl' Italiani i regolari scenici componimenti, vide pur destarsi nelle persone più nobili, e colte la vaghezza di rappresentarli. Cominciarono sin d'allora a sorgere i teatri privati sì nelle città, sì nelle campagne; e sin d'allora, non men che gli attori, e le attrici, era spesso di gentil sangue l'autore |