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campati nelle vicinanze di Tivoli, profittando degl' interni disordini, s' introdussero nella Città, come lupi che assalgono l'ovile del minuto armento, il quale era stato pocanzi visitato dal leone. Sottoposta ad un fierissimo saccheggio, fu ridotta all'ultima desolazione. Il Zappi, che scrisse i suoi annali nel Secolo in cui si fece luogo a si fatte sciagure della sua Patria, ci previene che nello spazio di un solo anno, che fu il 1527, Tivoli fu saccheggiata tre volte.,, La povera Città di Tivoli (narra quegli) restò saccheggiata tre volte in manco spazio di un anno gli Uomini d'arme soldati Spagnuoli vi stettere fermi tre mesi. . . Successe anche il sacco ,, degli Orsini, soggiunsero i Colonnesi, di tal sorte che la povera Città restò desolata, ed affamata,, (1). Per conoscere però con mag. gior dettaglio lo stato lagrimevole, in cui fa quella ridotta, conviene ascoltare ciò che ne lasciò scritto il sullodato Antonio Petrarca. Egli si trovò presente a tutte le sciagure del detto anno 1527, e dopo cinque anni, cioè verso l'anno 1532, essendo stato incaricato di compilare il Catasto della possidenza territoriale di Tivoli, nella Prefazione del suo lavoro si spiega così:,, Ho contemplato la confusione, che risultò dall' arrivo dell' armata Cesarea, la quale avendo recata la devastazione in ,, quasi tutta la Italia, distrusse specialmente

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(1) Zappi loc. cit. pag. 121.

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,, la grandezza della Città di Tivoli col fuo,, co, co' saccheggi, colla dispersione de' Cittadini, e colle stragi fierissime. A compiere poi il calice delle nostre amarezze si aggiunsero le ostili devastazioni degli Orsini de' Colonnesi, i quali finirono di sterminare quanto era sfuggito alla ferocia de' ,, Barbari... Per la qual cosa essendo stati distrutti dalle fiamme i libri, i Statuti, le Riforme, e la stessa nostra Caria, ci troviamo in un disordine così spaventoso, che ,, appena abbiamo la maniera di poter vivere in questa Città sventurata,, (1).

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27. Ad una iliade si penosa di mali, che nel detto anno 1527. oppressero Tivoli, si uni la perdita ancora di due suoi più illustri Cittadini. Penetrati da uno immenso dolore nello scorgere le piaghe profonde, sulle quali la loro Patria atrocemente gemeva, Camillo Vescovo, e Vincenzo Leonini nominati più volte non poterono sopravvivere allo affligente spettacolo, e nello anno medesimo ambedue passarono a vita migliore. Sebbene dal fin qui detto siansi potuti ravvisare i grandi meriti del primo, tuttavia lo elogio, che in brevi parole ne tes. se l'Ughelli, è il più lusinghiero e per esso, e per la Città, che gli diede i natali: Decessit Romae summa apud omnes Principes exi

(1) Catasto di Tivoli del 1535. Contrada S. Croce nella Prefazione.

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stimatione prudentiae anno 1527.(1). La memoria poi di Vincenzo Leonini restar deve nel cuore de' Tiburtini perennemente scolpita per la sua somma religione, pe' luminosi impieghi, ai quali fu sollevato, e per lo zelo, ed amore verso i suoi Concittadini così segnalato, che comunemente il Padre della Patria era appellato (2). Fer mitigare in parte l'alto rincrescimento dalla morte di questi due preclari Cittadini di Tivoli recato, e per rimunerare non meno lo zelo, e lo attaccamento di Marc' Antonio Croce, il Papa Clemente lo nominò alla Sede vacante della Chiesa Tiburtina nel di 27. Gennaro dell' anno 1528, essendo tuttavia suo Cameriere segreto. Il lungo ed egregio governo di questo Prelato ci occuperà nel decorso della Storia sovente .

(1) Ughelli Ital. Sac. Epis. Tib.

(2) Zappi loc. cit. pag. 155. Ansaloni loc.cit. Sec. XVI. Oltre la Facciata della Chiesa de'PP. Domenicani fabbricata da Vincenzo Leonini, come si è di sopra indicato, conserva ancora altro monumento della sua pietà quella Statua di rilievo di S. Giovanni Evangelista da esso donata, ed esposta perennemente al pubblico culto nell'Altar Maggiore della Chiesa de' PP. Benfratelli. Lavoro stimabile non tanto per eccellenza del disegno, quanto per la singola. rità della materia, esse ndo di soprafina Majolica travagliata in quel tempo in Venezia. Vedi Ansaloni loc. cit.

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28. Nel mese ed anno sopraindicati il Cardinal Pompeo Colonna, per mala sorte de' Tiburtini, fu mandato a governare la Città di Tivoli. Egli abusò talmente della autorità alla carica inerente, che sottopose i Cittadini a multe arbitrarie, e pratticò estorsioni le più ributtanti o per se stesso • o per mezzo de' suoi Luogotenenti. Attaccato inoltre decisamen. te al partito Imperiale, si procacciò lo abborrimente della maggior parte degli abitanti se. guace degli Orsini, e del Papa. Una condotta così impropria al carattere di un Porporato, e di un Governatore Pontificio, ed altre circostanze di Stato, eccitarono ben tosto fra esso ed il Sovrano dissapori si gravi, che s' impugnarono da una parte, e dall' altra le armi. Generale dell' armata Papale fu in questa occasione Napoleone Orsini Abbate Farfense, sot, to le insegne del quale si arrolarono le Tiburtine milizie comandate dai Leonini, dai Croce, dai Mancini, e dai Tobaldi uniti allora coi vincoli di parentela, e benemeriti per molti titoli della casa Medici (1). Era alla testa delle truppe Colonnesi, o Imperiali Scipione Colonna Luogotenente per l'Abbazia di Subiaco del prefato Cardinal Pompeo suo Zio (2).

(1) Zappi loc. cit. pag. 162.

(2) Vedi il Catalogo degli Abb. Snblacensi nell' Appendice al Sinodo del Card. Barberini dell'anno 1674.

Nel giorno 28. di Giugno dell'anno 1528. le due armate s'incontrarono nelle vicinanze di Subiaco, e si attaccò una fiera battaglia. Si pugnò con intrepidezza dai due emoli Abbati e dalle truppe respettive, in fine prevalse Scipione Colonna, l'Abbate Napoleone fu da suoi nemici fugato, furono prese le insegne Pontificie, ed un numero ben grande di Tiburtini divennero vittima del loro valore, e dello zelo pe'l loro Sovrano (1). Dopo questa vittoria i Colonnesi, attizzati probabilmente dai perfidi Cittadini del loro partito, spinsero lo esercito nel territorio di Tivoli, penetrarono nella Città, che fu sottoposta ad un sacco tremendo. Non contenti di questo si scaricarono contro i partigiani della fazione Orsina, massacrarono tutti quelli, che ebbero la sventura di cadere nelle loro mani, s' impadronirono quindi della Rocca, la spogliarono dell' arti

(1) Chron. Sublac. Cherub. Mirt. cap. 32. ad an. 1528. ivi = Bellum apud Sublacum seu praelium inter Ecclesiasticos, duce Napoleone Orsino inter quos aderat magna Tiburtinorum copia pro Pontifice Clemente, et Scipionem Columnam locumtenentem Cardinalis Pompei Columnae Ab. Commendatarii Sublacensis, tempore Clementis VII. 1528. in festo SS. Petri et Pauli 28. Junii, qua die magnis utriusque cladibus, et praesertim Tiburtinorum, fuit Ec. clesiasticus exercitus a Scipione separatus, ve xillo Romano capto, et Napoleone fugato.

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