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specialmente a quattro discepoli. Acciò dimostrasse il nuovo testamento non si discordare dal vecchio, ed etiam egli non fare contra la legge di Moisè, destino le sue epistole secondo il numero de' primi dieci comandamenti della legge. E quanti che lui ordinò i liberati da Faraone per i comandamenti, altrettanti ha instituito per le epistole, acquistati dal diavolo e da servile idolatria. Onde gli dottissimi uomini hanno detto, le due tavole lapidee avere la figura de' duoi testamenti. Alcuni affermano, la epistola scritta alli ebrei non esser stata di Paulo, imperocchè quella non è intitolata al suo nome, e per la distanza del parlare e del stilo; ma secondo Tertulliano ella è ovver di Barnaba, ovver secondo alcuni di Luca, ovver certamente di Clemente discepolo delli Apostoli, ordinato episcopo della romana Chiesa dopo gli Apostoli. Alli quali egli è da respondere: se però ch' ella non ha nome, non sarà di Paulo, adunque non sarà etiam di alcuno altro; imperò ch'ella non è intitolata sotto il nome d'alcuno. La qual cosa s'egli è inconveniente e assurdo, egli è da credere ch' essa è più sua, per rispetto che risplende con tanto eloquio della sua dottrina. Ma imperò che appresso le chiese delli ebrei era tenuto quasi destruggitore della legge con falsa suspicione, ha vogliuto tacere il nome delle figure della legge, e della verità di Cristo rendere ragione, acciò non escludesse l' audito del nome nella fronte del prelato l'utilità della lezione. Certo non

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è da meravigliare s' egli pare più eloquente nel proprio parlare, cioè in ebreo, che nel peregrino, cioè nel greco, con il quale l'altre epistole sono certo scritte. E si move etiam [da] alcuni il perchè nel primo luogo sia posta la epistola a' romani; conciosia che la ragione manifesta, quella non esser primo scritta. Onde dicesi egli aver scritto questa, quando se n' andò in lerusalem; conciosia che per avanti egli confortasse con le lettere i Corinti e li altri, che recogliessero il misterio qual seco era per portare. Ma di quindi alcuni vogliono esser inteso, così ordinate le epistole; che fosse posta prima, avvenga che sia stata ultima mandata, acciò che con ordine si venisse per tutte le epistole alle cose più perfette. Imperò che molti de' romani erano così grossi, che non intendevano esser salvati per la grazia di Dio, ma pe' suoi meriti; e per questo si discordavano tra sè i duoi popoli. E però disse quelli aver bisogno di esser corretti, commemorando prima li vizii de' gentili. Etiam disse che già alli Corinti gli è concessa la grazia della scienza; e non riprende così tutti come perchè non hanno repressi li peccanti, come egli dice: tra voi odesi la fornicazione, ed etiam: voi congregati col mio spirito a darvi a questo tal modo a Satana. Etiam nella seconda sono lodati, e che si sforzino per proficere assai più. Etiam sono repressi‘i Galati, non già di alcuno vizio, salvo in questo solamente che hanno creduto alli astutissimi falsi apo

stoli Li Efesi certo, senza alcuna reprensione, sono degni di molta laude; imperocchè servorono la fede apostolica. Etiam li Filippensi molto più son laudati, li quali non volsero pur audire i falsi apostoli. Similmente corrisponde in due epistole i Tessalonicensi con ogni laude; imperò che non solamente salvorono la incontaminata fede della verità, ma etiam trovati nella persecuzione de'cittadini, furono constanti. Ma i Colossensi erano tali, che non essendo visitati corporalmente dall' apostolo, erano tenuti degni di questa laude, com' egli dice: avvenga che io sia assente da voi col corpo, ma vedendo il vostro ordine, rallegrandomi, col spirito son con voi. Ma ch'è da dicere delli ebrei, de' quali i Tessalonicensi, che sono molto lodati, sono chiamati esser fatti imitatori? come egli dice: e voi fratelli siete fatti imitatori delle Chiese di Dio, le quali sono in Iudea; quelle medesime avete sostenute delli vostri contribulanti, le quali e lor dalli Iudei. Etiam appresso li ebrei [di] quelle medesime fa menzione, dicendo: onde e avete avuto compassione alli incarcerati, e con allegrezza avete ricevuto la rapina de' vostri beni; cognoscenti voi avere migliore e stabile sustanzia.

Qui comincia il prologo di San leronimo

sopra l'epistola scritta alli romani.

Li romani sono quelli che credettero dalli iudei e dalle genti. Questi volevano sottomettersi l'un l'altro con contenzione; onde i iudei dicevano: noi siamo popolo di Dio, li quali dal principio egll ne ha amato e nutricato; noi circoncisi dalla generazione di Abraam siamo discesi dalla santa stirpe, e per il passato solamente appresso i iudei è stato cognosciuto Dio; noi liberati d' Egitto per li segni e per le virtù di Dio, passammo a sciutto piede il mare, conciosia che le grandi onde affocorono li nostri inimici; a noi il Signore piovette la manna nel deserto, e come [a] suoi figliuoli ministrò il celestial pasto; a noi precedette la notte e il giorno la colonna della nube e del fuoco, acciò ci mostrasse il cammino ne' luoghi solitarii e senza via; e acciò tacciamo tutti li suoi immensi beneficii, noi soli fummo degni di ricevere la legge di Dio, e di udire la voce del parlante Dio, e cognoscere la sua volontà. Nella qual legge a noi è promesso

Cristo, a' quali etiam egli ha detto a venire, dicendo: non son venuto [a voi], ma alle pecore che erano perite [della] casa di Israel; conciosia che egli vi abbia appellati più presto cani, che uomini. È adunque giusta cosa, che avete oggi abbandonati li idoli ai quali dal principio avete servito; a noi siate agguagliati; e non più presto siate deputati nel luogo de' proseliti per la autorità e consuetudine della legge. E voi non meritavate questo; ma perchè la sempre larga clemenza di Dio [vi] ha vogliuto traere alla nostra imitazione. Etiam le genti rispondevano per contrario: quanto certo contra di voi raccontarete esser stati maggiori beneficii di Dio, tanto vi mostrarete esser colpevoli di maggiore peccato; perchè sempre siete stati ingrati di tutte queste cose. Onde con quelli piedi, che voi passaste il seccato mare, avete giucato e saltato dinanzi l'idoli che faceste; e con quella bocca, con la qual poco innanzi per la morte de' vostri inimici acevate cantato al Signore, voi domandaste esservi fatti l'idoli scolpiti; con quelli occhi, coi quali solevate guardare onorando Dio nella nube ovver nel fuoco, guardari le idola d'oro e argento. A voi etiam fu in fastidio la manna; e sempre nel deserto mormoraste contra il Signore, desideranti ritornare in Egitto, donde egli con potente mano vi aveva tratti fuori. Che più? a tal modo i vostri padri con frequente provocazione incitorono il Signore a ira, per modo che tutti si morirono nel

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