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troppo onorevole, per non doversene qui da. re una compendiosa descrizione.

43. Cento Giovani a cavallo di bella statura, e vestiti con nobile uniforme furono col. locati sui confini del territorio, che gli servirono di scorta Avvicinatosi alla Città, attraversando la strada degli Oliveti, uscirongli incontro due primarj Cittadini, che guidavano un Coro di cento fanciulli vestiti di bianco aventi in mano un ramoscello d'olivo, e che cantavano Inni di lode. Presso la Chiesa della Madonna dell' Olivo, mentre l'ottimo Principe smontava dal suo Muletto, uno di quei cento Giovani, che lo avevano accompagnato prese, e tenne le redini con mirabile destrezza. Gio: Battista Savelli, che stava al fianco del Papa, disapprovò questo atto, che parve agl' occhi suoi troppo ardimentoso; ma Paolo III. a lui rivolto, disse ridendo: Sono Giovani, e Tiburtini. Entrò quindi in Città per la porta di S. Croce, ove era atteso dal Clero Secolare, e Regolare, da Monsignor Marc' Antonio Croce, dalla Magistratura, e da copioso numero di Patrizj, che gli presentarono le chiavi della Città. Dalla detta porta fino alla Cattedrale si ergevano quattro archi trionfali con magnificenza costrutti, uno de' quali collocato nella piazza dell' Olmo presentava uno strano, e curioso spettacolo. In quattro nicchie del medesimo si vedevano quattro Vecchioni venerandi che figuravano i quattro Evangelisti, ed ognuno de' quali aveva la età

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di anni cento (1). Il Papa, colpito da questo gruppo singolare, vide con piacere uomini di se molto più antichi, si fermò a ragionare alquanto con essi, interrogandoli sulla respettiva età, tenore di vita, e professione, e sodisfatto dalle loro affabili risposte versò sopra de' medesimi le sue beneficenze. Dopo di che giunse allo Episcopio, e quindi fissò la sua dimora nella Rocca Piana. Per mostrare poi la sua riconoscenza alla Città per lo zelo, e per la decenza, con cui lo aveva accolto, le fece un dono di scudi settecento, de' quali andava debitrice della Camera Apostolica (2). Sebbene il più volte nominato Zappi abbia narrato col più minuto dettaglio questa venuta di Paolo III. in Tivoli, non pertanto nè esso, nè veruno altro Scrittore hanno precisato il mese, e il giorno di tale avvenimento.

44. II S. Patriarca Ignazio di Lojola aveva già dato principio in quella età alla sua celeberrima Società. Dalla Spagna nella Italia, ed in Roma pervenuto, aveva già manifestato ai popoli i benefici influssi del suo novello Istituto, di cui agognava ardentemente la Pontificia approvazione, onde fosse di legittima autorità rivestito, e perchè i suoi compagni, e discendenti avessero potuto in ogni tempo e

(1) Uno di questi Vecchj chiamavasi Angelo Ragazzo, l'altro Giovanni Pilaro, il terzo Mastro Simomino, e l'ultimo Ferruccio .

(2) Zappi loc. cit. pag. 37.

me,

liberamente tutto occupare il loro spirito a promovere negli uomini la riforma del costla fede, la morale, la onestà, la religione a maggior gloria dell' altissimo Iddio. Mentre adunque Paolo III. nel succennato anno trattenevasi in Tivoli per suo diporto, più volte quel S. Patriarca onorò il suolo Tiburtino per appagare le sue ardentissime brame. Il Cardinal Contareno presentò il Lojoleo Istituto al S. Padre, il quale in leggendolo, ne fu talmente colpito, che protestossi aver in quello ravvisato il dito dell' Onnipotente; e perciò, senza veruna ulteriore dilazione, ne firmò il correlativo Breve di conferma nella prefata Rocca Piana; per cui Tivoli può con ra. gione vantarsi di essere stata in certo modo la cuna della Compagnia di Gesù (1). Mostrasi anche oggi con rispettosa venerazione nella Casa dei Coccanari, detti dell'Arco, la stanza ove il Lojola prese alloggio, e riposo nella sua venuta in Tivoli in occasione della sullodata circostanza. Viveva allora in quella Lucia Coccanari figlia della piissima Altobella Brigante Colonna, la quale piena di meriti spirituali, e di virtù godeva la opinione di una santa Giovinetta. Trovasi scritto di essa,

(1) Orlandin. Hist. Soc. Jesu lib. 2. art. 82. Volpi Vita di S. Sinforosa art. 5o. Nella Bolla di conferma si legge in fine: Aetum in arce Tiburis:

che nel vedere il P. Ignazio dicesse in pubblico, ed in privato che quell' uomo sarebbe un tempo venerato sugli Altari (1).

45. Felicitati i Tiburtini nel predetto anno 1539. dalla presenza del loro Sovrano, e del Patriarca di Lojola, nell'anno appresso 1540. ebbero il bene di accogliere la sopraindicata Margarita d' Austria. Questa Principessa venne in Tivoli li 12. Giugno, e vi si trattenne fino ai 17. di Settembre. Nulla fu omesso per trattenere una Ospite così illustre. Caccie, Tornei, comiche Rappresentanze, ed altri festosi spettacoli furono gli oggetti dilettevoli, di cui fece uso la Città per renderle vieppiù sodisfacente il soggiorno di queste amene Colline. Ella esigeva peraltro i più distinti riguardi meno per lo splendore de' suoi natali, che per le virtù luminose, di cui era abbellita. La sua Casa composta di Dame, e di Principi Italiani, e Spagnuoli, presentava l'aspetto di una società di Claustrali; tanta era la saviezza, la probità, e la religione di tutti. Fra i Cittadini, che il di lei genio incontrarono, deve annoverarsi in primo luogo Mariano Racciaccari, giovanetto di una rispettabile famiglia Tiburtina. I suoi talenti, e la morigeratezza de' suoi costumi fecero tale impressione sullo spirito di quella Principessa, che non lo dimenticò giammai. Avendo poco dopo vestito l'abito di S. Fran

(1) Volpi loc. cit.

ma,

cesco, Mariano divenne un celeberrimo Oratore. Margarita lo chiamò a predicare a Parove riportò la generale sodisfazione, e quindi lo ritenne presso di se, onde profittare de' suoi consigli, e delle sue istruzioni morali. Finalmente nel 1579. fu promosso alla Sede Episcopale dell' Aquila (1).

46. Il Cardinal Bartolomeo della Cueva è rinomato ne' fasti della Storia Tiburtina. Egli era Spagnuolo, e della nobile stirpe dei Duchi di Albucherque. Nato nell'anno 1499, trascorse la carriera Ecclesiastica; fu Vescovo di Cordova, e quindi nell'anno 1544 fu promosso alla sacra Porpora da Paolo III. Gli Autori, che ne hanno scritto la vita, non trovano espressioni bastanti per tessere elogj alla sua carità verso i poveri, alla singolar modestia, umiltà, e religione del medesimo. Fissato il suo domicilio in Roma, sovente portavasi in Tivoli per profittare dei vantaggi di un clima saluberrimo, e nel 1546 onorava precisamente gli abitanti di quella Città, versando sopra di essi le sue beneficenze.

47. Esistevano allora tuttavia in Tivoli dei germi funesti di quella vecchia inimicizia, che tanti mali avevano cagionato alle famiglie, ed alla patria. Conosciuto questo disordine perniciosissimo, l'ottimo Porporato si propose di rimuoverlo assolutamente, riconciliando gli ani mi irritati. Andrea Lentoli era un Cittadino

(1) Zappi loc. cit. Ansaloni loc. cit.

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