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re di offesa esterna, i Cittadini risarcirono le mura della Città, guarnirono tutti i posti di sufficiente presidio, e gli diedero tutte quelle filiali dimostrazioni di venerazione, e di ossequio, che si dovevano al Sovrano insieme, e Padre comune de' Fedeli. La divozione, e lo attaccamento del popolo Tiburtino, la dolcezza ed amenità del clima, la società di uomini in pietà, ed in lettere insigni fecero impressione cosi favorevole sul suo animo afflitto, che ne restò mirabilmente sollevato (1). Nello anno susseguente 1455. ai 24. di Marzo questo buon Pontefice passò a vita migliore, e nel dì 8. del mese di Aprile gli fu sostituito Calisto III.

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38. Questo Papa serbò sempre per Tivoli una singolar predilezione. Essendosi in essa portato precedentemente con Eugenio IV. e Nicolò V. aveva avuto ripetute occasioni di godere gli effetti della sua piacevole situazione, e di conoscere la docilità, ed il buon cuore de' suoi abitanti, a favore de' quali perciò profuse di tanto in tanto le sovrane beneficenze. Essendosi il Clero Tiburtino ricusato di concorrere al pagamento delle note mille Libbre, conforme aveva sempre pratticato, i Magistrati ne promossero a quel Pontefice le opportune querele; e questi, conosciutane la giustizia, con Breve del mese di Giugno dello

(1) Nicod. cap. 30. Tom.III.

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stesso anno fece palese espressamente la sua volontà su tale articolo, e comandò al predetto Clero che, secondo il solito, contribuisse a quel pagamento (1). Quindi ai 25. del mese di Novembre dello anno medesimo segnò a favore di Tivoli altra grazia, che, considerata nelle sue circostanze, deve riputarsi specialissima. Aveva questo Papa pubblicata pocanzi una legge; con cui era vietata la intro. duzione, e vendita delle Pannine, se precedentemente non erano state in Roma bollate, e non si era pagato il Dazio corrispondente. I Tiburtini invocarono i loro privilegj contro i Finanzieri Romani, che pretendevano assog gettare anche la loro Patria alle disposizioni di questa Legge, e ricorsero al Trono del Principe. Calisto avendo maturamente esaminate le ragioni de' ricorrenti, e ravvisatane la verità, emanò un Diploma, col quale confermò lo Statuto di Tivoli, e sanzionò specialmente la riclamata esenzione.,, Approviamo, e conserviamo dice il Papa) tutte le vostre immunità, grazie, concessioni, privilegj, indulti, che da nostri Predecessori, e da altri vi furono concessi, come ancora gli Statuti e le consuetudini.... Inoltre ordiniamo, che possano trasferirsi, e vendersi nella vostra Città di Tivoli le Pannine di ogni qualità, senzachè siano precedente

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(1) Nicod. lib. 5. cap. 31.

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mente bollate in Roma, e sottoposte a ve,, run Dazio (1),;.

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39 Nello anno appresso 1456. risedeva in Tivoli colla qualità di Conte un individuo di carattere piuttosto soverchiante. Credeva di trattare co' Tiburtini a seconda de' suoi capricci, e poco inclinava ad uniformarsi alle autiche costumanze, ed alle leggi patrie. Secondo il tenore di queste, la Città trovavasi nello immemorabile e positivo diritto di nominare alla carica di Giudice Sediale o un cittadino, o un forestiero. Saltò in testa a quel Conte di escludere il primo, e di doversi nominare il secondo soltanto. Non volen

do, nè potendo permettere siffatta pregiudizievole innovazione, presentarono i Magistrati al Sovrano le loro rimostranze contro la condotta, e le illegali pretensioni del Conte predetto. Il Papa, sempre giusto nelle sue decisioni, e sempre inclinato a favorire i Tiburtini, ordinò con un Breve correlativo, che fossero mantenute nella loro integrità le Leggi Statutarie di Tivoli, e che la nomina del Giudice Sediale si facesse secondo lo antico metodo dalle medesime prescritto (2).

40. Nel mese di Giugno dello stesso anno 1456. si scoprì una grande Cometa, la quale parve, a giudizio del volgo, foriera dei disastri, che quindi, come vedremo, travagliaro.

(1) Statut. Tiburt. lib. 5. pag. 68.

(2) Cod. Petrarch. Mem. MS. di Tivoli.

no lo Stato Ecclesiastico; e Tivoli. Successivamente nel mese di Decembre scoppio un altro spaventoso terremoto, pel quale in questa Città soffrirono moltissimi edificj, e segnatamente rovesciaronsi, non non poche abitazioni esistenti presso il Convento di S. Biagio, icementi, e le ruine delle quali essendo state poscia rimosse, lasciarono a quel vuoto il nome della Piazza della Ruina che col progresso del tempo fu mutato in quello della Regina (1).

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(1) Nicod. loc. cit. cap. 31. Negli Atti di Angelo Paleari Notaro Tiburtino si trovano molti Istromenti dell' anxo 1500, e 1505. in cui si dice: Actum in Civitate Tiburis in Ecclesia S. Dominici juxta plateam Ruinae.

Fine del Libro XIV.

STORIA DI TIVOLI

I.

1

LIBRO XV.

Malcontento della condotta di Alfonso

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Re di Napoli, il Papa Calisto aveva ricusato di dare la Investitura del Regno a Ferdinando Duca di Calabria di lui figlio illegittimo. Tanto basto perchè quel Principe ambizioso, ed irritato nello anno 1457. facesse marciare a. danno dello Stato Ecclesiastico un' armata sotto il comando di Jacopo Piccinino detto il fulmine della guerra. Lo ingresso delle truppe regie nel Lazio parve il segnale funesto della mossa di quelle fazioni, che allora tiranneggiavano la Città di Tivoli Erano in ta le occasione alla testa delle medesime Toccio degl' Ilperini, e Clemente Brigante Colonna, il primo aderente agli Orsini, il secondo ai Colonnesi di Palestrina. Non è molto vantag gioso il ritratto, che fa di questi due potenti Cittadini il Gobellino ne' suoi Commentarj‹ ,, Due furono i Capi della ribellione (dice ,, egli) Toccio, e Clemente. Quegli potente in scaltrezza e questi in clientele. Ambe

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due amici, e confederati di Piccinino, spesso tentarono di aprire le porte della loro Città al nemico, ed impedirono, che vi en

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