Obrazy na stronie
PDF
ePub

ferenza, finalmente la noia e il disgusto. Queste finezze dell' arte, che il lungo studio dei classici avea rivelate al D' Elci, erano ignote ai suoi critici, che dalla lettura di pochi e cattivi libri sorgendo di molte cose improvvisi maestri, colla facile censura di un maligno sorriso le fatiche di molti anni condannano in un istante. Che l'ingegno del D' Elci fosse proclive ai motteggi è noto a qualunque il conobbe, e fede ne fanno gli epigrammi che per la prima volta son pubblicati .

Non vi ha uomo, per mediocre ch'ei sia, il quale non possa, facendo tesoro d'un detto faceto o d'un sublime pensiero, e chiudendolo in pochi versi, comporre un epigramma: scriverne molti con elegante brevità di stile accomodato all' argomento, è opera di non piccolo ingegno. In questo componimento, siccome nella satira, vi sono due generi: uno tutto fiele ed aculei; l'altro tutto brio, delizie, amenità. Primeggia in questo Catullo, i cui meriti non so quanto possano conseguirsi nelle lingue moderne, giacchè io veggo perire tutte le grazie del suo stile nelle versioni finora tentate, come nelle copie il merito di quelle pitture ch'è posto nella soavità dei colori. È dato a pochi quel senso di venustà, quella facilità di stile sempre uguale, e che corre dolcemente quasi ruscelletto che mormora appena fra i sassi, e sul cui margine sol fioriscono le rose. Considerando l'umana natura, è più facile ad ottenersi la mordacità di Marziale; se non che dai molti concetti, dalle continue arguzie suole in breve nell' animo nostro sazietà generarsi. Se con persona che ognor favelli per epigrammi tu conversasti, o lettore, ne avrai fatto

doloroso esperimento. Tutte le facezie sono acute, ma non tutte le acutezze sono facete: puerili sono gli epigrammi stabiliti sul doppio senso d'un voca bolo, e malagevoli a comporre quelli nei quali altro s' aspetta ed altro si dice; e il pensiero, benchè desunto dalle viscere dell' argomento, viene im provviso, come un fulmine a cielo sereno. Le poche parole non sono senza pericolo d'oscurità, e nelle molte si disperde la forza dell' epigramma, virtù così necessaria a questo componimento, che privo di essa, tal potrebbe difendere il suo nome. Il D'Elei, ammiratore più di Giovenale che d'Ora zio, dovea necessariamente accostarsi nell' epigramma più all' arguta mordacità di Marziale che alla gentilezza di Catullo. Pur talvolta ei seguitò la maniera del Veronese, non serbando l'arguzia al fine del componimento, ma vivificandone ogni parte sovente coll' idee, e sempre con quello stile che d'elette frasi riveste il pensiero. Nè tanto gli pia cque di conversare fra le bassezze di oscuri difetti che a più sublime scopo ei non sollevasse l'epi gramma, sgomentando i vizi, lodando le virtù, e coll' efficace brevità del suo dire imprimendoti ra pidamente nell'animo nobilissimi concetti. Ma non voglio in queste memorie usurpare l'ufficio di quelli tra i miei lettori, che educati dai classici al bello ed al vero, sentiranno questi pregi più di quello ch' io gli possa definire.

son

Mi rimarrebbe a discorrere delle poesie latine del D'Elci, le quali sebben poche di numero, di così rara eleganza, che a taluni parvero supera re quanto ei scrisse nel linguaggio materno. Ma questa lode è simile ad ingiuria, e quantunque

il

D'Elci non tema il paragone di quanti ai dì nostri posero nella lingua del Lazio studio ed esercizio e vi dettarono versi, io penso che placato il furore delle fazioni letterarie, gli verranno dalla satira e dagli epigrammi le prime lodi.

Nocque molto alla sua fama l'esser celebre per una grande inimicizia prima ch' ei lo fosse pei suoi scritti. La superba ignavia, l' invidia cieca, la timida superstizione che regna talora nella letteratura come nella religione, lo condannarono prima di leggerlo : nè bastò la luce della nuova gloria per celare sulla fronte del profano le cicatrici che una divinità sdegnata lasciate vi avea da gran tempo col fulmine d'un epigramma. Ma l'ira per albergar nel petto dei sommi non diviene dell'opere giusta estimatrice di esse non è dato sperare una retta sentenza che dalla lenta ma infallibile giustizia del tempo.

1) Siena patria de' miei, quindi alla mia
Torno; a te torno, o mia frugal Firenze,
Ove penuria ha splendide apparenze.

SAT. VII, il Viaggio.

2) A queste aggiunse pur l'edizioni di prima stampa degli autori biblici nel loro testo originale, fatte nel primo secolo della tipografia; e la collezione quasi completa dell' edizioni aldine dette dell' ancora secca; compì quella detta del memoriale di Pannartz, di cui in Europa possono solo vantarsi milord Spencer e la Biblioteca parigina ; ma questa per con alcuni esemplari imperfetti.

altro

3) Questo nobil pensiero gli venne nel 1792, e senza le sopravvenute politiche vicende, la donazione del D' Elci avrebbe avuto luogo nel 1797. Il granduca Ferdinando III di sempre gloriosa memoria, restituito alla Toscana, secondò le generose mire dell'illustre suo suddito; e per favorirle assai più ordinò che si edificasse una ricca sala presso la famosa biblioteca Laurenziana, innalzata già con disegno di Michelagnolo. Decorò della gran croce dell' ordine del merito il cav. Angiolo D' Elci, e conferì alla sua famiglia una commenda dell'ordine di s. Stefano per goderla in perpetuo. Il granduca Leopoldo II, erede delle virtù paterne, ordinava che si affrettasse l'edificazione della sala predetta (De' Rossi Gio. Gherardo, Notizie biografiche d'Angiolo M. D' Elci).

4) Si espose anche a lunghi viaggi per acquistare talvolta una sola di queste edizioni, delle quali era così amante che a riunire in esse ogni nitidezza, ogni conservazione, spesso cangiava

esemplare. Per qualunque bellezza superiore avesse trovato nel nuovo, egli lo sostituiva all' altro che possedeva. Le più ricche e nobili legature custodivano i tesori ch' egli riuniva (De' Rossi, ivi).

5) Nella primavera di quell'anno lasciò la Germania e si ridusse a Firenze, dove sperava nell'aria nativa; e nella per lui preziosa compagnia del consigliere Alessandri trovava qualche ristoro alla debolezza che lo perseguitava. Nell' amena collina di Petroio si ritirò col diletto amico, e parve che traesse dall'aria un qualche giovamento; ma queste furono le ultime scintille che dà una lampada vicina a spengersi (De' Rossi, ivi ) .

6) Le spoglie mortali dello zio furono dal conte Francesco D' Elci suo nipote fatte riporre nel camposanto di Vienna, detto Kirchhos cimeterie s. Marker, e vi fu apposta una lapida colla seguente iscrizione.

[ocr errors][merged small][ocr errors][merged small][merged small]
[ocr errors]
[ocr errors]
[ocr errors]

Ω

[ocr errors][merged small][ocr errors]

domo Florentia · patricia · senensi · nobilitate comes equ. melitensis cub. aug. inter primores equites ordinis iosephiani cooptatus · qui · patrium · sermonem · satira ditavit. et in epigrammatis · abunde· vel salis. habuit vel · gravitatis · ac· fuit ad· notandos · sui· temporis mores · praecipuus · omnia· veterum · scriptorum · opera primis typis vulgata multo aere ac labore conquisita supra privatorum hominum

[ocr errors]
[ocr errors]
[ocr errors]
[ocr errors]
[ocr errors]
[ocr errors]
[ocr errors]
[ocr errors]

exempla

[ocr errors]

liberalis patriae largitus est vir omni doctrina

[ocr errors]
[ocr errors]

cunctis

et virtute ornatissimus · principibus · carus probatissimus · pietatis quam semper coluerat ad

[merged small][merged small][ocr errors][merged small][ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors][ocr errors][merged small][ocr errors][merged small][merged small][merged small][ocr errors][merged small][ocr errors][merged small]

Mar. Anna Zinzendorf· marito · incomparabili

et march. Franc. Pannocchieschi D' Elci

[ocr errors][merged small]
« PoprzedniaDalej »