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II. Erano alla testa della Municipale Amministrazione Simone Lentoli, Sante Salvati, ed altri bravi cittadini di coraggio, e di pradenza forniti (1). Si misero subito in ordine tutte le milizie disponibili, fu chiamata alle armi tutta la gioventù atta alla guerra, e si formarono, e completarono con una straordinaria rapidità tre corpi numerosi di fanteria, e di cavalleria. Ad oggetto poi, che l'uno dall'altro potesse distinguersi, il primo fu monturato di color giallo, il secondo di color verde, ed il terzo di color bianco; e ad ogni soldato, oltre le armi, fu consegnata una torcia a vento del respettivo colore. Furono quindi spediti alcuni distaccamenti di Cittadini ne' monti a Tivoli sovrastanti colla istruzione, che al suono di tutte le campane della Città, dovessero accendere una quantità di fuochi per tutta la latitudine di quelli.

12. La esecuzione di questo maraviglioso mi litare progetto ebbe il più felice successo, senza che neppure un Cittadino tradisse la Patria. Nel più cupo orrore della notte i predetti tre corpi di truppe sortono con ordine, e con intrepidezza dalle mura. Uno dalla porta S.Angelo marcia per la strada delle Cascatelle per avvicinarsi al Pontelucano, e manovrare a sinistra; l'altro dalla porta S. Croce si muove alla volta di Cesarano per attaccare alla destra; ed il terzo dalla porta del Colle per as

(1) Nicod. loc. cit. cap. 25.

salire di fronte i nemici. Giunto ognuno al luogo destinato, comincia il suono delle campane a romoreggiare altamente, i monti risplendono di mille fuochi, ed i nostri soldati, aventi in una mano la face accesa, e nell' altra la spada, investono furiosamente da tut te le parti il campo de' Brettoui .

13. Dalle sentinelle, e dallo assalto notturno svegliati, tentano quelli d'impugnare le armi, e difendersi, ma sbalorditi dalla luce impreveduta delle faci dello esercito, da cui sono assaliti, dai fuochi immensi, che avvampa. no sui monti, e dallo squillo delle Campane che nelle valli sottoposte rimbomba, e che il tacito silenzio della notte rende più spaventoso e sensibile, procurano di fuggire, ma mentre nel più gran disordine si appigliano a questa disperata risorsa, non molti son quelli, che schivano o la prigionia, o la morte. In poche ore pertanto si ricuperò il Pontelucano, e si liberarono le nostre fertili piannre dalla presenza di ospiti così molesti e temuti. Avendo quindi saputo, che i fuggitivi avevano frettolosamente ripassato il Tevere, furono rilasciati i prigionieri senza armi, e bagaglio, affinchè, uniti ai loro compagni superstiti, avessero recato allo Antipapa Clemente la notizia poco piacevole della miserabile, ed infelice spedizione tentata contro una delle Città le più attaccate agl' interessi del legittimo Principe suo rivale. Dopo tuttociò rinforzata la guarnigione di Pontelucano, il no

stro esercito tornò nella Città trionfante fra gli applausi, e le benedizioni degli abitanti (1). Successivamente poi, e nello anno medesimo, per eternare la memoria di questo singolare avvenimento, si fece fondere dal Pubblico la seconda Campana grande della Cattedrale in onore di S. Lorenzo, e della Vergine Santissima, sulla quale fu scolpito lo stemma della Città, ed una Iscrizione correlativa, che leggesi, benchè alquanto guasta, in un pregevole Codice manoscritto, che ha per titolo la Storia della casa Brigante Colonna, e che tuttora si conserva nella Biblioteca di questa rispettabile famiglia di Tivoli (2).

(1) Nicod. lib. 5. cap. 25.

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(2) * A. D. MCCCLXXXVIIII. AD.
HORE. DEI. ET BTE. MARIE

VIRG. ET. BTI. LAVRETII. MAR.

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*METE. SCAM. SPOT. AD. HOREM

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DOET. PATE. LIBÄTONE. TEPE

DNI. IACOBI. DE. COLVPN. AC M

IDI. ID

Questa Iscrizione fu quasi totalmente variata, quando nell' anno 1765. si fece rifondere la det ta Campana.

14. Narrammo nell' anno 1382, che gli Orsini Conti di Tagliacozzo fecero ai Tiburtini cessione di quella parte del Castello di Saracinesco, che ad essi spettava; ma siccome Rinaldo di Buzio Orsini, Signore di Monterotondo, aveva su di quello delle pretensioni, così nacque controversia, la cui decisione fu rimessa al Conte Adinolfo di Valmontone. Dopo maturo esame attribui questi a Tivoli lo intero possesso del detto Castello, ma per le ragioni che concorrevano a favore di Rinaldo, giudicò che questa Città doves se sborzargli la somma di tremila e settecento fiorini di oro nel termine di due anni. Il pagamento della prima rata si fece con puntualità, ma nella seconda scadenza, trovandosi esausto il pub blico erario, la Comune deliberò di alienare questo bene, il quale fu comprato da Jacopo, ed Antonio Cocanari nello anno 1391.

15. Effettuata questa vendita un curioso aneddoto accadde nel prefato Castello. Gli abitanti del medesimo, o perchè non piaceva loro la signoria de' novelli padroni, o perchè erano oppressi da gravissime contribuzioni ed imposte, o per altro motivo non ben conosciuto, lo evacuarono improvisamente, e con tutti gli effetti mobili, e semoventi, valicato lo Aniene, si ridussero sulla vetta di un monte altissimo degli Equicoli, dodici miglia distante da Tivoli, ove fabbricarono un' altro Paeche anche oggi porta il nome di Nuovo

se

Saracinesco (1). Lo abbandonato Saracinesco vecchio collo annesso territorio si divise successivamente in diverse linee della prenarrata famiglia Cocanari proprietaria (2). Durante il Pontificato di Urbano VI. esisteva in Tivoli una Sinagoga di Ebrei, i quali abitavano in un' angolo della Città, prossimo al Convento de' Domenicani. Essendosi in quella età accresciuto il loro numero, erano divenuti baldanzosi ed inquieri. La Municipale rappresentanza speculando, che ciò potrebbe turbare l'ordine pubblico, con risoluzione consiliare dei 3. Luglio 1389. propose, e deliberò la maniera di contenere la loro alterigia, stabilendo, che quelli portar dovessero un mantelletto rosso sopra le spalle per distinguersi dagli altri cittadini, sotto pena della vita, e della confisca de' beni in caso di contravenzione (3). Fioriva contemporaneamente nella

(1) Nicod. loc. cit.

(2) Afferma il Sig. Ansaloni loc. cit. Sec. XIV, che una porzione di quel territorio fu costi

tuita in dote ad una donna di casa Cocanari maritata in Roma nella nobile casa Ciogni. Risulta ciò dallo esame de' testimonj indotti in occasione, in cui un individuo di questa famiglia, dovendo prendere la croce di S.Stefano, come seguì, i Commissarj della Religione si recarono in Tivoli per provare formalmente i gra di della nobiltà della famiglia Cocanari. (3) Nicod. lib. 5. cap. 25.

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