Obrazy na stronie
PDF
ePub

Lettore, tu troverai nel mio discorso, e particolarmente nella prima parte di esso, le idee, le dottrine e talvolta, recate in italiano, le parole medesime di due insigni filosofi francesi (Condillac e Tracy) i quali, seguitando l'orme di Giovanni Locke, e considerando la lingua come istrumento dei nostri concetti, investigarono l'origine di essa, e quali soccorsi presti alla nostra mente, e quale influenza eserciti sul pensiero. Io voglio che questa confessione mi sciolga dall' obbligo di citare ad ogni pagina quei due illustri scrit

tori che ho mentovati.

Ho creduto che i loro principj, fondati sulla natura del nostro intelletto, potessero, se non terminare la disputa risorta intorno al nome del nostro volgare e alla gran divisione da farsi tra quello plebeo e quello illustre, dare almeno materia a più nobili contese. E

siccome, al dir dell' Alighieri, " Poca favilla gran fiamma seconda", mi giova sperare che qualche valente autore, accendendo una face là dove a me non è stato conceduto di prendere che un fioco ed incerto lume, vorrà meglio esaminare qual parte abbia il popolo nella formazione d'una lingua; importante questione

che io ho più proposta che sciolta. E certamente sarà gran ventura per l'Italia se quei nobili intelletti, ai quali piace di consacrarsi allo studio della lingua, prendendo in essa a discutere gravi argomenti, lasceranno che per certi ludibrj grammaticali s'azzuffino tra loro i pedanti. D' un' altra cosa, o lettore, io voglio che tu sia avvertito. Quando io ho fatte manifeste le difficoltà che a bene scrivere s'incontrano in quelle italiche province ove un linguaggio favellasi così dissimile da quello dei libri, io, ben lungi dall' idea di detrarre alla gloria di quei sommi autori che vi sortirono la cuna, mi penso d'aver loro accresciuta lode; poichè egli è certo che qualunque forza, o fisica o morale, suole mai sempre dagli effetti ch' essa produce, e dagli ostacoli che vince, misurarsi. Del rimanente io non tasconderò che, quantunque abbia posto ogni cura perchè dalla carità del loco natio signoreggiata non venisse la mia ragione, io non presumo d'averla così liberata da ogni passione che talvolta io non possa meritar riprensione per avere con soverchio amore la mia patria difesa. Ma mentre tanti s'affaticano in vilipenderla, tu vorrai, o lettore, se discreto sei e gentile, di questo errore scusarmi: ben temo che mi sia difficile l'ottenere da te perdono non già d'aver combattuto pel mio bel paese, ma per avere ciò fatto pure antiveggendo che a questa pugna il valore non sarebbe in me andato del pari all' affetto. E pur troppo avverrà che taluno, a ciò mirando, esclami a gran ragione:

Nec tali auxilio, nec defensoribus istis
Tempus eget.

Ma qualunque esser possa la fortuna di questa mia fatica, meritevole forse di quella oscurità alla quale volle il suo autore condannarsi, io non chieggo grazia per essa, ma per quelle verità che io ho rammentate: e se nel furore delle guerre letterarie può farsi alcun

priego, bramerei che su tutti i cuori generosi risuonassero queste magnanime parole d'un letterato toscano :

[ocr errors]

Or perchè tanto armarsi contro di noi, o Italiani; e quella lingua, le cui ricchezze noi non conoscevamo, e che voi i primi avete posta in luce, e bella e cara rendutala, e in cui con tanta vostra gloria avete scritto, rinnegate ora, per così dire, e più non conoscete? Non vogliate disputare del nome, quando del soggetto medesimo voi tenete così gloriosamente il possesso · Ella è toscana, ma per questo non resta d'essere italiana. Toscana la vuole la sua grammatica, i suoi primi famosi autori, il suo terreno, il suo cielo, che con più particolare cortesia l' ha riguardata. Ella è italiana perchè voi foste i primieri che la regolaste, che precetti ne deste, e che tuttavia coi rari e molti e maravigliosi componimenti vostri la coltivate e l' arricchite. I vostri natii dialetti vi costituiscono cittadini delle sole vostre città: il dialetto toscano, appreso da voi, ricevuto, abbracciato, vi fa cittadini d'Italia poichè egli di particolare viene ad esser per le vostre diligenze comune; e l'Italia, di regione di più e stravaganti climi e lingue che la moltitudine e stravaganza di quelli seguono, non più un paese in più città e dominj partito, ma una città sola d'una sola lingua addiviene il che non poco contribuisce a potere essere

ď

un solo spirito e d'un cuore, per quell' antico valore riprendere che Negl' italici cuor non è ancor morto. Chè non si può dire quanto la comunione dell' idioma leghi in iscambievole carità, e sia come un simbolo e una tessera d'anicizia e di fratellanza. Il fare questa unità di lingua, che poi influisce nell' unità degli animi, necessaria al bene essere degli uomini, delle case, degli stati, a voi tocca, o letterati, o dotti, dei quali fertilissimo è stato sempre, è, sarà quel bel paese Ch' Appennin parte, il mar circonda e l'Alpe. Voi col coltivarla, coll' esercitarla, con iscrivervi e trattarvi materie d'ogni ragione, necessaria la renderete ed in

vidiabile all' altre nazioni, che vedendo in essa uscir tuttora alla luce libri pieni della gravità e del giudizio italiano, cresceranno le lor premure in apprenderla ; e nostre con l'affezione si faranno e col genio; e il bene e l'accrescimento nostro vorranno

*) Salvini, Annotazioni alla Perf. poes. del Muratori.

Ornari res ipsa negat, contenta doceri.

MANIL. LIII.

Gli studj intorno alla lingua già esaltati furono

no,

dall' arrogante inopia dei grammatici, e vilipesi dall'orgoglio degli scienziati. Dopo che la filosofia ha mostrato che studj siffatti, qualor bene s' istituiscanon sono che una continuazione della scienza dell' idee, è giudicato cosa indegna d'ogni pensante il dispregiarli : ma la stessa filosofia non concede che opinione alcuna s'avventuri in così difficile argomento senza risalire a quel fonte onde gran parte di vero per noi mortali deriva, cioè all'esame dell' eterne leggi del nostro intelletto. Dietro alla scorta di tanta luce io cercherò d'investigare qual parte aver possa il popolo nella formazione d'una lingua, per quanto il concedono le forze della mia mente che sgomentata si confessa dall'altezza del subietto. Quelle verità che avrò per guida in così ardua investigazione mi varranno forse a comporre un' antica lite novellamente risorta in Italia intorno al nome della nostra lingua, lite al certo non indegna della filosofia di questa età, giacchè dal ben definirla sembra dipendere il fato del nostro idio

« PoprzedniaDalej »