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idee, a tutti i sentimenti generosi. Il dar sentenza tra questi biasimi e tra queste lodi non è del mio istituto: nè forse può farsi senza incontrar la taccia di malignità o d'adulazione. Ma qualunque allor sieno stati i potenti e i letterati, l'Alberti non lusingò la fortuna dei primi nè imitò la viltà dei secondi, e ritenne inviolata la fama della virtù come quella del sapere. Restituito Cosimo dei Medici alla patria, il richiamo della famiglia Alberti fu la prima impresa della nuova potenza, e qualche compenso a Firenze che per la proscrizione di tante illustri famiglie rimase allor priva d'uomini, d'industria e di ricchezze. M'è ignoto se Leon Batista di veder s'affrettasse quella terra che tanti erano costretti ad abbandonare: ma umano ed accorto com'era, ben poco estimar dovea un beneficio cagione ad altri di lacrime, e ch' ei non dalla giustizia ma dalla politica riconoscer dovea. Era l'animo dei Fiorentini abbattuto da’lunghi disastri di quella guerra; l'astuto Cosimo per toglier loro il sentimento dei mali, e ogni cura dello stato, gli allettava coll'ozio onesto delle lettere; e civiltà dagli stolti chiamavasi quello ch' era parte di servag gio. Fu aperto un letterario certame; l' Alberti non iscese a disputarvi la corona; ma ebbe col fi glio del principe comune il vanto di prometterla a quel poeta che meglio d'ogni altro cantasse nel materno idioma le lodi della vera amicizia 21 Non verrà questo concorso annoverato fralle tante vanit letterarie, onde nessun util frutto è da sperarsi, per chiunque ricordisi che il latino era per così di re la lingua scritta in quei tempi, nei quali sembrò che l'erudizione silenzio imponesse alle muse to

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scane. Infausto alla fortuna delle lettere fu l'esito di questa poetica gara; e non corrispose alla generosità di Piero de' Medici, ma ben di quei giudici alla natura. Sembra che dopo quell' infelice esperimento l'Alberti si trasferisse in Roma, dove nel linguaggio latino che avea più lettori e procurava più fama, scrisse, coll' oggetto di formare ottimo principe, un libro che Momo s'intitola. Tiene quest' opera dal subbietto gravità, e da quello dio, ond' essa prende il suo nome, argute piacevolezze. L' Alberti considerando che gli antichi usavano filosofare talmente che sotto il nome d' iddii intendevano le potenze della natura e le facoltà dell' animo nostro, narra le avventure di Momo, il quale, mentre i numi ogni dì l'universo adornavano di qualche cosa rara ed eccellente, ei, nulla creando, pur dava biasimo a tutto. Finalmente ripreso che in tanto comune studio di produrre, si rimanesse inoperoso, diè vita a quei sozzi animali che ar recano all' uomo non meno schifo che noia. Volle con questa allegoria mordere i critici inurbani e i loro miseri scritti, co' quali indarno s'affaticano in cercar fama dall' altrui rossore In Giove rappresenta un principe che tra i vizi e le virtù lun gamente ondeggia. Mi duole che l'autore, giudicando che i comici latini àvessero gli adulatori beffato abbastanza, si astenga dal deridere quel vizio ch'è morte comune delle corti, e perpetuo compagno della potenza. Ma forse ei ritrarlo non volle per serbare da questa abiezione incontaminato pure il pensiero. Degni di libero animo e di generosa filosofia sono questi consigli che nell'orecchio dei reggitori de' popoli risuonar dovreb

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bero ognora. « Un principe sia talmente ordinato che fugga la reputazione di non far nulla come quella di far tutto: nelle cose pubbliche dimostri magnificenza, parsimonia nelle private; combatta coi piaceri non meno che contro nemici; cerchi gloria coll' arti di pace più che con quelle della guerra; e sopporti l'umiltà della plebe in quel modo ch' ei vuole che ella sostenga le sue grandezze ». Già erasi l'Alberti esercitato in questo genere di componimento, onde il vero divien meno invidioso, e dolcemente gli umani errori si emen. dano. Ma le allusioni dei suoi apologhi talvolta enimmatiche e spesso fredde: cade nell' aridità per desiderio d'esser breve, nè si può da chi compone in lingua morta conseguire quell'ele gante semplicità di stile che tali scritti raccoman. da. L'animo degli uomini si manifesta nell' uso della dottrina come in quello della fortuna ; quindi, non altrimenti che dagli avari il tesoro, si tentò nascondere il sapere da chiunque volle farlo istrumento d'inganni e di dominazione. E a molti che furono detti sapienti piacque più d'essere ammirati che intesi; onde non possono lodarsi abbastanza quei generosi intelletti che rendono accessibile la scienza, e nella carriera della lor gloria fanno come generoso pellegrino che il suo cammin non prosegua e l'orme proprie ricalchi, per insegnare la via a chi da lungi e in mezzo alle tenebre lo invoca, L'Alberti, di animo liberale, sdegnò pur l'ombra del mistero, e quel suo libro ove imprese a scioglier problemi di ma tematica, scienza allor pochissimo conosciuta, chiamar volle Piacevolezze 23. Non è quest' opera

sistemata abbastanza e dedotta, ma pure tal' è la perizia che l'Alberti vi mostra delle geometriche teorie, così felice è nell' adattarle alla pratica, che d'alcuni istrumenti può riguardarsi come inventore. Quantunque Leon Batista in tutte le sue opere s'affaticasse nell' acquistare utilità agli uomini, non ignorava che il saggio non debbe mai riporre la sua felicità nelle loro mobili opinioni, nei loro affetti non meno infausti che brevi. Quindi nel suo petto non ebbe mai luogo quell' odio contro i mortali che succede al disinganno, nè uscirono dal suo labbro inutili querele contro l'ignoranza e la perfidia che sono inseparabili dall'umana specie, ed eternità di vita promettono all'errore e al delitto. Fuggì gli uomini per amargli, e di questo suo divisamento addusse le cagioni in un dialogo ch' egli scrisse, contro il suo costume, in italiano; tanto nella lingua in cui nascono amano di spiegarsi gli affetti. Tesse in questo dialogo 24 le lodi d' una vita, ritirata e frugale, e vuole che il savio da' casi avversi esercitato ed istrutto, si faccia una solitudine ove niun invido, niun adulatore, niun maledico lo perturbi, ove interroghi l'opere dei grandi trapassati, e si unisca lor col pensiero. Ma perchè questa vita solitaria t'aggradi, e' conviene che tu sappia la povertà sopportar lietamente, che in te la coscienza sia così pura che nulla ti rimproveri, e l'anima così forte che basti a se stessa. Per condurre a questo scopo ricorda le dottrine di quella maschia filosofia ch' educò l'anima di Catone e di Bruto, che nei tempi della più abietta schiavitù mantenne la diguità dell' uman genere, e gli diè virtù senza ter

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rori. Quei letterati che con rara concordia alla bontà congiunsero il sapere, destano in noi desiderio d'averli conosciuti, e cresce dall' affetto per le loro virtù l'ammirazione pel loro ingegno. Quindi ci son cari quelli scritti nei quali non con superbo consiglio, ma quasi senza accorgersene ritrassero le sembianze dell' animo loro: tal pregio raccomanda quel libro che l'Alberti scrisse intorno al governo della famiglia 25. Fu detto, per esaltare in Senofonte la soavità dello stile, avere dalla sua bocca parlato le Muse: nell'opera dell' Alberti si ode il linguaggio dell' ingenua virtù non men dolce e più schietto. Così non dal prestigio di retorici artifizi ma dall'eterna efficacia del vero soavemente sei tratto ad applaudire col core e colla mente a quegli utili consigli, a quelle savie norme di morale, colle quali egli pone in tale armonia i diritti e i doveri scambievoli di quelli che compongono una famiglia, che ove queste seguite fossero, ordine vi regnerebbe e benevolenza; e vedrebbesi, come la virtù, così stare non rade volte in noi medesimi la fortuna. Questa opera che ancor non vide la pubblica luce, racchiude intorno alla educazione fisica e letteraria dei fanciulli sagaci ammaestramenti nei quali l'Alberti precorse al senno degli oltramontani: ma sventuratamente la cieca ammirazione pei loro libri in noi va del pari ad una vergognosa negligenza per tutto quello ch'è nostro. Non era tale l'Alberti che nel cospetto dei potenti a vile silenzio lo consigliasse la paura, o a più vili parole l' adulazione. E forse in quel seco

lo

, quantunque a servitù inchinasse, sorta non era quella generazione di codardi che nelle corti

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