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to sotto le mura di Tivoli, ov'era in persona lo stesso Fortebraccio, e vi pose lo assedio. Un rovescio di cose ci si presenta in quest' altra circostanza ferale della Patria. Nel primo assedio i partigiani degli Orsini difendevano le mura, e i cittadini della fazione de' Colonnesi erano fuoru sciti . Nel secondo questi sono nell' interno della Città, e quelli fuorusciti .

23. Lo Attendolo fa avvanzare con somma attività le operazioni militari, e mette in opera tutti i mezzi per impossessarsi della piazza, ma gli assediati si difendono ostinatamente, e da disperati. Che anzi per impedire i progressi dello assedio, e sconcertarne i la vori, Fortebraccio fa una vigorosa sortita, attacca battaglia co' Papalini, e sebbene è respinto con molta strage de' suoi, tuttavia lo Attendolo è costretto a proseguire lo assedio (1). Secondo il contesto della Storia aceaddero questi fatti ne' mesi di Marzo, e Apri-. le dello anno 1 434. Intanto i Perugini, attizzati da Filippo Maria Visconti Duca di Mila no nemico del Papa, spedirono in ajuto di Fortebraccio Niccolò Piccinino altro Capitano espertissimo di quei tempi, il quale nel mese di Maggio già si trovava nella Campagna di Roma. Alla comparsa di questa nuova armata, i Colonnesi eccitarono il Popolo Romano alla

(1) Nicod. loc. cit.

rivolta, ed il Papa fu assediato nella propria abitazione. Allora vedendo, che la sua situazione audava a rendersi pericolosa, lo Attendolo sciolse lo assedio di Tivoli, e si ritirò, il Papa fuggì da Roma, che restò in balía de' suoi nemici (1).

24. Trovandosi in questo stato le cose gl' infelici fuorusciti Tiburtini sopraccennati furono costretti ad aggirarsi quà e là raminghi lungi dalle patrie mura, e circondati da mille disagj. Se non che giunto in queste parti il guerriero Giovanni Vitelleschi Vescovo di Recanati, ed un principe di casa Orsini si rianimarono le loro speranze. Infatti Roma fu da questi ritolta al dispotismo de' nemici del Papa; quindi assaliti dapertutto i Colonnesi, fu il loro orgoglio represso. Successivamente quello intrepido Prelato attacco Antonio Pontadera genero di Grato Conti, il quale, avendo occupati tutti i ponti sullo Aniene, teneva Tivoli in ischiavitù, ed angustie. Nel di 8. Aprile 1436. si presentò il Vitelleschi colle sue genti nel territorio Tiburtino e ricuperò la fortezza di Pontelucano. Ciò fatto si gettò colla rapidità del fulmine sopra gli Stati di Lorenzo Colonna, e dovunque fu dalla vittoria seguito (2).

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(1) Raynald. ad an.1434. Nicod. loc. cit. Insessura Diar. Rer. Ital. Tom. 3: part. 2. p.1125. (2) Nicod. loc. cit. Murat. all'an. 1437.

25. In si terribile sconvolgimento; e nel furore di tante guerre, che allora desolavano le nostre contrade, non era possibile, che gl' interessi della Municipale amministrazione di Tivoli potessero marciare con passo regolare. Tutto doveva essere confusione, e disordine, e i debitori segnatamente, profittando delle circostanze, non adempivano ai loro doveri. Fra questi annoverar dobbiamo la Sublacense Abbadia. Da tempi antichissimi Tivoli godeva il diritto inconcusso di esigere a titolo di censo, o di canone dagli Abbati di Subiaco annualmente cento Trotte arrostite, ed undici soldi Papiensi, permutato in seguito in trenta libbre di cera. Vano è rintracciare la origine di questa prestazione dopo la perdita degli autentici documenti prodotti in Roma durante la questione, di cui andiamo a parlare. Il certo è, che detto pagamento doveva effettuarsi ai 10 di Agosto festa di S. Lorenzo Martire, e puntualmente adempirono quelli ai loro doveri fino al 1439. In questo anno essendo Abbate Commendatario Jacobo de Cardoni cominciò a desistere da tal pagamento; e quindi profittando delle cure guerriere, da cui erano i Tiburtini distratti, continuò ad essere moroso fino al 1441. Accorgendosi allora i Magistrati, che un silenzio ulteriore poteva recar pregiudizio, si richiese da quell' Abbate la somma corrente, ed arretrata, ma senza verun effetto; sicchè per ordine di quelli furono fermate alcune maci

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ne da molino di proprietà del Monastero, mentre, transitando per Tivoli, si dirigevano in Subiaco. Questa non ingiusta rappresaglia non riscosse il P. Abbate, anzi persistendo nella súa sua opinione, ricorse in Roma, e si attaccò una guerra forense, che si ultimò con tutto il vantaggio de' Tiburtini, a favore de' quali nel di 14. Ottobre dell' anno medesimo fu emanata sentenza favorevole. Si stabili in questa, che che l'Abbate pro tempore di Subiaco dovesse pagare perpetuamente alla Comune di Tivoli, e per essa ai suoi Officiali, trenta libbre di cera nuova in ogni anno quindici giorni prima della festa di S. Lorenzo, ovvero quindici libbre di denari della moneta usuale allora corrente, conforme si era finallora pratticato in forza di detto censo, o prestazione. Si condonarono i frutti decorsi, e si concluse, che dovesse di tutto stipolarsi pubblico Istromento.

26. In esecuzione pertanto di questa sentenza, concordati opportunamente gli articoli, e destinata la terra di Civitella di Subiaco pel luogo della celebrazione dello atto solenne, nel giorno 1. Novembre dello stesso anno vi si portarono il predetto Abbate, Niccolò di Anticoli Giudice Sediale di Tivoli, e Bartolomeo di Jacobo Sebastiani Notaro e Sindaco di questa Città, e ne fu stipolato il prenarrato Istromento. Siccome oltre la Comune, anche il Vescovo, ed il Clero Tiburtino avevano la facoltà di esigere il surriferito cen

so, così si convenne, che in avvenire gli Abbati Sublacensi riconoscer dovessero esclusivamente la sola Comune, e che questa dovesse perciò renderli indenni da qualunque molestia, che da quello potesse ricevere (1). Ultimato si fatto interesse con tanta solennità, e con reciproca sodisfazione, pareva, che per conto de' debitori non dovesse mai più prevaricarsi ; ma la cosa non andò così, come vedremo in appresso.

27. Fra gluomini illustri, che fiorirono in Tivoli in questa età si annovera un Religioso dell' Ordine de' Minori Conventuali chiamato Fr. Giovanni. Fornito di prudenza, di pietà, e di estese cognizioni, il Papà Eugenio lo decorò della insigne carica d'Inquisitore Generale del suo Ordine, e quindi occupò ancora lo impiego di Ministro della Pro

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(1) Reservata potestate Comunitati Tiburis tantum petendi in futurum dictum censum, vel redditum Cerac nec non dictus Procurator, et Syndacus dictis nominibus promisit, et convenit, quod perpetuo d. D. Abbas, et ejus Successores non molestabuntur, nec inquietabuntur a Canonicis, et Capitulo Ecclesiae S. Laurentii de Tibure stam praesentibus, quam futuris occasione d. census, vel redditus. Sono parole del prenarrato Istromento, il di cui autografo in pergamena si conserva nella Segreta ria Comunitativa di Tivoli.

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