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medesima città un Medico della stessa nazione chiamato Salomone. La memoria di questo ci presenta la interessante notizia, che in quella porzione del territorio Tiburtino, detta i Colli di Santo Stefano, ove, secondo il no stro avviso, esisteva la Villa di Zenobia, vi era sul finire del Secolo XIV. un Castello abitato. Imperciocchè in uno degli Atti notarili di Pietro di Domenico di Jacopo, che si conservano nel nostro Archivio, con data dei 25 Agosto 1388, leggesi registrata una obbligazione, in cui Nicola Pametta del Castello dei Colli di Santo Stefano promette pagare quattro fiorini a mastro Salomone Ebreo Medico in Fisica di Tivoli (1).

16. Uno de' Soggetti più cospicui, che ne' tempi, di cui parliamo, si compiaceva del sog. giorno di Tivoli, fu il famoso Filippo d'Aleuçon del Regio sangue di Francia. Attaccatissimo

(1) A questo Salomone pare, che debba riferirsi la seguente epigrafe sepolcrale, che nell' anno 1737, scavandosi nella via Tiburtina fu trovata scritta in caratteri ebraici, che, secondo il Volpi loo. cit. lib. 18. cap.19, fu quindi tradotta in lingua Latina.

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SIT PAX SVPER EAM

VXOR MAGNIFICI DOMINI MAGISTRI
SALOMONIS MEDICI

SIT MEMORIA EIVS IN BENEDICTIONE
AMEN AMEN

agl' interessi del Papa Urbano VI. fu dal medesimo della Sacra Porpora decorato. Dopo la di lui morte, come amante del ritiro, e tutto dedito alla Religione, dimorava questo Cardinale sovente nella nostra Città, ed aveva una particolar predilezione pe' Frati Francescani. Per lasciare quindi una religiosa memoria di se presso i Tiburtini, nello anno 1392. ottenne dal Papa Bonifacio IX, successore di Urbano VI, un Breve Pontificio, col quale si accordava una plenaria Indulgenza a tutti i Fedeli, che avessero visitato il maggiore Altare della Chiesa di que' Religiosi nel giorno della Natività della Madre di Dio, e in qualsivoglia giorno della Ottava, nello stesso modo con cui si conseguiva da tutti coloro, che visitavano la Chiesa di S. Maria degli Angeli nella Città di Assisi. La rimembranza di questo singolar privilegio leggesi sulla porta della pre detta Chiesa di S. Francesco di Tivoli in una Iscrizione in marmo scolpita collo stemma del prefato Cardinale.

17. Contenti oltremodo i Tiburtini di questo spirituale tesoro, e conoscendo che avrebbe richiamato nelle loro mura tutte le circonvicine popolazioni, fissarono annualmente per que' giorni, in cui durava la succennata Indulgenza, una Fiera generale, che venne sanzionata dalla correlativa approvazione de'Conservatori del Popolo Romano. E perchè, durante la medesima, andasse il tutto con 'regola, furono incaricati alcuni probi Cittadini, Tom. III.

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i quali vegliar dovevano ad allontanar le fro di, e i disordini dallo spaccio delle merci, e segnatamente dalla vendita del Bestiame che facevasi fuori la porta S. Croce, ed il resto, della Fiera occupava la piazza incontro alla Chiesa, e le strade contigue (1).

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18. Furono di sommo rimarco i vantaggi che Tivoli nel suo commercio ritraeva da sì bella istituzione; ma ci duole sommamente nel conoscere, che fu di breve durata. Niuno de'nostri Storici accenna il motivo, nè il tempo della sua decadenza, se non che il Nicodemi, che scriveva circa la metà del Secolo XVI., ci avverte, che a suoi tempi già era tutto sparito. Egli se ne lagna altamente, e sembra, che incolpi di questo male specialmente la poca religione de' Tiburtini.,, Allorquando porto il

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mio pensiero (scrive il Nicodemi) a considerare una si grande Indulgenza, non pós» so non maravigliarmi sommamente della indolenza e follia de' Mercatanti, i quali hanno fatto cessare la Fiera, che in tale occasione solea celebrarsi. Non posso del pari non rattristarmi della poca pietà delle vicine popolazioni, e sopratutto de' miei con,, cittadini, che a giorni nostri più non si

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(1) Il Diploma della concessione di questa Indulgenza, e Fiera si legge tuttora nelle Memorie MS. del Petrarca pag. 9. avente la Data dei 21. Agosto 1395, che corrisponde allo an no VI. del Pontificato di Bonifacio IX.

,, muovono a fare acquisto di tanto tesoro ,, ad esempio degl' altri, i quali concorrono nella Città di Assisi, anche dalle più remo,, te regioni, (1).

19. Il predetto Papa Bonifacio IX, dopo aver ottenuta la soppressione in Roma del Magistrato detto de' Banderesi, che, abusando della sua autorità, immense soverchierie da per tutto commetteva; e dopo aver ricuperato il pieno, ed assoluto dominio temporale con solenne cessione fattagli dal Senato Romano nello anno 1399. si restituì alla sua Capitale. Videro i Tiburtini con piacere questa rivoluzione di Governo, che li esimeva dalle avanie. de' predetti Banderesi, e seppero subito profittarne. Secondo il tenore del più volte nominato Trattato del 1259, Tivoli doveva corrispondere al Senato, o alla Camera Apostolica le mille libre, ossiano scudi duecento. Durante il governo di essi Banderesi, fu costret ta a pagare non più le mille libre, ma mille fiorini di oro, che corrispondono a scudi 350. dell' odierna moneta (2).

20. Per discaricarsi da questo ingiusto peso, promossero i Tiburtini i loro riclami al S. Padre, il quale, avendone la giustizia, e la verità conosciuta ordinò la riduzione della tassa all' antica quantità con Breve speciale del giorno 5. Febraro dell' anno 1400.

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Lo affetto singolare, e la sincera divozione " (dice il Papa ai Tiburtini ), che conoscia,,mo nutrir voi verso la S. Sede, e la nostra

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Fersona c' induce ad accogliere favorevolmente le vostre istanze. Ci fu esposto per ,, parte vostra, che sebbene ne'tempi trascor,, si, in un Trattato col Popolo Romano san,, zionato, e conchiuso in seguela di alcune discordie, e guerre fra voi e quello, vi ,, obbligaste di pagare annualmente a favore del Popolo medesimo mille libre, al che per lunga stagione avete con esattezza adempi,, to; tuttavia posteriormente nel cambiamen ,,to del regime di Roma, i Banderesi, ed: altri suoi Magistrati vi forzarono a paga,, re mille fiorini di moneta Romana. Essen+ doci stato pocanzi restituito dal predetto Po,, polo Romano con universale approvazione il pieno dominio della Capitale non solo., ,, ma eziandio di tutte le Città, Ville, e Cas stelli, quale restituzione abbiamo creduto doversi da noi accettare, e

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rando di accrescere, e di regolare con giustizia, e pacatamente tanto il vostro, che lo Stato del surriferito Popolo Romano, ed. inerendo in questa parte alle, suppliche da ,, voi promosse, colla nostra Apostolica auto,, rità ordiniamo, che pagar dobbiate solo le mille libre, e non più i mille fiorini, senza però liberarvi con questa determinazione dal pagamento di altri censi, e tributi, sep,,pur ne dovete al detto Popolo, e suoi Rap

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